Odi et Amo

Scritto da , il 2016-02-06, genere prime esperienze

Era il 5 maggio 2006. Da lì a poco avrei dovuto dare l' esame di terza media, un gioco da ragazzi per una secchiona come me! A dirla tutta, non vedevo l'ora che arrivasse quel giorno, volevo fuggire da quella scuola infernale che, quasi ogni giorno mi faceva tornare a casa con le lacrime agli occhi, la convinzione di essere sbagliata e la forte voglia di non rientrarci più, però ogni giorno decidevo di entrarci sperando con tutta me stessa che le cose cambiassero. La mia classe? 11 puttanelle con l'unico pensiero di prendere cazzi maturi, a lor detta, in culo sommati ad 8 decerebrati disperati dall'idea di poter metterlo nel culo a qualcuno delle puttanelle... E poi c'eravamo noi: io e Sabrina, migliori amiche da quando avevamo 3 anni, considerate le sfigate di turno soltanto perché non ce ne poteva importare di meno di avere un boyfriend e di fare pompini a destra e a manca! Ah... Altro motivo per cui odiavo quella scuola era Ricky, un tamaretto, ripetente di 3 anni, che si sentiva Dio in terra soltanto perché aveva un sacco di amici giusti e si faceva di canne! Io non ci ho mai avuto nulla a che fare ma, non si sa per quale motivo mi dava il tormento da quando avevo messo piede in quella scuola. Una volta, in seconda media, a causa di un suo scherzo imbecille mi son rotta un braccio; in seguito a quell'incidente cercai in tutti i modi di evitarlo, se ad esempio lo intravedevo in fondo al corridoio io giravo i tacchi seduta stante ma lo stronzo correva veloce! Sabrina avrebbe voluto difendermi più di qualunque altro, quando lo vedeva le saliva il nervoso ma non era il tipo da affrontare situazioni del genere a testa alta -Cri, mi fa troppa PAURA!- mi ripeteva. Eppure lo consideravano il più figo della scuola, chissà che ci trovavano? Fatto sta che per un periodo non vidi neanche la sua ombra poi quel giorno. 5 maggio 2006.Erano le 10.30, avevamo appena terminato la lezione di storia quando ho chiesto alla prof. di andare in bagno. Uscii. Mi incamminai verso le scale dato che il bagno del primo piano non era disponibile. Qualcuno lanciò un fischio. Rabbrividii. Una mano mi afferrò il braccio dopodiché -Vedo che stai sviluppando proprio bene-. Era lui. Era tornato. I suoi occhi di ghiaccio analizzavano attentamente ogni dettaglio del mio corpo lasciandomi addosso una sensazione di colpa. Non sapevo cosa rispondere, mi limitai ad un -Grazie- con voce tremante. Lui proseguì secco -Vieni con me!- io impaurita gli chiesi dove e mi mostrai restia quando cercò di trascinarmi di peso -Non farti pregare- detto questo, uno strattone riuscì a spostarmi. Mi portò nel bagno dei maschi. Con inaudita violenza mi scaraventò contro una porta e iniziò a sfilarmi la t-shirt al che io dissi -Ma che fai? Io non sono come quelle con cui di solito scopi!- coprendomi il seno con le mani, lui con aria fiera -Lo so-. Si avvicinava sempre di più. Sentivo il suo fiato caldo sul collo e le sue mani... Sembrava ne avesse cento: le sentivo dappertutto! Assaggiò i miei capezzoli, come se fossero delle soffici meringhe, poi con uno scatto aprì la porta dietro di noi e ci trovammo chiusi in uno stanzino che puzzava fortemente di urina. Contro la mia volontà mi fece inginocchiare davanti al suo corpo possente -Non vorrai mica che...- disgustata fui interrotta da un suo dito sulle labbra. La zip dei suoi pantaloni si abbassò tutto ad un tratto, strizzai gli occhi, sentii prima le sue mani che mi prendevano il volto poi sentii una forte pressione sulla bocca, la mia lingua era completamente schiacciata, non potevo muoverla, ma non si fermava...Mi arrivò quasi alle tonsille. Si fermò. In quella posizione non riuscivo a respirare.Sensazione orrenda. Poi torno indietro e ricominciò con colpi molto secchi a scoparmi la bocca. Mi fece alzare, mi baciò molto appassionatamente. Mi appoggiò al muro e, alzandomi una gamba me lo spinse dentro. Io urlai, faceva male. Lui mi sussurrò all'orecchio e, questa volta, la sua voce suonava in un modo così strano, sembrava non fosse la sua -Sei splendida-. Sospiro. Dopo fu come preso da una botta di adrenalina: spingeva sempre più forte e sempre più in profondità... Improvvisamente si bloccò ansimante. Non feci in tempo a rispondergli che sentii del liquido caldo che mi scivolava giù per le gambe... Rimasi in silenzio realizzando ciò che era appena successo. Lui si rivestì, mi diede un buffetto sul mento e mormorò qualcosa, come se avesse timore a farsi sentire.

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