Tradimento.8º

Scritto da , il 2017-02-28, genere tradimenti


Se vuoi che nella tua vita le cose accadano non puoi limitarti solo a sperare ma attivarti per fare in modo che ciò si verifichi.
E per questo che forse alcuni di voi potranno trovare ripetitivi certi miei racconti, ma essi non sono altro che un diario, delle semplici cronache di quella che, dopo la separazione, ho voluto diventasse la mia vita sessuale, forse un po' autocentrata ma schietta e generosa, senza falsi moralismi.
Ormai da molto tempo ho accantonato le illusioni e i sogni circa i rapporti uomo-donna, ho perduto anche del tutto quel pudore fatto di vergogna, frutto di una educazione cattolica che ha contraddistinto la mia giovinezza ma in compenso ho acquisito una smisurata fantasia e curiosità per tutto ciò che concerne il sesso.
Sono consapevole che gli anni passano e il tic-tac del tempo che scorre mi mette addosso una smodata fretta e voglia di godere, a qualsiasi prezzo, anche a quello del tradimento.

Forse non tutti sanno che nell’Ottocento, le ragazze che imparavano a raggiungere l’orgasmo con la masturbazione erano considerate casi clinici. Spesso venivano “curate o “corrette” con metodi che ben poco avevano di umano: escissione, amputazioni e perfino castrazione. Ma non mi risulta che nella letteratura medica ci sia un qualche riferimento all’asportazione dei testicoli o all’amputazione dell'uccello per impedire ai ragazzi di masturbarsi.
Perciò voi maschietti attenti a giudicare; anche se dite che il mio è un comportamento da troia, lo accetto e non me ne vergogno, e confesso pure che mi è difficile restare lontano da un bel cazzo duro per troppo tempo.
E proprio questo oggi per me è un guaio perché, purtroppo Lorenzo, a seguito dell'incidente agli occhi e ad una insorta complicazione, sta prolungando oltre il dovuto la degenza.
Questo lo rende, seppur comprensibilmente, irascibile e direi che il sesso adesso è proprio l'ultimo dei suoi pensieri. Ma non per me...

Non mi ricordo quale fosse il giorno che ebbi l'intuizione ma era di pomeriggio, dopo il lavoro.
Mi preparai come faccio ogni qualvolta vado ad un incontro galante.
Per prima cosa una bella doccia calda, una spalmata di crema su tutto il corpo e infine la scelta dell'abito giusto: uno spezzato grigio perla con gonna sopra il ginocchio indossata senza le mutandine ma con il mio fido plug infilato nel buchetto giusto. E poi, via, a caccia!
Il centro commerciale più grande di Bologna era la mia meta.
Chi sostiene che è l'uomo a essere cacciatore non si è mai trovato difronte ad una donna determinata ad accalappiarne uno.
Il mio piano prevedeva che mi appostassi nei pressi delle toilettes.
Cominciavo a percepire quel piacevole 'rimescolo' inguinale, preludio di ogni mia azione...per così dire...'birichina'.
Dovevo cogliere sia l'uomo che il momento, giusto; quando cioè non ci fosse nessun altro, ai bagni, oltre la mia 'vittima'.
Mi ci volle tutta la mia pazienza e una ventina di minuti ma fui ripagata quando lo vidi entrare a passo svelto.
Sui quaranta/quarantacinque anni, nero, calvo, un accenno di barba, grigia; sul metro e ottanta, forse un po' appesantito ma piacente.
Lo seguii entrando anch'io nella toilette degli uomini e dirigendomi a mia volta verso un orinatoio,
sotto lo sguardo stupito suo e di un altro che, forse intuendo che qualcosa non quadrava, si affrettò ad uscire. Che fatto mondo...!
Sollevai la gonna e in piedi mi posi a cavalcioni del water.
Con le dita mi slabbrai la fica per non bagnarmi e con un sospirone liberai la vescica.
Un violento fiotto dorato sparí gorgogliando nella piccola tazza.
Mi ricomposi senza neppur asciugarmi mentre il nero fissava la scena piantato davanti alla porta a vetri.
Mi avviai verso l'uscita guardandolo negli occhi e ridendo.
- Hey! Tu, ma credi davvero di andartene via così?
Disse bloccandomi e cacciando la sua manona fra le mie cosce.
Rimase stupito quando a mia volta gli strinsi i suoi 'preziosi' fra le unghie.
- Certo che me ne vado o preferisci che mi metta a urlare? Ora vorrei andare per i miei lidi, se non ti dispiace e...Vaffanculo!
Urtandolo con una spalla mi avviai con andatura mossa verso la macchina, ben sapendo che quasi certamente mi avrebbe seguita. E infatti...
- Ciao! Scusami per prima, permetti che mi presenti, mi chiamo Amadou.
- Insomma. Cos'è che vuoi?
Chiesi spazientita.
- Prova a indovinare...
- Ma tu sei fuori! Ti sembra questo il modo giusto per impezzare una donna?
Sei solo un maschio cafone, arrogante, e...primitivo.
- Sgusa badrona, sgusa il povero Amadou.
Ma lasciami dire una cosa: credo che se una donna entra con disinvoltura nel bagno degli uomini pisciando in piedi come una cavalla e con qualcosa piantato nel culo, io non penso di trovarmi difronte a una suora e che, alla fine, stia cercando quello che cerco io...o mi sbaglio?
- E va bene, touchet, hai vinto. Dai! Dove vuoi che andiamo?
- Conosco un posticino appartato sui colli...
- Ok. Guida tu allora.
E gli lanciai le chiavi della mia Mito.
- A proposito, io sono Roberta, piacere e scusa per il "primitivo".

Ero eccitata come una scolaretta e anche lui lo era a giudicare dal rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Quella fugace palpata nei bagni, aveva confermato i miei sospetti circa l'attrezzatura di cui il tipo era dotato.
C' era del grosso, eccome!
Adoro stuzzicare gli uomini che mi porto a letto, così alzai la gonna quel tanto da far intravedere la mia spacca e la strisciolina di pelo scuro.
Come calamitata, una sua occhiata frettolosa si posò proprio lì.
- Vedo che ti piace proprio tanto la mia patatina, vero?
Intanto, allungai una mano e col palmo saggiai la turgida consistenza del pacco che mi ritrovavo in mano; notai anche che portava la fede al dito.
- Sei sposato ?
- Ohh si,si. Ero al market per fare un po' di spesa; e ci dovrò tornare.
- Da dove vieni, non sei italiano?
- Sono maliano e vivo in Italia da sette anni. Lavoro come assistente in Università.
Dovrei ricevere la cittadinanza a breve. E tu invece...
- Sono una donna libera a cui piace ogni tanto, come puoi vedere, fare sesso con sconosciuti e dare poche risposte.

Parcheggiammo ai bordi di un prato e Amadou mi indicò a circa cento metri un boschetto, o meglio, una serie di cespugli disposti a semicerchio e protetti dalla vista di curiosi. (Ci sarà venuto altre volte)
- Aspetta che prendo il plaid che ho in macchina, staremo più comodi.
Il sito era ricoperto di salviette e preservativi; segno di un'intensa attività.
Non molto romantico ma funzionale.
Il cuore mi picchiava in gola mentre mi sfilavo la gonna e la camicetta.
Poi, armeggiando con la fibbia dei suoi pantaloni...
- Vediamo se ho avuto fortuna...
La mia mano frugando estrasse a fatica dagli slip un uccello a dir poco enorme.
Confesso di non aver mai visto nulla di simile in vita mia, neanche quello di Wassim che certo non scherzava in quanto a dimensioni.
Non era rigido, nero mogano. Dovevo sostenerlo con ambedue le mani, ma che spettacolo.
Il sogno inconfessabile di ogni donna.
Lui sorrise compiaciuto.
- Complimenti Amadou. Che meraviglia!
Lo avvicinai religiosamente alle labbra, cercando di fagocitarne almeno la cappella ma l'apertura della mia bocca non ne conteneva che la metà.
Succhiavo e lappavo dove potevo finché lui, prendendomi per le braccia, mi fece inginocchiare a culo in su e faccia a terra. Dolcemente mi divaricò le chiappe e io spinsi di pancia finché il plug si liberasse, come uno stronzo, dalla presa dello sfintere ricadendo sul plaid.
Ora ambedue i miei pertugi erano a portata della sua lingua rugosa.
Anche se mi sentivo già tutta bagnata, avevo bisogno che mi lubrificasse per bene.
Era bravo e io sentivo montare l'orgasmo ad ogni leccata.
Chissà, pensavo, se a sua moglie riservava lo stesso servizio che ora mi stava strappando gemiti e guaíti ?
Poi, il momento tanto atteso e in un certo senso temuto. Cominciò strofinando la cappellona fra le pieghe fradice della fica, cercando il punto dove affondare quell'enormità.
Cercai di aiutarlo sollevando quanto più possibile il bacino.
Lui fu dolce e lento nel premere per farsi largo nella mia carne, ma ciò non mi impedì di cacciare un urlo strozzato quando infine sprofondò centimetro dopo centimetro nei meandri più segreti e vellutati della mia intimità.
Faticavo a respirare, sudavo e avvampavo in viso mentre, come un maglio il suo uccello mi scuoteva, forgiandomi ad ogni colpo come materia primigenia.
Ma ero felice. Dolorante ma felice come non mai. La mia essenza di femmina plasmata sotto quei tremendi colpi.
- Ti amo Amadou. Ti amo, ti amo, ti amo. Gridai.
Si sfilò concedendomi qualche secondo di tregua per mettermi distesa di schiena e baciarmi lungamente per poi scendere a succhiarmi bramoso le tette, succhiotti e morsi sui capezzoli mi stavano squagliando il cervello.
Sapeva come far godere una donna, eccome! Non era solo 'chiacchiere e distintivo'.
Sente quanto sono bagnata, lascio che infili le dita dentro di me, le sue dita dentro la mia bocca, tiro fuori la sua mano dalla fica. Strofino il mio liquido contro il suo ginocchio perché sappia.
Faccio scivolare il mio succo giù per la sua gamba.
Poi il suo viso è in mezzo alle mie cosce. Ho il clitoride gonfio.
Risale a coprirmi mentre la sua nerchia ritrovava la sua naturale collocazione.
Gli morsi la lingua dalla fitta che mi procurò il suo affondo.
Ma che beatitudine risentirlo dentro...poi, dalla borsetta, il fastidioso trillo del telefonino; quanto mai inopportuno, soprattutto in questo momento.
- Vai all'inferno, chiunque tu sia !
Dopo alcuni squilli ritornó la pace e il cinguettío degli uccelli.
Ma siamo ormai all'happy end.
Ora anche il suo respiro si stava facendo più affannoso...
- Ti prego amore, voglio che mi vieni sul petto, voglio spalmarmi tutta col tuo seme, come una crema di vita...Siii, ecco, così, svuota le tue palle...
Fiotti opalini sgorgavano copiosi dall'uretra mentre Amadou sfogava la sua passione grugnendo parole di altri idiomi.
La coppetta dell'ombelico si riempì come una piccola pozzanghera dopo la pioggia.
Un rivolo tracimò colandomi lungo i fianchi. Presi dalla borsetta una confezione di fazzolettini che fradici, uno dopo l'altro finirono nei cespugli.
L'odore di sperma impregnava l' aria; aveva un che di di spazzatura bagnata ma mi faceva impazzire.
È buffo come in queste occasioni si perda totalmente il senso del pudore, del ritegno e si liberi il nostro istinto più animalesco. È un ricordo olfattivo che mi eccita ogni volta.
Sentivo che la mia passerona bruciava ancora di desiderio così mi rigirai montando a cavalcioni sul suo corpo. Allungando la mano sotto le mie cosce cercai quella meraviglia fradicia di umori ma ancora tosta per soddisfare almeno altre tre donne.
E mi ci impalai con tutto il mio peso; giù, giù fino ai coglioni.
Da amante esperto Amadou assecondò il mio andirivieni mentre il suo uccello cresceva nelle mie viscere ad ogni colpo. Anelli cremosi ornavano l'asta di ebano e questa volta fu il mio turno per godere da svergognata quale sono. Crollai sul suo petto sudato aspirandone il profumo.
Raggiunsi la macchina barcollando non solo a causa dei tacchi e del terreno sconnesso.
Il ritorno fu silenzioso, ognuno perso nei propri pensieri.
- Sarà proprio vero che le dimensioni non contano?
Mi chiedevo tra me e me. Fatto é che non mi ero mai sentita tanto appagata dopo una scopata.
Ci lasciammo nel parcheggio del supermarket dopo esserci scambiati i rispettivi numeri di telefono.
- È stato meraviglioso. Amadou sei un amante formidabile. Grazie e...alla prossima.
- Credo che ti cercherò ancora, donna bianca, se vorrai. A presto, vado a fare la spesa, sono atteso a casa.
Risalii in auto ancora stordita e solo allora mi ricordai della chiamata persa.
- Pronto? Lorenzo...si...come stai?...no, ho visto ora la chiamata, sto facendo la spesa e c'è confusione...hai bisogno di qualcosa?...Ok; allora ci sentiamo, ciao.





Questo racconto di è stato letto 4 3 2 9 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.