Viaggio di piacere

di
genere
bondage

Mi sei venuta a prendere in aeroporto. Sei bellissima e mi emoziono quando ti vedo. Come sempre.
Dici che è lo stesso per te, che ti intimidisco, addirittura. A te. Ma a me batte il cuore più forte.
Le tue labbra mi attraggono come una pianta carnivora l'insetto che le vola intorno.
Il tuo profumo. I tuoi capelli.
Mi porti a casa, parli poco. Hai fretta. Anch'io.
Non mi fai nemmeno togliere il cappotto. Mi inchiodi alla porta, il trolley in mano, che lascio cadere. Mi schiacci, mi baci. Mi lecchi la bocca. Mi infili le mani sotto il maglione e sollevi il reggiseno, ti impadronisci dei miei seni, dei capezzoli. Dio si, quanto lo volevo.

La tua voce bassa, roca, animale. Ho i brividi mentre mi parli e mi mordi. Mi stai mangiando viva.
E sono ancora vestita.
Questa tua urgenza accresce la mia.
Ti allontani.

"Desnuda" Un solo comando. Un ordine. Perentorio.
Obbedisco. Mi spoglio. Butto tutto sul divano. Poi rallento, per la vezzosità femminile, di farmi desiderare.

Non ce n'è bisogno.

"Rapido" di nuovo la tua voce che non è la tua. Un ringhio basso, profondo, le fusa di un grosso, pericoloso felino.

Sono completamente nuda e tu resti vestita. Mi giri intorno. Non mi tocchi. Lo vorrei. La mia pelle desidera le tue mani, la tua bocca.
Ma non mi sfiori.

Dietro di me, apri un cassetto, lo richiudi, ti avvicini, mi metti un cappuccio nero. Non vedo nulla.
Ti sento intorno a me, in piedi. Dovrei andare in bagno, ma non dico niente, per non spezzare questo silenzio carico di aspettativa.

Mi prendi per mano senza una parola, mi porti. Cauta ti seguo. Apri una porta. Una stanza calda. Mi fai sedere. Su un letto? una panca? mi sdrai. Due manette ai polsi. Due fascette alle caviglie, mi apri a croce su questo tavolo. Un letto senza materasso, penso.

Sono aperta a croce. Nuda. Esposta. I capezzoli duri per l'eccitazione e per la sensazione del legno freddo sulla schiena.
Con un dito percorri il mio corpo. Lo studi, come a saggiarne i punti deboli. Alzi il cappuccio liberando la bocca e mi baci. E' un bacio dolcissimo. Di amore.

"Te quería como el aire" mi sussurri. Anch'io, rispondo.
La tua lingua scorre sul mio collo, le mie spalle, le ascelle. Mi respiri. Annusi il mio odore. Scendi sui seni.
Lecchi, succhi, mordi. Affondi il viso e ci giochi. I tuoi capelli mi accarezzano, mi solleticano. Mi inarco.

Lo fai apposta. Mi accarezzi con i tuoi capelli e alterni ad essi la tua bocca. Dal ventre scendi lentamente. Ti sento nella zona sovrapubica, mi inarco di nuovo, sento che mi apro, che sono gonfia e bagnata. Le cosce sono bagnate dei miei succhi.

Ma giri intorno al centro del mio piacere, entri fra le cosce, mi mordi la carne morbida e bianca.
I tuoi capelli sono l'unico sollievo per il mio clitoride. Troppo poco. Ancora scendi, le gambe, i polpacci, i piedi. Insinui la tua lingua fra le dita dei piedi. Succhi le dita a una a una.
Dio quanto ti voglio!

RIsali, ancora ignori la mia fica pulsante. Maledetta. TI VOGLIO.
Ancora i suoi capelli, la sua lingua, la sua bocca sul ventre, i seni, la bocca.
"eres mi, puta" dice
si si... si cento volte mille volte si... sono tua... scopami ...

Si allontana. Non so dove sia. Sento dei rumori di oggetti spostati. Poi di nuovo è accanto a me.
Attendo. Il cuore a mille.

Una stilettata di dolore su un seno. Non capisco.
Ancora. Sento odore di cera, di una candela.
Mi sta facendo colare delle gocce di cera addosso.

E' improvviso e mi fa saltare, ma non è veramente doloroso. Ora che lo so, è un dolore piacevole. Come quando ti strizzano un capezzolo.Ecco, fa anche questo. Ha messo delle mollette su entrambi i capezzoli. O pinzette. Sono collegate
da una catenina. Ne ho sentito il freddo sulla pelle.
Li tira. Mi strappa un gemito.
Toglie le pinzette. E ora?

sui capezzoli... è ghiaccio. Mi tocca con del ghiaccio.
Scende.

Mi strofina il ghiaccio sul clitoride. Me lo mette nella vagina.
Stringo e esce.

Mi strizza entrambi i capezzoli per punizione.
Lo rimette. Soffro ma lo tengo dentro.

Poi il calore della sua bocca, improvviso, sul clitoride. Lo succhia, lo titilla, lo morde.

Riprendo sensibilità, spingo il pube verso di lei. Voglio godere. Ma mi lascia a metà, gemente e vogliosa.
Sento che sale, sopra di me. Mi si mette sopra e scende verso il mio viso. Sento il calore e il profumo della sua fica. Ma non mi tocca. Allungo il collo, la lingua. Ma non ci arrivo.
Il suo odore è una promessa di delizia e strapperei quello che mi lega per arrivare a immergere il mio viso nei suoi umori. Ma non riesco. E' lì a torturarmi, mentre mi tira i capezzoli.

Di nuovo scende e inizia un massaggio con qualcosa di morbido che vibra. I muscoli del ventre si contraggono. Spasmodici.
Arriva alla fica, mi apro per quanto possibile, ma lei mi sfiora solamente, su e giù. La sento sputare la sua saliva per far scivolare meglio il diabolico attrezzo vibrante. Di nuovo mi porta vicina all'orgasmo, di nuovo fugge.
Inizio a minacciarla.

"puttana, troia, slegami...voglio mangiarti, voglio godere... voglio scoparti la tua fica da troia..." e lei zitta. Mi mette qualcosa di morbido nella vagina. Lo ruota. Poi me lo porta alla bocca. Lo lecco con avidità.
Di nuovo, più volte.

Mi premia sedendosi sopra di me e aprendo la sua fica sulla mia bocca, a ventosa. Mi tira i capezzoli, mi strofina la vagina bagnata sul viso, si scopa con il mio naso. Toglie il cappuccio e mi guarda negli occhi mentre lo fa.
"Sei mia" mi dice, in italiano.
"si. si. si... slegami. slegami cazzo... "
"no"
"slegami, troia... puta, puta lesbiana"
"no"
"prima o poi mi slegherai e ti spacco il culo... lo sai? ti lascio i segni addosso... slegami che ti scopo... "
"no"
"ti prego... "
"estas orando?" (stai pregando?)
"si. ti prego. non resisto più, voglio godere, ti voglio"
"aun no" (ancora no)
"Ahhhh... giuro che me la pagherai..."
"Si? pero eso es lo que quiero..." (ma è quello che voglio)

E ricomincia. Le carezze. La cera. Le pinzette. Il ghiaccio. La sua lingua ma non dove la vorrei, dove mi darebbe sollievo.

Mi ha portata a impazzire. Mi ha negato l'orgasmo a lungo. Poi mi ha slegata.

Le sono saltata addosso come un animale. L'ho morsa. Schiaffeggiata. Sputata, presa per i capelli e trascinata per la stanza. Mi sono seduta sul suo viso e mi sono strofinata come un cane in calore sulla sua faccia con la mia fica, finché non sono venuta. Schizzandola, affogandola, con la mia vescica piena.

E mentre lo facevo, la insultavo e le promettevo che l'avrei fatta scopare nei cessi della stazione, dai barboni. Che l'avrei portata a fare pompini nei parcheggi. Da quella puttana lesbica che era.

E' stato uno degli orgasmi più forti della mia vita. Stavo piangendo e urlando. Mi avranno sentita per tutta la rambla.

Poi non l'ho fatto. Le ho promesso di farlo. L'ho minacciata per tutto il weekend mentre lei mi guardava sorniona. Di farla scopare da un cazzo. Lei che odia gli uomini e il sottomette. Ma non l'ho fatto. Perché la amo.
di
scritto il
2025-12-23
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