Io dipendente, lei padrona

di
genere
saffico

Ashley , portami la bozza di progetto immediatamente, doveva essere sulla mia scrivania qualche ora fa, se non erro!!!! -
-D'accordo capo, arrivo!-
In effetti avrei dovuto presentarglielo qualche ora fa, ma i capricci infantili di Allyson mi hanno distratta e sono stata tutto il tempo a litigare con lei per telefono. Quando si mette in testa una cosa, non c'è verso di fargli passare la fissa. Dovrebbe capire che sono a lavoro, che la mia capa è una dittatrice stronzissima e che la convivenza , per una tipa cauta come me,pur se dopo sei mesi di relazione stabile e monogama, è prematura.
Infilo le scarpe che tolgo sistematicamente quando sono seduta al tavolo del mio piccolo ufficio e corro da Melissa. La capa, appunto. Una donna dallo sguardo algido, colpa , forse, di quegli occhi color ghiaccio, posti su un naso quasi a punta. Se non fosse così stronza, la guarderei sicuramente in modo diverso. Figlia di una ricca famiglia, Papa' petroliere e orfana di madre. Molto attenta alla cura del suo aspetto fisico. Non che la conosca bene, ma si vede lontano un miglio la cura con cui si veste. Fisico mozzafiato, in effetti. Ed io, da brava lesbica dichiarata ,queste cose le noto.
Quando presentai il mio curricula, feci il colloquio proprio con lei. Ricordo che notai immediatamente i suoi capelli neri come la notte, lucidissimi, come fossero splendida e liscissima seta che le ricadevano fin sulle spalle. Le labbra carnose , quel giorno di quasi un anno fa, pitturate di porpora. I suoi grandi occhi grigio ghiaccio, truccati perfettamente, quasi fosse pronta per un servizio fotografico; e poi quel suo modo impeccabile di vestire. Abito nero, dal collo giapponese, che la fasciava tutta. Braccia sode e muscolose al punto giusto, seni prorompenti, gambe lunghe e slanciate.
Credo di essere rimasta imbambolata a guardarla per alcuni interminabili secondi. L'approccio, infatti , non fu dei migliori, ma ebbi dimestichezza nello spiegarle quali fossero i miei progetti, le mie idee in materia di marketing. So che la conquistai a colpi di proposte .
Un suo delfino, poi, mi confessò che rimase affascinata dal mio entusiasmo. Del resto la mia giovane età e l'inesperienza, hanno i loro lati positivi : grinta, determinazione ed entusiasmo.

La stanza del capo dista solo tre porte dalla mia, non ci metto molto e busso con tre tocchi. Chiudo gli occhi e trattengo il fiato spingendo la maniglia, sperando che questa bozza di progetto per la pubblicità di questa benedetta clinica privata di chirurgia estetica, sia soddisfacente. Per lo meno dal punto di vista grafico. Non ho avuto molto tempo e molta fantasia per lo sviluppo, ma , alla fine, tutto ciò che conta per una clinica di chirurgia estetica è il risultato degli interventi, la professionalità di tutto il personale medico e paramedico e il resto viene da se.
-Eccomi, Melissa, scusa il ritardo, ma ho voluto soffermarmi su alcuni dettagli per rendere tutto più completo - mento senza pudore (in questo sono bravissima sempre.)
- Si certo. Ashley, siediti che diamo un'occhiata insieme- il suo tono è serio e composto, come sempre, professionale e deciso, forse leggermente aspro. Indossa quegli occhialoni da segretaria neri per vedere più da vicino, trasformando i suoi occhi in due fanali abbaglianti. Le sue mani...così curate, devono essere morbide al tatto. Le sue unghie laccate di verde acqua marina.
- Ok. Tutto sommato il disegno della dottoressa che sorride insieme alla cliente soddisfatta non è poi così male... si , dai, direi che va bene...ha un bel paio di tette nuove... cosa sarà questa? Una quinta?-
Sorrido, intimidita. Il suo sguardo da fredda imprenditrice si sofferma sul mio seno.
-Ashley, ti sei guardata allo specchio mentre disegnavi questa bella signora? Perché tu cos'hai? Una quinta? O quarta abbondante coppa c?- Il timbro di Melissa da freddo e distaccato assume un colore malizioso, non so se di scherno o piuttosto di curiosità . I suoi occhioni sono attraversati da una luce diversa.
In effetti i miei seni non sono proprio piccoli. E la mia quarta Coppa c è impossibile da nascondere sotto qualsivoglia indumento, neppure dentro quei maglioncioni di lana che indosso dentro casa durante i periodi più gelidi. La mia statura non è poi così importante. Un metro e sessanta, per cui si notano immediatamente le mie misure. Spalle strette e Vita stretta , fianchi generosi. Gambe slanciate , ma non lunghe come vorrei. Noi donne , si sa... contente mai!
La mia donna mi ha confidato, un giorno ,
di essere stata colpita per questa fisicità prorompente e E per I miei capelli corti che d' estate taglio quasi a zero.
Ho un viso dai tratti minuti, occhi neri e bocca sottile. Il mio incarnato piuttosto chiaro fa risaltare gli zigomi alti. Nei periodi di forte stress, il mio viso si scava. Ma il trucco aggiusta ogni cosa. Nel complesso sono abbastanza soddisfatta di me, anche se quando mi guardo nello specchio , come ogni altra donna, trovo sempre qualcosa che potrei o vorrei migliorare.
- Ho pensato che un donna con due tette ben fatte e una faccia soddisfatta, rendesse l'idea a dovere- rispondo un po' imbarazzata , sperando che il mio tono sia comunque fermo, sdrammatizzando.
- A dovere dici?- continua a soffermarsi sulla grafica, alternando il suo sguardo su di me.
- E tu ,Ashley, sei soddisfatta delle tue?- Suadente come non l'avevo mai sentita parlare, ammiccante direi posa l'F4 sulla scrivania togliendosi gli occhiali.
-Non farti vedere impacciata- ripeto a me stessa nella testa, - è molto probabile che IO stia fraintendendo-
Decido di rispondere, sperando con tutta me stessa di non tradire il mio imbarazzo - Credo che sia una buona strategia, capo. La clinica è un'ottima opportunità per tutte quelle persone che hanno bisogno di migliorare il loro aspetto fisico. E il seno, per una donna, è l'emblema della femminilità. Quindi, secondo il mio punto di vista, allo staff amministrativo dell'ospedale piacerà - Sono stata brava. Ho risposto sicura e decisa, come piace a lei.
-Non mi vuoi rispondere , Ashley? Cos'è? Ti ho messa in imbarazzo forse?- incrocia le braccia mentre mi guarda fissa fissa negli occhi. Seduta dietro quella scrivania piena di cose, ma ordinata, si sporge in avanti lasciando che io possa vedere il pizzo bianco trasparente del suo reggiseno e parte di ciò che ne contiene. Sembra che il suo seno abbia bisogno di esplodere da quella camicetta di cotone bianca e che Melissa voglia il mio sguardo posato su quel meraviglioso angolo di mondo da me inesplorato.
- Capo io....- inizio a tentennare.
-No, Ashley. Niente capo , per un po'-
Si alza dalla scrivania, rivelando due gambe dalla pelle liscia e perfetta, tenute a forza dentro una longuette di seta nera che disegna i suoi fianchi perfetti, come i suoi capelli lasciati sciolti sulle spalle: perfetti. Si dirige verso la porta, i suoi passi sono scanditi dal rumore dei suoi tacchi vertiginosi. Non riesco a dire una sola parola mentre la guardo chiudere a chiave la porta del suo ufficio. Inizio a rendermi conto sul serio delle sue intenzioni e, eccitata dal contesto, ma comunque incerta sul da farsi, inizio a tormentarmi su come sia più giusto che io reagisca a tutto questo. Incredibile che in un momento così io stia qui a domandarmi se sia giusto oppure no lasciarmi travolgere da quella che in questo momento sembra essere per me l'incarnazione del sesso. Tutta colpa di Allyson!!!!
Sono innamorata di lei tanto da riuscire a sfuggire dalle grinfie di questa signora così sexy e promettente?
Nel bel mezzo della risoluzione ai miei quesiti, Melissa viene verso di me e mentre lo fa si accarezza le labbra color rosso fuoco con la punta della lingua. Sembra stia guardando la vetrina di un Bella pasticceria in cui fa bella mostra una dolcissima torta alla panna montata. Io, seduta sulla sedia, proprio di fronte a quella che fino a poco fa era la sua postazione di capo, la guardo inerte. Devo avere gli occhi di fuori. Sento il desiderio montarmi tra le gambe.
La signora si china verso me, sbottonandosi la camicetta da cui immediatamente si para davanti ai miei occhi l'emblema della sua femminilità. Il reggiseno che indossa ha l'apertura frontale e con un semplice e veloce gesto libera due meravigliosi e perfetti seni i cui capezzoli si ergono già duri come fossero granito. Potevo percepirne il calore.
- Allora, che ne dici Ashley, sono stati modellate "a dovere" queste?- enfatizza sfacciata.
- Ascolta Melissa, non fraintendermi, hai un seno del quale andare fiera , ma io sono...- interrompe la mia frase serrando le sue mani intorno ai miei polsi. La presa quasi mi fa male. Subito la allenta , ma non la molla e poggia le mie mani proprio sopra quelle fantastiche sculture. Sento pulsare il mio cuore fin dentro le orecchie. Il sangue arrivarmi fin al cervello. Una scossa percorre la mia schiena. Inizio a sentir caldo . Non posso e non voglio star ferma. Il mio sesso sta pulsandomi violento e non riesco a comandarlo. Con il palmo delle mani sfrego i suoi tostissimi capezzoli in senso circolare, li pizzico, li tormento, mentre la lingua della mia caldissima e impertinente signora percorre il mio collo , giungendo fin sul lobo dell'orecchio, potendo così ascoltare il suo respiro affannato e veloce. Continuo a massaggiare, più violentemente, mentre sulla mia bocca giunge il tocco bagnato della punta della sua lingua che percorre il perimetro delle mie labbra. Non sto più capendoci nulla , a questo punto. Il mio sguardo vola veloce nello specchio posto di fronte a noi, appoggiato di rimedio ad una parete, grande abbastanza da ritrarre quello che di me e di Melissa sta accadendo. L'immagine riflessa mi manda in visibilio: lei china su me ,con la sua camicia sbottonata quel che basta per lasciare che le sue tette mi possano sbattere in faccia, i suoi capelli leggermente scomposti . La sua gonna tirata un po' su. Io seduta su una sedia el suo ufficio, che ho tra le mani quei pezzi unici di paradiso e tra le labbra un tocco di puro erotismo.
Decido che è arrivato il momento di darmi anch'io da fare . Cerco di alzarmi in piedi, ma le sue carezze sulle mie labbra sono diventate baci passionali , le nostre lingue si cercano , si aggrovigliano, combattono. Con una spinta mi rimette seduta. Il sapore della sua bocca e' Cosi afrodisiaco! Mi lascio guidare, o meglio, a questo punto mi farò fare tutto ciò che questa regina vuole. La sua mano destra corre sull'abbottonatura dei miei pantaloni grigio perla, così attillati, ma in un baleno riesce a sbottonarli, riuscendo a spostare quel piccolo triangolino di stoffa dozzinale nero da un lato, assicurandosi che possa rimanere fermo li, dove lei desidera che rimanga.
- sssssss. Voglio assaporare ogni parte di te. Sentire la tua eccitazione tra le mie dita mi sta facendo impazzire...mmmm- mi sussurra lussuriosa nell'orecchio , mentre con l'altra mano si contorce una ciocca di capelli.
- Fa ciò che vuoi di me, capo- cercando la sua bocca con la mia, per aver qualcosa da mordere, da succhiare, mentre le sue tre dita tracciano quel solco ormai inondato di piacere. Divarico le gambe per accoglierla meglio dentro e fuori da me, afferro con le mani quel seno perfetto e lo faccio mio. Sento il bisogno di strofinarmelo sul viso facendomelo poi passare in bocca. Il suo profumo dolce mischiato a quello di sesso, inonda le mie narici, stordendomi ancor di più, quasi fosse una droga.
- Sto per venireeee!!!!
- le dico piano, quasi con voce disperata- in fondo fuori di qui c'è ancora un mondo, che potrebbe accorgersi di quali lussurie goderecce stanno svolgendosi proprio nell'ufficio del loro capo. Del mio capo.
Si ritrae da me e toglie la mano dal mio triangolo liscio quanto quello di una fanciulla, appoggia le sue narici sulle dita intente a lavorare per procurarmi questo smisurato piacere. Inspira profondamente - l'odore di passera eccitata è un'aroma così dolce e intenso! -
La guardai come fosse la prima volta , li, davanti a me, con i seni di fuori e l'abbottonatura della camicetta che li sosteneva ancor di più, se possibile; con il rossetto rosso sbavato agli angoli della bocca , i capelli un po' disordinati, il viso quasi sofferente dalla voglia che ha di possedermi e di possedere il mio desiderio, vuole vedermi godere. Gli occhi rossi che esaltano ancor più quel colore così particolare dell'iride. Mi sembra sia una prostituta che ha fatto sesso mercenario per una vita senza mai trarne benefici fisici e adesso, ha trovato finalmente qualcosa che le piace davvero.
- Torna qui!- la imploro,
mentre mi sbottono la camicetta di lino nera, abbasso le coppe del mio reggipetto, mostrando le mie doti che hanno dato il via a tutto questo.
- Implorami, dimmi che hai bisogno che sia proprio io a farti godere. Mettiti in ginocchio. Chiamami PADRONA! -
Vuole condurre il gioco. Ma io sono in balia di lei, ormai, e non posso tornare indietro.
La accontento. Se vuole che io sia la sua schiava d'amore, ebbene che sia! Mi metto in ginocchio, ma prima mi sfilo i pantaloni.
- Voglio scoparti con in dosso mutandine e reggiseno. Sposta le mutandine da una parte, come ho fatto io prima e lascia il resto come sta. Mi darà l' idea di scopare con una scrofa in calore- adesso la sua voce è imperante, è ovvio che vuole comandare e la sua nuova acquisita volgarità non fa altro che acuire un desiderio già devastante.
- Fatti vedere bene mentre le sposti-
Lei in piedi davanti a me, io in ginocchio , gambe aperte con due dita che prima succhio, sposto lentamente , guardandola, le mutandine da un lato. - Adesso PADRONA, possiedimi, ti prego!-
Avanza elegante verso di me. Si alza la longuette e l'arriccia sistemandola fin sopra la vita. Si tocca i capezzoli con quelle sue belle unghie lunghe color del mare. Con l'altra mano sposta anch'ella , da un lato, le mutandine di pizzo trasparenti mostrando due grandi labbra carnose, glabre, da cui predomina un bottone rosso pulsante che stuzzica tra l'indice ed il medio -Vieni qui, e fai il tuo dovere- mi ordina passandosi la lingua sulle labbra.
Non me lo lascio ripetere due volte, apro meglio le sue cosce con le mani e senza alcun preliminare vado a suggere quel fiore vivo e pulsante il cui nettare mi offusca la mente, mi scuote le membra;il cui profumo mi rende completamente schiava di quell'essere così potente sessualmente, da convincermi a divenire sua schiava. Allyson è sparita.Allyson non esiste più. Avida assaporo quel frutto succoso come fosse la prima volta che lo assaggio, le mie mani modellano il suo ventre, il suo seno, non sanno più cosa afferrare. Lei respira veloce, sa di non poter urlare di piacere e so che lo farebbe se solo fossimo lontane da qui. Si tira i capelli per non farlo, mi spinge la testa quasi volesse che io entrassi tutta dentro di lei. Così, Non paga mi ordina di ifilarle dentro le dita, prima una, poi due, tre, infine quattro e mentre cerco di ifilarle la quinta, continuando a mangiarla tutta, mi ordina a voce relativamente bassa -Penatrami tutta, riempimi con tutta la mano, sbrigati SSSSSSS...SCHIAVA-
Vuole essere penetrata dal mio pugno. La accontento e obbedisco senza batter ciglio. Il mio pugno la penetra tutta e sento di riempirla nella sua totalità, Non smetto di succhiarla, ma sento il bisogno di toccarmi anche io, sto impazzendo e devo venire.
Mi strofino la fica con l'altra mano muovendo il bacino ed emettendo dei suoni ovattati dal contatto con il suo sesso che non riesco più a trattenere.
-Non ti ho detto che puoi venire da sola, sta ferma-
A malincuore obbedisco mentre un'abbondanza di dolcissimo succo mi inonda il pugno serrato dentro di lei, insieme alla mia bocca.
-aaaaaaaa- sussurra prepotentemente.
Continua a tenermi la testa in mezzo alle gambe, ancora la spinge, con meno vigore, ma vuole che la mia bocca rimanga ancora per un po sul suo sesso gonfio e bagnato. Sfilo il pugno da dentro di lei,le afferro i glutei con entrambe le mani, la spingo verso di me. - Che brava schiavetta che sei-ansimando-non avevo dubbi, sei una promessa per questo ufficio!!!! Scsssss
Esaurito il suo orgasmo, con il viso sempre più sfatto, ma comunque eccitantissimo forse proprio per questo , si mette in ginocchio, proprio alla mia altezza. Si tuffa in mezzo al mio petto, leccando e mordicchiando ogni millimetro dei miei seni. Con i denti li morde e li tortura e quel dolore non fa che eccitarmi ancora di più. -Adesso ti faccio venire , ma come sento un sibilo uscire dalla tua bocca interrompo subito e ti rimando immediatamente nel tuo ufficio! Se hai compreso rispondimi SI PADRONA- mi fissa seria.
Obnubilata dalla voglia di avere un orgasmo potente rispondo a fil di voce - Si PADRONA,ho compreso. Ho compreso tutto. Adesso ti prego, dammi piacere!-
Con movimenti felpati e le sue mani avvinghiate ai miei capezzoli, si sdraia sul pavimento di marmo bianco lucidissimo portandomi con lei e le sono subito sopra.La bacio intensamente, nel modo più avvolgente che posso, strofino i miei seni sui suoi, il mio sesso sul suo. L'orgasmo rimonta, ma cerco qualcosa di più di una banale strusciata.
-Montami sulla faccia!-
Era quella la mia intenzione. Eseguo ovviamente . In un batter d'occhio sono a cavalcioni sul suo viso a dimenarmi in una danza tribale, mentre tutto il mio desiderio fluisce copioso nella bocca della mia amante, del mio capo , della mia padrona! Devo essere capace di non emettere un fiato, pur impazzendo di desiderio. È difficile, difficilissimo, ma devo obbedire. Io sono la schiava , lei la mia padrona. Sento le sue mani sulle mie terga che mi saldano ancor più a lei, e i suoi denti che pizzicano le mie piccole labbra. La sua lingua entra ed esce da me, standuffandomi a ritmo serrato e regolare. Inizio a saltarle lievemente sopra, come fosse un piccolo membro. Si sente il rumore delle natiche sbattere sul suo viso. Nessun mugolio uscire dalla mia bocca. Forsennata, salto velocissimamente. Una sferzata di adrenalina mi frusta nella schiena lasciando che io la inarchi. Eccolo, l'orgasmo , una vampata di calore invade tutta me, mente e corpo. Melissa se ne accorge e mi infila due dita nel culo mentre io mi agito come una pazza sul suo volto. Sempre di più. E finalmente un orgasmo esplode nella bocca della mia padrona, che accoglie felice il risultato del suo ottimo lavoro compiuto su di me. Smorzo la danza gradualmente. Toccandomi i seni. Con ancora le dita di Melissa dentro le terga. Quando mi levo da lei, osservò beata la faccia del capo. Completamente sbafata e sbavata, i capelli in disordine e gli occhi lucidi. Le sorrido. -Sono stata una brava schiavetta?-
- Si può sempre migliorare- tornando man mano a vestire i panni di quella algida, di quella che non gli fai ne caldo ne freddo, di quella che tu o un'altra, probabilmente è lo stesso.
Ricomponendoci in silenzio, soddisfatte e paghe, non ci salutiamo neppure.
È così che si fa. Sesso senza alcun impegno. Chiudo la porta dietro di me. Nessuno sembra essersi accorto di questa mezz'ora di follia.
Torno nel mio piccolo ufficio, a pochi passi da quello più grande, del mio capo. Della mia PADRONA.
Prendo in mano il cellulare, l'ho lasciato sulla scrivania, convinta di tornare dopo poco. 12 chiamate senza risposta!!!!
Allyson!!!!
AH ,sì, Allyson!
.....CONTINUA
di
scritto il
2017-08-11
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