Patrizia: una moglie principiante assoluta. Un seguito II

di
genere
etero

Appena entrata Carlo e Ilaria, i miei due figli, corsero per abbracciarmi. Chiesi di papà e mi dissero che era di sopra a farsi la doccia. Quando scese sembrava tranquillo ma notai per tutta la sera che non riusciva a guardarmi negli occhi, il suo senso di colpa per essere andata con un’altra donna per la prima volta nella sua vita era forte. Il fine settimana passò tranquillo, con le solite faccende da sbrigare che si tralasciano durante la settimana e poi la sera di sabato in parrocchia. Quando Francesco mi passava vicino sentivo che mi voleva dire qualcosa di importante ma poi mi diceva delle banalità, il consiglio della puttana, ossia il mio consiglio, lo rodeva dentro, voleva affrontare la discussione ma credo si vergognasse. Decisi di lasciarlo tranquillo, avrebbe maturato a poco a poco. Domenica pomeriggio guardò la partita del Bologna di cui era tifoso sfegatato. Finita la partita ne approfittammo, vista l’assenza dei ragazzi, e ci accoccolammo sul divano, un bacio tira l’altro e poi gli tirai fuori il cazzo già bello tosto e cominciai a masturbarlo. Tiravo giù tutta la pelle in modo da scappellarlo e poi la tiravo di nuovo su, lo feci diverse volte, poi ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere, quasi quasi sembrava fossimo ritornati quelli di una volta, timidi e impacciati, e questo mi piaceva. In questa atmosfera serena Francesco si alzò di scatto e mi scaraventò a pecorina. Era la prima volta che prendeva una iniziativa del genere, mi calò i pantaloni della tuta e mi ritrovai con il cazzo in fica. Stupita ma senza dire nulla lo assecondai sbattendo il mio culo ritmicamente sul suo pube, avanti e indietro, oddio come godevo, diverse volte tirò fuori il cazzo e me lo strusciò sul culetto per poi rinfilarlo con una certa violenza. Poi urlò “ Vengo Vengo Troiaaaaa” e mi ritrovai tutta la schiena piena di sperma. Rimanemmo muti ciascuno meditando quello che appena era accaduto, poi mi feci coraggio e gli chiesi “Ma cosa ti è preso, perché mi hai chiamato troia?” i suoi occhi andavano su e giù, a destra e a sinistra senza fermarsi, non sapeva cosa dire. Visto il suo completo imbarazzo lo abbracciai e gli sussurrai nell’orecchio “ comunque mi è piaciuto moltissimo e per questo ti perdono, ma non sono una troia, però se è questo l’effetto del Bologna allora W il Bologna” lui rise e si rilassò ormai libero dalla paura. Il lunedì di nuovo al lavoro, come sempre. Era un bel po' che notavo che quando entravo Carla, l’usciera, mi seguiva con lo sguardo più del dovuto, la cosa mi rendeva insicura e mi chiedevo il motivo del suo sguardo. Quella mattina Carla, intorno alle nove, entrò nel mio ufficio per consegnarmi la posta, appena consegnata disse “ che bella vista di Bologna si vede da qui!” e poi si sedette, trovai strana la situazione. Per cortesia le chiesi come andasse il lavoro e anche a casa, si mordicchiò le labbra, accavallò le gambe e rispose “ Beh! Per il lavoro sono molto felice, d’altronde senza Domenico non sapevo cosa fare, questo lavoro mi ha dato la possibilità di avere un reddito che mi permette di vivere con dignità per me e i miei figli, invece per quanto riguarda la mia vita privata è un disastro, ho pochi amici e oltretutto neanche li vedo o mi sento spesso, i miei genitori abitano a Napoli, sono praticamente sola, almeno prima avevo Domenico, qualche passeggiata e qualche chiacchiera mi aiutava ma così…” delle lacrime le scorsero sulle guance. Mi alzai, la presi per le mani e l’abbracciai. Da parte sua fu un abbraccio molto stretto , sentivo le sue mani massaggiarmi la schiena , io feci lo stesso, inoltre, avevo la sua testa appoggiata sul mio petto in modo che potevo sentire il profumo dei sui capelli ,lei si liberò in un pianto sommesso, mi strinse a sé ancora più forte, era una situazione inedita e imbarazzante. Non so per quanto rimanemmo così, quasi incollati, con i nostri profumi che si confondevano. Poi mi disse “Signora Patrizia come siete bella, io…io vi aspetto tutte le mattine, appena vi vedo mi sale una febbre che non so spiegare” a quelle parole rimasi di stucco, poi mi accarezzò il viso e, senza che potessi fare nulla, mi baciò sulle labbra e scappò via, come una bambina che ha appena rubato i biscotti. Caddi sulla sedia. Dopo quel episodio, nei giorni successivi, notai che Carla faceva del tutto per evitarmi, sapevo che mi guardava quando entravo o uscivo ma appena i miei occhi puntavano verso di lei si voltava facendo finta di fare qualche lavoro d’ufficio. Un tardo pomeriggio mentre lasciavo l’edificio la vidi seduta sul divanetto accanto alla macchina del caffè. Mi diressi verso la macchina presi un the, e poi mi sedetti accanto a lei, per un minuto non dissi nulla, poi cli chiesi “tutto bene Carla?” Lei scosse la testa e poi sorrise “ Credevo che dopo che l’avessi baciata fosse arrabbiata con me, comunque, sì tutto bene, lavoro, torno a casa e di nuovo lavoro, insomma lavoro sempre” sorrise. Poi riprese “ Sa che Domenico mi ha parlato spesso di lei, mi diceva che lei era l’impiegata più simpatica di tutti gli uffici, inoltre il suo portamento, il suo modo di vestire attirava tutti gli sguardi degli impiegati, ed ora che la conosco aveva proprio ragione” non sapevo di questo interesse dei miei colleghi nei miei confronti, forse mi sottovalutavo parecchio. Continuò “ Patrizia le devo confessare che a me gli uomini non mi attirano particolarmente, ho represso per molti anni la mia propensione per le donne, Domenico credo l’avesse intuito, infatti raramente mi cercava, intendo sessualmente, però non ho mai avuto rapporti con donne, ho avuto solo fantasie e una voglia repressa che mi ha fatto soffrire e quel bacio che le ho dato nel suo ufficio è stato il primo della mia vita verso una donna…certo, ripensandoci, ho avuto un bel coraggio” sorrise. Ero sbalordita per la sua sincerità e il suo candore. Mi accostai verso di lei, volevo solo rassicurarla che non ero arrabbiata nei suoi confronti, e casualmente le nostre gambe vennero a contatto, tutte e due sentimmo il calore delle nostre cosce. Nell’atrio non c’era nessuno. Carla sollevò il suo braccio e me lo passò sulle mie spalle e mi spinse verso sé e poi guardandosi intorno mi bacò sulla testa. Io le presi la mano e le nostre dita si intrecciarono. Sentivo i brividi che mi percorrevano la schiena, mi sembrava tutto strano. Avevo una paura incredibile non solo perché qualcuno ci potesse vedere ma per le emozioni che stavo provando per Carla, non era solo sesso. Coscienti del rischio ci alzammo ma lei mi prese la mano e mi sussurrò all’orecchio “Mi può accompagnare in bagno?” la seguii. Il bagno delle donne situato nell’atrio era di solito vuoto. Appena entrati Carla non mi diede neanche il tempo di realizzare cosa stesse accadendo mi baciò entrando con la lingua nella mia bocca, poi mi mordicchio il labbro inferiore e me lo succhio. Davanti a tanta voglia, cedetti e mi lasciai andare. Le nostre lingue, danzando come in un focoso tango, si toccavamo in tutti i modi possibili. Più ci baciavamo e più avevamo voglia di farlo, sembrava che non potessimo staccarci. Quelle sue labbra carnose per me erano irresistibili. Carla mentre mi baciava mi toccava il collo, i capelli, mi avvolgeva con le sue braccia, questo mi eccitava di più, mi sentivo desiderata come non mi era mai capitato. Ero tutta bagnata ma anche paralizzata perché sembrava tutto così incredibile ma allo stesso tempo naturale. Poi Carla mi infilò la mano sotto la gonna , il suo dito medio trovò la mia fessura e lo infilò. Respiravo profondamente e con affanno. Lei si portò le sue dita sulla bocca succhiandole e con gli occhi chiusi mi disse “ Patrizia che bell’odore e sapore ha la tua fica” . Poi si inginocchiò, mi calò le mutandine, e si avvicinò, con i due pollici mi spalancò la fica e allontanando i peli tirò fuori la lunga lingua e, muovendola come un serpente in cerca della sua preda, me la infilò facendosi largo tra le labbra della mia fica. Sentivo la sua lingua penetrarmi come fosse un piccolo cazzo. Smise per pochi secondi per poi stuzzicare il mio clitoride già bello turgido prendendolo tra le labbra e succhiandolo come se stesse facendo un pompino. Ormai ero fuori controllo, ma riuscì a dire “ Basta! Basta! Carla, non si può, non devi…lasciami andare via, devo andare a casa… ti prego” lei si alzò guardandomi fissa negli occhi “ Scusa Patrizia, io non volevo..” poi disse qualcosa che mi sconvolse “ Patrizia” prese fiato “non so come dirtelo ma io… io ti amo” rimasi a bocca aperta, io amata da una donna. Non sapevo cosa dire, lei mi stava davanti con il capo chino, poi alzo lo sguardo e vidi che piangeva, la strinsi a me e gli asciugai le lacrime con la mano, le volevo dire, anzi urlare, “anch’io!” ma non ebbi il coraggio. Gli diedi una carezza e la baciai sulla fronte. E me ne andai. Continua…
scritto il
2025-10-28
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