Sliding Door

Scritto da , il 2016-01-03, genere prime esperienze

Questo racconto é in buona parte una storia vera che mi é accaduta almeno 20 anni, e che però ad un certo punto ha preso una strada completamente diversa. Da qui il titolo “Sliding doors”.

Pablo era all'epoca il mio migliore amico. Non ricordo bene come ci eravamo scelti l'un l'altro, eravamo fisicamente simili, anche se lui era decisamente più magro ed in forma di me. Ed eravamo attratti dalle stesse cose. Eravamo però due persone abbastanza diverse, perché io ero molto introverso, mentre lui aveva una vita molto più facile.
Quella sera io e Pablo eravamo andati in una discoteca sfigatissima nel paese vicino, assieme ad un nutrito gruppo di amici. Avevamo già bevuto abbastanza, ma a quella età non se ne ha mai abbastanza, e quindi cercavamo qualcosa da bere. Osservando il bar ci rendemmo conto che data la forma a U del bancone, capitava molto spesso che i due baristi ci dessero le spalle per un lungo periodo, quindi, più per provare un po di ebbrezza che non altro, decidemmo di rubare una bottiglia dal bancone. Dato che Paolo era più coraggioso fu lui ad allungare la mano dietro, afferrando la prima bottiglia ed infilandola nella camicia aperta appositamente. Andammo velocemente in bagno per vedere cosa avevamo pescato, e con grande disappunto vedemmo che era una mezza bottiglia di Aperol. L'Aperol da solo ha un gusto pessimo, ma non avendo altro ce la bevemmo comunque.
Sempre più imbambolati dall'alcol ci avvicinammo a fare gli scemi con Martina, una ragazza del nostro gruppo di amici. Conoscevamo Martina da diversi anni. Era una ragazza che si era sviluppata molto presto, ed aveva un seno bellissimo. Grande e sodo, come si può averlo solo per una breve stagione. Io avevo sempre avuto una cotta per lei, ed anzi un paio di anni prima mi aveva letteralmente spezzato il cuore rifilandomi il primo “no” della mia carriera. Primo di una lunga serie. Poi dopo ci eravamo presi in un paio di occasioni durante qualche festa, ma non ci eravamo mai veramente messi insieme. O almeno non se ne era parlato esplicitamente. Ci eravamo limitati a lasciarci trasportare dal desiderio. Comunque non si era mai andati oltre qualche petting spinto. Una volta ricordo che eravamo in macchina seduti dietro, e mentre lei parlava con i due seduti davanti io la toccavo tra le gambe, attraverso i pantaloni. In realtà io non sapevo che Martina aveva a sua volta una cotta per il mio amico Pablo.
Stavamo scherzando tutti e tre ubriachi, anche se non ricordo esattamente cosa ci dicemmo in quel momento. Verso le 4 di notte rientrammo verso il paese dove stavamo e io, Pablo e Martina ci separammo dal gruppo, scendendo in spiaggia con l'intenzione di fare il bagno. Nudi. In effetti io non avevo idea di cosa sarebbe successo. Fino a quel momento non c'era stato alcun elemento che potesse far presumere della attività sessuale. Ero in effetti assai nervoso perché tecnicamente non mi ero mai messo nudo davanti a una donna ed avevo il terrore di quello che sarebbe potuto avvenire. Io ero all'epoca timidissimo e molto restio a mostrarmi. Nonostante ciò ero attirato verso la spiaggia, come una falena lo é da un lampione. Pablo forse era all'epoca un po più scafato di me, ma anche lui secondo me si cagava sotto e seguiva solo l'unica persona che presumibilmente sapeva cosa stava facendo. Martina.
Arrivammo in spiaggia, e in pochi minuti ci ritrovammo tutti e tre nudi. Nonostante il buio non ci voleva molto per indovinare i corpi delle persone a me vicine. A questo punto, nudo sulla spiaggia di notte iniziai a rendermi conto della assurdità della situazione, e al pensiero della mia nudità iniziai ad eccitarmi. Speravo che non toccasse a me dover fare la prima mossa, perché io ero terrorizzato. Guardavo il corpo di Martina completamente nuda davanti a me. Due tette piene e sode. In basso tra le gambe un ciuffo di peli scuri, perché a quel tempo là sotto non si tagliava nulla. Non ricordo bene cosa stesse facendo Pablo in quei momenti, ma io mi stavo eccitando.
Per evitare che la mia erezione incipiente fosse scoperta mi lanciai in mare con un tuffo, e gli altri subito mi raggiunsero. In acqua mi sentivo un po meno esposto, anche se l'acqua era bella trasparente e non ci voleva molto a vedere cosa stesse accadendo là sotto. Tornammo a ridere e scherzare restando vicino a riva.
Ho davanti agli occhi il sorriso da idiota sulla faccia di Pablo, mentre sguazza con l'acqua alla gola.
Gli potevo leggere in faccia il pensiero “non siamo nudi non siamo nudi non siamo nudi”. Martina era nell'acqua a pochissima distanza da noi. Gli occhi scuri però erano difficili da leggere nel buio. Non era chiaro come avrebbe deciso di giocare le sue carte, ma di sicuro in mano aveva un poker d'assi e poteva calarlo in qualunque motivo.
“Andiamo alla boa” dissi. La boa era una piccola piattaforma di legno ancorata a una decina di metri dalla spiaggia, dove di giorno ci si fermava a prendere il sole. Arrivati alla boa io non avevo alcuna intenzione di uscire dall'acqua, perché in quel momento l'unico pensiero era “Spero che lei si avvicini e mi baci”. Guardavo in basso per controllare che la mia erezione non fosse troppo evidente, e scoprii con terrore che l'acqua quella notte era veramente trasparente e dissimulava veramente poco. Anche Pablo non sembrava avere alcuna intenzione di salire sulla boa. Sulla faccia aveva ancora stampato il solito sorriso ebete, a metà tra il panico e una paresi facciale.
Martina si avvicinò a me nuotando lentamente. Le sue tette erano come cullate dall'acqua trasparente e dondolavano con dolce sensualità. Nelle tempie sentivo il sangue fluire come il vapore nei pistoni di una locomotiva, ma il cervello era paralizzato dal panico e dall'Aperol. Avrei voluto avere la forza di allungare le mani sotto l'acqua ed accogliere nei palmi quelle tette. Sentire la loro convessità, e poi toccarne il piccolo capezzolo. Pablo presumo stesse pensando più o meno la stessa cosa, ma anche lui non parlava impietrito. Vedevo solo i denti bianchi illuminati dalla luna, mentre sfoggiava il solito sorriso ebete. L'imbarazzo del silenzio venne rotto dall'unica persona che in quel momento aveva l'autorità per farlo. “Nicola, hai il cazzo duro?” chiese Martina severamente dopo aver guardato in basso. Giuro che queste sono le parole esatte che lei pronunciò. Silenzio. Abbassai un attimo lo sguardo e vidi che in effetti non c'erano dubbi che così fosse. Dissi “Ma no, é l'effetto dell'acqua fredda”. Lei mi guardò come la maestra che spiega la cosa più ovvia ad un alunno poco sveglio, e nel mentre allungò la mano sotto l'acqua ed afferrandomi il cazzo durissimo disse “E questo?”. Poi subito lo lasciò. Non riuscivo a guardarla, stavo morendo di vergogna. Pablo accanto a lei sfoggiava sempre il sorriso da idiota, ma stavolta anche con una nota di divertimento, come l'alunno che scampa l'interrogazione di latino. Lei distolse lo sguardo da me, e guardò Pablo con durezza “Cazzo ridi tu? Scommetto che l'hai duro anche tu”. Poi allungò la mano sotto l'acqua fino a trovare il sesso di Pablo, che ovviamente risultò essere duro. Lei disse con severità “Siete due maniaci. Non avete mai visto una donna nuda?”. Io non parlavo, ero solo sollevato dal fatto che non fossi più al centro della sua rabbia.
Poi Martina tornò a guardare me, sempre con gli occhi scuri e impenetrabili. Allungò di nuovo la mano sotto l'acqua e sentii la sua mano che scorreva sul mio cazzo. Poi disse “Pablo vieni più vicino, che voglio toccare anche il tuo”. E lui si avvicinò senza dire una parola. Finalmente aveva anche perso il sorriso ebete. Iniziammo a toccarle le tette a turno, e la baciavamo, almeno nei limiti di quel che si poteva fare in alto mare. In qualche modo la mia mano riuscì a infilarsi tra le gambe di Martina, ma non avevo alcuna idea di come funzionasse una donna. Mi limitavo ad andare alla cieca sperando di colpire anche il punto giusto. A quel punto fu chiaro che in mare non era possibile proseguire senza annegare, quindi decidemmo di salire sulla piattaforma. Sali prima Pablo, poi Martina che si sedette sul bordo con le gambe in acqua. Io mi avvicinai e senza che lei dicesse nulla avvicinai la mia bocca al suo sesso. Non avendo un'idea precisa della geografia femminile. Leccavo cercando di insinuarmi tra le piccole labbra. Sentivo il suo sapore misto a quello dell'acqua di mare. Pablo si era seduto accanto a Martina, che prese a toccargli il cazzo. Poi si chinò su di lui e lo prese in bocca. Montai anche io sulla boa e con dolcezza presi la mano di Martina perché toccasse anche me. Per qualche minuto lei si dedicò cosi prima all'uno poi all'altro. Poi non so come lei mi mise disteso sulla schiena e si sedette su di me, guidando il cazzo dentro con mano esperta. Io le toccavo le tette con le mani. Iniziò a muoversi sopra di me, e a ogni affondo sentivo il cazzo esplodere. Ogni volta che il suo bacino si abbassava verso il mio pube lei lasciava un gemito di piacere, mentre con le mani e la bocca continuava a prendersi cura di Pablo. Io guardavo come le tette venissero strizzate tra le braccia quando rallentava il ritmo mettendo il peso sulle mani, con la testa reclinata in avanti. Poi invertimmo la posizione e questa volta era Pablo a stare sotto, ma lui era molto più attivo di me e iniziò a scoparla. La faccia di Pablo era stravolta. Per me l'eccitazione era troppo, e la mano di Martina in breve mi fece venire, mentre Pablo continuava a prenderla da sotto. Il tono dei gemiti di Martina stava crescendo. Dopo qualche secondo di smarrimento, ripresi a toccarle le tette, baciandola, ma dopo qualche istante l'azione di Pablo fece il suo effetto e Martina rovesciò la testa all'indietro lasciando un gemito di piacere. Pablo la stava ancora scopando da sotto, finché lei non lo fermò, alzandosi. Si mise accanto e lui, e mentre io le strizzavo le tette si chinò per farlo venire.
Ci ritrovammo stesi al buio sulla boa. Il piacere che ci aveva uniti era volato via nella notte fresca ed aveva lasciato spazio ai pensieri. Io ero scioccato per tutto ciò che era appena accaduto. Non so cosa stessero pensando gli altri, perché nessuno parlava. Io sapevo solo che da domani le nostre relazioni non sarebbero potute essere come prima.




Come ho detto questa storia é solo parzialmente vera. L'ultimo elemento che fa parte della realtà é quando io dico “ma no, é colpa dell'acqua fredda”. Poi il corso della vicenda ha preso un'altra strada e nulla di quello che ho scritto é realmente accaduto. Martina oggi é una donna divorziata con due figli bellissimi. Un paio di anni dopo la storia che ho raccontato ha avuto una sofferta storia d'amore con Pablo, che era il sogno della sua vita. Tra me e Martina che io ricordi non é più accaduto nulla di serio. Siamo diventati molto amici e con lei ho imparato a lasciarmi andare. Oggi, dopo tanti anni, é ancora una una persona a cui voglio molto bene. Forse se quella sliding door fosse stata aperta oggi io e lei saremmo due estranei.

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