La ragazza di platino

di
genere
saffico

La storia di questo racconto inizia da un punto preciso del mio racconto precedente. Quindi vi consiglierei di leggervelo prima di passare a questo. Se invece della storia non vi frega un cazzo e volete solo farvi una sega, pensiero che spesso condivido pienamente, continuate a leggere.

Lo vidi abbassarsi venire verso di me, era pronto a mettersi in ginocchio e leccarmi tutta. So bene che non capiva niente, in quel momento pensava solo alla mia figa. Decisi così, di scacciarlo, rivestirmi ed andarmene. Perché avevo fatto tutto questo? Perché avevo illuso quell'uomo? Fargli credere di voler stare con lui se, fin dal primo momento, sapevo benissimo che me ne sarei andata? La risposta è semplice; odio gli uomini. Odio quella loro mentalità del cazzo, ed odiavo ancora di più quell'uomo. Tornata a casa dalla festa c'era ad aspettarmi Martina, la mia ragazza.
< Giada come è andata alla festa? > chiese lei, alla quale avevo detto fin dall'inizio che intenzioni avevo.
Le risposi che era andato tutto secondo i piani, e che lui era rimasto letteralmente di merda.
Martina è una ragazza meravigliosa, ha dei capelli rossi accesi, degli occhi verdi come smeraldi ed un fisico perfetto.
Per festeggiare della vittoria della donne sugli uomini, tirò fuori due canne d'erba. Amiamo fumare erba, ci rilassa e ci fa scopare con più passione. Le accendemmo sul divano, in poco tempo la casa fu riempita da quell'odore dolce e penetrante dell'erba. I miei occhi, quando fumo, diventano di un colore meraviglioso, di un azzurro che è difficile spiegare a parole, che mi fa sembrare quasi uno spirito. Martina mi adora fatta, dice che sono più bella e che la lecco con più intensità e con minore inibizione. Quando le canne ormai furono ridotte a mozziconi, iniziammo a toccarci.
Amo il corpo il Martina, ha due seni prosperosi e una figa perfetta con peli rossi. Prima di lei non avevo mai visto fighe rosse, e la prima volta che la vidi infatti, la cosa mi eccitò moltissimo. Le abbassai la parte di sotto del pigiama ed inizia a leccarla da sopra la mutanda. Non capivo niente, non sapevo esattamente cosa stavo facendo, ma la vedevo godere e continuai a farlo. Le abbassai le mutande.
Un odore forte, come di peschereccio invase il mio naso. Amo l'odore della sua femminilità. Un odore così intenso, ma allora stesso tempo piacevole. Le muovevo la lingua sul clitoride, lei gemeva e mi manteneva i capelli dietro la testa. Dopo un pò di tempo ci fu il cambio. Mi stesi sul divano, chiusi gli occhi, e la lasciai fare. Era una sensazione paradisiaca, il massimo livello a cui può arrivare il piacere su questa terra. Era meraviglioso, sublime. Non conosco termini più forti di sublime, altrimenti andrei avanti all'infinito.
Dopo poco tempo raggiunsi l'orgasmo. Lei allora, si allontanò qualche secondo e tornò con, legata alla vita, una di quelle cinture falliche, che spesso usiamo noi lesbiche. Appena la vidi mi misi a pecora, volevo essere dominata dalla mia donna, non so perché, ma quella sera, più di ogni altra volta, avevo bisogno di sentirmi dominata e protetta. Mi penetrò. Il fallo era veramente grosso, così grosso che in un primo momento fece un pò male, ma, dopo poco, trovammo il ritmo giusto. Mi scopò per parecchio tempo, poi, mi fece stendere e si stese sopra di me. Disse che voleva guardarmi negli occhi mentre mi scopava. Ci baciavamo profondamente tra un gemito e l'altro, ci scambiavamo sguardi profondi, pieni d'amore ed affetto. Era sempre lei a fare la parte del "maschio" nella coppia, io preferisco essere scopata piuttosto che scopare, veramente non mi ci vedrei a scopare Martina. Dopo poco tempo entrambe, eccitatissime, arrivammo all'orgasmo.
< ti amo fattona > mi disse le con un meraviglioso sorriso stampato sul volto.
Dopo aver scopato ci rollammo un'altra canna. Era un bel purino grosso quando un dildo. Ce lo fumammo in silenzio, scambiandoci affetto e guardo fuori dalla finestra.
scritto il
2017-01-30
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