La locanda - capitolo 1 - Pavlo
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genere
dominazione
La Locanda non si trovava su una strada di percorrenza, ma alla fine di una strada secondaria che serpeggiava tra i boschi innevati e che rendeva il viaggio arduo anche per le carrozze migliori.
Contrariamente alle altre locande non era una sosta verso un’altra destinazione, ma era LA destinazione.
Le sue dimensioni erano impressionanti in quanto conteneva una ampia sala ristoro, le cucine, gli alloggi per il personale e per gli ospiti e molte sale divertimento…
I passi nel fango misto a neve rendevano il viaggio di Pavlo molto faticoso.
Nonostante fosse un vigoroso ragazzo, quella marcia lo stava sfiancando.
Era uscito dal vicino orfanotrofio in quanto aveva raggiunto l’età nella quale lo stato non lo avrebbe più mantenuto.
Non aveva nessuno al mondo e solo gli abiti troppo leggeri e logori che aveva addosso.
Il direttore dell’orfanatrofio gli aveva detto che avrebbe potuto trovare lavoro al paese, poi guardandolo bene gli aveva proposto di andare alla locanda.
“sei proprio il tipo giusto” gli disse con un sorriso beffardo.
Pavlo allora si era incamminato e sperava di arrivare prima che fosse sera.
La Locanda gli apparì enorme e si sentì intimorito, ma non aveva alternative che farsi coraggio e bussare.
Lo ricevette una donna grossa e corpulenta, capelli brizzolati e due occhi piccoli e porcini.
Si chiamava Olena ed era la moglie del proprietario.
“Tu devi essere Pavlo… ci avevano avvertiti del tuo arrivo…” disse la donna squadrandolo, il ragazzo si sentì intimidito.
“Sei di bell’aspetto, alto, muscoloso, biondo, occhi azzurri… sono sicuro che ti troveremo da fare.” gli disse con un sorriso che non aveva niente di positivo.
Pavlo deglutì e seguì la donna titubante.
La locanda sembrava deserta e vari ragazzi e ragazze stavano facendo delle pulizie approfondite.
La donna lo condusse dal marito, Ivan, un colosso muscoloso, peloso e barbuto, faccia feroce, naso aquilino e capelli ancora neri. La pancia indicava una predilizione per la birra e le sue mani enormi e callose erano memori di duro lavoro.
Ivan osservò Pavlo e sorrise anche lui in modo inquietante.
“Bene bene moglie mia, sembra che il direttore ci abbia selezionato un altro bocconcino.”-
“Anche io lo trovo molto bello.” Disse la donna accarezzando la guancia del ragazzo.
“Allora ragazzo…” disse Ivan, “…ti spiego come funziona qui. Noi ospitiamo gente selezionata, molto importante, gente che paga bene e alla quale non piace sentirsi dire di no. Noi siamo qui per soddisfare le loro richieste. Buon cibo, riposo e divertimento. Tutti i ragazzi e le ragazze che lavorano qui sono a disposizione dei clienti e nessuna richiesta può essere rifiutata. Capisci cosa intendo?”.
Pavlo diventò rosso per l’imbarazzo e guardò il pavimento, annuendo lentamente.
“Entri qui come un ragazzo senza un soldo e senza nessun futuro, ti fai un po' di anni qui con noi e ne uscirai giovane uomo con un bel gruzzoletto per iniziare una nuova vita. E’ un’occasione che non mi farei sfuggire.
Hai già dato piacere a uomini? Hai esperienze?” chiese Ivan.
Pavlo titubante rispose : “Ho giocato un po' con gli altri ragazzi all’orfanatrofio… ma cose da poco.”.
L’uomo rise, “Non preoccuparti, ti insegneremo noi tutto quello che devi sapere. Cosa sei disposto a fare?”.
“Tutto signore, sono qui per servire.” disse il ragazzo guardando la finestra, aveva cominciato a nevicare forte e tornare indietro non era fattibile.
Tornare poi dove? Senza soldi, al freddo, senza nessuno che lo accogliesse in casa.
Qualsiasi cosa avesse davanti doveva affrontarla.
“Olena, vuoi iniziarlo tu o inizio io’” chiese Ivan.
“Inizia tu, io devo andare in paese e comprare il necessario per il banchetto di domani, ti ricordo che abbiamo un ospite importante.” Rispose la donna.
“E’ vero!” si battè la fronte l’uomo, “Arriva un ospite importante e…” disse fissando il ragazzo “E ama le primizie, sarà molto contento di essere il primo a provarti.”.
Il ragazzo si sentì ancora più in imbarazzo.
“Avanti, ora spogliati e fammi vedere le tue potenzialità!” disse con tono meno amichevole.
Il ragazzo si spogliò lentamente scoprendo un corpo ben definito, pelle chiarissima, un membro a riposo notevole e due chiappe perfettamente tonde.
Ivan si fece avanti e gli apriì la bocca per controllare la dentatura, gli tastò il corpo, gli allargò le chiappe e fece un vocalizzo compiaciuto nel constatare il buco del culo era intatto.
Poi prese a masturbarlo per far crescere il membro e in pochi istanti nella sua mano si ritrovò un bel cazzone largo di circa 20 cm.
Pavlo socchiuse gli occhi e in pochi istanti comincio a eruttare sborra dal suo giovane cazzo.
Ivan non perse tempo e si abbasso’ per intercettare quel latte fecondo e ingoiarlo avidamente.
“Molto buono e abbondante! Il mio ospite deve provarlo. Fino a domani non toccarti, le tue palle si devono riempire. Ora rivestiti o ti ammalerai.” Disse sedendosi su una poltrona.
“Imparerai molte cose qui. Più ne saprai fare più guadagnerai. Dovrai succhiare ed essere succhiato, inculare ed essere inculato, sia uomini che donne. Ti sorprenderà quante ricche e rispettate signore vengono qui a farsi sbattere dai miei giovani stalloni. Se sei più incline a fare alcune cose sari specializzato in quelle, ma se fai lo schizzinoso non saprò che farti fare e dovrai andare l’à fuori.” disse indicando la finestra che oramai mostrava una vera e propria bufera.
“I nostri clienti sono persone importanti, non devi parlargli se non ti parlano loro e non devi fissarli in volto. Alcuni avranno maschere per non farsi riconoscere, ma se ne vedrai uno in paese dovrai fare finta di niente. Tra poco avrai abbastanza soldi da aprirti un conto in banca e andrai al paese ogni tanto. Quando sei li tu non dovrai mai parlare della locanda o di quello che fai, altrimenti finirà malissimo.” Disse feroce.
“Inginocchiati e abbassami i pantaloni. Voglio vedere come succhi il cazzo.”
Il ragazzo si abbasso e aprì la patta del locandiere.
Ne uscì una proboscide moscia che anche a riposto era impressionante.
La mano adolescente scappellò la bestia dormiente e un odore acre investì il ragazzo.
Ivan colse il disgusto e chiarì : “I cazzi li dovrai succhiare in ogni condizione ti si presentino, la faccia che hai appena fatto potrebbe indisporre il cliente. Devi essere sempre sorridente. Ho lasciato il mio cazzo sporco apposta per fartelo provare, non potrai mai tirarti indietro.” disse severo il maestro all’allievo.
Nel frattempo il cazzo era cresciuto a dismisura e la violacea cappella mostrò una corona biancastra molto odorosa.
“Quello è il formaggio del cazzo. Ne troverai parecchio. Alcuni clienti vengono qui con i cazzi luridi perché si divertono a vedere ragazzi bisognosi obbligati a pulirglieli. Molto spesso vengono i controllori del governo che oltre la mazzetta richiedono servizi dai ragazzi e di certo quelli non perdono tempo a lavarsi spesso.
Ora fammi vedere come sei bravo e ripulisci tutto con la bocca.”.
Le labbra perfettamente disegnate del ragazzo si avvicinarono all’immonda sozzura e delicatamente la lingua cominciò a lappare il sudiciume del padrone che si godette il servizio fissando quei bellissimi occhi azzurri piegarsi alla sua volontà.
Il cazzo venne pulito e subito dopo la manona callosa del locandiere prese la testa del ragazzo e la spinse a ingoiare il cazzo che entrò solo per metà.
La tecnica non era sufficiente e i conati si susseguirono spesso, era ovvio che il ragazzo necessitava di addestramento intenso. Non era il caso di perdere altro tempo e Ivan sborrò in gola al ragazzo.
“Bevi!” tuonò e Pavlo fu costretto a mandare giù l’abbondante sborra del suo padrone.
“Hai molta strada da fare ragazzo. Ora ti faccio vedere altre cose che dovrai imparare a fare.” detto questo Ivan suonò una campanella e nella stanza entrò un altro ragazzo, anche lui molto giovane, bassino, magro ed esile rispetto a Pavlo e con gli occhi tristi e rassegnati. Fianchi sottili. Il viso era gradevole, moro con occhi scuri, ma non particolarmente bello.
“Questo è Yuriy. Ti spiegherà molte cose, è con noi da qualche anno, da quando i genitori me lo affidarono per tirare avanti. E’ il più obbediente di tutti, anche perché era già stato addestrato per bene dal padre…”.
Il ragazzo piegò la testa in segno di saluto e si mise anche lui in ginocchio davanti a Ivan.
“Dopo che un uomo ha sborrato di solito piscia, ma visto che ci sono molte bocche disponibili perché disturbarsi a cercare un pitale? Ora guarda attentamente perché molti clienti lo pretendono.”.
Detto questo l’imponente locandiere si alzò in piedi, accostò la sua verga ormai morbida alla bocca di Yuriy e rilassandosi emise un potente getto di piscio e andò in bocca al ragazzo che la spalancò e cominciò a ingoiare tutto il liquido senza interruzione e tenendo la bocca aperta.
“Di solito all’inizio si sigilla la cappella con le labbra per non rovesciare il piscio, ma Yuriy è così bravo che ti fa vedere la bocca che si riempie e si svuota a ripetizione, questo fa impazzire i clienti e infatti lo usano spesso, gli altri non sono così bravi.” L’omone rise mentre il povero ragazzo beveva il suo piscio giallo e odoroso.
Pavlo sgranò gli occhi preoccupato.
“Pavlo apri la bocca!” disse l’omone.
Il ragazzo lo fece e il locandiere usò gli ultimi flutti per riempire la bocca di Pavlo.
“Ora chiudi la bocca e non ingoiare… bravo abituati al sapore, guastatelo… ora manda giù!”.
Pavlo eseguì e represse l’espressione disgustata, Ivan lo notò e si complimentò.
“Il padre di Yuriy lo usava spesso per divertirsi vero?” sorrise beffardo ivan.
Yuriy annuì con una tristezza negli occhi che commosse Pavlo.
“Guarda che altro bel gioco gli ha insegnato a fare!” tuonò con entusiasmo Ivan, volgendo il culo peloso verso il povero ragazzo e allargandosi le chiappe.
Il locandiere emise un peto potente, che riempì la stanza di un odore pestilenziale, poi incoraggiando Yuriy si chinò sulla sedia mentre il suo servo affondò il viso tra gli enormi glutei pelosi e iniziando a lappare come il più devoto dei cani. Il ragazzo con le sue mani allargò ancora di più il culo del padrone e con la lingua si spinse dentro il buco, ripulendolo da eventuali sozzure provocate dal peto.
Ivan socchiuse gli occhi di piacere e ridendo disse : “da quando abbiamo Yuriy mia moglie Olena è contenta che li mie mutande che gli do da lavare non hanno più macchie marroni.”, poi si rimise in piedi e si rivestì.
Guardò i due ragazzi in ginocchio e con occhio crudele ordinò : “Ora Pavlo, da bravo, dai un bacio sulle labbra di Yuriy e senti il sapore del padrone!.”.
Yuriy si girò verso Pavlo che sentì l’odore del culo impregnato sul muso del suo compagno di sventure.
Si ritrasse e questo scatenò la furia di Ivan che piombo su di lui e lo prese a schiaffi.
Schiaffi potenti, dati con quelle mani callose che fecero quasi svenire Pavlo.
“Devi eseguire ogni mio ordine immediatamente! Non tollero esitazioni o rifiuti! Volevo essere gentile e farti iniziare per gradi, ma vedo che vai disciplinato!” tuonò Ivan.
Yuriy corse in soccorso del ragazzo e iniziò a baciarlo sulla bocca per placare il padrone.
Il fetido baciò ridestò Pavlo che contraccambiò il bacio sperando che la furia del locandiere si placasse.
Olena entrò nella stanza : “Che cos’è tutto questo rumore? Calmati Ivan”.
L’omone indicando il ragazzo era ancora fuori di sé : “Io ci provo ad essere gentile, ma appena mostri pietà questi vermi si ribellano.”.
La donna vedendo il ragazzo con le guance gonfie cercò di calmare il marito : “Non puoi rovinare la merce! Devi addestrarli con calma! E’ appena arrivato. Guarda che bel viso che ha e tu lo rovini. Fammi vedere… meno male che non ti ha spaccato il labbro. Hai una bocca stupenda ragazzo. E’ vero che non farai arrabbiare più mio marito?”.
Pavlo annuì con le lacrime agli occhi.
“Bravo, sei un ragazzo obbediente, non vuoi essere cacciato vero? Fuori si gela.”.
Il ragazzo fece cenno di diniego e intravide una luce maligna negli occhi della donna.
Gli si avvicinò e lo accarezzo sul viso e sul corpo, palpandolo con libidine crescente.
“Vogliamo dimostrare a mio marito che sei obbediente?.” disse la donna grassa facendosi ancora più vicina.
Il ragazzo sconfitto annuì.
“Ivan, mi sono arrivate le mestruazioni, vogliamo dare modo al ragazzo di dimostrare che niente lo può fermare? Che ne pensi se me la pulisce per bene con quelle belle labbra carnose?”.
Il locandiere sorrise alla proposta della moglie, sapeva in che condizioni teneva la sua figa slabbrata.
Era un concentrato di umori fetidi che lei lasciava fermentare per poi dare l’onere ai ragazzi della locanda di porvi rimedio eccitando sia lui che lei.
In un istante la gonna della donna fu sganciata e una figa pelosa e odorosa scese sulla faccia del ragazzo.
Pavlo capì che non aveva scelta e cominciò a lappare con terrore e rassegnazione.
La donna, perversa e crudele, godette del servizio dell’innocente e godette nella sua bocca che ingoiando ogni umore fremeva di disgusto.
“Bene… forse mi sono lasciato trasportare… con la gentilezza di ottiene tutto. Vedo che godi tesoro, è bravo?” chiese il marito.
La donna era in estasi e annuì e dalla gonna per terra tirò fuori un imbuto.
“Ora ti faccio vedere quanto è bravo questo ragazzo.” disse mettendo la povera vittima distesa con l’imbuto in bocca e rannicchiandosi su di lui. Ivan scoppiò in una risata euforica applaudendo mentre la donna scaricava nella gola del ragazzo una quantità assurda di piscio, poi si drizzo in piedi e abbracciando il marito assistettero al piscio che lentamente scendeva dall’imbuto alla gola del giovane.
Il ritmo dell’ingoio rallentò un poco e il colossale locandiere batté il piede sul pavimento facendo tremare tutto il solaio : “Non osare fermarti!”.
Impaurito il ragazzo finì per bere tutto.
“Hai visto che con le buone..” sorrise la donna.
“Hai ragione, sei sempre saggia. Ma se non ti avesse servito se ne sarebbe pentito!”.
“Lo so amore mio, ma vedi come impara in fretta? Pensa che bravo leccatore per le nostre amiche altolocate. Per non parlare di quel giovane vigoroso cazzo che ha… non vedo l’ora di provarlo.”.
I due risero e se ne andarono, non prima di delegare a Yuriy il compito di guidare Pavlo nelle sue stanze.
I due ragazzi si guardarono, tristi e rassegnati.
“Sei fortunato, oggi Ivan era di buon umore.” disse Yuriy con profondo sconforto di Pavlo.
“Come mai sei finito qui?”.
“Purtroppo non ho scelta, dove potrei andare?”.
“Da nessuna parte, altri ragazzi sono venuti dall’orfanotrofio, selezionati e mandati dal direttore. Se fossi andato via non avresti trovato altri lavori, in paese lo sanno bene che non devono accogliere i ragazzi che vengono da lì. Non avevi scelta. Lo fanno apposta.”
“Da un inferno all’altro… come riesci a fare quelle cose?”.
Lo sguardo di Yuiy si fece triste : “Ti abitui, fingi di non esserci e lasci che il corpo faccia tutto.”.
Pavlo sospirò, “cosa mi aspetta?”.
“Brutte cose… ma tu dì sempre di si e sarà meno duro… molto meno duro.”.
Contrariamente alle altre locande non era una sosta verso un’altra destinazione, ma era LA destinazione.
Le sue dimensioni erano impressionanti in quanto conteneva una ampia sala ristoro, le cucine, gli alloggi per il personale e per gli ospiti e molte sale divertimento…
I passi nel fango misto a neve rendevano il viaggio di Pavlo molto faticoso.
Nonostante fosse un vigoroso ragazzo, quella marcia lo stava sfiancando.
Era uscito dal vicino orfanotrofio in quanto aveva raggiunto l’età nella quale lo stato non lo avrebbe più mantenuto.
Non aveva nessuno al mondo e solo gli abiti troppo leggeri e logori che aveva addosso.
Il direttore dell’orfanatrofio gli aveva detto che avrebbe potuto trovare lavoro al paese, poi guardandolo bene gli aveva proposto di andare alla locanda.
“sei proprio il tipo giusto” gli disse con un sorriso beffardo.
Pavlo allora si era incamminato e sperava di arrivare prima che fosse sera.
La Locanda gli apparì enorme e si sentì intimorito, ma non aveva alternative che farsi coraggio e bussare.
Lo ricevette una donna grossa e corpulenta, capelli brizzolati e due occhi piccoli e porcini.
Si chiamava Olena ed era la moglie del proprietario.
“Tu devi essere Pavlo… ci avevano avvertiti del tuo arrivo…” disse la donna squadrandolo, il ragazzo si sentì intimidito.
“Sei di bell’aspetto, alto, muscoloso, biondo, occhi azzurri… sono sicuro che ti troveremo da fare.” gli disse con un sorriso che non aveva niente di positivo.
Pavlo deglutì e seguì la donna titubante.
La locanda sembrava deserta e vari ragazzi e ragazze stavano facendo delle pulizie approfondite.
La donna lo condusse dal marito, Ivan, un colosso muscoloso, peloso e barbuto, faccia feroce, naso aquilino e capelli ancora neri. La pancia indicava una predilizione per la birra e le sue mani enormi e callose erano memori di duro lavoro.
Ivan osservò Pavlo e sorrise anche lui in modo inquietante.
“Bene bene moglie mia, sembra che il direttore ci abbia selezionato un altro bocconcino.”-
“Anche io lo trovo molto bello.” Disse la donna accarezzando la guancia del ragazzo.
“Allora ragazzo…” disse Ivan, “…ti spiego come funziona qui. Noi ospitiamo gente selezionata, molto importante, gente che paga bene e alla quale non piace sentirsi dire di no. Noi siamo qui per soddisfare le loro richieste. Buon cibo, riposo e divertimento. Tutti i ragazzi e le ragazze che lavorano qui sono a disposizione dei clienti e nessuna richiesta può essere rifiutata. Capisci cosa intendo?”.
Pavlo diventò rosso per l’imbarazzo e guardò il pavimento, annuendo lentamente.
“Entri qui come un ragazzo senza un soldo e senza nessun futuro, ti fai un po' di anni qui con noi e ne uscirai giovane uomo con un bel gruzzoletto per iniziare una nuova vita. E’ un’occasione che non mi farei sfuggire.
Hai già dato piacere a uomini? Hai esperienze?” chiese Ivan.
Pavlo titubante rispose : “Ho giocato un po' con gli altri ragazzi all’orfanatrofio… ma cose da poco.”.
L’uomo rise, “Non preoccuparti, ti insegneremo noi tutto quello che devi sapere. Cosa sei disposto a fare?”.
“Tutto signore, sono qui per servire.” disse il ragazzo guardando la finestra, aveva cominciato a nevicare forte e tornare indietro non era fattibile.
Tornare poi dove? Senza soldi, al freddo, senza nessuno che lo accogliesse in casa.
Qualsiasi cosa avesse davanti doveva affrontarla.
“Olena, vuoi iniziarlo tu o inizio io’” chiese Ivan.
“Inizia tu, io devo andare in paese e comprare il necessario per il banchetto di domani, ti ricordo che abbiamo un ospite importante.” Rispose la donna.
“E’ vero!” si battè la fronte l’uomo, “Arriva un ospite importante e…” disse fissando il ragazzo “E ama le primizie, sarà molto contento di essere il primo a provarti.”.
Il ragazzo si sentì ancora più in imbarazzo.
“Avanti, ora spogliati e fammi vedere le tue potenzialità!” disse con tono meno amichevole.
Il ragazzo si spogliò lentamente scoprendo un corpo ben definito, pelle chiarissima, un membro a riposo notevole e due chiappe perfettamente tonde.
Ivan si fece avanti e gli apriì la bocca per controllare la dentatura, gli tastò il corpo, gli allargò le chiappe e fece un vocalizzo compiaciuto nel constatare il buco del culo era intatto.
Poi prese a masturbarlo per far crescere il membro e in pochi istanti nella sua mano si ritrovò un bel cazzone largo di circa 20 cm.
Pavlo socchiuse gli occhi e in pochi istanti comincio a eruttare sborra dal suo giovane cazzo.
Ivan non perse tempo e si abbasso’ per intercettare quel latte fecondo e ingoiarlo avidamente.
“Molto buono e abbondante! Il mio ospite deve provarlo. Fino a domani non toccarti, le tue palle si devono riempire. Ora rivestiti o ti ammalerai.” Disse sedendosi su una poltrona.
“Imparerai molte cose qui. Più ne saprai fare più guadagnerai. Dovrai succhiare ed essere succhiato, inculare ed essere inculato, sia uomini che donne. Ti sorprenderà quante ricche e rispettate signore vengono qui a farsi sbattere dai miei giovani stalloni. Se sei più incline a fare alcune cose sari specializzato in quelle, ma se fai lo schizzinoso non saprò che farti fare e dovrai andare l’à fuori.” disse indicando la finestra che oramai mostrava una vera e propria bufera.
“I nostri clienti sono persone importanti, non devi parlargli se non ti parlano loro e non devi fissarli in volto. Alcuni avranno maschere per non farsi riconoscere, ma se ne vedrai uno in paese dovrai fare finta di niente. Tra poco avrai abbastanza soldi da aprirti un conto in banca e andrai al paese ogni tanto. Quando sei li tu non dovrai mai parlare della locanda o di quello che fai, altrimenti finirà malissimo.” Disse feroce.
“Inginocchiati e abbassami i pantaloni. Voglio vedere come succhi il cazzo.”
Il ragazzo si abbasso e aprì la patta del locandiere.
Ne uscì una proboscide moscia che anche a riposto era impressionante.
La mano adolescente scappellò la bestia dormiente e un odore acre investì il ragazzo.
Ivan colse il disgusto e chiarì : “I cazzi li dovrai succhiare in ogni condizione ti si presentino, la faccia che hai appena fatto potrebbe indisporre il cliente. Devi essere sempre sorridente. Ho lasciato il mio cazzo sporco apposta per fartelo provare, non potrai mai tirarti indietro.” disse severo il maestro all’allievo.
Nel frattempo il cazzo era cresciuto a dismisura e la violacea cappella mostrò una corona biancastra molto odorosa.
“Quello è il formaggio del cazzo. Ne troverai parecchio. Alcuni clienti vengono qui con i cazzi luridi perché si divertono a vedere ragazzi bisognosi obbligati a pulirglieli. Molto spesso vengono i controllori del governo che oltre la mazzetta richiedono servizi dai ragazzi e di certo quelli non perdono tempo a lavarsi spesso.
Ora fammi vedere come sei bravo e ripulisci tutto con la bocca.”.
Le labbra perfettamente disegnate del ragazzo si avvicinarono all’immonda sozzura e delicatamente la lingua cominciò a lappare il sudiciume del padrone che si godette il servizio fissando quei bellissimi occhi azzurri piegarsi alla sua volontà.
Il cazzo venne pulito e subito dopo la manona callosa del locandiere prese la testa del ragazzo e la spinse a ingoiare il cazzo che entrò solo per metà.
La tecnica non era sufficiente e i conati si susseguirono spesso, era ovvio che il ragazzo necessitava di addestramento intenso. Non era il caso di perdere altro tempo e Ivan sborrò in gola al ragazzo.
“Bevi!” tuonò e Pavlo fu costretto a mandare giù l’abbondante sborra del suo padrone.
“Hai molta strada da fare ragazzo. Ora ti faccio vedere altre cose che dovrai imparare a fare.” detto questo Ivan suonò una campanella e nella stanza entrò un altro ragazzo, anche lui molto giovane, bassino, magro ed esile rispetto a Pavlo e con gli occhi tristi e rassegnati. Fianchi sottili. Il viso era gradevole, moro con occhi scuri, ma non particolarmente bello.
“Questo è Yuriy. Ti spiegherà molte cose, è con noi da qualche anno, da quando i genitori me lo affidarono per tirare avanti. E’ il più obbediente di tutti, anche perché era già stato addestrato per bene dal padre…”.
Il ragazzo piegò la testa in segno di saluto e si mise anche lui in ginocchio davanti a Ivan.
“Dopo che un uomo ha sborrato di solito piscia, ma visto che ci sono molte bocche disponibili perché disturbarsi a cercare un pitale? Ora guarda attentamente perché molti clienti lo pretendono.”.
Detto questo l’imponente locandiere si alzò in piedi, accostò la sua verga ormai morbida alla bocca di Yuriy e rilassandosi emise un potente getto di piscio e andò in bocca al ragazzo che la spalancò e cominciò a ingoiare tutto il liquido senza interruzione e tenendo la bocca aperta.
“Di solito all’inizio si sigilla la cappella con le labbra per non rovesciare il piscio, ma Yuriy è così bravo che ti fa vedere la bocca che si riempie e si svuota a ripetizione, questo fa impazzire i clienti e infatti lo usano spesso, gli altri non sono così bravi.” L’omone rise mentre il povero ragazzo beveva il suo piscio giallo e odoroso.
Pavlo sgranò gli occhi preoccupato.
“Pavlo apri la bocca!” disse l’omone.
Il ragazzo lo fece e il locandiere usò gli ultimi flutti per riempire la bocca di Pavlo.
“Ora chiudi la bocca e non ingoiare… bravo abituati al sapore, guastatelo… ora manda giù!”.
Pavlo eseguì e represse l’espressione disgustata, Ivan lo notò e si complimentò.
“Il padre di Yuriy lo usava spesso per divertirsi vero?” sorrise beffardo ivan.
Yuriy annuì con una tristezza negli occhi che commosse Pavlo.
“Guarda che altro bel gioco gli ha insegnato a fare!” tuonò con entusiasmo Ivan, volgendo il culo peloso verso il povero ragazzo e allargandosi le chiappe.
Il locandiere emise un peto potente, che riempì la stanza di un odore pestilenziale, poi incoraggiando Yuriy si chinò sulla sedia mentre il suo servo affondò il viso tra gli enormi glutei pelosi e iniziando a lappare come il più devoto dei cani. Il ragazzo con le sue mani allargò ancora di più il culo del padrone e con la lingua si spinse dentro il buco, ripulendolo da eventuali sozzure provocate dal peto.
Ivan socchiuse gli occhi di piacere e ridendo disse : “da quando abbiamo Yuriy mia moglie Olena è contenta che li mie mutande che gli do da lavare non hanno più macchie marroni.”, poi si rimise in piedi e si rivestì.
Guardò i due ragazzi in ginocchio e con occhio crudele ordinò : “Ora Pavlo, da bravo, dai un bacio sulle labbra di Yuriy e senti il sapore del padrone!.”.
Yuriy si girò verso Pavlo che sentì l’odore del culo impregnato sul muso del suo compagno di sventure.
Si ritrasse e questo scatenò la furia di Ivan che piombo su di lui e lo prese a schiaffi.
Schiaffi potenti, dati con quelle mani callose che fecero quasi svenire Pavlo.
“Devi eseguire ogni mio ordine immediatamente! Non tollero esitazioni o rifiuti! Volevo essere gentile e farti iniziare per gradi, ma vedo che vai disciplinato!” tuonò Ivan.
Yuriy corse in soccorso del ragazzo e iniziò a baciarlo sulla bocca per placare il padrone.
Il fetido baciò ridestò Pavlo che contraccambiò il bacio sperando che la furia del locandiere si placasse.
Olena entrò nella stanza : “Che cos’è tutto questo rumore? Calmati Ivan”.
L’omone indicando il ragazzo era ancora fuori di sé : “Io ci provo ad essere gentile, ma appena mostri pietà questi vermi si ribellano.”.
La donna vedendo il ragazzo con le guance gonfie cercò di calmare il marito : “Non puoi rovinare la merce! Devi addestrarli con calma! E’ appena arrivato. Guarda che bel viso che ha e tu lo rovini. Fammi vedere… meno male che non ti ha spaccato il labbro. Hai una bocca stupenda ragazzo. E’ vero che non farai arrabbiare più mio marito?”.
Pavlo annuì con le lacrime agli occhi.
“Bravo, sei un ragazzo obbediente, non vuoi essere cacciato vero? Fuori si gela.”.
Il ragazzo fece cenno di diniego e intravide una luce maligna negli occhi della donna.
Gli si avvicinò e lo accarezzo sul viso e sul corpo, palpandolo con libidine crescente.
“Vogliamo dimostrare a mio marito che sei obbediente?.” disse la donna grassa facendosi ancora più vicina.
Il ragazzo sconfitto annuì.
“Ivan, mi sono arrivate le mestruazioni, vogliamo dare modo al ragazzo di dimostrare che niente lo può fermare? Che ne pensi se me la pulisce per bene con quelle belle labbra carnose?”.
Il locandiere sorrise alla proposta della moglie, sapeva in che condizioni teneva la sua figa slabbrata.
Era un concentrato di umori fetidi che lei lasciava fermentare per poi dare l’onere ai ragazzi della locanda di porvi rimedio eccitando sia lui che lei.
In un istante la gonna della donna fu sganciata e una figa pelosa e odorosa scese sulla faccia del ragazzo.
Pavlo capì che non aveva scelta e cominciò a lappare con terrore e rassegnazione.
La donna, perversa e crudele, godette del servizio dell’innocente e godette nella sua bocca che ingoiando ogni umore fremeva di disgusto.
“Bene… forse mi sono lasciato trasportare… con la gentilezza di ottiene tutto. Vedo che godi tesoro, è bravo?” chiese il marito.
La donna era in estasi e annuì e dalla gonna per terra tirò fuori un imbuto.
“Ora ti faccio vedere quanto è bravo questo ragazzo.” disse mettendo la povera vittima distesa con l’imbuto in bocca e rannicchiandosi su di lui. Ivan scoppiò in una risata euforica applaudendo mentre la donna scaricava nella gola del ragazzo una quantità assurda di piscio, poi si drizzo in piedi e abbracciando il marito assistettero al piscio che lentamente scendeva dall’imbuto alla gola del giovane.
Il ritmo dell’ingoio rallentò un poco e il colossale locandiere batté il piede sul pavimento facendo tremare tutto il solaio : “Non osare fermarti!”.
Impaurito il ragazzo finì per bere tutto.
“Hai visto che con le buone..” sorrise la donna.
“Hai ragione, sei sempre saggia. Ma se non ti avesse servito se ne sarebbe pentito!”.
“Lo so amore mio, ma vedi come impara in fretta? Pensa che bravo leccatore per le nostre amiche altolocate. Per non parlare di quel giovane vigoroso cazzo che ha… non vedo l’ora di provarlo.”.
I due risero e se ne andarono, non prima di delegare a Yuriy il compito di guidare Pavlo nelle sue stanze.
I due ragazzi si guardarono, tristi e rassegnati.
“Sei fortunato, oggi Ivan era di buon umore.” disse Yuriy con profondo sconforto di Pavlo.
“Come mai sei finito qui?”.
“Purtroppo non ho scelta, dove potrei andare?”.
“Da nessuna parte, altri ragazzi sono venuti dall’orfanotrofio, selezionati e mandati dal direttore. Se fossi andato via non avresti trovato altri lavori, in paese lo sanno bene che non devono accogliere i ragazzi che vengono da lì. Non avevi scelta. Lo fanno apposta.”
“Da un inferno all’altro… come riesci a fare quelle cose?”.
Lo sguardo di Yuiy si fece triste : “Ti abitui, fingi di non esserci e lasci che il corpo faccia tutto.”.
Pavlo sospirò, “cosa mi aspetta?”.
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