La nobildonna Cap.02

Scritto da , il 2014-08-11, genere pulp

La carrozza sobbalzò, facendo ridestare bruscamente la giovane Raquel che aprì gli occhi di scatto, guardandosi attorno confusa per qualche istante. Si posò la mano destra davanti la bocca per celare uno sbadiglio, mentre con la sinistra scostava le tendine del finestrino.
Era sulla via del ritorno per la tenuta in campagna, dopo quasi due settimane di permanenza col padre nella villa sulla spiaggia. Infine, non potendone più di quel posto, aveva insistito affinchè la lasciasse tornare indietro in santa pace.
Si stavano avvicinando al sentiero che passava per il bosco, e questo spiegava l'aumentare di buche per la strada che si faceva sempre più accidentata.
Voltò il capo, guardando la domestica che sedeva di fronte a lei ricamando. L'aveva aiutata a scacciare la noia, quella servetta sottomessa al suo volere, non poteva certo lasciarla lontana da se no?
La serva la guardò di sottecchi solo pochi secondi, quando si rese conto d avere lo sguardo della donna su di se.
Raquel la stava fissando insistentemente, mentre l'angolo sinistro delle labbra iniziava ad incurvarsi in un sorrisetto.
La domestica s'irrigidì, spesso e volentieri quel sorrisetto compiaciuto non andava a significare nulla di buono.
Raquel prese un bastone in legno raffinato con un l'estremità in argento dal sedile accanto a se. Lo sollevò con la mano destra, battendo tre colpi sul tettuccio della carrozza. “Cocchiere, fermi la carrozza!” esclamò protendendosi col busto appena oltre il finestrino.
Sentì la carrozza rallentar gradualmente, sino a fermarsi per evitare strattoni. Il cocchiere scese, andando sino al finestrino per poter vedere le due donne. Era un uomo di quasi cinquant'anni, la sua classe sociale non gli permetteva di curarsi più di tanto, ed il volto era stato scavato prematuramente da parecchie rughe attorno agli occhi ed attorno alla bocca. Occhi scuri, completamente calvo ma con dei folti baffi castani sotto al naso a patata. Si levò il cappello in segno di rispetto, chinando appena il capo “C'è qualche problema signora?”
“No, ma sento la necessità di sgranchirmi le gambe. Io ed Ines faremo un tratto e piedi, e tu ci seguirai con la carrozza.” l'uomo annuì, aprendo loro lo sportello.
Raquel s'era degnata di domandare il nome alla serva solo qualche giorno dopo che l'aveva fatta sua, sebbene non lo utilizzasse molto spesso. Scese portando con se il bastone, rigirandoselo fra le mani come fosse un giocattolo noioso. Distaccarono la carrozza di qualche metro, dando così modo al cocchiere di ripartire poco dopo per seguirle a distanza.
Dopo alcuni minuti, Raquel posò lo sguardo su alcuni fiori posti lungo il sentiero, sorridendo. “Non sono magnifici?” disse verso la serva, che prontamente annuì. “Starebbero bene nelle mie stanza...cogline per me.” Ines annuì, chinandosi per raccogliergli. “Mi raccomando, dalla base del fusto, non a metà.” La domestica si piegò in avanti, e la semplice veste aderì ai suoi glutei mettendoli naturalmente in evidenza grazie alle pieghe della stoffa.
Dall'alto del cocchio, l'uomo non potè fare a meno di notare la scena, e si concesse d'ammirare la giovane piegata in avanti. Non era formosa come la sua padrona, ma era comunque una ragazza carina. Ed in quella posizione, pareva pronta ad accogliere la virilità di un uomo da un momento all'altro.
Raqule girò impercettibilmente il capo, e vide l'interesse con il quale l'uomo stava osservando le forme di Ines.
Quando ella tornò in posizione eretta con alcuni fiori fra le braccia, Raquel le si avvicinò in modo complice, sussurrandole all'orecchio. “C'è una piccolissima radura qui vicino, un posto carino ed...appartato.” Ines si fece attenta, dato che le stavano sopraggiungendo nuovi ordini e non voleva scontentare la padrona. Le sussurrò altro, e mentre le guance della serva s'imporporavano si costrinse ad annuire, per poi prendere la direzione indicata e sparire fra la vegetazione. Raquel sollevò una mano, facendo cenno al cocchiere di fermarsi nuovamente. Lui la guardò dubbioso, ma dato la tranquillità che aleggiava sul suo volto non si permise di fare domande. La nobildonna tornò a sedersi all'interno della carrozza in silenzio, mentre il cocchiere continuava a fissare il punto dove l'altra era sparita.
“Cocchiere!” la nobile fece risentire la sua voce dopo quasi dieci minuti, facendolo sobbalzare. Scese dal cocchio, andando subito a lei. Raquel aveva un espressione preoccupata sul volto, che mise in allarme l'uomo. “Che succede signora?”
“Ines ancora non torna. Vai a controllare stia bene, per favore” lui non conosceva Raquel, l'aveva vista poche volte durante alcuni tragitti dov'era stata molto silenziosa. Ma non sembrava il tipo da chiedere per favore a gente come lui. Diede per scontato che fosse seriamente preoccupata, annuì con foga alla sua richiesta. “Certamente. Ma lei rimarrebbe sola...”
“Non preoccuparti per me, non mi muoverò di qui. Ma ora vai, sono in pensiero!” il cocchiere non se lo fece ripetere due volte, seguì lo stesso cammino della ragazza, inoltrandosi nella vegetazione.
Mentre camminava, stava attendo a non fare troppo rumore, non volendo spaventare la ragazza arrivandole di colpo alle spalle. Mentre proseguiva, scostava le fronde degli alberi od i bassi rami dei cespugli per non farsi male. E quando scostò il ramo dell'ennesimo albero, sbarrò gli occhi.

Ines era sdraiata a terra supina. La gonna alzata fin sopra le ginocchia, le gambe spalancate e le mani che stimolavano il suo sesso col movimenti lenti ma precisi, facendola ansimare mordendosi il labbro inferiore per non gemere a voce alta.
Il cocchiere rimase di sasso, non potendo non fissare la giovane che si procurava piacere da sola. Si nascose meglio dietro l'albero per non farsi vedere, ma non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.
Ines slacciò parte del corpetto, facendo fuoriuscire uno dei seni e stringendolo con una mano stimolando il capezzolo con le dita, ansimando pesantemente.
L'uomo sentì l'eccitazione pervaderlo, rendendo il suo bastone sempre più duro ed eretto. Senza quasi accorgersene, si ritrovò a stringerlo attraverso le brache, cercando un po' di sollievo. Dimenticò ogni cosa, preso solamente ad assistere allo spettacolo di Ines che si masturbava inconsapevolmente davanti a li.
Con un movimento rapido, se lo fece fuoriuscire dalle brache, stringendolo in mano per iniziare a muovere il polso avanti ed indietro. Non era particolarmente lungo, ma era molto grosso ed attraversato da molteplici spesse vene. Iniziò a sua volta ad ansimare, mentre si masturbava guardando la giovane ragazza. Ma nella foga fece un passo avanti, spezzando un rametto che si ruppe con un suono secco.
Ines per un attimo si fermò, alzò lo sguardo osservando i dintorni sino a fissarsi alla fonte del rumore, dov'era nascosto l'uomo. Lui rimase freddo sul posto, non sapendo come reagire al fatto d'esser stato scoperto. Oltre ogni aspettativa, la serva andò a sistemare la sua posizione, mettendosi ora completamente fronte a lui e riprendendo a toccarsi con le gambe ancor più aperte. Iniziò a gemere più forte, inarcando ritmicamente il bacino simulando i movimenti di un rapporto sessuale.
In realtà Ines non aveva affatto visto il cocchiere, ma stava solo seguendo le istruzioni della padrona.
Prima di mandarla via, Raquel le aveva detto di andare nella radura, ed iniziare a masturbarsi. Che lei l'avrebbe osservata in silenzio, per poi farsi viva. Infine, le aveva raccomandato caldamente di non rifiutare nulla, e di ricordarsi che era la sua piccola schiva e sgualdrina. Una cosa che le ripeteva spesso, e che a sua volta Ines doveva dire nell'amplesso.
La domestica perciò diede per scontato fosse la padrona, mentre in realtà Raquel si stava solamente godendo la scena da un terzo punto della boscaglia, dov'era in grado di scorgere entrambi.
Anche l'uomo aveva ricominciato a toccarsi, ma il modo in cui si stava masturbando ora Ines, gemendo a voce alta ed inarcando in quel modo il bacino lo stava facendo impazzire. Lui era certo che l'avesse visto, altrimenti perchè si sarebbe volata verso di lui facendo così?
“Sono la sua schiava! La sua piccola sgualdrinella!” esclamò all'improvviso ansante Ines, stupendo l'uomo e facendo compiacere la padrona.
L'uomo lo interpretò come un chiaro invito, e decise di uscire dal suo nascondiglio. A sentire quei passi pesanti la serva alzò il capo, bloccandosi. Veniva con passo deciso verso di lei, col membro eretto ed un espressione a dir poco famelica. Ines si mise in ginocchio per potersi alzare, ma così facendo si trovò davanti al volto quel membro grosso e duro.
Non rifiutare nulla, le aveva detto Raquel. Ecco a cosa si riferiva, cosa aveva in serbo per lei. Sicura che fosse nei paraggi, Ines si guardò attorno cercando sue tracce. Ed eccola lì, ben nascosta fra i cespugli. La osservava con espressione compiaciuta, ma brandendo il bastone con un gesto minaccioso, un avviso molto chiaro.
L'uomo le spinse il membro contro le labbra, guardandola impaziente. La serva mandò giù le lacrime di un altra umiliazione, iniziando a stringerlo fra le mani.

Lo stinse con ambedue le mani, schiudendo le labbra per far fuoriuscire la lingua. Iniziò a leccarne la superficie, dai grossi testicoli fino alla cappella rossa ed eccitata. L'uomo gemette soddisfatto, spingendo ancora verso la sua bocca, mentre lei iniziò a darvi qualche insicuro bacio. “Forza avanti succhialo!” esclamò lui mettendole una mano dietro alla nuca per impedirle di ritrarsi “Apri quella bocca. L'hai detto tu di essere la mia schiava no!?” la guardava con una luce colma di desiderio negli occhi, fremendo eccitato. Lei iniziò a schiudere le labbra, accogliendolo nella sua bocca. Gli cominciò a succhiare la rossa cappella, facendo scivolare lentamente anche il resto del suo grosso cazzo dentro alla sua bocca calda; ma era complicato viste le dimensioni dell'uomo.
Il cocchiere la tenne deciso per la nuca, iniziando a regolare il ritmo del pompino secondo i suoi gusti, lasciando alla serva poca scelta. Lei cercò di far pressione con le mani sulle sue gambe per allontanarsi un po' dato che le stava facendo male, ma lui strinse più forte tirandola per i capelli.
“Avanti puttanella non fare la ritrosa!” le disse gemendo per poi spingere con tanta forza da farglielo entrare tutto in gola di prepotenza. Ines non riusciva a respirare, ma all'uomo sembrava non importare, bastava sentire il suo cazzo nella sua boccuccia. Solo quando sentì che la ragazza non ce la faceva più le lasciò il capo, permettendole di respirare. La serva tossì più e più vole in cerca di riprendere fiato, ma lui non le lasciò molto tempo, reso impaziente e voglioso dalla bestia della lussuria.
Le prese il capo con ambedue la mani, reggendolo e muovendo il bacino per scoparsi la sua bocca. I suoi gemiti da porco sembravano riempire l'aria, mentre la serva sentì il cazzo nella sua bocca farsi di colpo più duro. Il cocchiere le venne in bocca, reggendo il suo capo per costringerla ad ingoiare il suo sperma. Ines ebbe un conato di vomito, era amaro ed aveva un odore acre, ma riuscì a non vomitare.
Solo dopo aver lasciato ogni singola goccia nella sua bocca le lasciò il capo, mentre il suo membro iniziava lentamente ad afflosciarsi. Ines si mise in piedi a sguardo basso, e cercò di passare oltre l'uomo risistemandosi il corpetto.
“Dove pensi di andare!?” esclamò di colpo afferrandola per un polso. “M-mi lasci! Ha avuto quello che voleva ora mi lasci andare, dobbiamo tornare!”
“Torniamo quando lo dico io, hai capito troietta?!” la strattonò verso di se, quasi strappandole la veste di dosso. Ines iniziò ad urlare e divincolarsi con il panico nello sguardo.
Raquel osservava ciò che accadeva di nascosto, eccitata ed accaldata. Le mani sotto alla gonna titillavano il suo clitoride e le sue dita la penetravano costantemente. Doveva stare attenta a non gemere forte per non farsi scoprire dall'uomo, che era inaspettatamente diventato un altra pedina dei suoi giochi perversi.
Guardò l'uomo infilare rudemente una mano fra le cosce della serva, stimolandola per farla bagnare ed attaccandosi al suo collo ed al suo seno con la bocca. Mordeva e succhiava, facendo sobbalzare ed urlare la serva.
Raquel si puntò la parte del bastone in argento fra le gambe, iniziando a stimolarsi le piccole labbra con esso per potersi in seguito penetrare.
Il cocchiere morse il seno di Ines facendola strillare di nuovo, mentre le sue mani ruvide ed impazienti la penetravano senza delicatezza alcuna. La teneva stretta a se, ed Ines iniziò a sentire il suo cazzo ricominciare a farsi duro. “Sei pronta troia!?” esclamò eccitato, per poi spingerla a terra. La cinse per i fianchi, costringendola a mettersi a carponi. Affondò il volto fra i suoi glutei, leccando il suo sesso in modo animalesco, con la sua grossa ed umida lingua per farla bagnare. Le succhio frettolosamente il clitoride, ed Ines non riuscì a trattenere un gemito a quel contatto. “Ma allora ti piace! Sei proprio una puttana lo sai? Provocare un pover'uomo con questa!” le succhiò il clitoride con ancor più forza, e l'urlo di Ines fu un misto di frustrazione e piacere. “Avanti, dillo. Dillo che sei una troia!” riprese a leccarla velocemente, cercando di farla cedere. Lei si morse il labbro, per costringersi a non gemere più. Lui la leccò con più velocità, iniziando a penetrarla nuovamente con le dita. Ines si contorse come una serpe per resistere, ma l'uomo con la lingua sapeva il fatto suo. “B-basta!” disse lei cercando di non gemere “No, devi dirlo. Dillo subito!” le tirò un forte sculaccione facendola urlare, per poi tornare a succhiare e leccare il clitoride. Stava per venire e non riusciva più a trattenersi. L'uomo la sentì contrarsi in prossimità dell'orgasmo, ed iniziò a muoversi con più foga.
Ines non fu più in grado di trattenersi, e venne urlando “Sono una troiaaaaaaaa!” ansimava e gemeva, scossa dall'orgasmo prorompente, le gambe tremarono, ma lui la sorresse per i fianchi senza farla cadere.
Senza troppe cerimonie, puntò il suo cazzo su di lei, ora perfettamente bagnata e lubrificata. Con un colpo di reni la penetro, strappandole l'ennesimo strillo. Iniziò a scoparla con foga, penetrandola velocemente col suo grosso cazzo.
Godeva come un porco in quella stretta fessurina, ma ci avrebbe pensato il suo cazzo ad allargarla per lui.
Preso totalmente dagli istinti, s'accasciò su di lei come un animale, costringendola sotto al suo peso. La strinse i seni fra le mani, leccandole il collo e gemendo al suo orecchio. “Ti piace, ti piace vero troia?! Sei solo una lurida puttanella vogliosa di cazzo!”
“S-si lo sono!” Ines s'era lasciata sopraffare, oltretutto l'uomo aveva veramente iniziato a farla godere.
Raquel si penetrò col bastone in argento alla scena, gemendo ed ansimando, cercando di emulare il rimo che l'uomo stava applicando alla sua serva. Si sedette a terra, spalancando le gambe in modo da penetrarsi più efficacemente e con più foga. Con una mano si penetrava mentre l'altra stimolava il clitoride, facendola godere ancor più.
L'uomo continuava a stringerle il seno e torturarle i capezzoli, sbavando sulla sua spalla totalmente incapace di controllarsi. “Hai una fica stupenda! Troppo stupenda per appartenere ad una vacca come te!” la fecce alzare, facendole posare le mani contro la corteccia di un albero ed inarcare la schiena all'indietro. Riprese a sculacciarla con forza, facendole diventare le natiche rosse. Le spalancò le cosce senza grazia alcuna tornando a penetrarla per sbatterla senza curarsi che contro l'albero potesse farsi male. Pensava solo al suo godimento, sculacciandola e continuando ad urlare turpitudini d'ogni genere. Ines sentiva i suoi testicoli sbatterle contro, come scandissero il ritmo di quella scopata.
L'uomo aumentò improvvisamente il ritmo in modo quasi innaturale, muovendosi con foga inumana. “Stò per riempirti di sborra troia schifosa!” le urlò mentre lei cercava ora di divincolarsi,ma lui la costrinse contro l'albero senza mezzi per liberarsi. “Oh, sto per godere puttanella! Oooooh! Si cagna, lurida vacca puttana! Preparati! Sto per venirti dentro troia! V-vengooooo!” urlò con tutta la sua forza mentre il suo cazzo esplodeva. Continuò a sbatterla, schizzando in lei il suo caldo e denso sperma riempiendola completamente.
Raquel venne quasi contemporaneamente, inarcando la schiena e lasciandosi andare in un gridolino che si perse nelle urla dell'uomo. S'accasciò a terra, cercando di prendere fiato già sapendo che avrebbe dovuto sbrigarsi e muoversi prima di loro, affinchè il cocchiere non la scoprisse.
Si riassettò in fretta e furia, sparendo nuovamente nella vegetazione per poi dirigersi alla carrozza.
Gli ultimi metri corse, per andare a sedersi all'interno ed accomodarsi per sistemare un po' la veste. Dopo alcuni minuti sentì i loro passi in avvicinamento, ed assunse un espressione annoiata, chiudendo gli occhi e reclinando il capo all'indietro. Sentì lo sportello della carrozza aprirsi, e sorrise. “Allora...ti è piaciuta la sorpresa?” chiese maliziosamente.
“Oho! Puoi dirlo forte dolcezza!” si voltò di scatto, sobbalzando. Davanti a lei c'era un uomo, che le puntava contro un arma, sogghignando e facendo scorrere lo sguardo lascivamente su di lei. “Guardate che bellezza abbiamo trovato!”
Banditi!

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