La mia coppia
di
Bravuomo
genere
bisex
Io ed Anna eravamo stati amanti tra il 2013 ed il 2014. Non avevo pensato a fare passi ulteriori rispetto ad un rapporto fisico, sebbene lei fosse una donna deliziosa, di ottima famiglia. Ma non era scattato in me quel qualcosa di più, era un periodo confuso della mia vita, mi stavo separando ed il pensiero della sofferenza delle mie figlie mi rendeva triste e rabbioso.
Anche anna stava uscendo da una lunga storia, quindi trovammo reciprocamente gioia nel passare lunghe ore a fare del buon sesso. Era un gioco che ci riempiva di spensieratezza. Cominciò con un rapporto sessuale intenso, poi proseguì con una esibizione crescente da parte sua di una eccellente lingerie, calze, reggicalze, mutandine con aperture strategiche. Ci spingemmo poi a sperimentare sex toys diversi compresa una collezione di dildo anali di dimensioni crescenti che amavamo infilare ognuno nel sedere dell’altro.
I rapporti tra di noi iniziavano intorno alle 18 di sera e fino alle 20 circa lasciavamo il suo letto sporco di spruzzi, gocce di sperma, macchie di lubrificanti, saliva in abbondanza e, soprattutto ripeto, i suoi spruzzi.
Amavamo farlo forte, fare dei sessantanove aiutandoci con i dildo da tenere nei nostri culi. Anna ad un certo punto si contraeva e poi rilasciava dei lunghi spruzzi sulla mia faccia. I nostri capelli erano sempre bagnati alla fine dei nostri rapporti e prima di tornare a casa, dovevo fare una doccia accurata, mentre lei infilava tutta la biancheria in lavatrice.
Il passo successivo, infine, fu quello di cercare una seconda donna da inserire nel rapporto ed inizialmente anna scelse di pagarne una, una professionista. La pagavamo, ma ci piaceva tanto: era una signora di oltre cinquant’anni che si presentò a casa di anna come dominatrice. La sua caratteristica era quella di vestirsi da Preside, o capoufficio, con tacchi alti e calze rigorosamente con la riga dietro. Niente pelle, ne fruste. I capelli raccolti in uno chignon e un seno abbondante e cadente, tenuto su da reggiseni da brava donna, di pizzo. Si faceva chiamare Elena e Anna ne era affascinata. Elena, vista anche la differenza di età, dominava Anna fin dall’ingresso in casa.
“Sto salendo, fatti trovare in ginocchio all’ingresso”, le disse una volta al citofono.
Appena entrata in casa, Elena si chiuse la porta alle spalle e afferrò Anna per i lunghi ricci, mentre la sovrastava in piedi. Si poggiò con la schiena alla porta e tirò verso il suo sesso Anna ordinandole di leccare, succhiare.
Anna desiderava fortemente tutto questo, aveva bisogno di sentirsi, durante l’atto sessuale, usata, svalutata. Figlia di un noto professore universitario, benestante, ultima di quattro figli, era la bambina accudita e trattata sempre da principessa. Da me e da Elena voleva sentirsi trattata come uno zerbino sessuale.
Per questo a me era delegato il compito di scoparla con forza, spesso legandole la mani, mentre Elena la soggiogava sedendole sul viso, costringendola a dei lunghi e profondi rimming. Si, fu un periodo costoso (Elena viaggiava sui duecento a visita), ma divertente.
La storia finì quando lei, giustamente, scelse di fidanzarsi con chi le dava maggiore tranquillità per il futuro, mentre io ero ancora intento a risolvere i miei dolori familiari e personali.
Anna mi chiese di non confessare mai al suo nuovo uomo che tra di noi ci fosse stata una storia, ma io la sconsigliai, perché era il modo sbagliato di iniziare il rapporto.
Così mi ritrovai a frequentare Luca, il quale era anche un ragazzo simpatico, ma che mi guardava con sospetto: Anna non gli aveva detto nulla di noi, ed io mi sentivo in difficoltà.
Ne parlai con Anna che però, ormai, non sapeva come confessare senza spiegare perché non glielo avesse detto prima.
Ebbi un’idea che fece subito bagnare Anna, che è e per sempre resterà prima di tutto una grande porca.
“Convinciamolo a fare una cosa a tre”, le proposi.
“In questo modo, invece di confessare che io e te abbiamo fatto già del sesso, costruiremo una cosa naturale fra di noi”, continuai, mentre mi sembrava una idea eccellente.
Anna si bagnò e me lo confessò, e dovetti metterle una mano fra le cosce per constatare che era proprio così. Mi mancavano le bevute del suo squirt e non vedevo l’ora di impalarla coinvolgendo il suo fidanzato.
Mentre la sfregavo velocemente sulla clitoride per farla venire, lei mi confessò che spesso fantasticavano di farlo a tre e che Luca una volta le aveva anche proposto, ma solo come fantasia, di succhiare insieme un cazzo. Fu proprio mentre lo diceva che venne inondando la mia mano e lasciando colare tutto il suo umore lungo le calze. Eravamo in piedi nel mio ufficio e per fortuna era ora di pranzo.
Poche sere dopo, quando Anna mi disse di aver proposto a Luca un gioco a tre, mi invitarono a cena. Il pasto era servito sul loro terrazzino chiuso con vista su Roma, casa di Luca. Era esattamente inizio di novembre 2015 ed io mi ero separato da un anno.
Mi presentai con una bottiglia di Veuve Clicquot, uno champagne base, ma in formato magnum. Lo scopo era far andare subito il sangue alla testa e perdere i freni inibitori.
Fu Anna ad aprire la porta mentre Luca era intento a controllar ei fornelli. Lei mi diede un rapido bacio sulle labbra e alzò lo stretto vestitino, mostrandomi uno splendido reggicalze nero, che aveva cuoricini di zirconi sugli elastici che tenevano le calze dello stesso colore,. Anna non indossava mutandine e la fica era del tutto rasata.
“Bene, brava”, le dissi, felice che non c’erano state esitazioni sul programma.
“Ascolta però”, iniziò a spiegarmi lei fermandomi all’ingresso e tenendomi i palmi della mani sul petto, “devi rompere il ghiaccio, devi trovare tu il modo di far scattare il fuoco”, mi disse seria.
“Certo, tranquilla”, le dissi fingendo sicurezza, mentre non avevo idea di come far accadere tutto ciò: era la mia prima volta con una coppia.
Nel tragitto fra l’ingresso e la cucina, mi venne l’idea. Anna mi precedeva verso la stretta cucina dove Luca stava gestendo qualcosa nel forno. Ci salutammo con un bacetto sulla guancia e poi, senza aspettare, mi rivolsi ad Anna:
“Ci puoi lasciare per un minuto?”, le chiesi facendole l’occhiolino.
“Si, si, certo”, rispose lei esitante, mentre afferrava la magnum di veuve per portarla in salotto e se ne andò via sculettando sui tacchi.
“Ascolta Luca, se vogliamo divertirci, dobbiamo rompere il ghiaccio, dobbiamo evitare di entrare in un momento nel quale alla fine nessuno fa la prima mossa, che ne dici?”, gli proposi ammiccante e sincero.
Luca era disarmato dal mio essere diretto e mi ringraziò per esserlo stato: “Guarda”, mi disse, “Io l’ho capito che voi già avete avuto una storia, ho visto anche qualche foto, lo sai che Anna è un po’ distratta su certe cose”, mi disse mentre io mi passavo una mano sul viso e sulla fronte, pensando “oh cazzo, Anna, pure le foto”.
Luca scoppiò a ridere e mi mise una mano sulla spalla: “Tranquillo, capisco che volesse evitare di dirmelo, ma va bene”.
“Facciamo così”, proseguì lui. “facciamo che te ne vai di là, io non vi trovo e quando vi troverò, ti vedrò già in azione. Questo già mi arrapa. Mi arrapa l’idea di portare le cose in tavola mentre la mia donna te lo succhia”.
“meno male che dovevo rompere io il ghiaccio”, gli dissi ricambiando la pacca sulla spalla.
Imparai quindi una cosa fondamentale quando si è il terzo nella coppia: il regista è sempre uno della coppia, lei o lui, mai l’ospite.
Anna era in salotto e mi guardava con aria interrogativa mentre mi avvicinavo a lei evitando tavolini, poltrone, carrelli portaliquori e piante in vaso.
“Sa tutto e gli sta bene”, le dissi. “Vuole trovarci a scopare, mettiti qui, voglio che ti veda dopo che sarà entrato il salotto”, le dissi portandola con delicatezza in un divanetto ad angolo del loro salotto.
Ero eccitato, Anna mi ha sempre eccitato solo al pensiero che stavamo per scopare.
Mi inginocchia davanti a lei, la voltai e le alzai il vestitino, dilatandole le natiche per affondare la bocca e la lingua nel suo culo. Sapevo essere la cosa che la eccita più di ogni altra.
Dopo un po’ di assaggio di quello splendido buco profumato e saporito, Anna si inginocchiò sul divano per potersi inclinare e permettermi di fare l’altra cosa che la eccitava: masturbarle il culo con le dita umide di saliva.
Adoro quell’aroma e quell’odore prodotto dalla penetrazione dell’ano, un odore dolciastro, un sapore dello stesso tipo. Slacciai i pantaloni e mi misi di lato, continuando a penetrare il suo culo con due dita affondate fino alle nocche, il mio cazzo ficcato dentro la sua bocca.
Confesso: mi ero quasi dimenticato perché lo stavamo facendo, ma presto notai Luca accanto ad una colonna che si passava la mano sulla patta dei pantaloni. Gli feci segno con un gesto del capo di avvicinarsi. Anna era intenta a succhiare il cazzo e come sempre faceva, produceva intensi rumori osceni, lo tirava fuori per respirare e ne approfittava per sputarmi sull’asta la saliva in eccesso. Luca guardava da vicino le mie due dita affondate nell’ano di Anna e dopo poco iniziò a leccarla la fica da dietro. Anna sussultò, si voltò un attimo esclamando la sua approvazione. Avevamo iniziato il nostro rapporto a tre.
Sbattevo forte il mio cazzo nella gola di Anna, sapevo che voleva essere trattata con forza. Anche Luca lo aveva imparato, perciò la penetro da dietro sbattendola forte e sculacciandola. Entrambi la conoscevamo bene e lei conosceva noi. Stavamo tutti facendo ciò che ci piaceva.
Ci dilungammo molto, dando modo ad Anna di spruzzare tante volte in quella posizione. Ormai la sua saliva era spalmata sui miei testicoli e lei ne aveva approfittato per passarla anche sul mio culo dove ormai aveva infilato prima l’indice, poi anche il medio, con mio grande piacere.
Quando mi gettai sul divano per respirare, Anna mise in atto una fantasia che insieme a Luca avevano più volte espresso e che mi sorprese molto. Lei mi gettò indietro le gambe, lasciando scoperto il mio sedere. Dopo averci sputato ancora sopra, ci infilò con delicatezza un indice e poi guardò Luca, come ad invitarlo ad unirsi. E così lui fece, facendomi ritrovare con ben due dita di due persone diverse nel culo. Presi a segarmi per godermi quel momento, ma la lingua calda di Luca non si fece attendere sulle mie palle. Tolte le dita dal mio orifizio, il ragazzo si divertì ad allargare le mie natiche per praticarmi un rimming sotto l’occhio vigile di Anna.
Il secondo desiderio che avevano stava per mettersi in scena: mentre lui mi leccava il culo, lei si mise a cavalcioni dandomi le spalle e lui mi afferrò l’uccello dirigendolo verso la fica della sua donna: fucklicking, questo volevano fare.
La posizione era scomoda, allora Anna poggiò le piante dei piedi sulla mie ginocchia per offrire meglio il sesso a Luca.
Anna veniva a fiumi e prima di far venire anche me, decidemmo di cambiare. Passammo ad un sessantanove ch emi diede modo di bere dalla sua fica mentre Luca la sbatteva per bene. Confesso, non disdegnai di passare la lingua sulle sue palle e mi affondò qualche volta il cazzo in bocca, ma era impacciato lui e mi sentivo inadatto io, scoprendo così di essere un bisessuale più attivo, sebbene di li a poco gli avremmo anche prwaticato un bel pompino a due, io e Anna.
È che, secondo me, io non sento nessun sapere in un cazzo, non mi da il piacere di leccare la fica di una donna. Eppure, dopo Luca, l’ho fatto con altre tre, anzi quattro, coppie in modo versatile, ma so di essere più attivo.
Quella sera Luca mi concesse il privilegio di “farcire”, così si espresse, Anna, cioè di venirle dentro mentre lui le veniva in bocca.
Questo vuole essere il primo racconto che descrive quasi dieci anni di rapporto a tre, terminato per il trasferimento in un’altra città europea dei miei cari amici, i cui nomi sono di fantasia applicati a persone reali.
Anna è stata e sarà per sempre la mia complice ed io il suo ed oggi, che sono alla ricerca di una nuova coppia, intendo descrivere questi meravigliosi dieci anni.
Anche anna stava uscendo da una lunga storia, quindi trovammo reciprocamente gioia nel passare lunghe ore a fare del buon sesso. Era un gioco che ci riempiva di spensieratezza. Cominciò con un rapporto sessuale intenso, poi proseguì con una esibizione crescente da parte sua di una eccellente lingerie, calze, reggicalze, mutandine con aperture strategiche. Ci spingemmo poi a sperimentare sex toys diversi compresa una collezione di dildo anali di dimensioni crescenti che amavamo infilare ognuno nel sedere dell’altro.
I rapporti tra di noi iniziavano intorno alle 18 di sera e fino alle 20 circa lasciavamo il suo letto sporco di spruzzi, gocce di sperma, macchie di lubrificanti, saliva in abbondanza e, soprattutto ripeto, i suoi spruzzi.
Amavamo farlo forte, fare dei sessantanove aiutandoci con i dildo da tenere nei nostri culi. Anna ad un certo punto si contraeva e poi rilasciava dei lunghi spruzzi sulla mia faccia. I nostri capelli erano sempre bagnati alla fine dei nostri rapporti e prima di tornare a casa, dovevo fare una doccia accurata, mentre lei infilava tutta la biancheria in lavatrice.
Il passo successivo, infine, fu quello di cercare una seconda donna da inserire nel rapporto ed inizialmente anna scelse di pagarne una, una professionista. La pagavamo, ma ci piaceva tanto: era una signora di oltre cinquant’anni che si presentò a casa di anna come dominatrice. La sua caratteristica era quella di vestirsi da Preside, o capoufficio, con tacchi alti e calze rigorosamente con la riga dietro. Niente pelle, ne fruste. I capelli raccolti in uno chignon e un seno abbondante e cadente, tenuto su da reggiseni da brava donna, di pizzo. Si faceva chiamare Elena e Anna ne era affascinata. Elena, vista anche la differenza di età, dominava Anna fin dall’ingresso in casa.
“Sto salendo, fatti trovare in ginocchio all’ingresso”, le disse una volta al citofono.
Appena entrata in casa, Elena si chiuse la porta alle spalle e afferrò Anna per i lunghi ricci, mentre la sovrastava in piedi. Si poggiò con la schiena alla porta e tirò verso il suo sesso Anna ordinandole di leccare, succhiare.
Anna desiderava fortemente tutto questo, aveva bisogno di sentirsi, durante l’atto sessuale, usata, svalutata. Figlia di un noto professore universitario, benestante, ultima di quattro figli, era la bambina accudita e trattata sempre da principessa. Da me e da Elena voleva sentirsi trattata come uno zerbino sessuale.
Per questo a me era delegato il compito di scoparla con forza, spesso legandole la mani, mentre Elena la soggiogava sedendole sul viso, costringendola a dei lunghi e profondi rimming. Si, fu un periodo costoso (Elena viaggiava sui duecento a visita), ma divertente.
La storia finì quando lei, giustamente, scelse di fidanzarsi con chi le dava maggiore tranquillità per il futuro, mentre io ero ancora intento a risolvere i miei dolori familiari e personali.
Anna mi chiese di non confessare mai al suo nuovo uomo che tra di noi ci fosse stata una storia, ma io la sconsigliai, perché era il modo sbagliato di iniziare il rapporto.
Così mi ritrovai a frequentare Luca, il quale era anche un ragazzo simpatico, ma che mi guardava con sospetto: Anna non gli aveva detto nulla di noi, ed io mi sentivo in difficoltà.
Ne parlai con Anna che però, ormai, non sapeva come confessare senza spiegare perché non glielo avesse detto prima.
Ebbi un’idea che fece subito bagnare Anna, che è e per sempre resterà prima di tutto una grande porca.
“Convinciamolo a fare una cosa a tre”, le proposi.
“In questo modo, invece di confessare che io e te abbiamo fatto già del sesso, costruiremo una cosa naturale fra di noi”, continuai, mentre mi sembrava una idea eccellente.
Anna si bagnò e me lo confessò, e dovetti metterle una mano fra le cosce per constatare che era proprio così. Mi mancavano le bevute del suo squirt e non vedevo l’ora di impalarla coinvolgendo il suo fidanzato.
Mentre la sfregavo velocemente sulla clitoride per farla venire, lei mi confessò che spesso fantasticavano di farlo a tre e che Luca una volta le aveva anche proposto, ma solo come fantasia, di succhiare insieme un cazzo. Fu proprio mentre lo diceva che venne inondando la mia mano e lasciando colare tutto il suo umore lungo le calze. Eravamo in piedi nel mio ufficio e per fortuna era ora di pranzo.
Poche sere dopo, quando Anna mi disse di aver proposto a Luca un gioco a tre, mi invitarono a cena. Il pasto era servito sul loro terrazzino chiuso con vista su Roma, casa di Luca. Era esattamente inizio di novembre 2015 ed io mi ero separato da un anno.
Mi presentai con una bottiglia di Veuve Clicquot, uno champagne base, ma in formato magnum. Lo scopo era far andare subito il sangue alla testa e perdere i freni inibitori.
Fu Anna ad aprire la porta mentre Luca era intento a controllar ei fornelli. Lei mi diede un rapido bacio sulle labbra e alzò lo stretto vestitino, mostrandomi uno splendido reggicalze nero, che aveva cuoricini di zirconi sugli elastici che tenevano le calze dello stesso colore,. Anna non indossava mutandine e la fica era del tutto rasata.
“Bene, brava”, le dissi, felice che non c’erano state esitazioni sul programma.
“Ascolta però”, iniziò a spiegarmi lei fermandomi all’ingresso e tenendomi i palmi della mani sul petto, “devi rompere il ghiaccio, devi trovare tu il modo di far scattare il fuoco”, mi disse seria.
“Certo, tranquilla”, le dissi fingendo sicurezza, mentre non avevo idea di come far accadere tutto ciò: era la mia prima volta con una coppia.
Nel tragitto fra l’ingresso e la cucina, mi venne l’idea. Anna mi precedeva verso la stretta cucina dove Luca stava gestendo qualcosa nel forno. Ci salutammo con un bacetto sulla guancia e poi, senza aspettare, mi rivolsi ad Anna:
“Ci puoi lasciare per un minuto?”, le chiesi facendole l’occhiolino.
“Si, si, certo”, rispose lei esitante, mentre afferrava la magnum di veuve per portarla in salotto e se ne andò via sculettando sui tacchi.
“Ascolta Luca, se vogliamo divertirci, dobbiamo rompere il ghiaccio, dobbiamo evitare di entrare in un momento nel quale alla fine nessuno fa la prima mossa, che ne dici?”, gli proposi ammiccante e sincero.
Luca era disarmato dal mio essere diretto e mi ringraziò per esserlo stato: “Guarda”, mi disse, “Io l’ho capito che voi già avete avuto una storia, ho visto anche qualche foto, lo sai che Anna è un po’ distratta su certe cose”, mi disse mentre io mi passavo una mano sul viso e sulla fronte, pensando “oh cazzo, Anna, pure le foto”.
Luca scoppiò a ridere e mi mise una mano sulla spalla: “Tranquillo, capisco che volesse evitare di dirmelo, ma va bene”.
“Facciamo così”, proseguì lui. “facciamo che te ne vai di là, io non vi trovo e quando vi troverò, ti vedrò già in azione. Questo già mi arrapa. Mi arrapa l’idea di portare le cose in tavola mentre la mia donna te lo succhia”.
“meno male che dovevo rompere io il ghiaccio”, gli dissi ricambiando la pacca sulla spalla.
Imparai quindi una cosa fondamentale quando si è il terzo nella coppia: il regista è sempre uno della coppia, lei o lui, mai l’ospite.
Anna era in salotto e mi guardava con aria interrogativa mentre mi avvicinavo a lei evitando tavolini, poltrone, carrelli portaliquori e piante in vaso.
“Sa tutto e gli sta bene”, le dissi. “Vuole trovarci a scopare, mettiti qui, voglio che ti veda dopo che sarà entrato il salotto”, le dissi portandola con delicatezza in un divanetto ad angolo del loro salotto.
Ero eccitato, Anna mi ha sempre eccitato solo al pensiero che stavamo per scopare.
Mi inginocchia davanti a lei, la voltai e le alzai il vestitino, dilatandole le natiche per affondare la bocca e la lingua nel suo culo. Sapevo essere la cosa che la eccita più di ogni altra.
Dopo un po’ di assaggio di quello splendido buco profumato e saporito, Anna si inginocchiò sul divano per potersi inclinare e permettermi di fare l’altra cosa che la eccitava: masturbarle il culo con le dita umide di saliva.
Adoro quell’aroma e quell’odore prodotto dalla penetrazione dell’ano, un odore dolciastro, un sapore dello stesso tipo. Slacciai i pantaloni e mi misi di lato, continuando a penetrare il suo culo con due dita affondate fino alle nocche, il mio cazzo ficcato dentro la sua bocca.
Confesso: mi ero quasi dimenticato perché lo stavamo facendo, ma presto notai Luca accanto ad una colonna che si passava la mano sulla patta dei pantaloni. Gli feci segno con un gesto del capo di avvicinarsi. Anna era intenta a succhiare il cazzo e come sempre faceva, produceva intensi rumori osceni, lo tirava fuori per respirare e ne approfittava per sputarmi sull’asta la saliva in eccesso. Luca guardava da vicino le mie due dita affondate nell’ano di Anna e dopo poco iniziò a leccarla la fica da dietro. Anna sussultò, si voltò un attimo esclamando la sua approvazione. Avevamo iniziato il nostro rapporto a tre.
Sbattevo forte il mio cazzo nella gola di Anna, sapevo che voleva essere trattata con forza. Anche Luca lo aveva imparato, perciò la penetro da dietro sbattendola forte e sculacciandola. Entrambi la conoscevamo bene e lei conosceva noi. Stavamo tutti facendo ciò che ci piaceva.
Ci dilungammo molto, dando modo ad Anna di spruzzare tante volte in quella posizione. Ormai la sua saliva era spalmata sui miei testicoli e lei ne aveva approfittato per passarla anche sul mio culo dove ormai aveva infilato prima l’indice, poi anche il medio, con mio grande piacere.
Quando mi gettai sul divano per respirare, Anna mise in atto una fantasia che insieme a Luca avevano più volte espresso e che mi sorprese molto. Lei mi gettò indietro le gambe, lasciando scoperto il mio sedere. Dopo averci sputato ancora sopra, ci infilò con delicatezza un indice e poi guardò Luca, come ad invitarlo ad unirsi. E così lui fece, facendomi ritrovare con ben due dita di due persone diverse nel culo. Presi a segarmi per godermi quel momento, ma la lingua calda di Luca non si fece attendere sulle mie palle. Tolte le dita dal mio orifizio, il ragazzo si divertì ad allargare le mie natiche per praticarmi un rimming sotto l’occhio vigile di Anna.
Il secondo desiderio che avevano stava per mettersi in scena: mentre lui mi leccava il culo, lei si mise a cavalcioni dandomi le spalle e lui mi afferrò l’uccello dirigendolo verso la fica della sua donna: fucklicking, questo volevano fare.
La posizione era scomoda, allora Anna poggiò le piante dei piedi sulla mie ginocchia per offrire meglio il sesso a Luca.
Anna veniva a fiumi e prima di far venire anche me, decidemmo di cambiare. Passammo ad un sessantanove ch emi diede modo di bere dalla sua fica mentre Luca la sbatteva per bene. Confesso, non disdegnai di passare la lingua sulle sue palle e mi affondò qualche volta il cazzo in bocca, ma era impacciato lui e mi sentivo inadatto io, scoprendo così di essere un bisessuale più attivo, sebbene di li a poco gli avremmo anche prwaticato un bel pompino a due, io e Anna.
È che, secondo me, io non sento nessun sapere in un cazzo, non mi da il piacere di leccare la fica di una donna. Eppure, dopo Luca, l’ho fatto con altre tre, anzi quattro, coppie in modo versatile, ma so di essere più attivo.
Quella sera Luca mi concesse il privilegio di “farcire”, così si espresse, Anna, cioè di venirle dentro mentre lui le veniva in bocca.
Questo vuole essere il primo racconto che descrive quasi dieci anni di rapporto a tre, terminato per il trasferimento in un’altra città europea dei miei cari amici, i cui nomi sono di fantasia applicati a persone reali.
Anna è stata e sarà per sempre la mia complice ed io il suo ed oggi, che sono alla ricerca di una nuova coppia, intendo descrivere questi meravigliosi dieci anni.
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