Mio Zio - Il mio padrone

di
genere
dominazione

Una volta al mese, il giovedì sera esco dalla sede della mia società in uno dei nuovi e esclusivi quartieri della città e con il mio zaino con dentro il pc mi dirigo verso la metropolitana. Sembro uno dei tanti giovani che si dirigono verso un aperitivo o una serata rilassante, in attesa dell'imminente week end.
In effetti domani sarò in smart working e questo potrebbe dare l'idea che il relax possa iniziare con qualche ora di anticipo.
Ma non è così.
Non più.

Invece di scendere dopo tre fermate arrivo quasi al capolinea, cammino per una decina di minuti tra palazzi anonimi. Raggiunto l'ingresso citofono al numero 23, senza altro nome. Mi aprono senza nemmeno chiedere chi sono. Perché sono atteso.
Salgo al penultimo piano, la porta è sempre socchiusa.
Entro, la chiuso e nell'ingresso mi spoglio completamente e mi muovo lungo il corridoio in cerca del mio padrone.

Lo zio è in cucina, davanti al frigorifero aperto.
Completamente nudo, con quel suo fisico massiccio e panciuto che da mesi conosco a memoria.
La luce che esce dal frigo si unisce a quella che illumina la stanza mettendo in risalto la folta peluria grigio-nera che ricopre gran parte del corpo. Piegandosi in avanti si gratta una chiappa floscia scivolando fino alla riga del culo.
Si stappa la birra e si gira. Il suo uccello largo e tozzo pende scuro sotto la pancia.
Il viagra di cui si imbottisce non ha ancora fatto effetto.

Gli occhi piccoli e porcini si stringono mentre il viso barbuto fa una smorfia sadica.
Vieni, mi dice.

La mia punizione inizia.

Mi avvicino e mi inginocchio davanti a lui, senza dire una parola. Come mi ha insegnato.
Le dita che poco prima grattavano il culo mi stuzzicano le narici e forzano facilmente le mie labbra.
Poi arriva il solito discorsetto introduttivo del mio week lungo.
"Meglio che ti abitui. Pensavo di docciarmi ieri sera ma non ce l'ho fatta. Anche perché tua zia ieri l'ha voluto nel culo e non potevo farmi scappare l'occasione. Poi stamattina...la sveglia presto...il treno. Quando sono arrivato ho pensato che non valeva la pena sprecare acqua, giusto?"
L'odore che arriva dal suo pube è nauseabondo.
Quello che vedo quando si scappella l'uccello è terrificante e chiudo gli occhi.
Apro la bocca perché non c'è alternativa. IL sapore mi provoca un urto di vomito che trattengo a stento.
Ogni volta trova modi diversi per umiliarmi.
E nel frattempo dirmi quello che pensa.

"Bravo. Non fare cazzate. Usa piano la lingua e non ti affaticare che di lavoro ne hai parecchio. Così. Tu lo sai che sei una troia schifosa e che ti meriti tutto questo vero? Sei una merda, una lurida cagna, un animale..e come un animale devi essere trattato. Bravo pulisci il cazzo e poi ti faccio passare anche il resto...ptciù!"
Un lungo sputo mi cola tra gli occhi e la bocca mentre la lingua compie ampi giri intorno alla cappella immonda.
"Aspetta! Fermo così...fermo... oohhhh"
Ero pronto e il getto di piscio non mi coglie troppo di sorpresa. Questo è ormai un grande classico e non faccio più fatica ad ingollare con ritmo frequente il caldo liquido salato.
Ci mette un po'. Alzo gli occhi e vedo che sta bevendo. Rilassato.

Quando finisce mi guida a pomparlo. E l'uccello, grazie alle pastiglie si indurisce cambiando forma e dimensione.

Non so se dovrò prima finire di fargli il bidet.
Ma so che per le prossime sei/sette ore il suo cazzone violenterà i buchi che ho a disposizione tra botte, insulti, e porcherie.

E per i prossimi tre giorni sarò alla sua mercè.
Schiavo.
Troia a pagamento per il suo giro
Cagna da monta per i suoi amici.





scritto il
2025-11-07
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