La lotta

Scritto da , il 2017-07-10, genere gay

D'estate il paese cambiava volto. Molti emigrati tornavano per le ferie, ma soprattutto si riempiva di ragazzi, che venivano a trascorrere i mesi estivi dai nonni o dagli zii. Era quasi una festa continua tra giochi di strada, calcio, escursioni in montagna o al torrente. Spesso si giocava correndo per le stradine contorte del paese, altre volte si improvvisavano giochi di lotta. I ragazzi più grandi facevano spesso i bulli con quelli più piccoli e , a volte, li ridicolizzavano tirandogli giù i pantaloni e le mutande, lasciandoli nudi alla vista di tutti. Anche durante la lotta spesso facevano sfoggio della loro fisicità e della loro virilità mimando l'atto sessuale con il malcapitato che finiva nelle loro mani. Un giorno caldo di luglio, insieme ad altri ragazzi della mia età, 15, mi recai al torrente, lontano tre km dal centro abitato e raggiunsi quella che chiamavamo la Piscina, uno spazio ampio dove si raccoglieva l'acqua e si poteva nuotare tranquillamente. Arrivati, ci spogliammo dei vestiti e ci tuffammo sguazzando nelle fresche acque accompagnati dal vocìo di ognuno di noi. I giochi d'acqua erano sempre piacevoli, soprattutto, in presenza del caldo torrido.
Dopo un po' fummo raggiunti da tre ragazzi più grandi, 18enni, Marco, Sandro e Peppe. Marco era il classico bullo, era di Milano e si sentiva superiore a tutti. Era un bel ragazzo, alto 1,75, muscoloso, capelli a spazzola, castano chiaro ed occhi verdi. Sandro e Peppe lo assecondavano sempre. Dopo alcuni schizzi d'acqua reciproci, si cominciò a lottare nella Piscina. Poi Marco si tuffò sott'acqua e riemerse vicino ad un ragazzo, Nicola, e gli tirò giù gli slip. Velocemente il giocò cambiò. Ci si toglieva gli slip a vicenda. I cazzi cominciarono ad indurirsi. Marco oltre a denudare chi gli capitava faceva finta di scoparselo. Tutti ridevano. Quando uscimmo dall'acqua nessuno aveva gli slip e Marco faceva mostra con orgoglio del suo cazzo duro e lungo. Sembrava un atleta, liscio con una leggera peluria vicino all'inguine. Cominciò a masturbarsi invitandoci a fare altrettanto. Lo seguimmo ma con imbarazzo. Lui chiese a Nicola di aiutarlo, cioè di segarlo promettendo che lo stesso avrebbe fatto lui con altri. Nicola acconsentì. Dopo un po' tutti si masturbavano a vicenda. Ad un certo punto , mentre ero intento a masturbarmi con Peppe, mi sentii accarezzare sulla coscia e mi accorsi che Marco mi si era avvicinato. Insinuò la sua mano sul mio culetto stringendolo. Ebbi un fremito. Mi chiese di buttargli della sabbia sul corpo e di correre, così per gioco. Ingenuamente lo feci. Mentre cominciavo a correre lontano lui urlò e prese ad inseguirmi. Mi allontanai dal gruppo per quasi un km, poi lui mi raggiunse. Mi afferrò e mi disse di seguirlo tra gli alberelli. Mi stese per terra e cominciò a leccarmi e lo stesso volle che facessi io con lui. Il suo cazzo, che sembrava marmo caldo, premeva sempre su di me. Poi prese la mia testa e indirizzò la mia bocca sulla sua cappella turgida. Mi chiese di aprirla e di succhiare. me la penetrò tutta, quasi non respiravo, ma mi piaceva. sentivo il suo corpo vibrare, i suoi muscoli lavorare armoniosi. Gli stringevo le chiappe favorendo i suoi movimenti. D'un tratto si fermò, quasi a stento, si calmò per qualche minuto e poi mi disse che voleva scoparmi. io non l'avevo mai fatto, avevo paura, ma lui mi tranquillizzò. Cominciò a penetrarmi con il dito. Lo roteava e lo spingeva sempre più in profondità senza causarmi dolore, anzi provocandomi continui brividi di piacere. Continuò per circa dieci minuti, fino a quando gli chiesi di provare. Si mise per terra con il cazzo ritto, e mi chiese di sedermi su di esso allargando le gambe. Mi puntò la cappella sull'ano ormai allargato e mi disse di spingere io fino a farlo entrare evitando così di provocarmi dolori. Piano piano, un centimetro alla volta il suo membro entrava in me. Io lo sentivo caldo e lo volevo sempre di più. Provai anche dolore ma quando era tutto dentro e lui cominciò a muoversi il piacere annichilì il dolore. Mi scopò con impeto sempre più intenso fino ad allagarmi con il suo ancora bianco sperma. Sfiniti ci distendemmo sulla sabbia.

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