L'avvocato Giulia Sforza

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Ciao a Tutti.
Mi chiamo Alessandro De Angelis, ho 28 anni, vivo e lavoro a Pisa ma sono nato a Roma e lì ci sono rimasto fino al mio ventesimo anno. A Roma, al secondo anno di liceo scientifico, ho conosciuto Lisa, fu amore a prima vista. Quando abbiamo ottenuto la maturità abbiamo deciso di iscriverci all’Università, lei a Giurisprudenza ed io a ingegneria. Mi ricordo che, in quell’anno, nel periodo estivo sono andato a lavorare presso un albergo del centro come lavoratore stagionale proprio per pagarmi l’iscrizione a ingegneria. Il primo settembre di quell’anno avvenne la trageda. Lisa venne a trovarmi in albergo e senza battere ciglio mi confessò che si era innamorata di un altro. Per me fu un vero colpo basso, il mio mondo crollò e caddi in depressione. Rinunciai agli studi universitari e passai giorni su giorni buttato sul letto. Mia madre, da 2 anni vedova, cercò in tutti i modi di svegliarmi da quel torpore profondo. Una mattina di gennaio dell’anno successivo mia madre, come tutte le settimane, mi portò alcune riviste compreso il giornale dei concorsi. Gli occhi mi caddero sull’avviso di selezione per paracadutisti dell’esercito .Non so perché ma mi passo per la testa che quella era l’occasione per andarmene via dalla mia città e dai miei problemi anche perché qualche mese indietro mi venne addirittura l’idea di arruolarmi nella legione straniera e questa opportunità mi sembrava migliore. Mia madre approvò pur di non vedermi più in quello stato. Produssi la domanda e miracolosamente passai la selezione. Ho svolto il servizio a Pisa per ben 4 anni .Nei 4 anni riuscii anche a prendere un attestato di idraulico specializzato e conobbi la mia attuale ragazza, Laura. Una ragazza semplice e tranquilla che lavora presso una pasticceria del centro molto famosa . Quando mi sono congedato ho aperto a Pisa la mia piccola impresa di idraulica , aiutato anche dal mio amico Federico Borsi, imbianchino. Io e Federico ci scambiamo clienti e favori. Ora a 28 anni ho una piccolo appartamento e un negozio e con Laura stiamo prendendo in considerazione di sposarci. E qui inizia la storia. Alle 7 di mattina di una domenica di aprile fui svegliato da Federico “ Alessandro ti chiedo un grosso favore, un mio facoltoso cliente mi ha appena chiamato per una perdita sotto il lavello della sua cucina, lo so è una rottura di palle, ma ci devi andare, ti prego” mezzo incazzato dissi a Laura che manco di domenica ti lasciano in pace. Presi l’attrezzatura e mi recai all’indirizzo datomi. Era un villa di un certo rilievo, credo inizio novecento, vi era una targa di marmo con su scritto “ Proprietà famiglia Ferretti Sforza”. Mi venne incontro una domestica filippina. Si raccomandò di non fare troppo rumore perché la signora Giulia stava ancora riposando. Pure! Mi condusse in cucina e mi allungai sotto il lavello. Normale rottura di un tubo di scarico. Mente ero intento alla sostituzione del tubo bestemmiando tutti i santi, sentii sopra di me la presenza di qualcuno. Mi sporsi e vidi solo una vestaglia di seta rosa con due splendide gambe sotto, mi spostai un po' di più e intravvidi delle mutandine di pizzo nero e poi udii una voce femminile rimproverarmi “signor Alessandro cerchi di riparare il guasto anziché indugiare il suo sguardo altrove” rimasi immobile e vergognandomi mi scusai dicendo che non stavo assolutamente guardando dalla sua parte. Quando finii diedi alla domestica la fattura super gonfiata perché era domenica e un po’ per quella stronza della sua padrona che mi aveva irretito. Mentre stavo andando via, mi voltai e vidi la signora affacciata sul balcone sopra l’ingresso con una tazza di caffè in mano che mi stava osservando attentamente, era uno sguardo valutativo indecifrabile. Lei era una donna notevole ,bella, alta e raffinata, fui quasi tentato di mostrargli il dito medio ma questa famiglia pisana credo che fosse potente e influente per cui misi a tacere i miei miseri pensieri di vendetta. Dopo 8 giorni, ero in ufficio, il mio telefono squillò, risposi “ Buongiorno signor Alessandro De Angelis, sono la signora Giulia Ferretti, le volevo chiedere se questa mattina è disponibile a incontrare mio marito ,l’ingegnere Ubaldo Ferretti nel suo ufficio, vorrebbe illustrarle un lavoro presso la sua sede, possiamo incontrarci al portone di ingresso alle ore 12 e la accompagnerò personalmente” risposi affermativamente. Alle 12 ero sul luogo, la signora si presentò in un tailleur grigio, calze nere e capelli raccolti in uno chignon curato. Mi chiese di seguirla. Il ticchettio dei suoi tacchi rimbombava nei corridori , la sua camminata dimostrava una certa sicurezza e autorità, sentivo anche lo strusciare della calze tra le sue cosce il che mi fece piacere. Entrammo in un ufficio dove dietro una scrivania immensa stava l’ingegnere Ferretti. Appena mi vide si alzò e mi strinse la mano e ci presentammo. Un uomo alto, sicuro di sé, con un discreto fascino, credo che avesse sui 40 anni. Mi guardò attentamente e mi disse “ assomiglia molto a mio fratello”, notai che la moglie aggrottò le sopracciglia e poi commentò “Assomiglia anche a te mio caro Ubaldo, stesso viso squadrato, stesso naso, stessi occhi grigi e stessi capelli neri”, io non sapendo che dire sorrisi, poi parlammo per una mezz’ora, prima del mio passato di militare e dopo mi illustrò il lavoro di rifacimento completo del suo bagno personale annesso al suo ufficio. Gli dissi che al più presto gli avrei fatto pervenire il preventivo. Quando uscimmo la signora Giulia mi disse che una sua cara amica voleva che io vedessi un lavoro presso la sua abitazione di campagna e quindi mi chiese di seguirla dietro la sua auto. Guidammo fuori Pisa per una quindicina di chilometri, poi dalla strada provinciale svoltò e finimmo su una strada secondaria sterrata. Poi di nuovo su una stradina che finì con un cancello chiuso, intorno non c’erano abitazioni e nessuna anima viva si vedeva in giro, solo il gracchiare delle cornacchie, rimasi perplesso. Lei scese e si avvicinò, guardò il suo rolex e disse “abbiamo poco tempo, si accomodi sul sedile posteriore della sua auto e non faccia domande” io rimasi in silenzio e mi chiesi tra me e me “ poco tempo per cosa?” Non riuscivo a capire, e poi sgranai gli occhi e la vidi . Si alzò la gonna del tailleur, si calò il collant e le mutandine e mise in mostra una fica depilata in modo da formare un preciso e bel rettangolo peloso di color castano scuro. Dalla fica fuoriuscivano le sue due grosse labbra che formavano una specie di cresta di gallo, erano molto belle. Mi guardò e poi iniziò a parlare inspiegabilmente in romanesco “ OH! Daje, stai là imbambolato, tira fori er cazzo” rimasi a bocca aperta, volevo dire qualcosa ma rimasi muto e esegui l’ordine. Lei mi montò sopra di schiena, la sua testa toccava il tettino della mia auto. Per l’improvvisa eccitazione avevo già il cazzo dritto e scappellato. Si sputò sulla mano, mi prese il cazzo con la mano e prima strusciò la cappella sulle sue labbra allargandole poi con un colpo secco se lo infilò tutto e comincio a dimenarsi schiacciandomi contro il sedile “ daje scopame limortaccitua, te piace la fica eh! Allora che stai affa’, spaccala! Su, su bello, che ber cazzo c’hai, inondame de sburo” io la presi per i fianchi assecondando il suo sù e giù, la mia auto si muoveva sotto i colpi di reni che lei acenntuava. Devo dire che era una femmina fantastica di un erotismo mai visto. “sculacceme er culo stronzo!“ certo che sì! e a forza di schiaffi le sue natiche le feci diventare di un colore rosso vivo. “ bravo bravo famme male testa de cazzo, limortaccitua nantra vorta che nerchia dura che ta ritrovi” non mi importava più di quello che diceva ero completamente fuori di me, gli infilai le mani sotto la camicetta fino a prendergli i seni. Ragazzi che seni! Belli sodi con i capezzoli duri “ te piacio eh! Brutto maiale” Non ce la feci più stavo per venire quindi cercai di tirare fuori il cazzo da quella fornace ma lei con un movimento forzato spinse tutto il peso del suo corpo sulla mia pancia inchiodandomi sul sedile, stavo per dire qualcosa ma mi interruppe subito “Viemme dentro e statte zitto” e venni, la riempii di sperma. Che sublime sensazione! Mai avevo provato così tanto godimento in così pochi minuti. Lei rimase ferma fino a che mi svuotai completamente. Poi si alzò , con ancora lo sperma che gli colava dalla fica sulle cosce, si tirò su mutandine e calze e si rimise a posto la gonna con un seducente movimento fluido. Come niente fosse, riprendendo il controllo di sè, mi disse “Sig. De Angelis si è fatto molto tardi. Credo che non ce ne sia bisogno, ma pretendo la massima riservatezza su quanto accaduto altrimenti… ci siamo capiti! Per il prossimo incontro le farò sapere in anticipo, non prenda iniziative, non mi telefoni, chiaro!? Buona giornata” annuii e la vidi allontanarsi. Che situazione pazzesca, ma chi era la signora Giulia Ferretti? Nel mio ufficio cercai con google ” Giulia Ferretti” ma non trovai nulla che corrispondesse a lei, poi mi ricordai del nome sul cancello della villa, digitai Giulia Sforza e apparve un collegamento a linkedil. La signora Giulia era un avvocato esperta di diritto societario. Poi trovai un suo curriculum: Nata a Roma dove ha frequentato il liceo classico Mamiani di Roma, e questo spiegava la conoscenza del romanesco, ma si è laureata in giurisprudenza a Pisa, massimo dei voti. Poi tutta una serie di consulenze per grandi e medie imprese, insomma un curriculum di tutto rispetto, una donna di successo. Comunque dopo una settimana inviai il preventivo all’ingegner Ferretti, dopo due giorni arrivò l’ok e stabilimmo il giorno inizio lavori ossia 15 giorni dopo. Il giorno stabilito, la signora Giulia mi telefono “ Buongiorno signor De Angelis, purtroppo mio marito oggi non sarà presente per consegnargli le chiavi dell’ufficio, ci sarò io, ci vediamo alle ore 11,l’attenderò direttamente in ufficio, mi raccomando la puntualità, alle 12 devo presiedere una trattativa, grazie” e attaccò, che cazzo di modi! qui è diventato proprio sì sissignore. Alle ore 11 l’ascensore si fermò al quarto piano, bussai alla porta, non sentendo risposta entrai.
Il corridoio era buio, una luce proveniva dall’ufficio ma non si sentivano rumori di presenza,” Signora Ferretti è in ufficio? Dissi alzando la voce, nessuna risposta. Ma a che razza di gioco stiamo giocando mormorai. Spalancai la grande e pesante porta in noce e quello che vidi mi fece cadere la lingua sul pavimento. La signora Giulia era seduta sulla scrivania, con le gambe spalancate i piedi poggiati su due sedie messe ai lati. Era impressionante, dalla metà in su aveva una camicetta bianca e una giacca blu ma sotto, che meraviglia, calze nere con reggicalze stesso colore, non indossava mutandine, scarpe decolté rosse, i capelli sciolti ma riportati solo sul lato destro. Con la testa inclinata mi fissava con quegli occhi nocciola chiari indecifrabili e un mezzo sorriso enigmatico stampato sul viso e alla fine parlò “ Ti piaccio?” annuii “allora che aspetti fottimi scemo! Vieni a sentire l’odore della mia fica” mi inginocchiai e rimasi per qualche secondo incantato da quello spacco in cui fiorivano quelle grosse labbra “Aohh! Che devi da fa’? Gliela voi da’ sta leccata a sta gnocca? Mi prese la testa e me la affondò sulla fica, mi trovai con le sue labbra sulla mia bocca, cominciai a leccare e mordere affannosamente, non mi faceva respirare perché mi teneva il viso spiaccicato sul quella immensa fica. Era tutta bagnata, i liquido mi colava per ogni dove. Lei appena se ne accorse, mi prese per i capelli e mi alzò “Adesso che hai bevuto, infila er cazzo dentro che non ce la faccio più a aspetta’” mi tolsi i pantaloni e le mutande e il mio cazzo quasi esplose, lei urlò “ Siiiiii così me piace er cazzo bello scappellato, daje infila porco” non persi tempo e con il pollice e l’indice gli allargai le due labbra e in mezzo gli sbattei e strusciai la cappella e poi la penetrai…mamma mia che dolcezza e che calore emanava. Diedi poche botte perché non ce la feci a trattenermi, urlai “Vengoooo!” lei mi cinse con le sue lunghe gambe dietro i fianchi e mi immobilizzò contro di lei e io sborrai più che potevo, alzai la testa per vederla ma il suo viso era rivolto in alto con gli occhi chiusi e con tutti i suoi capelli che gli cadevano indietro. Che spettacolo di bellezza! Ero ancora stordito quando lei si avvicinò al mio orecchio e disse “ Ehi ragazzo! togli il cazzo che devo andare” e mi bussò con le nocchie della sua mano sulla testa quasi a volermi svegliare. Rimasi immobile ancora estasiato per qualche minuto. Quando mi ripresi lei era già vestita e stava uscendo. Non riuscivo a capire come questa donna potesse passare da una condotta irreprensibile ad una spregiudicata libertina senza sentire la contraddizione di questi comportamenti. Inoltre, la cosa che mi incuriosiva è come riuscisse a trattarmi come un soldatino ubbidiente ai suoi comandi, certo visto il fascino che emanava da tutti i pori mi risultava molto difficile sottrarmi ai suoi comandi. Non so se qualcuno di voi abbia conosciuto donne simili, per me è stata la prima volta e vi posso giurare che ti ritrovi a ubbidire senza opporre resistenza, si intende non è un rapporto sadomaso e neanche amore ma è la forza della fascinazione che solo poche donne possiedono, e la signora Giulia aveva tutto un insieme di cose ,la bellezza, come si vestiva, il suo profumo, la sua sicurezza nei movimenti, il modo di parlare che ti affascina e ti rende muto e piccolo, in balia delle sue voglie e tu non riesci a resistere, insomma cadi in un abisso. Dopo quella volta la vidi una mattina mentre usciva dall’ufficio dell’ing. Ubaldo Ferretti, era seguita dalla sua segretaria Beatrice che tentava di stargli dietro. Indossava giacca e pantaloni larghi che arrivavano appena al disopra degli stichi e calzava degli stivaletti credo Louboutin, quelli con la suola rossa che costano quanto il salario di un operaio, comunque l’effetto tacchi e pantaloni mettevano in mostra un culo da urlo, chissà se un giorno le sarebbe venuto la voglia di farsi inculare, io sarei stato certamente pronto. Dopo qualche giorno mi chiamò per dirmi che le occorreva installare un presa elettrica nel suo ufficio per la nuova stampante, io le risposi che il lavoro glielo potevo fare ma senza la relativa certificazione. Lei mi disse che per ora non le interessava la certificazione e che quindi potevo acquistare il materiale e in seguito mi avrebbe comunicato il giorno per eseguire il lavoro. Infatti, dopo una settimana ero nel suo ufficio . Ci trovai Beatrice che mi indicò il punto in cui dovevo inserire la presa. Mentre lavoravo, io e Beatrice chiacchierammo del più e del meno, mi raccontò un po’ della sua vita. Erano tre anni che faceva da segretaria alla dottoressa Sforza. Era entusiasta della competenza e serietà della sua capa ma era molto severa e riservata e altrettanto pretendeva. Al livello professionale sottolineò che la dottoressa era preparatissima. Nel suo lavoro curava ogni minimo dettaglio; poi abbassando la voce e con aria cospiratoria sussurrò “ … e nelle trattative più delicate ci rivolgiamo ad una agenzia di investigazione proprio perché la dottoressa non vuole sorprese di alcun tipo” cazzo! dissi tra e me pure i 007. D’improvviso la porta si spalancò ed entro la dottoressa Giulia, guardo severamente Beatrice “ Beatrice le ho incaricato di consegnare urgentemente una fattura allo studio Righi, che ci fa ancora qui?” Beatrice sgaiottolò in un batter d’occhio, io continuai nel mio lavoro ignorandola completamente fino a quando sentii la sua mano prendermi l’avambraccio, mi voltai e sentii la sua voce “Arzate grullo”. Mi trascinò fino alla sua sedia e mi spinse mi ritrovai seduto, poi lei si inginocchiò, mi sbottono i pantaloni, prese il mio cazzo e cominciò a masturbarmi con una certa violenza guardandomi fisso negli occhi “ Addrizza sto cazzo, daje!” poi si abbassò e iniziò a spompinarmi, la sua lingua dava colpi precisi sulla cappella ormai gonfia facendola danzare, poi la faceva andare intorno alla cappella e se la sbatteva sulla lingua e ogni tanto ci sputava sopra “ Quanto me piace spompina’ i cazzi !La tua ragazza te li fa i pompini?” sotto l’eccitazione mi uscii solo un flebile no “ … ah! Non te li fa! E allora io che li faccio cosa sono ‘na troia bocchinara? …ehhh! dillo stronzo, so’ ‘na zozzona pompinara, dillo?” scossi la testa per dirle di no, ma quando vide che il mio cazzo era bello pronto, si alzò, si calò i pantaloni, si mise tre dita della mano destra in bocca e le strofinò sulla fica per lubrificarla e poi prese il cazzo alla base con il pollice e l’indice della mano destra mentre con l’indice e il medio della mano sinistra si allargò le labbra della fica e ci fece scivolare il cazzo dentro. Sentii un calore avvolgermi il cazzo. Quella fica era un forno; ma era terribilmente piacevole e sconvolgente allo stesso tempo. “ Ammazza che mazza dura, daje allargame sta fica, senti come me brucia, madonna come brucia, daje spegni ‘sto foco che c’ho in mezzo alle gambe”. Io ero su un altro pianeta, senza pensieri e senza volontà. Quando stavo per schizzare lei spinse e mi fece venire dentro di sè e notai un piccolo segno di soddisfazione nei suoi occhi e senza battere ciglio la sua voce riempi la stanza “ sbrigatiti stallone, rivestiti e rimettiti al lavoro”. Si diresse in bagno e dopo una decina di minuti, la sua figura di duro avvocato riemerse nell’ufficio, mi guardo con sufficienza, prese le su borse e uscì, così come se nulla fosse accaduto. Passarono i mesi, per l’esattezza 13 mesi, non mi contattò più, anche se io ci speravo. Io andai avanti con la mia vita, stavo organizzando il mio matrimonio con Laura. Una sera di un martedì, ritornando a casa, trovai una lettera nella buca. La buttai sul tavolo, Laura, curiosa, l’aprì, sgranò gli occhi e disse meravigliata “ Cavolo! siamo stati invitati al battesimo della figlia dei coniugi Ferretti Sforza che si terrà nella loro villa questa domenica!”. Ci mancava anche questa replicai però in fondo volevo rivedere Giulia, quella incredibile donna. Il salone dove si teneva la festa era molto grande, calcolai 150 metri quadrati, vi era un ricco buffet, cercai di capire dove fosse la signora Giulia e poi la intravvidi. Era circondata da diversi invitati. Lei, elegante e posata come sempre, mostrava la bimba addormentata nel porta enfant. Nel rivederla sentivo dei sussulti nel mio stomaco e le mano mi tremavano, perfino Laura se ne accorse e mi chiese se andava tutto bene, annuii. Laura fu rapita da una anziana signora cliente della pasticceria. Io mi trovai di fronte all’ing. Ferretti e stringendogli la mano mi congratulai ”finalmente papà” gli dissi “ sì, era molto tempo che ci provavamo e finalmente il miracolo è avvenuto” ci stringemmo di nuovo la mano e mi diressi verso la signora Giulia per congratularmi. Quando le fui vicino, lei sorrise in modo gentile, mi porse la mano e mi ringraziò per la mia presenza alla festa di sua figlia Alessia. Mi sporsi per vedere la bimba, vidi i capelli neri ma rimasi attratto dai suoi occhi grigi e un dubbio mi pervase. La signora Giulia vide quel sussulto e quella mia breve incertezza. Mi mise una mano sulla spalla e sempre sorridendo disse “ non faccia l’idiota, e mentre le parlo sorrida , Io e Ubaldo sono quindici anni che cercavamo di avere un figlio, non riuscendoci, ci siamo sottoposti a tutti gli esami per capire dove fosse il problema. Dato che ho provveduto io stessa a prenotare tutti i test ottenevo anche le relative risposte, sapevo che il problema non ero io, purtroppo il problema era Ubaldo, ma io gli ho mentito riportandogli che il problema fosse l’uso prolungato di contraccettivi utilizzati prima che decidessimo di avere figli per cui gli dissi che l’unica soluzione fosse quella di insistere e insistere, sorrida che ci stanno vedendo, finché non è apparso lei quella mattina di domenica, così somigliante a Ubaldo e un piano mi balenò nella mente. Il giorno dopo chiamai direttamente l’agenzia di investigazione per avere informazioni su di lei, tutto mi occorreva sapere su di lei, salute, famigliari, vizzi etc. e poi sa quello che è successo in seguito “ rimasi sbalordito “ quindi Elisa è …” mi interruppe subito “…quindi Elisa è figlia di Ubaldo senza dubbio alcuno, si tolga dalla testa ogni idea di paternità” in quel mentre si avvicinò Laura e si presentò alla signora Giulia, si scambiarono qualche battuta. L’ing. Ubaldo si avvicinò sorridente e diede una carezza alla bambina. Guardai negli occhi la signora Giulia e poi dissi “ Ing. Ubaldo questa bambina è davvero fortuna a avere un padre come lei” vidi le spalle della signora Giulia rilassarsi in senso di sollievo poi mi guardò e con il capo annuì in segno di ringraziamento nei miei confronti. Io e laura ci congedammo e lasciammo la festa. Fuori l’aria era fresca e un pensiero mi sovvenne, se un giorno avessero voluto un altro figlio sarei stato disponibile di nuovo e sorrisi.
scritto il
2025-11-27
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