Vittorio e Evelyn
di
Lo scrittore erotico
genere
prime esperienze
Il mio pollice indugiava sulla sua foto profilo, un sorriso timido che mi catturò all'istante. Evelyn. Piedimonte Matese, come me. Un messaggio. Poi un altro. Le parole scorrevano, leggere come brezza estiva, eppure ogni riga si annodava al mio respiro. Giorni, poi settimane, i nostri schermi si illuminavano a vicenda nella notte. Ogni "Mi piace" era un battito, ogni emoji un segreto sussurrato.
"Non pensavo che un giorno mi sarei innamorato di una ragazza conosciuta su Instagram," le scrissi una sera.
"Nemmeno io, Vittorio. Ma eccoci qui," la sua risposta, rapida, mi fece sorridere. Il mio cuore danzava una tarantella impazzita.
L'incontro fu inevitabile. Il corso principale di Piedimonte, illuminato dai lampioni che iniziavano a tingere il crepuscolo. La riconobbi subito, i suoi capelli castani che le incorniciavano il viso, gli occhi grandi e curiosi che scrutavano la folla. Il mio stomaco si contorse in un nodo stretto.
"Evelyn," la mia voce mi sembrò stranamente roca.
Si voltò, un sorriso che le illuminò il viso. "Vittorio."
La camminata fu un susseguirsi di sguardi rubati, mani che quasi si sfioravano. Parlavamo di tutto, di scuola, di sogni, di quanto fosse strano e meraviglioso conoscerci così bene senza esserci mai visti prima. Arrivammo al belvedere, con le luci della città che si spandevano sotto di noi come un tappeto di stelle. La luna piena ci osservava complice.
Mi fermai, il respiro bloccato. I suoi occhi cercarono i miei. Un silenzio denso calò su di noi, un silenzio carico di promesse non dette. Mi avvicinai, il mio cuore martellava contro le costole. Il profumo dei suoi capelli, un misto di vaniglia e qualcosa di indescrivibile, mi avvolse. Inclinai la testa, le nostre labbra si incontrarono. Morbide, timide all'inizio, poi più sicure. Un bacio che sapeva di attesa, di desiderio, di una nuova storia che sbocciava. Le sue mani si aggrapparono alla mia maglietta, le mie le cinsero la vita, tirandola più vicino. Il mondo intorno a noi svanì, restavano solo le nostre bocche che si cercavano, le nostre lingue che danzavano, un'esplosione di dolcezza e passione che mi fece tremare.
"Voglio stare con te," sussurrai contro le sue labbra, il fiato corto.
"Anche io, Vittorio," la sua voce un filo, ma il suo abbraccio stretto, inequivocabile.
I giorni seguenti furono un turbine. Ogni momento libero era per noi. Le panchine del parco, i vicoli antichi, i nostri posti segreti. Le nostre mani si intrecciavano sempre più spesso, i baci si facevano più profondi, più urgenti. Sentivo una fame crescere dentro di me, un desiderio di esplorare ogni centimetro del suo essere, di fonderci in qualcosa di più intimo.
Una sera, dopo una giornata difficile per lei, trascorsa a discutere con i suoi genitori, la trovai seduta sul muretto dietro la chiesa, lo sguardo perso nel vuoto. La raggiunsi, la mia mano le accarezzò la schiena.
"Ehi," dissi dolcemente.
Si voltò, gli occhi lucidi. "Vittorio, è stato un casino."
"Lo so," le dissi, tirandola a me. Affondò il viso nel mio petto, le sue lacrime mi bagnarono la maglietta. La tenni stretta, il suo corpo tremava leggermente. Il suo profumo era ora salato di lacrime, ma ancora così inebriante.
"Voglio solo dimenticare," mormorò, la voce ovattata.
La guardai, i miei occhi cercarono i suoi. C'era qualcosa di più di conforto nel mio sguardo, un'urgenza silenziosa. Il mio cuore batteva forte, sapevo cosa volevo, cosa sentivo che anche lei volesse.
"Vieni con me," le sussurrai, la mia mano le accarezzò la guancia.
Mi prese la mano, senza esitazione. La condussi a casa mia. L'appartamento era vuoto, i miei genitori fuori per la sera. La luce soffusa della lampada sul comodino creava ombre danzanti. Il silenzio era rotto solo dal battito accelerato dei nostri cuori.
Ci sedemmo sul letto, le nostre mani ancora unite. I suoi occhi grandi mi scrutavano, un misto di paura e desiderio. Le mie dita le sfiorarono la mascella, poi scesero lungo il collo, accarezzando la pelle morbida.
"Sei bellissima," le dissi, la voce quasi un sussurro.
Un brivido le corse lungo la schiena. Le mie labbra si posarono sulle sue, un bacio lento, profondo, che le tolse il respiro. Le nostre lingue si incontrarono, esplorando ogni angolo della bocca dell'altro. Il sapore di lei, dolce e inebriante, mi fece desiderare di più. Le mie mani scivolarono sotto la sua maglietta, accarezzando la pelle liscia della schiena. Gemette, un suono soffocato che mi eccitò.
Le sfilai la maglietta, poi il reggiseno. I suoi seni, piccoli e sodi, con i capezzoli che si indurivano sotto i miei occhi, erano perfetti. Le mie labbra si posarono su uno, succhiando dolcemente, mentre il mio pollice accarezzava l'altro. Un gemito più forte le sfuggì. Il suo corpo si inarcò, le sue mani si aggrapparono ai miei capelli, tirandoli leggermente. Il mio dick pulsava, duro e teso, contro i miei jeans.
Le tolsi i pantaloni, poi le mutandine. La sua figa si rivelò ai miei occhi, una visione mozzafiato. I peli scuri, morbidi, che incorniciavano le labbra grandi, umide e rosate. Un profumo dolce e selvaggio mi inebriò. Ero in estasi. Le mie dita si avvicinarono, sfiorando l'ingresso, poi le labbra esterne. Un brivido le scosse il corpo. Era bagnata, calda.
"Vittorio," il suo fiato era un sussurro rauco.
Mi tolsi i vestiti, il mio dick, ormai completamente eretto, schizzò fuori dai boxer. Evelyn mi guardò, i suoi occhi scintillavano. Si sollevò leggermente, le sue dita sfiorarono la punta del mio dick. Un'ondata di piacere mi attraversò.
Mi posizionai tra le sue gambe, la mia punta che sfiorava la sua entrata. Era così stretta, così invitante. Spinsi lentamente, sentendo la sua pelle cedere, il calore avvolgermi. Un gemito le sfuggì, un gemito di dolore e piacere mescolati. Le sue unghie si conficcarono nella mia schiena mentre entravo più a fondo. Uno schiocco umido risuonò nella stanza.
"Ahhh," mormorò, le lacrime le rigavano il viso, ma i suoi occhi erano pieni di un'intensità bruciante.
Mi fermai, lasciando che il suo corpo si abituasse alla mia presenza. Ero completamente dentro di lei, la sensazione più incredibile che avessi mai provato. Il suo clit premeva contro la base del mio dick, una pressione dolce e costante.
Iniziai a muovermi, lentamente all'inizio, poi con più ritmo. Ogni spinta era un'esplosione di sensazioni. Il suo bacino si sollevava per incontrare il mio, il suo culo che sbatteva dolcemente contro il letto. I nostri corpi si muovevano in perfetta sincronia, un'antica danza di desiderio. Il suono umido e schioccante delle nostre pelli che si incontravano riempiva l'aria.
"Sì, Vittorio, sì!" gemeva, la sua voce un grido strozzato.
Il suo respiro si fece affannoso, il suo corpo tremava in modo incontrollabile. Sentii la sua figa stringersi intorno al mio dick, un'ondata di contrazioni che mi portò al limite. Spinsi più forte, più in profondità, cercando di darle tutto. Le mie palle sbattevano contro il suo culo, un ritmo costante che ci spingeva sempre più in là.
"Oh, Vittorio, sto per... ahhh!"
Un urlo le sfuggì, il suo corpo si irrigidì, poi si rilassò contro di me, tremante. Sentii la sua figa pulsare intorno al mio dick, un'onda calda che mi travolse. Anch'io ero al limite. Con un ultimo gemito, mi riversai dentro di lei, sentendo il mio seme caldo che inondava la sua intimità.
Restammo abbracciati, i nostri corpi sudati e stanchi, il respiro affannoso. Il mio dick si ritirò lentamente dalla sua figa, lasciando una scia umida. Il suo profumo, ora ancora più intenso, mi avvolgeva. Le mie labbra le sfiorarono i capelli, poi la fronte.
"Ti amo, Evelyn," sussurrai, la voce roca dall'emozione.
"Ti amo anch'io, Vittorio," rispose, la sua voce ancora un po' tremante, ma con un sorriso che le illuminava il viso. I suoi occhi, ora, non avevano più lacrime, ma una luce nuova, profonda. Avevamo scoperto qualcosa di nuovo insieme, un legame che andava oltre le parole, un'intimità che ci aveva uniti in un modo indissolubile. Il mondo esterno poteva essere difficile, ma tra le mie braccia, in quel momento, sapevo che eravamo al sicuro.
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