Tutto a posto

Scritto da , il 2010-09-30, genere etero

E' sabato 21 agosto: mi alzo presto perchè Rino torna dalle vacanze in Puglia e io ho una gran voglia di lui. Sono andata a letto tardi perchè sono stata con Aurelio e non mi sono certo risparmiata: una super-chiavata che mi ha procurato enormi soddisfazioni (chiamiamole così), dalla quale per riprendermi c'è voluto un quarto d'ora buono. Si, un quarto d'ora distesa sul letto, sguardo verso il soffitto e asciugamano messo sotto il culo che s'impregnava della sborra che mi usciva dalla figa. Un quarto d'ora buono prima di alzarmi, andare a farmi un bidet e iniziare a rivestirmi. E, una volta a casa, subito a coricarmi perchè proprio era l'unica cosa che potevo riuscire a fare. Ci sono tutte le premesse per rischiare di non alzarmi per tempo dopo un lungo riposo, ma il pensiero del ritorno di Rino mi fa aprire gli occhi prima delle sette. Debbo andare a prenderlo all'aeroporto, che da casa mia raggiungo in una ventina di minuti, l'atterraggio è previsto per le 11 e 45, ci starebbe di girarsi dall'altra parte e proseguire il sonno. Ma no, sarà la "voglia di Rino" ma io mi sento riposata, in forma. E allora mi alzo, mentre preparo il caffè riempio la vasca. Dopo il caffè vado in bagno, mi do una lavata, mi scarico e poi m'immergo nella vasca e inizio un lavaggio accurato di tutto il corpo. Penso che quando esco una buona mezzora sia passata: mi avvolgo nell'accappatoio e mi reco in cucina a preparare una soluzione per un clistere. Si, con Rino voglio fare anche sesso anale e assolutamente lui non deve imbattersi nella benchè minima sorpresa sgradita. Quando la soluzione è bella calda inizio le operazioni: non è facile farsi un clistere di due litri da sole senza che si bagni per terra, ma la mia accuratezza nello specifico è tale che praticamente ci riesco. Aspetto una decina di minuti e, quando non ce la faccio più, corro sulla tazza a scaricarmi. Quindi prendo un vibratore bianco e, dopo essermi gellata, me lo infilo nel culo: faccio un po' di su e giù, lo giro e rigiro all'interno, lo spingo fino in fondo e quando lo tolgo noto che è candido come era prima che lo inserissi. Una soddisfazione indescrivibile mi pervade: ho sistemato la zona al meglio. Indugio ancora un poco in accappatoio, poi penso a come vestirmi. Comincia già a far caldo, quindi escludo d'indossare quei pantaloni fascianti che metterebbero in risalto il mio culo a mandolino. Opto, dopo aver indossato un reggiseno a balconcino bianco che mette in evidenza le mie tettone e un paio di mutandine bianche piuttosto ridotte, per una gonna di color kaki piuttosto corta (sette-otto dita sopra il ginocchio) e una camicetta beige. Scarpe decollete in tinta con un pochino di tacco e mi guardo allo specchio: si, ci siamo. Rino vedrà al "sua" Schiavetta molto bene in arnese. Mi sento su di giri, in forma. Metto a posto ciò che c'è da mettere a posto, tolgo dal freezer le lasagne che avevo preparato il giorno prima e che costituiranno la base del nostro pranzo, uno sguardo all'orologio e noto che, nonostante abbia fatto tutto con molta calma, sono da poco passate le nove e trenta. E' decisamente presto e allora comincio a pensare a ciò che potrei dire a Rino circa il "doppio binario" (lui e Aurelio) che sto percorrendo, se è il caso di dirglielo o è meglio che le cose procedano come stanno procedendo, se sarebbe veramente il caso di troncarla con Aurelio, cosa che escludo subito visto che nonostante i buoni propositi non riesco... E il tempo passa. Alle 11 e 30 sono in aeroporto, il volo atterra puntuale, con ogni probabilità la valigia di Rino è una delle prime che arrivano dal nastro trasportatore perchè, poco dopo mezzogiorno lo vedo spuntare. Istintivamente, non appena supera lo sbarramento, gli corro incontro e lo bacio voluttuosamente infischiandomi della gente che si sta intorno. La cosa un po' lo infastidisce, ma noto che sotto sotto ne è contento. Arrivati a casa, lo porto subito in camera da letto: io mi spoglio in un baleno, lui è un po' più lento e mi dà l'impressione di non avere tantissima voglia. Ma ha molto "mestiere", dissimula bene e, dopo essersi tuffato sui miei seni e aver dedicato alle mie chiappe una serie di palpate magistrali, si dedica alla mia passera. Coi due pollici, che agiscono in contemporanea, mi massaggia il clitoride e gradualmente il massaggio s'intensifica tanto da portarmi a godere. Poi comincia a picchiettarmi con la lingua e l'orgasmo clitorideo che provo è qualcosa di meraviglioso. Poi, dopo che sono scoppiata, con la lingua mi percorre tutta la spacca fino ad arrivare al buco del culo, che mi ispeziona per bene infilandoci la lingua dentro. Io sono completamente in balìa dei suoi voleri, non riesco a fare altro che godere. Poi lui mi penetra con due dita, fa un po' di su e giù, io comincio a fremere. Quando si alza io riesco solo a prenderglielo un po' in bocca, giusto per inumidirglielo. Che bel cazzo: non è grosso come quello di Aurelio ma è di tutto rispetto. E poi è duro come il marmo. Mi viene sopra e me lo mette dentro, comincia a pompare e io, già molto calda, non ci metto molto a venire. Lui prosegue anche dopo che sono scoppiata e io provo un godimento intensissimo che auguro a tutte le donne di provare. Fantastico! Quindi esce, si alza un attimo per prendere il gel dal cassetto del comodino, mi mette un cuscino sotto il culo e mi gella il buco. Senza farmi girare, mi alza le gambe e m'incula. Ci dà dentro e mi fa provare sensazioni stupende, tanto che perdo ogni tipo di cognizione. A un certo punto esce, col cazzo in mano smanetta tre-quattro volte e poi mi sborra addosso. Orbene, Aurelio da giovane veniva regolarmente (o almeno così mi pare di ricordare da quello che c'era nel preservativo) mentre adesso è una fontana. Rino, invece, non è così...dilagante. Ma la quantità di sperma che mi ritrovo addosso è decisamente poca. E mi convinco che la sera prima deve aver chiavato. Comunque andiamo in bagno a darci una sciacquata e, una volta a tavola, parliamo di tante cose e alla fine lo tiro sull'argomento che mi sta a cuore: "Non mi dirai - gli dico - che non vedevi l'ora di tornare per poterti fare una bella scopata..." "Io non vedevo l'ora di tornare per rivedere te. Per il resto, sai, non sono un monaco..." "Nemmeno io sono una monaca..." "Appunto. Vedi, noi stiamo tanto bene quando siamo insieme e questo è un dato di fatto. Parliamo, scherziamo, ci divertiamo, facciamo l'amore. Però mi sembra giusto che, almeno allo stato attuale delle cose, ognuno di noi possa ritagliarsi degli spazi di libertà. Senza che l'altro se ne debba risentire e senza che se ne debba rendere conto. Al momento non siamo una coppia canonica, forse anche perchè non lo vogliamo. Stiamo bene così, senza vincoli. Tu che ne pensi?" "La penso come te". Il cuore mi scoppiava dalla felicità: era stato lui, proprio lui, a risolvere i miei problemi. Certo, a questo punto non mi sembra il caso di andare a sbandierargli le mie "libertà", e la stessa cosa riguarda lui. Importante è che quando siamo insieme la cosa funzioni. Benissimo! Tutto a posto. Adesso posso continuare a percorrere serenamente il mio "doppio binario". E infatti lo sto percorrendo, senza problemi e senza le "menate" che mi facevo (non a torto, comunque) prima. Evviva! Si, tutto a posto. Certo è che più fortunate di così proprio non si può essere...

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