Ricatto anale

di
genere
incesti

1.

Mariangela era una ragazza di diciotto anni che frequentava il liceo artistico. Aveva due amichette del cuore nella sua stessa classe che si chiamavano Giorgia e Ivana.
Quando finivano la scuola, prima di ritornare a casa per mangiare e poi fare le lezioni, si intrattenevano qualche oretta fuori l’istituto.
Mariangela invidiava, ma senza rancore, le sue amiche perché avevano una famiglia normale, invece suo padre aveva sposato la madre quando era incinta di lei con un altro, ma nonostante questo, aveva riconosciuto Mariangela come sua figlia.
Purtroppo aveva il vizio di bere e tornava spesso ubriaco senza incrociare la madre perché ritornava al negozio dove lavorava dopo lo spacco di pranzo.

A lei dispiaceva perché gli voleva bene, ma si stava rovinando la vita.
Però aveva anche il pregio di non dare fastidio a nessuno, e la madre quando finiva al negozio, lo trovava sempre lucido perché dormiva tutto il pomeriggio a smaltire la sbornia.

Mariangela stava chiacchierando con le amichette e Giorgia disse:
«Lo sapete? Eleonora ha fatto la festa di compleanno»
«Davvero?...» rispose Ivana «…Ma non aveva detto che per lei contava poco quell’età?»
«Dicono tutte così. Poi quando fanno i diciotto anni rompono le scatole ai genitori per la festa»
«Io quando sono diventata maggiorenne non ho preteso niente dai miei»
Ivana proseguì:
«Vogliamo vedere un video porno?»
«Sì, mettilo»
«Non posso. Ho finito il credito e non ho i soldi. Giorgia tu come stai a credito?»
«Ce l’ho... Va bene. Vediamolo sul mio cellulare»
«Guarda quella che fa!»
«Che schifo! Lo sta facendo con due»
«Chissà quanti soldi le danno per fare queste cose» disse Mariangela.
Poi le ragazze finirono di vedere il video e si misero a chiacchierare degli ultimi vestitini che i genitori gli avevano comprato, delle lezioni e di altre cose.
Mentre discutevano passò Giovanni, un amico di Ivana e lei vedendolo si avvicinò a parlargli. Dopo disse alle altre due:
«Aspettatemi. Devo fare un servizio con Giovanni. Torno subito».
Allora Mariangela e Giorgia ripresero a parlarsi fino a che, dopo quindici minuti, ritornò Ivana:
«Andiamo a casa. Si sta facendo tardi»

Mentre si avviavano verso le rispettive case, passarono davanti a un negozio di telefonia e Ivana disse:
«Aspettatemi, vado a ricaricare il telefonino»
«Ma non avevi detto che eri senza soldi?»
«Sì, ma me li ha dati Giacomo»
«E come mai ti ha dato cinque euro?»
«Gli ho fatto copiare i miei compiti»
«È già stato bocciato due anni consecutivi e ancora ha bisogno di copiare?»
«Lascialo stare!»

Quando Mariangela rientrò la madre già aveva preparato il pranzo per tutte e due. Il padre come sempre non era ancora rientrato.
Si alzava alle cinque per trovarsi al lavoro alle sei e finiva alle dodici. Però rimaneva ancora alla fabbrica perché usufruiva della mensa, ma anche se poteva rientrare alle quattordici si intratteneva ancora fuori casa o per farsi un bicchierino oppure a parlare con gli amici.
Fatto stà che rientrava quando la madre era già uscita per ritornare al negozio dove faceva la commessa.

Dopo pranzato Mariangela si mise a fare i compiti, nel frattempo venne il padre che, come quasi tutti i pomeriggi era mezzo sbronzo.
La salutò con la voce impastata dall’alcool, si cambiò e si mise a dormire sopra le lenzuola.
La cucina e il soggiorno della loro casa affacciavano sulla strada, mentre dalle due camere da letto si vedeva il parco.

Mariangela in silenzio continuò a fare i compiti.
Quando finì andò nella sua cameretta, ma passando davanti alla stanza dove dormiva il padre, vide che era tutto sudato.
Entrò e gli aprì la finestra. Poi accese la televisione a bassa voce per vedersi la puntata preferita.

Al rientro della madre il padre si alzò strofinandosi gli occhi e disse:
«Nina, mi sono svegliato tutto sudato eppure dalla parte del parco dovrebbe essere fresco»
«Comincia a fare caldo Gino, per domani ti preparo il pigiama con pantaloncini e canotta.

La serata continuò cenando tutti e tre insieme. Poi Mariangela se ne andò in camera sua a vedere la televisione.

Il giorno dopo, finita la scuola stava insieme alle sue amichette a chiacchierare fuori strada.
Mentre si parlavano di quello che avevano fatto la sera prima passò un’altra ragazza della scuola e disse:
«Ivana! Che ci facevate nel bagno tu e Giacomo?»
«Come?»
«Vi ho visti uscire insieme dal bagno degli uomini»
«Non è vero! Ciao. Devo parlare con Mariangela e Giorgia»
E questa se ne andò, ma Giorgia si incuriosì:
«È vero che stavi chiusa insieme a Giacomo nel bagno?
«No! Quanto mai!»
«Dimmi la verità. Perché ti ha dato i cinque euro?»
«Non abbiamo fatto niente!»
Allora intervenne Mariangela:
«Non ti crediamo. Sei sempre tu che vuoi vedere i film porno. Dicci la verità ti sei fatta scopare?»
«Vi giuro che sono ancora vergine»
«E allora che avete fatto nel bagno?»
Sotto la pressione delle sue amiche Ivana si decise a confessare:
«Lui ha venti anni e già sa alcune cose»
«E allora?»
«Beh, per darmi i cinque euro... ha voluto... che... ehm»
«Diccelo chiaramente, non girarci intorno»
«Gli ho fatto un pompino»
«Cosa? Tu per cinque euro glielo hai preso in bocca?»
«Sì, ma comunque è piaciuto anche a me»
«Vedi che succede a vedere i video porno?» disse Giorgia.
Mariangela era ancora più scandalizzata:
«Ivana! Abbiamo compiuto appena diciotto anni. Quando diventerai più grande che vorrai fare? Come quella di ieri che è stata con due?»
«Ma no! La prossima settimana i miei genitori mi daranno la paghetta e la cosa finirà qui»

Ritornando a casa Mariangela non ci poteva pensare. La sua amichetta aveva fatto una cosa orribile.
“Che schifo…” pensava “…come si fa a mettere in bocca il pisello di Giacomo? Poi chissà se è come quello del video che abbiamo visto. Lui ha solo venti anni”
Il pomeriggio, mentre aveva quasi finito i compiti, rientrò il padre più ubriaco di ieri.
Nonostante la madre gli aveva preparato il pigiama con i pantaloncini corti, si mise a russare un’altra volta sopra le lenzuola.
“Si sta ubriacando quasi tutti i giorni. Adesso vado in camera da letto e vedo di coprirlo altrimenti con il pigiama leggero si può ammalare”
Così mise a posto libri e quaderni e andò nella stanza per coprire il padre, ma quando si avvicinò vide che il pantaloncino era gonfio come se ci fosse finito dentro qualcosa.
Provò a toccare, ma vide che quella cosa non si muoveva.

Poi ricordò il video porno e pensò:
“Mamma mia, ma allora ha il pene duro? E io l’ho toccato! Credevo fosse un’altra cosa”
Ritornò in camera sua per vedere la puntata alla televisione, ma non riusciva a concentrarsi.
“E se provo a toccare un’altra volta? Tanto lui è ubriaco e non si sveglia. Voglio vedere come è fatto dal vivo”
Andò un’altra volta dal patrigno e accarezzò piano il suo membro che continuava a essere duro. Poi con delicatezza decise di vedere come era fatto. Mise la mano in una coscia del pantaloncino e la allargò, ma guardando vedeva solo un testicolo.
Allora si fece più coraggiosa e prese il pigiama dal lato della pancia abbassandolo un poco. Il membro saltò fuori come una molla
“Mamma mia! È grande come quello del film porno. Allora anche mia madre fa quelle cose con lui?”
Rimise subito a posto il pigiama e ritornò a vedere la televisione.

Il giorno dopo disse a Giorgia:
«Puoi mettere un altro video porno?»
«Vuoi diventare come Ivana?»
Ivana non si offese e ridacchiò:
«Dài mettine uno nuovo. Dobbiamo imparare come si fanno certe cose» e così si videro un nuovo filmino a luci rosse.

Quel pomeriggio il padre di Mariangela si era presentato un’altra volta pieno di alcool e lei che stava cominciando a incuriosirsi decise di andare a vedere un’altra volta il suo membro.
Fu delusa perché adesso non spiccava attraverso il pigiama.
“Forse è moscio” pensò e toccò leggermente con la mano.
Poi decise di abbassare il pantaloncino per vedere come era fatto un pene moscio.
Fu tentata di toccarlo. Ieri lo aveva fatto attraverso la stoffa, adesso lo poteva fare da nudo.
Lo accarezzò con la mano e si accorse che si stava facendo più grande. Dopo un’altra carezza si era fatto duro come il giorno prima.
Visto che il padre non faceva una piega decise di prenderlo in mano. Era caldo e le faceva uno strano effetto.
Si immaginò di essere una delle donne che aveva visto nei video porno e cominciò a muovere la mano su e giù, ma aveva paura che si svegliasse e allora lo coprì ritornando alla televisione.

Il giorno dopo si ripeté la cosa, solo che il padre si era addormentato già col membro duro.
Mariangela lo guardava in silenzio senza toccarlo.
“Ha detto Ivana che quando ha fatto il pompino a Giacomo è piaciuto anche a lei. Ma che tipo di piacere è? E se provassi io adesso? Ora faccio piano... speriamo che non si sveglia”
Abbassò il pigiama, lo prese prima in mano un poco e poi con una certa riluttanza provò a leccare il bastone. Vedendo che il padre russava sonoramente, si fece coraggio e lo prese in bocca, almeno per quel poco che ci entrava.

Adesso si trattava di fare su e giù come aveva visto fare nei video, ma lo fece per poche volte.
Poi decise di mettere le cose a posto e ritornare in cucina.

Quando le amiche dopo la scuola si incontrarono Ivana stava facendo vedere l’ennesimo filmino sul suo telefonino e Mariangela chiese:
«Quando hai fatto il pompino a Giacomo per quante volte sei andata su e giù?»
«Sei proprio a digiuno eh?» e sentendola anche Giorgia ridacchiava insieme a lei.
«Cosa avete da ridere?»
«Non lo sai che gli uomini arrivano?»
«Da dove arrivano?»
«Uffah! Quando i maschi vengono stimolati dopo un pò cacciano la sperma»
«Cos’è la sperma?
«È una crema bianca che gli esce dal pene. Io faccio su e giù finché lui non arriva» disse Ivana.
«Ma poi quella roba ti va in bocca?»
«Sì, ma dopo io la sputo»
«Chissà che brutto sapore ha... forse come la pipì?»
«Macché! Quando la sperma mi viene in bocca ha un altro sapore. È salata e forte alla gola come se fosse... non sò... se un giorno la mangerò ti farò sapere»

Per due giorni il padre di Mariangela ritornò sobrio a casa e a lei fece molto piacere perché quando non era ubriaco la aiutava a fare i compiti. Poi le raccontava come si era conosciuto con mamma e altre cose di cui i papà parlano alle figlie.

Mariangela un giorno stava parlando con Giorgia e Ivana. Questa disse:
«Giacomo voleva che io facessi un pompino al suo amico Vincenzo, ma ho rifiutato perché lo voglio fare solo a lui»
Rispose Giorgia:
«Perché non glielo fai tu Mariangela? Ho visto che l’altra volta ti sei interessata»
«La mia era solo curiosità e poi a me non servono soldi»
«E come ti togli la curiosità se non provi? Guarda stanno passando proprio adesso. Chiama Vincenzo in disparte e diglielo»
«Ma io mi vergogno»
«Gli dici che ti servono cinque euro e se lui ti propone di fargli il pompino tu accetti»
«Va bene»
Quando i due stavano passando vicino a loro Mariangela si avvicinò e chiese di parlare a Vincenzo da sola.
Appena si appartarono disse:
«Ciao! Avrei bisogno di cinque euro. Me li vuoi prestare?»
«Te li regalerò se fai una cosa»
«Dimmi pure»
«Però non devi farne parola con nessuno»
«Non ti preoccupare. Sarà un segreto»
«Mi devi fare un pompino e io ti darò i cinque euro»
«Ci stò. Dove andiamo?»
«Seguimi nei bagni degli uomini, ma non farti vedere dagli altri. Appena non c’è nessuno entra nel box dove mi trovo io»
Così fecero. Vincenzo entrò in un bagno e aspettò che tutti gli altri fossero usciti.
Mariangela appena vide che stava solo lui entrò e si chiusero dentro.
Quando il ragazzo si abbassò i pantaloni il suo cazzo era moscio, ma lei aveva visto che quando accarezzava il membro del padre si faceva duro. Così cominciò a toccare quello di Vincenzo.
Dopo un po’ cominciò l’erezione e Mariangela lo prese in bocca.
Cominciò a pompare, dentro e fuori, dentro e fuori. Il ragazzo disse di fare più veloce.
Allora lei accelerò e dopo diversi colpi lo sentì più duro e caldo finché gli spruzzi di sperma non le inondarono la bocca.

Dopo averla sputata scrutò attraverso una fessura che non ci fosse nessuno nei bagni e poi uscì andando dalle sue amiche.
Ivana le chiese:
«Allora come è andata? Ti è piaciuto?»
«La prima volta non lo sò. È uscita quella roba appiccicosa e calda... come avete detto che si chiama?»
Giorgia si mise a ridere:
«Sperma oppure sborra. Chiamala come vuoi, ma l’hai bevuta?»
«No! Che schifo! L’ho sputata»
«Nell’ultimo video che abbiamo visto quella se le bevuta tutta»
«Deve essere un trucco. L’ha sputata e poi quando l’hanno inquadrata di nuovo aveva la maionese in bocca»
«Sarà come dici tu... intervenne Ivana «...ma io sò che ad alcune piace davvero e la ingoiano»

Finito l’anno scolastico, avevano ottenuto tutte e tre la maturità e Mariangela non vedeva più le sue amiche perché la famiglia di Giorgia aveva la casa al mare e si erano trasferiti per tutta la durata delle vacanze scolastiche.
Avevano anche ospitato Ivana perché i genitori e quelli di Giorgia erano amici intimi.
Mariangela pensava sempre quello che aveva fatto con Vincenzo.
Era l’unica volta che aveva preso il pene in bocca e le sembrava che questo non era per niente un vero cazzo come quello dei video porno o del padre.
Le era venuta voglia di fare il pompino a un vero cazzo e si presentò l’occasione quando il padre ritornò un’altra volta a casa ubriaco fradicio.
Era sicura che non si sarebbe svegliato neanche a cannonate. Addirittura quando si addormentò non aveva nemmeno messo il pigiama. Stava solo con gli slip e questi erano anche piccoli e con le molle consumate.
Fu facile abbassarli e quando vide che aveva il cazzo moscio cominciò a leccarglielo e poi, ricordandosi alcune scene dei video, scese con la lingua sui testicoli.
Dopo un via vai tra palle, bastone e cappella divenne bello duro.
Allora Mariangela lo prese in bocca, nonostante fosse troppo grande per farselo entrare completamente e cominciò a pomparlo.
Lui tra un russare e l’altro aveva qualche gemito-
“Crederà che stà sognando. Posso continuare” e continuò a pompare sempre più veloce.
Dopo cinque minuti, quando stava per stancarsi, sentì il cazzo indurirsi, farsi più caldo e gonfiarsi.

Poi arrivò il fiotto caldo e copioso.
“Dove lo sputo? Non ci ho pensato! Ok, significa che anche io farò come quelle dei video, sperando che non sia un trucco e lo ingoiano davvero”
Quando ingoiò sentì la gola che le ardeva. Non era a causa che fosse salato, ma qualcosa che non sapeva definire e poi il sapore così sconosciuto. Non aveva mai mangiato niente che aveva quel gusto.

2.

Finite le vacanze le tre amiche si erano iscritte tutte all’accademia delle belle arti.
Naturalmente i ragazzi erano più intraprendenti e, diciamolo pure, le ragazze più puttanelle.
Alcune di loro con la scusa di voler conservare la loro verginità si facevano sfondare il culo.
La prima fu Ivana.
Al secondo anno già l’aveva fatto, ma non più per i soldi della ricarica. Le piaceva e quando ne parlava con le amiche diceva:
«Ragazze, sapeste che goduria! All’inizio mi faceva un male cane, ma dopo che l’ho fatto altre volte provo sempre più piacere»

Un giorno Giorgia rivolgendosi a Mariangela disse:
«Che ne dici, vogliamo provare anche noi?»
«Non penso che sia una buona idea. Ti confesso che stò facendo qualche pompino con la scusa che mi servono i soldi e ti devo dire che si gode senza sentir dolore»
«E come si gode? Stancandosi andando su e giù con la bocca?»
«No. Aspettando che ti arrivi la sborra in bocca»
«Vuoi dire che te la mangi?»
«Sì e ti devo dire che all’inizio sono stata costretta a farlo, ma poi ci ho provato sempre più gusto e ora la ingoio volentieri»
«Che schifo!»
«Come che schifo? Allora perché si fanno i pompini? Solo per stancarsi? Si fanno aspettando che finalmente lui spruzzi la crema calda. Non vedi l’ora che ti sborri in bocca per potertela gustare»
Giorgia si stava convincendo.
Ma chi aveva ragione Ivana o Mariangela?
Poi successe che si fece il fidanzatino e questo cercava sempre di incularsela.
Allora decise di provare a fargli un pompino per soddisfarlo altrimenti prima o poi l’avrebbe lasciata.
Quando lo fece, il ragazzo stava per venire e disse di non fermarsi. Così Giorgia sentì la sborra calda in bocca e provò a fare come le aveva detto Mariangela:
“Ingoiala e vedrai che con il tempo ti piacerà”.

Già dal primo ingoio le piacque. Aveva ragione Mariangela.
Ma il suo ragazzo voleva per forza il culo e un giorno Giorgia si rassegnò a farselo rompere:
«Per favore fai piano, almeno la prima volta»
E il suo ragazzo dopo averglielo lubrificato glielo ficcò nel buco.

«Ho detto piano... ahia... ahia... piano! ahia... fai piano amore... ahia... ahiaaa! Che male!»
Dopo le prime volte era come aveva detto Ivana. Il cazzo in culo la faceva godere.
Quando lo prendeva si masturbava la figa e nel momento dell’orgasmo sentiva un piacere immenso col culo tappato dal bastone del suo ragazzo.
Però erano anche vere le affermazioni di Mariangela: la sperma aveva un sapore sempre più piacevole da gustare.

Quando ne parlò con le sue amiche, sorridendo le risposero in coro:
«Anche noi facciamo le stesse cose!»

Dopo un anno, nonostante le buone intenzioni, persero la loro verginità.

Giorgia e Ivana lasciarono l’accademia. La prima si fidanzò ufficialmente con un ragazzo con l’approvazione dei genitori perché era impiegato in un ufficio pubblico e poteva darle una vita tranquilla.
Invece Ivana si era messa in testa di fare il giro del mondo.
Per procurarsi i soldi ogni tanto si faceva fottere da qualcuno durante il viaggio.
Era stata sempre la più intraprendente delle tre riguardo al sesso e lo sfruttava a suo favore.

Ora Mariangela era rimasta senza amiche perché Giorgia stava quasi sempre col suo ragazzo e Ivana era partita.
E fu durante quel periodo che conobbe Mariano. Un ragazzo di venticinque anni che aveva un negozio di strumenti musicali nei pressi dell’accademia.
Cominciarono a uscire insieme quasi tutte le sere e un giorno lui le confessò che si era innamorato di lei.
Mariangela ne fu lusingata perché era veramente un figo: un metro e ottanta, muscoloso, senza ombra di grasso, capelli castano lunghi legati da un codino, naso piccolo sotto due occhi color nocciola e labbra con un disegno perfetto.

Tra l’altro anche lei si era fatta una bella donna: un metro e sessantacinque, seno taglia quarta, vita sottile che si poteva stringere anche con una sola mano e dei fianchi di ottantasei centimetri sopra delle stupende gambe.
I suoi capelli rossi scendevano a pioggia fin sopra le natiche, gli occhi azzurri facevano capolino sopra un nasino alla francese. Le sue labbra erano rosa e carnose al punto giusto.

Dopo quella confessione lei disse:
«Anche io credo di essermi innamorata di te, però non sono pronta a rendere la cosa ufficiale»
«Sì, ma sei disposta a ricambiare il mio amore?»
«Certo! Perché non dovrei ricambiare? Naturalmente non corriamo troppo per quelle cose»
“Tanto già le ho provate tutte, ma se mi concedo subito penserai che sono una ragazza facile e prima o poi mi lascerai”
«Ti capisco. Io ti ho esternato solo il mio amore. Poi in seguito quelle cose verranno da sé»

Invece non aspettò molto che già le chiese di dargli una prova d’amore.
Mariangela mostrò di essere un po’ riluttante. Poi finse di essersi fatta convincere e si ritrovarono in una camera d’albergo.
Per completare l’opera e far credere di essere una ragazza alle prime armi gli diede l’iniziativa e Mariano la spogliò man mano che se la baciava.
Quando furono nudi l’adagiò sul letto e cominciò a baciarla sul collo scendendo fino al seno che con la mano strizzava leggermente un capezzolo e con la bocca ne succhiava un altro.

Per Mariangela fu una nuova esperienza.
Aveva fatto di tutto, ma sempre frettolosamente e nei luoghi più disparati: nei bagni, nelle auto, dietro i cespugli o in una cabina al mare.
Ora riusciva a godere in libertà senza nessun timore di essere vista.

Poi Mariano scese con le labbra sotto l’ombelico e lei ebbe un fremito di piacere che le fece allargare le gambe. Allora lui arrivò alla fica e cominciò a leccarsela.

La lingua entrò nella sua vagina cominciando a muoversi per tutta la lunghezza.
Quando si soffermò sul clitoride girandogli intorno, sopra, sotto, Mariangela si eccitò al massimo e gli prese il cazzo in bocca improvvisamente.
Stando in una camera tranquilla e riservata si apprestò a fare un pompino ad arte.
Il cazzo era già duro e le palle gonfie e sode!
Leccò con la lingua aperta tra la coscia e testicolo dandogli un sussulto di piacere. Poi lo fece anche con l’altro. Infine, mettendo la lingua al centro dello scroto leccò scivolando per tutto il bastone.

Quando arrivò alla cappella se la leccò tutta intorno e poi prese il cazzo in bocca andando su e giù.
Fece tutto questo per tre volte finché lui non le disse che non ne poteva più e voleva penetrarla.
«Amore ho bisogno di possederti. Non ce la faccio più a resistere»
«Rischi di mettermi incinta. Facciamolo dietro» e si girò mostrandogli il bel culo che aveva.
Mariano, convinto di essere il primo a farlo cercò di incularsela il più delicatamente possibile e Mariangela glielo fece credere.

«Ahia... che male... ahia... mi stai facendo male»
«Vuoi che smetta?»
«No, ti amo... soffrirò per te... ahia... ahiaaa!»
Dopo un pò lui cominciò a sbatterla e lei finse:
«Ahiaaa... che dolore... ahia... sì... rompimi pure... ti amo... ahiaa... ahiaa... comincio a sentire meno dolore... sbattimi forte amore... rompimi tutta... ahia... sì... godo... spingi!»
Poi si masturbò il clitoride ed ebbero l’orgasmo insieme.
«Stò per venire»
«Anche io.... veniamo insieme amore»
«Uhh... vengo! Ahhh»
«Sì... riempimi tutta... vengo... ahh... ahhh!»

3.

Mariangela era felice!
Ormai da molto tempo stava con Mariano e lui non mostrava interesse per altre ragazze. Voleva solo lei.
Periodicamente andavano anche in albergo a fare l’amore.
Era anche felice perché il padre da un pò di tempo non ritornava più a casa ubriaco.
Sembrava aver messo la testa a posto, ma non l’aiutava più a fare i compiti perché ormai Mariangela non ne aveva più bisogno.

Poi un pomeriggio successe una cosa che le cambiò la vita.
Mentre stava prendendo una bottiglia di latte dal mobile di cucina il padre le passò dietro per riempirsi un bicchiere d’acqua.
Sarebbe stata una cosa normale, ma quando lui fece il movimento sentì che le aveva premuto il membro duro sulle natiche.
“Mi stò impressionando. Mi ha cresciuta e non si è mai permesso di toccarmi neanche da bambina, figuriamoci se ci prova adesso che sono grande e potrei dirlo a mamma”
Ma poi lui si mise dietro bevendo e, facendo finta di alzare la testa, si mosse in modo che lei sentisse ancora il membro duro.
Arrivati a quel punto Mariangela si voltò e disse:
«Papà che stai facendo? Voglio sperare che non l’hai fatto apposta»
«Siedi, ti devo parlare»
Allora ricordando quello che aveva fatto quando aveva appena compiuto i diciotto anni, Mariangela cominciò ad avere un poco di timore che poi dalle parole del padre si dimostrò fondato:
«Tu te ne sei approfittata di me quando avevo il vizio di bere»
«Cosa? Non ho fatto niente»
«Non è una cosa recente. È stato un anno fa»
«Ma io non ho fatto niente!»
«Mariangela, non fare la finta tonta. Ti sei divertita mentre io dormivo ubriaco, ma poi mi sono svegliato quando mi stavi alzando gli slip e non ho aperto gli occhi perché avevo paura di scoprire quello che avevi fatto»
«Io... la mia era solo... una curiosità»
«Davvero? E perché lo avevo sporco di liquido seminale? Il resto dov’è finito?»
«Volevo provare solo... credevo di non fare niente di male»
«Facendo un pompino a tuo padre?»
«Non sei il mio vero padre!»
«Ti ho vista nascere, cresciuta e amata come se fossi mia figlia!»
«Va beh, ho sbagliato, ma dopo un anno perché improvvisamente mi sei passata dietro in questo modo?»
«Perché tua madre me lo nega e io ho una voglia matta di provare»
«Cosa ti nega mia madre? Io so che fate ancora sesso e lei addirittura a volte me ne parla»
«Mariangela! Mi nega il culo! E io non riesco a convincerla. Aiutami tu. Sò che voi liceali già lo avete fatto. Dammelo tu»
«Papà mi stai chiedendo di farmi inculare da te. Ti rendi conto?»
«Non c’è niente di male. Non sono il tuo vero padre. Potresti anche darmelo per sdebitarti di quest’anno che ho taciuto su quello che mi hai fatto»
«Mi dai il tempo di pensarci?»
«Stò aspettando da molto. Posso attendere ancora. Magari se accetti lo faremo una sola volta e poi ritorneremo a essere padre e figlia come lo siamo sempre stati… Lo sai che comunque ti voglio sempre bene come la bambina che ho visto nascere e crescere?»
«Sì papà. Anche io ti voglio bene. Quando tornavi a casa ubriaco non te ne ho mai fatto una colpa. Non davi fastidio a nessuno nonostante stavi in quello stato»

Il pomeriggio del giorno dopo Mariangela pensava a come risolvere quella questione.
Forse il padre aveva ragione.
Mantenendo quel segreto aveva dimostrato tanto amore nei suoi confronti e lei avrebbe dovuto ricambiarlo.
Decise di farlo e quando rientrò gli disse:
«Papà lo facciamo perché hai detto che sarà per una sola volta. Dopo cercherò di convincere la mamma a dartelo in modo che non vieni più a chiederlo a me»
«Ti ringrazio bambina mia. Mi vado a lavare. Tu spogliati e aspettami a letto»
Mentre il padre faceva la doccia, Mariangela pensava:
“Non mi ha mai vista nuda, come mi guarderà? Come devo cominciare? Glielo faccio duro con la bocca? Tanto già gli ho fatto un pompino e non cambia niente”
Quando venne a letto vide che non aveva ancora l’erezione nonostante vedesse una giovane nuda e pensò che era colpa della tensione per una cosa che mai credevano che poteva accadere.
Mariangela prese l’iniziativa e gli si mise addosso a sessantanove cominciando a leccargli il cazzo floscio. Invece lui ignorò la figa.
Si avvicinò al buco del culo e lo leccò con avidità come se fosse l’unica cosa che avesse mai desiderato nella vita.
Lei si eccitò sentendo la lingua che cercava di entrarle dentro il buco e cominciò a fargli il pompino cercando di migliorare la sua prima prestazione quando non era riuscita a prenderlo completamente in bocca.
Si fece durissimo e anche grosso. Venti centimetri per quasi cinque di diametro. Forse era questa la ragione per cui la madre non aveva mai voluto rapporti anali col padre.
«Dài papà! Sono pronta, ma fai piano»
«Aspetta ti metto un poco di sapone così scivola meglio»
«Non c’è bisogno, ho la crema, ora la prendo»
Aprì la borsetta e la passò al padre.
Lui cominciò a spalmargliela con le dita dentro e fuori il buco.
«Intanto continua con la bocca altrimenti si ammoscia»
Prima un dito, poi due dita e Mariangela fu pronta a farsi inculare.
Si girò e gli mise le chiappe a disposizione.
«Papà fai piano... per favore»
«Non ti preoccupare bambina mia, all’inizio non ti sbatterò»

«Sì... piano... ahia, ahiaa! Che male! Fai piano.,. ahia ahiaa... è grosso... papà fai piano per favore... mi stai squartando il culo... ahia ahiaa»
«Figlia mia sto facendo piano, ma fra poco ti dovrò sbattere altrimenti non vengo mai. Non vorrai avere il mio cazzo nel culo per l’eternità?»
«Hai ragione papà... ahia... ahiaa... sbattimi pure cercherò di resistere... ahiaa... che male! Sì continua... ora puoi... comincio a sentire male di meno... sì... sbattimi forte! Mi piace! Rompimi tutta... spingi forte... ahh... ahhh... sì»
«Stò per venire! Finalmente provo il culo... ahh.... ahhh.... vengo!»
«Vengo anch’io papà... ahhh... ahh... mmm!»

Nessuno dei due si era accorto del drone a poca distanza dalla finestra.

4.

Dopo qualche giorno Mariangela cominciò a fare opera di persuasione verso la madre.
Capitò l’occasione quando lei disse:
«Tuo padre pensa sempre la stessa cosa»
«Che cosa mamma?»
«Il sesso. Abbiamo superato i cinquanta e continua a chiedermelo»
«Si vede che ti vuole bene altrimenti si troverebbe un’altra»
«Ma io non glielo nego. Solo che lui vuole sempre di più»
«Come di più? Forse fate solo in modo tradizionale? Quando passano gli anni ci vuole anche fantasia!»
«No, Mariangela. La fantasia ce l’ho. Faccio anche orale e cambio continuamente posizione. Ho consumato tutte le figure del Kamasutra»
«E allora cosa vuole ancora?»
«Il rapporto anale, ma io ho paura»
«Perché?»
«Ce l’ha troppo grosso»
«Mamma io te l’ho già confidato anni fa. Noi ragazze moderne lo abbiamo fatto più volte e ti assicuro che è piacevole»
«Si vede che non sai cosa ha tuo padre tra le gambe. È enorme!»
«Ma no! Non centra niente. Una mia amichetta ha detto che una volta è stata penetrata da uno che l’aveva grandissimo e se ci è riuscita lei ce la puoi fare anche tu»
«Guarda una madre che deve sapere dalla figlia! Insegnami come fare»
«Aspetta. Vado a prendere una cosa dalla borsa»
Mariangela ritornò con un barattolino in mano.
«Ecco, ne ho ancora un poco»
«Cos’è?»
«Una crema lubrificante. Ma ora ascoltami attentamente. Per prima cosa devi pensare che desideri un rapporto anale altrimenti sarai troppo tesa e non ci riuscirai mai. Il retto è muscoloso e asciutto. Se lo contrai per paura sentirai ancora più dolore.»
«Ho capito! Mi devo rilasciare e accettare che tuo padre me lo mette dentro»
«Non basta! Per prima cosa fatti spalmare questa crema dentro e fuori il buco finché lui non riesce a metterci prima uno e poi due dita. Poi almeno le prime volte, per avere i muscoli dell’ano distesi mettiti di schiena e appoggiagli le gambe sulle spalle. Ci penserà lui a penetrarti»
«Allora non è poi così difficile»
«Aspetta, stai calma! Digli di metterlo e toglierlo piano piano per quattro o cinque volte e poi ti fai sbattere»
«Ho capito. Per farlo allargare. Così diventa meno doloroso»
«No! Sarà comunque molto doloroso perché non l’hai fatto mai. Finito il primo rapporto lo tirerà fuori sporco di sangue. Non ti spaventare perché man mano non ci sarà più sangue. In seguito potrai anche girarti perché agli uomini piace prenderci da dietro. Si sentono più padroni»
«Seguirò i tuoi consigli. Fra qualche giorno ti farò sapere come è andata. Ho una paura!»
«Non devi aver paura altrimenti non lo farai mai. Divertiti invece con questa nuova esperienza. Ti voglio bene mamma, sia a te che a papà»

Nei giorni seguenti non ci fu bisogno che glielo dicesse la madre. Un pomeriggio quando il padre rientrò le diede un bacio sulla fronte dicendo:
«Grazie! Ti voglio bene. Dimentichiamo quello che ti ho fatto. Ora sono felice con tua madre. Mi ha detto che sei stata tu a convincerla»
«Papà, ha sentito molto dolore?»
«Ho cercato di essere il più delicato possibile, ma tua madre non lo aveva mai preso in quel posto. Si è fatta molto male, ma nonostante ciò mi ha detto di continuare»
«Sono sicura che facendolo più spesso alla fine le piacerà. Comunque devi essere orgoglioso di aver rotto un culo perché il mio lo era già da quando facevo il liceo»

Quando il giorno dopo Mariangela e la madre stavano da sole a pranzare, lei disse:
«Lo abbiamo fatto! Sento ancora dolore»
«A me la prima volta mi ha fatto male per tre giorni e lui era un normodotato. Se dici che papà ce l’ha grande ti capisco»
«Ma adesso per rifarlo devo aspettare che mi passa il dolore?»
«Non credo che papà te lo chiede tutti i giorni, ma se lo vuole ancora, daglielo. Non succede niente»

5.

Mariangela stava in albergo durante un rapporto anale con Mariano e pensò:
“Sembra che non mi piace più prenderlo nel culo, forse trovo la differenza col membro di papà? Lui mi ha fatto molto male, però dopo il dolore iniziale mi sono sentita veramente posseduta. Era un godimento mentre quel grosso cazzo duro mi sfondava otturandomi tutto il canale pompandomi. Dopo ho fatto aria continuamente per tutta la giornata”

La sera, dopo aver cenato, pensava come sarebbe stato bello se Mariano avesse un bastone di cinque centimetri di diametro.
Poi incuriosita entrò in una chat per adulti.
Di quelle che si parlava di sesso esplicito.
Si aprì una finestra che diceva:

Rispose:


Si alzò facendo uscire il viso dalla telecamera e accettò la videochat.
Comparve un ragazzo anche lui col viso fuori angolo che fece vedere un membro di quattro centimetri di diametro e una lunghezza di diciotto.
Digitò:

Mariangela continuò a chattare divertendosi a leggere stronzate continue finché, dopo l’ennesima videochat, non comparve quello che lei mai aveva sperato di vedere.
Era di venti centimetri, ma con un diametro e quello ne era sicura perché il ragazzo dall’altro lato lo misurò in sua presenza con un metro da sarto. Circonferenza sedici centimetri.
Facendo un veloce calcolo mentale era un diametro di cinque centimetri. Più grande di suo padre.
Disse al ragazzo di rivestirsi perché voleva videochattare con lui vedendosi in volto.








A quel punto Mariangela si sedette per farsi vedere in viso.













Alfonso fu puntualissimo, anzi arrivò un’ora prima e aspettò con grande pazienza che venisse Mariangela all’appuntamento.
«Ciao! Stai aspettando da molto?»
«Non ti preoccupare Mariangela. Dove andiamo? Vuoi prima un gelato? Come sei bella! Non mi pare vero di fa...»
«Calmati Alfonso! Potrei essere io a desiderare un superdotato. Non sentirti inferiore. Sei un bel ragazzo»
«Allora dimmi dove desideri andare»
«C’è un alberghetto qui dietro. Non è frequentato dalle puttane. Ci vanno solo coppiette di innamorati» e si avviarono là.
Presero una camera e appena entrarono Alfonso prese a spogliarsi frettolosamente.
«Stai calmo, non avere fretta, non scappo! Sono qui per accontentarti, anzi accontentarci perché anche io desidero provare il tuo grosso membro»
Allora decise di prendere le cose diversamente. Si spogliò con più lentezza e andò a farsi una doccia.
Quando rientrò in camera vide Mariangela nuda in tutta la sua bellezza.
«Aspettami a letto. Vado anche io a fare la doccia»
Uscita dal bagno Mariangela guardò Alfonso che non aveva ancora l’erezione.
“Poverino, è talmente teso che ha ancora il cazzo moscio. Il problema adesso sarà come fare i preliminari. Del pompino non se ne parla. È talmente grosso che non mi entra in bocca. Vuol dire che me lo leccherò dalla capocchia fino alle palle, ma devo anche insegnargli come farmi eccitare”
Si stese sul letto e cominciò a leccarglielo dicendo:
«Mentre te lo faccio duro, ti dispiace di leccarmi la figa? Aspetta mi metto sottosopra»
Il ragazzo cominciò a leccare, ma non avendolo mai fatto le leccava solo l’esterno.

«Alfonso! Aprila con le dita e mettici la lingua dentro. Sì, così, ma muovi la lingua per tutta la lunghezza... così... ahh... ora fermati dalla parte di sopra lo senti sotto la lingua?»
«Cosa devo sentire?»
«Il clitoride, vedi è diverso e stà dalla parte di sopra la vagina, l’hai trovato? Sì... fermati, ci stai con la lingua sopra... ahh... ora giraci intorno e leccalo anche sopra, così, bravo ahh... ahh... continua così, mi stai facendo arrapare»

Intanto anche il cazzone si era fatto duro e si ergeva in tutta la sua maestosità. Era un capolavoro della natura.
«Alfonso, ora mi metto a pecorina, ma tu prima di infilarlo leccami il buco e mettici un poco alla volta, prima un dito, poi due e anche tre finché non sono pronta a ricevere il tuo bel cazzone»
Quando fu pronta Mariangela fece mettere dietro di sé Alfonso e guidò il membro giusto al centro del buco.
«Ora spingi piano, ma fai pressione per farlo entrare»
Lui spingeva, ma il membro non entrava, anzi non riuscendo a penetrare scappava di lato.
Allora Mariangela si ricordò della crema lubrificante. Quando la madre gliel’aveva restituita, se l’era messa di nuovo nella borsetta.
La prese e mentre se la spalmava dentro e fuori il buco, leccò la cappella di Alfonso per tenerglielo duro.
Quando si girò e prese il cazzo appoggiandolo sul buco gli disse di spingere.
Per non farlo scappare continuava a tenerlo fermo con la mano.
«Non entra!»
«Non ti preoccupare, lo tengo io, spingi più forte, sì, così, spingi... ahii... mamma mia.. ancora un poco.. ahhh... ufff... ora fai piano.. è quasi entrato.. ahhhhhh.. aspetta fermati.. ahia»

«Lo devo togliere?»
«Sei pazzo? Abbiamo fatto tanto per farlo entrare... tiralo indietro piano piano, ma non farlo uscire dal buco altrimenti dobbiamo ricominciare daccapo. Quando sei entrato si è quasi squartato il buco... dietro piano... ahhh... ahhh... ora spingi di nuovo dentro... ahiaa... ahiaa... che male»
«Non ti voglio far male. È meglio toglierlo»
«No! Rifai tutto di nuovo per altre due volte... ahiaa... ahiaa... continua così quasi fuori piano piano e dentro piano piano... ahiaaa! Ho detto piano!»
Così con Mariangela con le chiappe allargate al massimo, Alfonso glielo ficcava piano fino in fondo e ancora più piano estraendolo quasi tutto.
Dopo altre tre volte:
«Ora! Alfonso... sbattimi... non aver paura.. se grido di dolore non fermarti.. fottimi... ahiaa... ahiaa... sì... ahiaaaa!»
Sembrava un cartone animato a vedere un membro così enorme che pompava in un buchetto che si era dilatato al massimo. Toccava addirittura le natiche all’interno.
«Ahiaa... sbattimi....ahiaa... sì... mi stai spaccando in due... mai credevo di riuscire a prendere una bestia simile... sbattimi forte... ahiaaaa!»
«Stò per venire.. posso?»
«Ma che cazzo di educazione! Sborrami dentro... allagami... mai credevo di... oddio stò per venire anch’io... non fermarti... ahh... vengo!»

Dopo essere arrivati Mariangela stava distesa supina sul letto soddisfatta. Sentiva il buco che si era allargato, ma non si toccava perché le dava la sensazione che l’ano respirava aria fresca.
Sapeva che da lì a poco e per tutta la settimana avrebbe sentito dolore per tutto il canale.
Se defecava sentiva dolore, se usciva un pò d’aria le faceva male. Ma ora doveva fare attenzione per almeno la prima mezza giornata.
L’aria sarebbe uscita nonostante cercasse di trattenerla perché Alfonso aveva fatto da gonfiatore nelle sue viscere.
Si baciarono prima di uscire e si scambiarono i loro numeri per potersi contattare via WhatsApp per i prossimi incontri.
Mariangela camminando aveva la sensazione che lo facesse a gambe aperte e tutti potevano sapere che era stata sodomizzata. Invece da lì a poco non sentì più quell’andatura innaturale.

La sera, nel bagno sentì lo stesso dolore di quando un liceale l’aveva inculata per la prima volta. Il buco era pieno di taglietti dovuti alla dilatazione e quando defecava sembrava che dal canale passasse un tronco ruvido.
Si fece degli impacchi freddi:
“L’altra volta ci è voluta una settimana, ma penso sarà lo stesso anche ora perché sono stata già inculata diverse volte. Anche se è un cazzo enorme, continuando a prenderlo, il buco comincerà ad abituarsi alla nuova dilatazione. Devo fare solo attenzione a non dare il culo a Mariano subito dopo averlo preso da Alfonso”
Mariangela sapeva per esperienza che dopo pochi giorni l’ano tornava a restringersi fino a che sembrava che non era mai stata inculata.

Una volta l’aveva fatto dopo diversi giorni e aveva sentito lo stesso dolore della prima volta.
Comunque il suo ragazzo non chiedeva quasi mai il rapporto anale. Preferiva fare l’amore cazzo e figa.

La settimana dopo rivide Alfonso e questo aveva fatto un po’ di pratica. Non le fu necessario guidarlo passo, passo.
Comunque sentiva ancora un dolore tremendo quando prendeva quel grosso membro dietro.
Finché dopo un mese il buco si dilatò senza più spaccarsi e lei poteva godere liberamente del cazzone di Alfonso.

6.

Mariangela stava andando dal suo ragazzo perché era l’ora che chiudeva il negozio, quando le squillò il cellulare. Era Giorgia:
«Ciao, Mariangela. Come stai?»
«Alla grande e tu?»
«Anche io. Stò col mio fidanzato. Ci vogliamo vedere questa sera? Ti devo dire una cosa importante»
«Sì, vengo anch’io col mio ragazzo fra quaranta minuti. Aspettateci al bar di fronte la metropolitana di Piazza Dante»
Quando Giorgia e Mariangela si rividero erano tutti abbracci e complimenti.
Poi presentarono i loro ragazzi:
«Ti presento Mariano. Ci conosciamo da dieci mesi e già ci amiamo alla follia»
«Già ti parlai di Ernesto. Siamo fidanzati ufficialmente e abbiamo deciso di sposarci il mese prossimo. Ci farebbe piacere avervi ospiti»
Dopo un cenno d’intesa con Mariano:
«Saremo felici di venire al vostro matrimonio»
«Non riesco a contattare Ivana e vorrei che anche lei venisse»
«Perché ha cambiato il numero. Io ce l’ho, lo vuoi anche tu?»
«Perché non la chiamiamo insieme adesso?»
«Chissà a quale parte del mondo si trova, ma proviamoci. Faccio una chiamata video su WhatsApp?»
«Sì, così ci possiamo vedere tutti insieme»
Mariangela chiamò Ivana che dopo tre squilli entrò in connessione video:
«Mariangela! Che sorpresa!» e si mostrò con le tette di fuori su una spiaggia.

«Dove ti trovi?»
«A Miami, come vedi qui è giorno» poi vedendo inquadrati anche gli altri tre:
«Giorgia stai anche tu? Lui è il tuo fidanzato? Mariano come stai?» poi si allontanò di più dalla camera per far vedere che stava con due bei ragazzi abbronzati e muscolosi.
«Ci presenti i tuoi amici?» chiese Mariangela.
«Non sono amici, ma i miei ragazzi: Karl e Otto. Li amo tutti e due e loro amano me»
“È stata sempre trasgressiva. Sono sicura che ha coronato il suo sogno: farsi sbattere da due maschi insieme” e Mariangela si ricordò del primo video porno che avevano visto da ragazze. Proprio Ivana aveva scelto quello con una donna e due uomini.
Intervenne Giorgia:
«Ti abbiamo chiamata per sapere se vuoi venire al mio matrimonio. Ci sposiamo il mese prossimo»
«Certo! Questa settimana finiamo le ferie e ritorniamo a Dusseldorf. Non avremo problemi per venire a Napoli. Quando ti sposi?»
«Il dieci di ottobre»
«Ci saremo tutti e tre. Ora vi saluto, il mare ci aspetta. Ciao! Ciao anche a te Mariangela e ai vostri ragazzi» e chiuse la comunicazione.
Le due amiche si guardarono e poi scoppiarono a ridere.
«Sempre la stessa. Tette fuori senza sapere chi si trova dall’altra parte. È sempre stata trasgressiva»
«Ha coronato il suo sogno. Ti ricordi quando stavamo al liceo?»
I loro ragazzi non sapevano dei video e le guardarono stupiti.
«Cosa ne pensi? Ce lo diciamo?» disse Mariangela.
«Meglio che lo sappiano» e raccontarono ai loro ragazzi dei filmini porno che Ivana faceva vedere e in particolare di quelli col trio. Naturalmente non parlarono delle loro scorribande sessuali.

7.

Giorgia si sposava e Mariangela ne era contenta.
Un giorno anche lei e Mariano si sarebbero sposati e già pensava a come si sarebbe sentita felice anche lei.
Ma per Mariangela si stava prospettando un dramma che forse l’avrebbe portata a perdere per sempre il suo Mariano.
Stava ritornando a casa e un bambino le diede una busta, scappando subito via.
La aprì e trovò una foto che ritraeva lei mentre il patrigno se la stava inculando e un numero di telefono. Con mani tremanti compose il numero e si mise in attesa. Dopo due squilli sentì una voce:
«Ciao Mariangela, non mi conosci, ma aspettami tra mezzora vicino alla metropolitana di Piazza Cavour» e riattaccò.
Chi era? Cosa voleva da lei? Non era ricca per poterla ricattare.

Si avviò all’appuntamento piena di ansia non sapendo cosa fare.
Arrivata sul luogo si avvicinò un uomo di trentacinque anni circa. Il suo nome era Fabio.
«Cosa volete da me? Io non sono ricca. Non posso darvi niente»
«Vogliamo essere pagati in natura»
«Essere? Non siete solo?»
«Siamo in cinque. Devi farci un pompino con ingoio e pulirci il cazzo con la bocca»
«Una gang bang?»
«No. Ci piace l’intimità. Lo farai a uno per volta»
Mariangela pensò che se quella foto sarebbe finita nelle mani della madre sarebbe stata la fine di una famiglia.
Avrebbe cacciata lei e anche il padre.
Allora decise di fare quello che gli aveva chiesto quell’energumeno.
«Se lo faccio lasciate in pace la mia famiglia?»
«Certo. Vieni abbiamo un SUV con i vetri oscurati parcheggiato a pochi metri»
Quando arrivarono al SUV ne scesero quattro individui che avevano tutti sotto i quarant’anni. Insieme all’altro si presentavano con corpi brutti, grassi e flaccidi. Sembravano usciti da un film dell’orrore.
Fabio disse ai quattro:
«Voi aspettateci fuori. L’idea è stata mia e voglio essere il primo» ed entrò nel SUV insieme a Mariangela. Poi, mentre si toglieva pantaloni e mutande, le parlò:
«Ti raccomando, senza fretta. Fammelo pieno di passione e impegnati affinché io rimanga soddisfatto»
Allora Mariangela cominciò a leccargli la cappella scendendo fino ai testicoli facendoli ballare sotto la sua lingua e dopo salì per il bastone fino alla punta abbrancandola dolcemente con le labbra fino a che il cazzo si indurì.
Lo prese in pieno con la bocca e gli fece il pompino, prima dolcemente e poi pompandolo sempre più velocemente. Quando si stancò, decise di fargli un’altra leccata di cappella, bastone e testicoli.
Poi riprese a sbocchinarlo con vigoria. Su e giù, su e giù sempre più veloce. Finché non lo sentì ancora più duro, ingrossarsi e spruzzare la sperma nella sua bocca.

La ingoiò e dopo gli pulì il membro come le era stato ordinato.
«Brava! Rimani qui. Faccio venire il prossimo»
Scese e andò dagli altri.
«Vai tu. Godrai alla grande. Mi ha fatto un pompino meraviglioso!»
L’amico entrò nel SUV e Fabio disse agli altri:
«Cinquanta euro non sono niente per il servizio che vi offro. Ci pensate? Una ragazza così bella e che non fa la puttana vi spompina ingoiandosi la vostra sborra»
Mariangela quando finì di soddisfare i cinque le venne il voltastomaco. Aveva ingoiato sperma da uomini sozzi che non sapeva neanche se erano sani.
Sperava solo che la cosa non si ripetesse più. Invece l’uomo che l’aveva contattata le disse:
«Chiamerò dopodomani e ti farò sapere cosa devi fare»
«Come? Devo fare ancora un’altra cosa?»
«Certo. Se non vuoi che la foto finisca a tua madre mi devi accontentare ancora»

Mariangela se ne andò col cuore a pezzi. Era diventata vittima di un magnaccia e non ci poteva fare niente. Doveva obbedire ai suoi ordini.
Come uscirne non ne aveva idea.
Ma come aveva fatto a scattare quella foto?
Nel parco non c’erano palazzi, solo giochi per bambini, altalene, chi giocava a pallone, chi con il drone giocattolo...
“Drone giocattolo? Quegli affari potevano alzarsi di parecchi metri e alcuni avevano anche le fotocamere. Ci hanno fotografato con un drone e non ce ne siamo accorti”

Non lo poteva dire al padre. Avrebbe saputo che aveva fatto cinque pompini con ingoio a degli sconosciuti, rischiando anche di prendere qualche malattia venerea o peggio.
Se denunciava il magnaccia, la polizia veniva a conoscenza che era una bocchinara.
Non restava che accontentare il suo ricattatore. In seguito avrebbe trovato il modo di liberarsi di lui.

8.

La riportò alla realtà il cellulare. Sul display comparve il nome di Alfonso:
«Ciao Alfonso»
«Ti sento strana... vuoi che riattacchi? Scus...»
«Alfonso! Quante volte ti devo dire di non sentirti inferiore? Mi sento giù di corda, ma tu mi risolleverai. Vediamoci stasera stessa»
Le avrebbe fatto bene un rapporto con Alfonso. Non capiva perché era sempre impacciato invece di sentirsi un leone con quell’arnese che aveva tra le gambe.
«Fai piano, anche se mi sono abituata, all’inizio mi faccio sempre male.. ahiaa... pianoo... ahiaa... è entrato. Ora sbattimi piano e poi più forte come fai sempre... ahiaa! Ti ho detto che all’inizio devi fare piano»
«Dài.. già te l’ho messo da due minuti... mi posso muovere più forte?»
«Sì, comincia a fottermi il culo haiaa... ahiaa.. che male... ahiaa... sì... ora sì... sei grande»

«Stò facendo bene?»
«Che domande! Mmm... già vengo... ahh... ahh... vengo... continua non ti fermare»
Con ripetuti colpi poderosi nel buco di Mariangela anche Alfonso era prossimo a venire.
«Stò per arrivare, senti come sono caldo e duro. Ti allagherò il culo... vengo... ahh... uhh...»
«Anch’io... vengo ancora... rompimi... ahhh»
Dopo il rapporto avuto con Alfonso, Mariangela aveva lasciato da parte il dramma che stava vivendo e si era rilassata un poco.

La sera dopo stava di nuovo intenta a fare l’amore, ma ora si trattava del suo ragazzo.
Il culo non se l’avrebbe fatto toccare perché era ancora dilatato dall’arnese di Alfonso, ma Mariangela voleva far passare a Mariano una serata indimenticabile e disse:
«Amore, mettiti a quattro zampe al centro del letto»
«Quale fantasia ti è venuta?»
«Voglio mungerti. Apri le gambe» e si stese con la testa sotto cazzo e palle di Mariano, lascando il resto del corpo fuori.
Fece la mungitrice a modo suo. Anziché strizzare con mano la mammella, succhiava il cazzo appeso sopra di lei, ma bastarono pochi secondi che il membro si indurì sfuggendole di bocca per ergersi dritto in alto.
Ora Mariangela aveva sopra di lei i testicoli appesi che si mostravano pieni e duri. Cominciò a leccarli facendoli ballare sotto i colpi della sua lingua.

Mariano gemeva di piacere:
«Mariangela... mi sento morire... come fai? Ahh»
Non era ancora niente! Cominciò a spostare la lingua verso l’esterno di un testicolo.
«Oddio! Che goduria... fallo anche all’altra palla... per favore amore, leccami anche l’altra palla»
E dopo aver giocato con ambedue i testicoli Mariangela si dedicò alle cosce vicine. Ci passava la lingua tutta larga come se stesse leccando un gelato. Poi si dedicò al bastone fino alla cappella e lo prese in bocca spompinandolo.
«Ahh... Ahhh.... mmmm»

Ora doveva farlo arrivare al massimo del piacere!
Ritornò allo scroto e seguendo l’attaccatura leccò fino a pochi centimetri dal buco del culo.
«Ahio. Non sapevo che fosse così bello a quel posto. continua a leccare amore»
Mariangela dopo cinque sei colpi di lingua si mosse verso le natiche interne in corrispondenza del suo buco e leccò tutt’intorno.
«Ahhhhhh»
Poi con le mani gli allargò le chiappe e ficcò la lingua sul buco del culo. Lecca, lecca e poi col suo indice glielo solleticò. Passò a leccargli le palle e improvvisamente gli ficcò il dito dentro.
«Ahia! Cosa?»
Lecca lecca, palla destra e palla sinistra, finché il buco si rilassò e Mariangela cominciò a muovere il dito avanti e indietro.
«Mi stà scopando il culo col dito e mi piace. Sto diventando checca?»
Mariangela passò a prendere il cazzo in bocca e mentre faceva la bocchinara si fotteva Mariano col dito.
Dopo pochi minuti sentì il cazzo del suo ragazzo che s’ingrossava:
«Sono sicura che caccerà una quantità enorme di sperma»
Infatti sentì in bocca nove spruzzi di sborra calda, ma il suo dito era intrappolato nel buco che si era contratto. Quando finì di ingoiare tutto, Mariano si rilassò e poté togliere il dito.

9.

Era appena uscita dall’accademia che arrivò il messaggio di Fabio:
.
Maledetto. Ora voleva vendere il suo culo.
Prima pompino con ingoio e adesso il culo.
In questo modo avrebbe avuto sempre gente disposta a pagarlo bene.
Ma Mariangela pensò:
“Quello non lo avrete come vi piace. Ieri Alfonso me lo ha allargato. Allargato? Idea! Glielo darò ancora più largo. Vediamo come la prenderanno i suoi clienti” e chiamò Alfonso:
«Ciao! Ho bisogno di vederti subito»
«È successo qualcosa?»
«No! Voglio essere inculata»
«Ma lo abbiamo fatto l’altro ieri!»
«Non fa niente. Mi vuoi accontentare?»
«Certo. Vengo subito»
Mariangela si fece inculare due volte. La prima durò come sempre, ma la seconda Alfonso per arrivare ci mise ben venti minuti.
Uscì dall’albergo tutta dolorante, ma soddisfatta:
“Vediamo come si divertiranno quando vedranno che il loro cazzo ci ballerà dentro. Alfonso ha fatto un buon lavoro. Mi sento il buco del culo come la galleria della metropolitana. Certo che sono rimasta più di mezzora sul water per far uscire tutta quell’aria, ma ne è valsa la pena”
Infatti mentre nel SUV il secondo cliente se la stava inculando, sentiva quello che era uscito litigare con Fabio:
«È più stretto il buco di mia nonna che quello. Il massimo che ti posso dare sono dieci euro. E non chiamarmi più per farmi provare merce avariata»
Gli altri sentendo quelle parole, non volendo rischiare di farsi un’inculata in un buco troppo largo, se ne andarono senza consumare.
Quando Mariangela uscì dal SUV, Fabio si rivolse a lei infuriato:
«Perché non mi hai detto subito che avevi il culo strarotto? Zoccola! Vai via, mi farò venire un’altra idea e poi ti chiamerò»

Mentre andava a casa Mariangela rifletteva su come rendere inutile la prossima mossa del magnaccia:
“Stamattina mi ha avvisata che mi dovevano inculare e mi sono potuta preparare a rompergli le uova nel paniere, ma la prossima volta me lo dirà che vuole da me?”
Ritornò indietro per chiedergli cosa doveva fare. Poteva darsi che glielo avrebbe detto.
Avvicinandosi vide da lontano che Fabio stava discutendo animatamente con il secondo che se l’era inculata.
Erano prossimi per passare alle mani e lui appoggiò il suo cellulare sul SUV per incominciare una probabile scazzottata.
I due si stavano già spingendo e Mariangela, approfittandone che non l’avevano vista, prese il cellulare dal SUV e si dileguò.
Fortunatamente non era andato ancora in standby altrimenti ci sarebbe voluto il codice per sbloccarlo.
Lei guardò nella galleria e bingo! Trovò la sua foto col padre.
Sperando che non ne avesse fatto una copia la cancellò e poi formattò il cellulare per sicurezza. Non contenta lo buttò in un camion dei rifiuti che stava passando.
Ora si sentiva più tranquilla perché se nel cellulare aveva il suo numero e non lo aveva trascritto da qualche parte non l’avrebbe più potuta chiamare. Se poi non aveva neanche una copia della fotografia era inutile che lo facesse.
Passò una settimana e Fabio non chiamò più. Era finito l’incubo.

10.

Mancava una settimana al matrimonio di Giorgia e Ivana venne a Napoli con i suoi due ragazzi.
Affittarono un bungalow in un campeggio per dieci giorni e chiamò le sue amiche del cuore.
La prima fu Mariangela:
«Ciao Mariangela, sono Ivana»
«Ivana! Come sono contenta di sentirti. Quando vieni?»
«Siamo già qui. Abbiamo affittato un bungalow per dieci giorni»
«Sono ansiosa di abbracciarti, dove ci vediamo?»
«Chiamo anche Giorgia e ci mettiamo d’accordo su dove e quando vederci»
«Allora mi farai sapere?»
«Certo! Dammi il tempo di chiamarla. Tra mezzora ti dirò»
Mariangela era veramente contenta di vedere la sua amica strampalata.
Con le sue idee sul sesso faceva divertire lei e Giorgia. Ora che si era liberata del magnaccia un poco di divertimento le avrebbe fatto bene.
Avrebbe fatto l’amore col suo Mariano, si sarebbe divertita con Alfonso e passato una settimana intera con le sue amiche del cuore.
Sì perché avrebbe proposto a Giorgia e Ivana di vedersi loro tre da sole.
Ma ci aveva pensato già Ivana:
«Pronto! Mariangela sono di nuovo io. Ho parlato con Giorgia. Vediamoci alle venti al bar fuori al Liceo che frequentavamo. Niente uomini. L’ho detto anche a lei»
Detto da Ivana “niente uomini” suonava strano, ma quella sera Mariangela avrebbe capito perché non aveva voluto avere uomini tra i piedi.
Baci e abbracci le tre amiche sedettero a un tavolo appartato del bar. Volevano parlare tra di loro senza essere sentite.
Cominciò Giorgia:
«Ti ricordi che volevi fare il pompino solo a Giovanni?»
«Sì. Vincenzo lo voleva anche lui e gliel’ho passato a Mariangela»
«Me l’hai passato tu? È stata Giorgia a propormi di farglielo. Ma parliamo di adesso. Sei cambiata lo sai?»
«Cambiata? E perché?»
«Perché adesso ti piace farti due uomini, mentre allora non volesti fare il pompino a Giovanni e Vincenzo»
Allora Giorgia si mise a ridere:
«Ah ah ha! Che novità ci porti Ivana. Sò che a te non manca la fantasia»
«Gola profonda»
«Cosa!?» esclamarono in coro Mariangela e Giorgia.
«Gola profonda! Lo sapete cos’è? O fate finta. L’abbiamo visto da ragazze. Quella del video che si faceva arrivare il cazzo fino alla gola»
«Non dirmi che ti sei messa a fare anche gola profonda» disse Giorgia.
Continuò Mariangela:
«Io non ci riuscirei mai. Una volta ho provato col mio Mariano, ma appena si è avvicinato alle tonsille a momenti gli vomitavo addosso»
«È questione di allenamento»
«Che dobbiamo giocare a pallacanestro?»
«Ragazze, io riesco a farlo senza vomitare»
«Lo fai a stomaco vuoto?»
«No. Avete dimenticato quella? Gli uscivano i succhi gastrici dalla bocca. Significa che stava a stomaco vuoto. Io sono migliore! Posso farlo anche a stomaco pieno e non mi escono neanche i succhi gastrici»
«Come fai? Veramente ci dobbiamo allenare? E in che modo?»
«Calma quante domande tutte insieme. Ascoltatemi è molto semplice»
Giorgia e Mariangela la guardavano a bocca aperta aspettando che continuasse:
«Ogni volta che lavate i denti dovete passarvi lo spazzolino nella parte superiore interna del palato. Vedrete che all’inizio appena lo fate rischierete di vomitare, ma continuate finché non vi sarete abituate a stuzzicare il palato senza avere più il senso di vomito»
«Tutto qui?»
«No! Le prime volte dovete far passare velocemente il membro dalle tonsille altrimenti rischiate comunque di far uscire i succhi gastrici o vomitare nonostante gli allenamenti»
«Praticamente non ce lo possiamo gustare con calma»
«Si tratta solo di abituarsi a vederlo passare fino alla gola. Dopo ci riuscirete. Io adesso me lo ingoio anche lentamente e non mi fa più niente»
«Cosa si prova a prenderlo nella gola?» chiesero in coro le amiche.
«Ti senti posseduta al massimo. Vi ricordate quando ci hanno rotto il culo? È ancora più bello. Te lo senti che attraversa le tonsille e poi ti scopa nella gola dove mai nessuno è passato. È sublime!» raccontava estasiata Ivana.

L’indomani Mariangela e Giorgia misero in pratica gli allenamenti indicati da Ivana e due sere dopo le dissero che il senso di vomito si stava affievolendo.
Alla quarta sera erano pronte per fare gola profonda.
Disse Giorgia:
«Se lo metto in pratica col mio ragazzo e gli vomito addosso che figura ci faccio?»
«È lo stesso anche per me» continuò Mariangela»
«Calma e io a che servo? A che servono le amiche? La risolveremo»
«E come?»
«Lo farete con Karl. Ha un cazzo bello lungo»
«Col tuo ragazzo?»
«Ma non avete un briciolo di emancipazione? Vedrete che Karl si metterà a disposizione»
«E tu non sei gelosa?»
«Perché? Vi prendete un pezzo? ah ah ah!»

Così si diedero appuntamento il giorno dopo alle diciassette e per sicurezza a digestione avvenuta.
Andarono insieme al bungalow e Ivana sfacciatamente disse a Otto:
«Amore puoi andartene a fare una passeggiata? Karl deve insegnare gola profonda alle mie amiche»
«Non sanno ancora farlo? Allora vado. Divertitevi»
La schiettezza di quei tre mise a loro agio le ragazze e Ivana continuò:
«Che aspettate? Spogliatevi! Mica volete farlo vestite? Karl ha bisogno anche di vedere nuda chi glielo prende in gola»
Quando furono pronte disse:
«Comincia tu Giorgia. Ricordati prima lo pompi per un poco e poi ficcatelo in gola senza rallentare per strada. Quando avrai fatto pratica te lo farai passare lentamente per le tonsille e vedrai che goduria»
Giorgia in presenza delle amiche cominciò a spompinarsi Karl e quando il suo membro si indurì era di ben ventotto centimetri.
«Mamma mia!...» esclamò «… E come lo faccio entrare?»
«Ci riuscirai» le rispose Ivana.
E Giorgia prima lo assaggiò e poi ne fece un sol boccone.

«Non lo tirare fuori! Respira col naso. Vai avanti e indietro. Non farlo uscire dalle tonsille. Scopati nella gola!»
Sembrava che Ivana stesse facendo il tifo per la sua squadra di calcio.
Giorgia riuscì a tenerselo in gola per quaranta secondi. Un record per chi non lo aveva mai fatto. Ora toccava a Mariangela.
Fu più furba di lei perché chiuse gli occhi e desiderò che il membro gli trapassasse le tonsille e le desse godimento alla gola.
Quando lo fece era estasiata. Non aveva nessun senso di vomito e andava a strofinarsi il cazzo nella gola con la voglia di farlo, ma dopo un minuto sentì la voce di Ivana:
«Ehi! Toglilo! Fai provare un altro poco a Giorgia. Ti piace eh?»
«È una cosa fantastica! Non vedo l’ora di farlo al mio Mariano!»
«Quanto ce l’ha lungo?»
«Diciannove centimetri»
«Andrà bene! Passerà abbondantemente le tue tonsille. Giorgia riprova tu. Karl se stai per venire avvertimi»
«Perché?» chiese l’amica.
«Se ti sborra in gola è come se annegassi. E poi la sperma di Karl è mia. Voi dovete solo imparare a fare gola profonda»
Giorgia riprovò e riuscì anche lei a tenerselo per un minuto in gola.
«Hai visto? Riesco a tenerlo per più tempo. Ora siamo pronte»
«Non avete ancora finito. Ora vi faccio vedere un’altra cosa. Avvicinatevi e guardate come faccio»
Giorgia e Mariangela si misero vicine a Ivana per guardare cosa faceva.
Allora lei si fece arrivare tutto il cazzo fino alla gola e con la lingua leccò le palle a Karl guardandolo negli occhi.
La prima a provare a imitarla fu Giorgia, ma appena cacciò la lingua, gli si strinse la gola e lo tirò fuori con le lacrime agli occhi.
Poi fu la volta di Mariangela che con gli occhi chiusi per concentrarsi meglio riuscì a leccare le palle, ma poi sentì la voce di Ivana.
«Stai facendo bene, però devi aprire gli occhi e guardare Karl… Lo devi guardare, hai capito?»
Mariangela riuscì ad aprire gli occhi e vide che Karl le sorrideva.

«Basta adesso! Toglilo e fai riprovare a Giorgia»
Dopo diverse prove delle sue amiche, Karl avvisò che stava per venire.
Allora Ivana gli prese il cazzo in bocca e si gustò la sua sperma.
Quando finì si leccò le labbra soddisfatta.
«Ragazze siete state abbastanza brave. Ora dovrete imparare a farlo anche a stomaco pieno e potrete considerarvi delle esperte bocchinare. Ha ha ha!»

11.

Finalmente Giorgia coronò il suo sogno d’amore.
Prima di partire per il viaggio di nozze salutò le sue amiche e in quella occasione ebbe una lieta notizia da Ivana:
«Karl e Otto hanno chiesto all’azienda dove lavorano il trasferimento alla sede di Napoli e l’hanno ottenuto. Troveremo una casa qui così al tuo ritorno ci possiamo vedere ancora.

Anche Mariangela fu felice della cosa. Le tre amiche inseparabili avrebbero vissuto nella stessa città.
Volle festeggiare la notizia facendosi inculare da Alfonso.
Siccome era diverso tempo che non la chiamava, decise di farlo lei.
«Ciao! Non mi chiami da diverso tempo. Che ti sei fatto i soldi?»
«No... io... come... va beh! Vediamoci tra un’ora»
“Perché farfugliava in quel modo? Voleva dirmi una cosa e non ci riusciva. Ok tra un’ora me la dirà da vicino”
Quando si incontrarono, in prossimità dell’albergo dove andavano, disse Alfonso:
«Vieni, sediamoci in quel bar. Ti voglio parlare»
«C’è un’altra, vero?»
«Dicesti che non dovevamo interferire nelle nostre vite private»
«Esatto! Quindi possiamo continuare a vederci»
«Purtroppo lei è di Mantova e vuole che ce ne andiamo là. Capiscimi, mi ha dato la figa. Ci potremo fare una famiglia»
«E il culo te lo dà?»
«Ci ho provato, ma dice che è gelosa del suo sedere e poi ha paura del mio grosso membro»
«Però se l’ha fatto mettere nella figa!»
«Comunque voglio farmi una vita con lei. Sono sicuro che non mi tradirà mai. Dove troverebbe uno dotato come me?»
“È per questo che mi fai tanta tenerezza. Per la tua ingenuità. Quando le verrà voglia di fare un pompino se ne cercherà uno che le entra in bocca e magari si farà anche inculare. Io per prendere il tuo mi sono prodigata al massimo. Tutt’ora mi fai male”
«Alfonso ti capisco! Adesso lo vogliamo fare per l’ultima volta?»
«Te lo devo per quello che hai fatto per me. Anzi lo faremo due volte come l’altra volta. Così ti lascerò soddisfatta»
“Altro che soddisfatta. Quella volta mi hai salvata da un magnaccia e non lo sai”
scritto il
2025-10-25
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