Piccola voglia saffica parte 1

Scritto da , il 2016-07-01, genere sadomaso

Quella che andrò a raccontare è una mia piccola fantasia sessuale di una possibile vita alternativa, spero che vi piaccia.

24 anni, 24 anni di tremenda vita universitaria, 24 anni di lezioni.
Gli occhi mi si chiudono su uno di quei tavoli dalle mille scritte idiote. Le braccia attorcigliate come un cuscino alla mia testa per far sentire di meno il duro del tavolo.
"Non mi sembra l'aula un luogo ideale dove dormire. Analisi II le sembra così entusiasmante?"
Apro gli occhi in un sussulto.
Tutta la classe mi guarda mentre il docente mi fissa con la sua solita faccia. La solita faccia da impettito senza alcuna variazione dei muscoli facciali.
Sarei tentata di dire di si. Analisi II riesce ad essere ancora più odiosa dell'uno.
"Mi scusi"
Raccolgo le mie cose in fretta ancora intontita ed esco dall'aula.
"Di nulla, l'importante è che abbia capito che non è questo il luogo. quindi riprendiamo".
Inutile dire che quando scelsi Fisica sapevo a cosa stavo andando in contro: a lunghe ore di monotonia pura, calcoli di dimostrazioni a non finire, studio "matto e disperatissimo" e... beh quello delle gran scopate non me lo aspettavo.
Essere una donna in una scuola di soli maschi e neppure bellissima si era rivelato essere molto propizio per le interazioni sociali.
Mentre esco dalla classe ancora assonnata mi dirigo all'aula studio e appoggio i miei libri con l'intenzione se non di seguire la lezione almeno di studiare.
Inutile. le braccia ricrollano e io mi riaddormento.
Una vocina si fa strada vicino a me "Scusa posso?"
Socchiudo gli occhi. Giovane, forse al primo anno di università, una ragazzina bassa, magra con dei capelli biondo naturale e una faccia da angoletto.
Un po' banale.
Annuisco con la testa e non mi muovo. lei si siede vicino a me e inizia a studiare.
Io riprendo a dormire.
In quel momento arriva un secondo ragazzo con la scusa di invitarci entrambe ad una festa studentesca. Lo guardo con la faccia ancora rincoglionita di una poco convinta.
Lui mi sorride con aria affabile "per le ragazze free drink"
Sorrido di rimando "Allora forse ne riparliamo"
La ragazza vicino a me prende il biglietto in silenzio e ringrazia.
"Per caso sai dov'è la segreteria?"
Mi sgranchio un po' le braccia. Ho dormito fin troppo magari è il caso che mi prepari il pranzo.
Faccio un cenno affermativo con la testa poi tento di pensare a come formulare la frase.
"Sarebbe... senti ti accompagno rischio di mandarti fuori strada"
"Grazie mille!"
Dice sorridente e mi segue.
L'accompagno per i corridoi della scuola per scendere poi in giardino e risalire in un altro edificio.
"Sei qua da poco?"
Mi intrometto
"Si, ho chiesto il trasferimento lo scorso semestre, ho avuto una divergenza con un professore"
Sorride con un lieve rossore e io le sorrido di rimando.
Ha un nonsocchè di indefinitamente lieve e delicato.
Le apro le porte quando passa.
Anche se siamo quasi coetanee riesce a farmi sentire come se dovessi prenermi cura di lei.
Forse è il modo in cui si pone, o come sembra sbadata e delicata.
"Hai già fatto amicizia immagino"
Scuote la testa con una smorfia
"Per niente. Sto in collegio, e la maggiorparte di tempo studio. quindi non ho uscite serali, purtroppo il coprifuoco non me lo permette".
"Se vuoi una volta puoi uscire con me ed il mio gruppo, poi vedrai che un posto per ospitarti lo troviamo. Magari finchè ti ambienti ti può essere comodo"
è imbarazzata, di nuovo. sembra che sia l'unica cosa che riesca a fare.
"Non lo so magari vedremo..."
Le indico la segreteria di fronte alla quale siamo arrivate
"Sappimi dire"
Presi il mio foglietto per la festa, le scrissi il numero sul retro e mi congedai.

Due giorni dopo fu proprio lei a chiamarmi.
"Ciao Ale! Sono Julia la ragazza della segreteria dell'altro giorno. Voi venerdì andate alla festa del volantino?"
Rimasi sorpresa ma decisi di risponderle e sondare se il gruppo era interessato.
Ma alla parola free alcool chi non è interessato.
Quando arrivammo Julia era vestita con una corto vestitino in pizzo bianco.
Aveva un che di angelico con un seno piccolo che ne appariva e un sorriso splendente.
La salutai e le presentai i miei amici prima di entrare alla festa.
Il locale era caotico, piccolo, puzzava da marijana e piena di gente già ubriaca marcia.
I ragazzi ci provavano come cascamorti, e le ragazze si limonavano gli ex. tutto nella norma.
Io di mio sorseggiavo la mia vodka liscia a piccole gocce, godendo del fremito quando la ingerivo.
Julia si era attaccata a me tutto il tempo parlandomi poco e sorridente.
Ora che aveva bevuto gli occhi le si erano socchiusi e il rossore delle guance era diventato più forte.
"Non ho capito bene che è successo nella facoltà dove stavi prima "
Accennai. Sentivo i primi giramenti dell'alcool.
"Problemi con il docente. Non mi faceva passare gli esami"
"Te ne sei andata solo per un professore?"
"Ho riprovato 4 volte quell'esame"
"Quattro volte non sono tant..."
Si mise una mano di fronte la bocca, e mi guardò con occhi sgranati.
Sapevo già che voleva dire.
Guardai marco, un ibrnatato in facoltà mia che ci provava con una ragazza che stava ridendo come un occhetta e che sicuramente significava che neppure quella sera gliel'avrebbe data.
"Deve vomitare, io esco, tienimi la vodka"

Uscii con Julia sotto braccio e la feci mettere lungo il muro del locale.
Mentre le auto passavano e ci suonavano Julia rimettè tutto quello che aveva in corpo.
Le ressi i capelli dietro la testa e la spronai a fa uscire tutto quanto.
"Graz... grazie"
Esclamò prendendo fiato.
"Ci dai dentro con l'alcool"
Sorrise.
"Ho fallito un altro esame.."
"E volevi dimenticare, fazzolettino"
Gliene passai uno per pulirsi la bocca.
Fece tre passi indietro nel tentativo di prenderlo e per poco non cascava.
"Hai bevuto troppo in fretta ti ha dato alla testa. Vieni da me"
Lei annuì chiudendo gli occhi per concentrarsi sul non vomitare di nuovo. Io la presi per la mano e la condussi su dalle scale del mio appartamento.
Aprì la porta e feci un cenno alla mia coinquilina in cucina che capì al volo la situazione. Il suo unico commento fu che se doveva vomitare era meglio farlo in bagno.
La condussi lì e le feci dare una sciacquata alla bocca e pulirsi i denti con il mio spazzolino.
Poi la conussi a letto in camera mia.
"Puoi dormire in canottiera, il vestito si è schizzato tutto, te ne do una delle mie"
Lei annuì seduta sul letto ad occhi chiusi ma era troppo ubriaca per far altro.
Mi avvicinai a lei e inizai a toglierle in vestito lentamente facendo scivolare le spalline. Lei si lasciò fare tutto come niente.
La pelle era candida. bianca come la neve, e il suo seno piccolo faceva una conca nel reggiseno tanto da far vedere i capezzoli.
"Mi odieranno tutti anche qua"
"Nessuno ti odierà, hai solo vomitato un po', è la vita da universitari"
Le mutandine in pizzo erano quasi trasparenti.
Le piegai il vestito e lo misi su una sedia.
"Sono andata via perchè mi odiavano tutti... mi odiava anche il professore... solo perchè me lo sono scopata. e gli piaceva sai? Diceva che gli piacevo ma quando hanno iniziato a far pettegolezzi mi ha fatto bocciare. Voleva che me ne andassi"
Mi girai a prendere una canottiera dalla mio armadio.
"Ci pensiamo domani eh? Riesci a mettertela da sola e a toglierti il reggiseno?"
Lei era stesa sul mio letto come una bambina. Ebbi paura che si fosse addormentata.
Mi avvicinai e le scossi una spalla.
"Juliha?"
"Si... tu. mi scoperesti?"
"Ma che domande sono? su cambiati. A me piacciono gli uomini, dai"
"Lui non mi voleva più scopare. Non voleva più me, ma io so che non sono io il problema!"
Si alzò con il busto, fece barcollare un po' la testa e mi guardò con uno sguardo serio decisamente ridicolo.
"Si, se fossi un uomo ti scoperei, ma ora va a nanna".
Sentivo il calore lungo le guance, dell'alcool della stanchezza, e anche perchè il corpo femminile era pur sempre eccitante ma non potevo reggere i discorsi di un ubriaca.
"Tu mi piaci. Fossi un uomo ti scoperei anche io".
Barcollò un altro po pendendo verso di me. pensavo per prendere la maglietta che tenevo tra le mani ma avvanzò fino a cadere sulla mia bocca.
Fu un bacio mandestro, prima cadde di peso contro di me e poi insunuò la lingua nella mia bocca. Una lingua calda, vischiosa, che odorava di alcool, accaldata e di profumo di lei. Mi esplorava piano, quasi per noia, ma profondamente.
Il bacio di una persona ubriaca.
Qualcosa in me si smosse.
Ma non potevo. Mi dissi che era l'alcool che lei era stanca, che non potevo approfittarmene.
La staccai da me con rammarico, le tolsi il regiseno senza cercare di soffermarmi sui capezzoli turgidi e le misi la canottieRA Addosso e la lasciai a riposare nel mio letto.
Poi, spensi la luce ed andai in cucina a prendermi una birra e a parlare con la coinquilina tutta sotto sopra.

un ora e mezza dopo, decisi di tornare in camera. Il brutto degli appartamenti universitari a costo basso è che anche il divano è il letto di un altra coinquilina. Non rimaneva che infilarsi nel mio con la speranza che questo non disturbasse Juliha una volta svegliata.
ma faticavo a dormire. Il suo respiro sulla mia pelle, il suo corpo che premeva contro di me, il ricordo del suo seno e del suo bacio.
Ero brilla ma coscente.
E la parte brilla di me chiedeva di toccarla. di esplorare il suo corpo piano piano.
Si sarebbe svegliata?
Era talmente ubriaca che ne dubitavo.
Le mie dita erano come ingessate. Mi girai verso di lei.
Il suo culo morbido premeva contro il mio pube. Come mi sarebbe piaciuto sfiorarle le gambe, il seno. Lo si sa, le donne sono attratte da altre donne ma c'è sempre qualcosa che le trattiene.
In quel momento che ci pensai si girò verso di me.
Sentì il suo respiro a contatto con il mio, era così poco distante da me...
Piegai il mio viso verso di lei, e le diedi un bacio a stampo.
Non so che sperai ma non successe niente.
Un po' mi tranquillizzò e un po' aumentò i battiti del mio cuore.
Non era quello che avevo sperato.
La baciai di nuovo, provando a socchiudere le labbra.
Lei inconsciamente fece lo stesso.
La baciai con passione sempre maggiore via via che rispondeva del mio bacio. Probabilmente si stava svegliando.
Mi feci più audace, e le accarezzai con tocco leggero il decoltè, lo feci scendere sul seno e sfiorare il capezzolo per poi scendere ancora.
Lei ricambò con più forza il mio bacio.
Tornai al seno, roteai i polpastrelli sul capezzolo finchè non si indurì, lo presi, lo torsi dolcemente.
Annaspò nella mia bocca, e con la gamba si avvinghiò alla mia.
Ormai ero eccitata e presa, potevo averla e la volevo.
Volevo quella ragazza bionda, quella ragazza bionda che immaginavo farsi fottere senza tregua da un vecchio e ingrigito professore universitario.
Volevo posserdere quella finta ragazza timida, e volevo far uscire tutta la perversione che aveva.
Perchè ero certa che ne avesse.
In qualche modo avevo l'impressione volesse essere dominata,e io volevo essere quella che l'avrebbe fatto.
Torsi ancora con più forza il capezzolo per capire qual'era il limite.
Lei si staccò alla mia bocca, mi morse il labbro e lo tirò con forza.
La volevo.
Le alzai la canottiera da quanto era fatta e feci scivolar via le coperte.
Ormai era decisamente sveglia e reattiva.
Le leccai il seno e iniziai a succhiare, facevo vorticare la lingua attorno al suo capezzolo e poi stringevo leggermente con i denti per succhiare meglio.
Lei sospirava, annaspava, e sentivo che fremeva le gambe tra di loro.
Feci scendete la mia mano, e iniziai a massaggiarle dolcemente la figa.
Su e giù, appena appena, delicatamente.
La feci girare di schiena conducendola con la mano, e mi misi sopra di lei.
Aprì la prima volta gli occhi guardandomi dispersa e con desiderio. per un attimo non sapevo se continuare o fermarmi.
Ebbi anche paura di aver fatto qualcosa i sgradito. Me ne ero approfittata?
Sentivo ancora quel calore sulle guance che ormai era fortissimo.
Ero brilla ed eccitata e sapevo di essere irrimediabilmente bagnata.
Si contrasse verso di me e mi baciò con foga, prima di tornare a distendersi e a chiudere gli occhi da ubriaca.
Scesi lungo il corpo e presi a mordicchiarle al lato del seno, la pancia, i fianchi, le cosce.
Le accarezzavo le cosce, gliele baciavo, e via via che mi avvicinavo al lato della figa ansimava con impazienza.
Ma io non ci arrivavo.
Gli morsi leggermente l'incavo della gamba.
Sussultò.
ripresi ad accarezzarle leggermente la figa da sopra le mutandine e lei muoveva il bacino in mia direzione, ma ancora non l'accontentai.
"Ti prego... " gemette
Le toccai il clitoride da sopra le mutandine
"Cosa?" sussurrai.
"Ti prego... fallo?"
"Cosa?"
Sentivo il potere di controllarla.
Mi faceva eccitare tantissimo.
"Ti prego leccamela"
"Cosa, vuoi che ti lecchi?"
Le pizzicai il clitoride con un forza.
Si lasciò uscire un gridolino.
"Voglio che mi lecchi la figa"
Le tolsi le mutandine lentamente, molto lentamente.
Mi piegai e mi misi in mezzo alle sue gambe.
Gliele feci piegare con dolcezza perchè alzasse il bacino, e venni presa da un impulso di desiderio.
Iniziai a leccale l'ano con dedizione.
Lei si nascose il viso tra le mani.
"No lì no, ti prego"
Le sue gambe fremevano ma non mi respinsero.
Sentivo le pareti dell'ano contrarsi ma bloccai con le mie mani le gambe e presi a stuzzicarle con la punta della lingua il suo angolo nascosto.
Sentivo che si rilassava e si stringeva convulsamente.
"Rilassati" sussurrai.
E sembrò quasi farle effetto.
Glielo stuzzicai con la punta della lingua sforzandole il buchino, poi con tutta la lingua intera.
La sua figa bagnata grondava umori e fremeva nella speranza che la toccassi, ma io la lasciavo stare.
Feci scivolare un dito dall'uscita della figa, fino all'ano per poter lubrificarlo meglio.
Lei soprirò come speranzosa.
le feci roteare il dito nell'ano, e iniziai a entrare ed uscire lentamente, poco per volta.
I suoi sospiri aumentarono e la sua figa continuava a fremere impaziente.
La mia faceva altrettanto.
Era da tanto che aspettavo di incontrarne una così.
Avevo sempre avuto un debole per le donne, in fondo ero bisex ma tutte quelle che avevo avuto non mi avevano mai soddisfatto.
Scesi dal letto sotto il suo sguardo e apri un cassetto a lato del letto.
Dai balconi socchiusi filtrava della luce, e illuminò il mio feeldoe e le mie guance che ormai mi esplodevano dall'eccitazione.
Me l'aveva lasciato fare, speravo che anche questo me lo lasciasse.
Mi guardò dispersa e non disse niente.
"Lo vuoi?"
Chiesi mentre me inserivo.
oddio, non mi ero resa conto di come ne avevo voglia, Inserirlo mi diede un brivido di piacere.
Forse non l'aveva neppure mai visto.
Rimase ferma impassibile a fissarmi al chiaro di luna.
"Lo vuoi?"
Lei questa volta annuì appena.
Presi da dentro il cassetto delle corde, una mascherina e del lubrificante.
Avevo gia provato del sadomaso con qualcuno dei miei ex,il feeldoe con nessuno ma avevo sempre sperato che prima o poi sarebbe successo. Di certo non speravo così e con una che a malapena conoscevo.
"Fammi tua, ti prego. Scopami"
Mi supplicò a bassa voce.
Mi fece ribollire il sangue l'innocenza con cui lo diceva.
Tornai di fianco al letto.
"Accarezzalo".
Allungò una mano titubante, lo prese e iniziò a segarlo con quelle dita socchiuse e curate.
"L'hai mai fatto?"
"Cosa?"
"Con questo?"
"No"
Sussurrò sempre guardandolo, lo desiderava e lo sapevo.
"E da dietro?"
"No"
"Lo vorresti?"
Si fermò a guardarmi paonazza
"Non l'ho mai provato, ho paura".
Non era vero, il suo sguardo mi diceva che voleva, lo voleva tutto, voleva che le sfondassi la figa che le fremeva da prima ma l'accontentai.
"lecca, solo la punta"
Alzò la testa, traballante, e iniziò a leccarmi la punta del dildo.
Era come se me lo stesse facendo sul serio.
Riuscivo a immaginare le sue morbide labbra contro il membro che me lo succhiavano dolcemente, e la lingua che ci roteava attorno.
Mentre lo faceva le infilai la mascherina.
La feci fermare. sedersi sul letto e mettendomi dietro di lei le legai con le corde le mani, e poi tornai avanti per finire il lavoro.
Le allargai le gambe e la feci sedere un po' più indietro. Poi glielo rimisi in bocca mentre con una mano mi piegano a massaggiarle il clotiride.
Lei succhiava sempre più presa mentre i sospiri si facevano più forti e io glielo mettevo sempre un po' più dentro, fino in fondo.
Quando sentì che il suo corpo iniziava a fremare dal desiderio la fermai.
Le sciolsi il nodo dietro le braccia le gliene feci un altro d'avanti, lasciando cche le braccia potessero avere 20 cm di spazio per muoversi.
la misi a pecorina sul letto e le legai le gambe alle due estemità della corda che passavano sotto il letto per bloccargliele.
Si faceva fare tutto in silenzio. Con la sua figa bagnata aperta di fronte a me.
Le misi il lubrificante dietro ovunque, e iniziai a stusciarle il dildo contro la figa e il culo. Lei spospirava.
Mi sospinsi in avanti per farle sentir meglio la pressione e le torsi entrambi i capezzoli.
Fremeva, e la desideravo, desideravo che mi implorasse.
Presi due mollettine che avevo estratto di nascosto dal cassetto e gliele misi sui capezzoli.
Si lasciò andare ad un gridolino di piacere.
"Shhh... non devono sentirci"
mi bagnai due dita del suo umore mentre il mio pene continuava a strusciarle contro e gliele allungai.
Le leccò senza freno
"Ti prego, lo voglio dentro.. ti scongiuro"
"Dentro dove"
"Alla figa..."
"Potrei anche farlo"
Sussurrai.
"Vorrei che tu però in cambio, ti facessi desiderare. Vorrei che mi dicessi qualche porcata. Perchè una troia come te con la figa bagnata così vuole il cazzo finto di una donna?"
Avevo raggiungo il limite.
Avevo così sete di lei e del suo controllo che la volevo umiliare e farla soffrire più dolcemente possibile.
Non volevo farle del male, ma farla soffrire del piacere di aspettare di avermi.
"perchè sono una troia che ha voglia.. ti prego, mi vergogno, mettimelo dentro"
"Non funziona così"
l'avvertì dura, e feci torcere una molletina del capezzolo.
Lanciò un altro griolino che tappai inserendole le dita dolcemente, fino alla gola.
Lei le morse dolcemente.
"Voglio essere la tua schiava, voglio che tu mi possegga e mi faccia urlare di piacere.
Sono eccitata come nessun uomo è riuscito prima con me. Ti prego, mettimelo dentro, e non ti fermare".
Le tolsi la mano, e le tastai il culo.
Era sodo, e grande, aperto solo per me da quelle gambe tirate a lato del letto.
Lo tastai, lo palpai e lo aprì ancora di più per vedere il buchino dell'ano aprirsi al mio comando. Era eccitata anche lì.
Presi con due mani il mio dildo e lo avvicinai alle labbra della vagina.
Lei sospirò in attesa.
Le feci entrare a malapena la punta.
Poi usci
"Ti prego, lo voglio tutto dentro"
Ripetei l'operazione, mi avvicinai, feci scivolare dentro la punta ed uscì.
"Ma io non sono sicura che te lo meriti"
"Si, me lo merito, sono una troia vogliosa del cazzo finto di una ragazza"
Presi il lubrificante e me lo misi sul tutto il cazzo massaggiandolo dalla punta fino all'attaccatura.
Poi mi spinsi sopra di lei e le mordicchiai prima il collo e poi via via sempre i più la colonna vertebrale dando baci, lecccate e piccoli morsi per farla sospirare.
"le troie come te meritano che le si scopi il buco del culo. non la figa"
Le inserii lentamente la punta del dildo e la sentii gemere.
Massaggai attorno alla punta la pelle tirata con il pollice per farla rilassare.
Usciì quasi del tutto e lo rispinsi dentro, solo la punta.
Gemette ancora.
Le ripresi a massaggiarle il clitoride.
"Lo voglio, tutto nel culo, ti prego"
Il suo tono era quasi un lamento.
"se è questo che vuoi"
Entrai, dolcemente, per tutta la sua lunghezza, godendomi il lento gemito di desiderio di lei mentre la riempivo, e anche oltre, quando arrivavo a riempirla più di quanto lei si fosse immaginata e inarcava la schiena di puro piacere.
Estrassi quasi del tutto il dildo, lasciando solo la punta.
"Mi dirai quando stai per venire vero?"
"te lo prometto"
"Bene"
Glielo spinsi dentro di tutta forza. Presi il suo bacino tra le mie mani e montando su di lei presi a muovermi decisa, senza uscire troppo, ogni affondo sempre gustato fino in fondo. Lei sospirava e tremava sotto il mio corpo.
Gocce di sudore mi scendevano tra le gambe e lungo il corpo e anche a lei.
Sentìì che le sue contrazioni si facevano più vicine.
"Sto per venire"
Uscì, e con un colpo ben assestato glielo misi in figa fino in fondo, lei venne crollano su sè stessa.
Io rimasi ad osservarla. piegata a trovare il respiro.
Non credevo che ne sarei mai stata capace...
L'avevo posseduta fino in fondo.

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