La nave (6)

Scritto da , il 2016-01-14, genere dominazione

E così rieccolo dopo tanto tempo, al braccio di una lei stupenda, i capelli rossi indescrivibilmente lunghi e mossi selvaggiamente, un animale che non conosce cattura, al contrario di me. Quasi non mi riconosce appoggiata a questo bancone da cui sporgo solo fino al collo; sotto, quasi nuda, gli anelli dei capezzoli sono saldamente ancorati a dei ganci che mi tengono in trazione e quasi immobile, salvo pochi centimetri di libertà di movimento. Tengo le braccia elegantemente appoggiate sul piano di scrittura e regalo informazioni preziose sul viaggio a tutti coloro che me ne fanno richiesta. La piccola cabina in legno in cui sono rannicchiata mi avvolge completamente e pur essendo evidente che sono nuda e ammiccante sotto, in realtà non si vede nulla. Nessuno sa o capisce la trazione e la corta catena che mi collega gli anelli al legno, e come sia difficile spostarsi. Mi è concessa una sosta bagno nell'orario di chiusura verso le due, accompagnata; e poi un'altra la notte, quando ho riposo in posizione orizzontale dalle 24 alle 5.30.

Ho ricevuto istruzioni precise e se qualche cliente fa capire di avere desiderio di trattamenti particolare io dovrò essere accondiscendente - per essere usata e portare un guadagno extra nelle casse comuni. E' successo in realtà soltanto un paio di volte con persone fidatissime che, alla chiusura notturna, hanno potuto assistere all'apertura dello sportello posteriore e alla rimozione dei catenacci dalla parete anteriore del botteghino. Le catene, pesanti e penzolanti dai seni fino alla pancia, me le porto dietro fino alla cabina del cliente che dispone di uno spazio apposito per i giochi erotici, prenotato a parte prima del viaggio. Durante la notte sono rimasta appesa in tiraggio per alcune ore mentre il cliente provava su di me frusta e stimolatori con risultati devastanti. Dopo alcune ore avevo avuto diversi orgasmi e lui neanche uno, e continuava a frustarmi con lenta regolarità intrattenendomi con racconti di mare.

La notte mio marito mi tiene compagnia nella stiva con la sua nuova fiamma. Chiede della piccola asiatica che l'ha ben servito la scorsa volta, che viene condotta alla poltrona per iniziare subito la sua attività, sembra contenta di vederlo, forse ha ricevuto una mancia, inizia subito a pompare con vigore mentre la rossa le pigia la testa per aiutarla. A un cenno di mio marito i miei anelli sono collegati a una catena più lunga che lo raggiunge, io resto immobile nella piccola gabbia che mi contiene, lui commenta che dovrà abituarsi al suo nuovo ruolo di master persecutore e non più di marito amorevole, e per tutta la notte tira le catene strappandomi gemiti e implorazioni, gli strattoni sono regolari come il lavoro di bocca della piccola donna asiatica, ora è la rossa a ricevere in mano le prolunghe dei miei anelli e le smuove sadicamente facendo ripercuotere il movimento, dolorosamente, sul mio petto. "Finirà presto" dico a me stessa sapendo di mentire, per non urlare. Alle 5 mi riportano distrutta al botteghino, mio marito e la rossa si confondono tra i passeggeri e li vedo accomodarsi a riposare sulle capienti poltrone del salone dove io devo lavorare.

Ogni tanto chiedono ancora dei servizi, ma raramente, di solito mi lasciano lavorare secondo contratto. La loro lunga vacanza a bordo termina esattamente allo scadere dei due anni pattuiti. La bella rossa incurante delle mie proteste mi trascina per le catene, dolorosamente, coperta solo da una pesante mantella fino alla macchina, fino a "casa".

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