Il biliardo non è un gioco

di
genere
gay

Il biliardo non è un gioco

La terza sponda non mi riuscì ed io persi la partita: vinte due perse tre. Ma il bilancio era assai più grave: non avevo i soldi per coprire l'ultima perdita e... non sapevo il prezzo di quella perdita e di quella mancanza.
Il tipo contro cui avevo giocato e perso era il padrone della sala ed eravamo rimasti anche gli ultimi dell'ultimo tavolo.
La rivincita, dammi la rivincita...
E come? Al buio?...Carissimo se prima non paghi questa...anche se un metodo, al fondo, ci sarebbe!
Dimmi!
Vieni di là un momento!
Lo seguii in quella che tutti chiamavano la direzione anche se credo pochi ci fossero entrati. Era una stanza spaziosa separata dalla sala biliardo da un vetro specchio che permetteva la vista su quest'ultima ma non viceversa. Alla direzione era accluso un bagno che si intravvedeva confortevole.
Mettiti comodo e ascolta anzi guarda!
Le luci improvvisamente si spensero e solo il vetro lasciava vedere la sala dei tavoli illuminata, ma quacosa cominciò ad accadere.
Un ragazzo entrava dalla porta e veniva incontro Gianni, il proprietario, che però era li con me, in piedi accanto a me.
Era il vetro anche uno schermo video, non poteva essere altrimenti. Il ragazzo si avvicinava a Gianni e cominciava a slacciargli la cintura dei pantaloni e far scorrere la lampo.
Il ragazzo sembrava ansioso di estrarre il pene dell'uomo e felice di potersene impadronire.
Non ti piacerebbe favorire anche tu e approfittare della mia presenza senza farti pregare?
Capii subito che era quello il modo che mi veniva offerto come assoluzione dal debito e che non avevo certo modo di sottrarmi...Continuavo a guardare in trance lo schermo, mentre le mani del mio anfitrione armeggiavano sulla mia cintura e il suo pacco mi premeva le terga.
Sullo schermo il ragazzo era ormai nudo e, sdraiato su uno dei tavoli, apriva le gambe al cazzone di Gianni che cominciava a infilarlo e fotterlo.
Anche i miei calzoni scivolavano a terra senza che riuscissi a trovare un modo per sottrarmi, mentre la cappella umida del cazzo di Gianni cominciava a premermi natiche e buco.
No, ti prego, fallo fuori non me lo mettere dentro!
Certo, sicuro, eccotelo tutto! E adesso stai buono e baciami!
Cercai di sottrarmi, ma mentre mi scuotevo di lato per impedire alla bocca di Gianni di raggiungere le mie labbra, il suo pene atroce mi penetrava con ferocia implacabile.
Lanciai un muggito di dolore e di rabbia ma fui incapace di svincolarmi, cominciando improvvisamente a godere.
Mi ero chinato a pecora e guardavo lo schermo sul quale Gianni stava cavalcando il ragazzo e contemporaneamente il suo arnese affondava dentro di me, muovendosi allo stesso ritmo col quale fotteva il ragazzo.
Hai un culo di burro mio caro, assolutamente da sborrare tutto, ma tu non lo volevi dentro!Vuoi che lo tolga?
Non ci provare, stronzo, e sborrami tutto! Siii...così...dai, dai... ecco vengo. vengo anch'iooooo!
Retto e sfintere subivano la carezza implacabile del suo glande in piena ejaculazione, sentivo il getto caldo riempirmi ed il succo del mio piacere. Un piacere in cui seppi che sarei affogato volentieri e per sempre, incannato per sempre dal meraviglioso chiodo di un cazzo qualsiasi.
Come Poppea nel latte d'asina, io nello sperma nei secoli dei secoli etc, etc.
di
scritto il
2013-10-22
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