L'astinenza ai tempi degli esami

di
genere
etero

L'astinenza ai tempi degli esami.

Erano passati ormai dieci giorni, forse undici, la fretta della gioventù li faceva
sembrare mesi. Lei scherzava com’era solita fare quando trascorrevano più di
tre giorni senza vedersi “non ricordo più il tuo volto”, e Sergio come ogni volta
si scioglieva davanti a quella tenerezza, anche se filtrata attraverso la chat di uno
schermo. “Addirittura? Se dovessimo mai partire per lavoro cosa diresti allora?”
rincalzò il gioco. “Che non devi partire” fu la celere battuta di Sammy. La lunga
astinenza era dovuta al periodo di esami a cui erano entrambi sottoposti. Erano
soliti messaggiare nei pochi momenti liberi, solitamente dopo i pasti e più
intensamente la sera prima di andare a dormire. I primi giorni erano
sopportabili, ma con il passare del tempo la mancanza si faceva più pesante; le
labbra richiamavano ardentemente le proprie gemelle, la mancanza del profumo
dei capelli, le risate dei reciproci scherzi, il calore dei corpi nudi a contatto.
Quest’ultima nostalgia rendeva l’attesa un’autentica tortura e, arrivati a oltre la
metà della seconda settimana di distanza, il desiderio diventava un chiodo fisso.
Certamente Sergio era solito fare in continuazione battute provocanti. Ma quando era lei a prendere l’iniziativa la faccenda si faceva seria.
Iniziava scrivendo all’improvviso un qualche pensiero erotico, un desiderio che
s’insinuava tra una materia di studio e l’altra, distraendola inconsapevolmente
dal proprio dovere. Quello che gli scrisse questa volta lo colpì particolarmente: “sai cosa vorrei che mi facessi?” aggiungendo l’emoticon delle labbra
rosse a fine frase. Nonostante fossero solo una serie di apatici caratteri digitali
sullo schermo di un cellulare, Matteo riuscì comunque a percepire tutta
l’intensità e sensualità di quelle parole, come se gli fossero state sussurrate,
immaginando i movimenti suadenti della lingua sfiorargli il lobo dell’orecchio.
“mmm cosa?”
“Vorrei che me lo mettessi dietro…è da stamattina che non penso ad altro, non
so perché” un’altra faccina, questa volta imbarazzata, chiuse la frase come la
firma di un pittore sul fondo del proprio dipinto. Di solito era Sergio a spingere
con queste fantasie e fu proprio questo a scatenare un’immediata erezione del
suo membro “mmm sono eccitatissimo, mi è diventato duro”
“Ma non puoi! Sei in biblioteca, dai che ti vedono tutti.”
“Non è colpa mia se scrivi queste cose” la risposta fu ancora più provocante
“vorrei essere li per farmi sbattere da te sul tavolo, davanti a tutti.” Sergio
dovette ricorrere a tutto il suo buon senso per non infilarsi la mano nelle
mutande davanti a tutti, l’eccitazione era insostenibile “basta o qui finisce
male….non vedo l’ora di farti mia.”
“Anch’io, non sai quanto.”
Passarono ore di studio difficile, più per gli ossessivi pensieri che per la difficoltà
delle materie. La sera si scrissero ancora, giungendo infine all’accordo di vedersi
l’indomani, prima di cena a casa di Matteo, i genitori sarebbero stati impegnati
fuori per quell’ora. Prima di darsi la buonanotte lei lo scoprì in flagrante “Ti stai toccando adesso vero?” e lui adorava quando lo capiva subito “si, non posso
farne a meno” e in tutta risposta Elena ammise la sua reciproca colpa
“anch’io….ti penso.” Riuscirono però a resistere dal raggiungere l’estasi per
poterne godere insieme l'indomani; finalmente si addormentarono,
ognuno nel proprio letto, divisi ma con un desiderio tale da annientare ogni
distanza.
Il giorno dopo fu altrettanto turbolento. Sergio si maledisse per la brillante idea
di studiare a casa sapendo che avrebbe passato tutto il giorno con la mano nelle
mutande, sicuro della privacy della sua stanza. Dopo pranzo si arrese e
decise di terminare la giornata di studio in biblioteca. A Sammy non andò meglio,
prigioniera delle aule comuni in università dove era solita studiare prima di un
esame, lottava nel tentativo di mantenere la concentrazione sullo studio, ma ora
oltre ai pensieri impuri sul proprio partner ci si era messo anche il forte stimolo
della pipì che la costrinse a correre in bagno. Chiuse la porta della turca, non
capiva per quale motivo nel bagno delle donne non avessero montato i gabinetti
normali, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine a quella scomoda posizione. Tolse
quindi i pantaloni appoggiandoli sul distributore di carta igienica e si accovaccio
a gambe divaricate sullo spazio della turca. Le capitava spesso che quando lo
stimolo era troppo forte ci volevano diversi minuti prima di poter rilasciare la
pipì. Nel frattempo i pensieri ritornarono alla carica, la posizione in cui era le
fece affiorare l’immagine di Sergio, steso sul materasso ad aria nella tenda da
campeggio con la quale erano soliti andare in vacanza. Supino con il membro
turgido l’attendeva con ansia. Lei gli si accovacciò sopra proprio come ora,
appoggiando delicatamente le sue labbra inferiori sulla cappella pulsante,
bagnandola con i propri umori. Si lasciò andare completamente sul membro che
scivolò senza fatica riempiendola completamente. Un gemito incontrollato
irruppe il silenzio del pomeriggio; Sergio sollevò immediatamente il busto,
mettendosi quasi seduto e le bloccò la bocca con la mano, ricordandole della
famiglia che giocava a carte nella piazzola a fianco. La cosa non la fermò né la
preoccupò più di tanto, infatti, sfruttando l’ondeggiare del materasso cominciò a
salire e scendere sul pene dritto Sergio; lo sentiva scorrere su e giu, poteva percepirne chiaramente la forma, e ogni volta che la sua
cappella le premeva sul fondo della figa, una scossa la percorreva per tutto il corpo.
Se non fosse stato per la mano premuta sulle labbra , sarebbero stati scoperti
subito. In tutto ciò non poteva fare a meno di guardarlo negli occhi, quello
sguardo carico di passione le entrava dentro in profondità, la penetrava tanto
quanto il membro che incessantemente le scivolava dentro. Con l’altra
mano Matteo le percorreva le linee della schiena, mano a mano scendendo
intorno al sedere, studiandone ogni centimetro con la gentilezza cui era solito
usare. Posseduta dal piacere si accorse solo una volta entrato che il suo indice
era dietro, lubrificato dai suoi copiosi umori. Un’armonica danza tra il dito e
il suo cazzo la mandò completamente in estasi; ora un secondo dito si aggiunse,
scorrendo dolcemente tra le strette pareti dell’ano. Lui riusciva a sentire con le dita la forma del pene che spingeva, separato da esse dalla sottile parete tra ano e vagina. Entrambi erano
ormai al limite, poche spinte li separavano dall’orgasmo tanto desiderato. I passi
e le voci di tre ragazze entrate in bagno la svegliarono da quel viaggio onirico.
Sentì le porte della cabina alla propria sinistra aprirsi e chiudersi, seguite dal
rumore esterno dell’acqua di un rubinetto che scorreva; era piena estate e non
era quindi raro andare in bagno per rinfrescarsi, una ragazza invece continuava
ininterrottamente a parlare di astruse formule matematiche. Quell’intrusione
l’aveva riportata alla realtà, e si accorse ora di avere le dita della mano destra
completamente bagnate, mosse in un loop infinito sul proprio clitoride. Quel
pensiero l’aveva rapita, coinvolta così tanto che la mano le si era mossa
istintivamente verso quel frutto così perfetto. Non poteva dire con certezza da
quanto tempo si stesse masturbando chiusa in bagno in quella posizione
scomoda, forse complice anche lo stimolo della pipì che le amplificava il
godimento. Le tre ragazze l’avevano risvegliata, ma ciò non fu sufficiente a
fermarle la mano. Era come se avesse una volontà propria, quella di roteare
freneticamente sullo stesso punto, leggermente sulla sinistra del clitoride, il suo
punto preferito. Il godimento era crescente, le voci e i rumori non erano in grado
di distrarla in alcun modo, erano ormai il sottofondo di quella condizione di
trance erotica. Si concentrò in particolare sullo scorrere dell’acqua che
finalmente le provocò il rilascio della pipí. La cosa la eccitò in modo tale da
accelerare i movimenti delle dita; immaginava che sotto ci fosse il pene del tuo
compagno, la pipì che gli scorreva sopra, scivolando sulla cappella e
percorrendone tutta la turgida asta. Non era solita avere quelle fantasie si disse, e quello stesso pensiero le diede la forza di
fermarsi. Voleva ardentemente essere con Sergio, avvolta tra le sue braccia in
un groviglio di sfrenata passione. Non poteva venire adesso, proprio ora che
mancava così poco all’incontro. Allontanò la mano dal piacere, attese che la pipì
si esaurisse e infine si ricompose. Aspettò che le altre ragazze uscissero dal
bagno prima di ridonarsi al mondo, al quale si era privata per trppo tempo, crogiolandosi nelle
proprie fantasie.
Tornò a casa un paio d’ore prima del previsto, doveva prepararsi per la serata.
Matteo rincasò all’ultimo, conscio di dover fare un maggiore sforzo per
prepararsi al difficile esame che lo aspettava da li a poco. Ciò che trovò in casa
non lo rallegrò affatto, ma era così stanco che non ci fece quasi caso e si lanciò
direttamente in doccia. In pochi minuti si rinfrescò rigenerando le forze. Non
fece in tempo a chiudere l’acqua che il citofono squillò, Sammy era arrivata. Si
avvolse quindi nell’asciugamano e andò ad aprire la porta. Pochi istanti dopo si
aprì la porta dell’ascensore; una musa, una dea greca in panni mortali gli si
presentò davanti. Indossava un aderente vestito nero che terminava a metà
coscia. I capelli scendevano lisci oltre le spalle, incorniciando un viso dai lineamenti
fini. Tutto ciò faceva da sfondo a due sensuali labbra decorate da un provocante rossetto dal colore rosso rubino. La guardò infine negli occhi per gioire della
felicità che permeava da quello sguardo innocente. Sammy gli saltò addosso,
attorcigliando le braccia dietro al suo collo. Sergio restituì l’entusiasmo
stringendola a sua volta. Infine facendo leva sulle punte dei
piedi, Sammy raggiunse le labbra del suo uomo. Si staccarono, e lui con un enorme
sorriso disse “che bel bacio, di solito non me ne dai mai con il rossetto fresco “
“Questo rossetto resiste a tutto” disse facendogli l’occhiolino. La fece entrare in
casa e le comunicò subito la triste notizia “ci sono i miei in casa, purtroppo non
escono più a cena”.
Fecero la loro comparsa in corridoio salutandola e chiedendo se il programma
della cena andasse bene. Finite le consuetudini Sammy seguì Sergio in bagno che
doveva finire di asciugarsi. “Piccola mi spiace di non essere soli…avrei voluto
avere la serata tutta per noi ma con loro in casa la vedo dura.” Sammy fece
scattare la serratura del bagno; Un passo dopo l’altro, con i nuovi tacchi vertiginosi,
gli si avvicino appoggiando la mano sul petto nudo e ancora bagnato del suo
partner, facendola scivolare sulla gobba nascosta dall’asciugamano. Lui non
esitò e le prese dolcemente la testa portando a se quelle invitanti labbra e
infilandoci prepotentemente la lingua. Lei ricambiò accogliendola e giocandoci
con la sua. Si staccò avvicinandosi al suo orecchio “lo voglio sentire dietro”
l’eccitazione si fece crescente, lui a sua volta le sussurrò “va bene, però
dobbiamo lubrificarlo.”
Sammy si chinò lentamente mantenendo il contatto visivo del suo uomo che ora la
sovrastava in tutta la sua altezza. Con un movimento impercettibile aprì e fece
scivolare l’asciugamano a terra, esibendo il membro davanti al suo viso. Non perse
tempo e velocemente lo prese in bocca ingoiandolo fino in fondo, sfruttando il
fatto che non fosse ancora completamente eretto. Un istante dopo lo sentì
crescergli dentro, riempiendole completamente la bocca. Cominciò così a fare su
e giù con la testa cercando di andare più in fondo possibile; alzò la testa per
guardarlo negli occhi scoprendo così l’espressione di godimento sul suo volto.
Sergio ricambiò lo sguardo e le pose le mani sulla testa accarezzandola
dolcemente. Sammy si fermò mantenendo la cappella salda tra le sue labbra, lui
capì subito cosa voleva; iniziò a muovere il bacino facendole scorrere il pene tra
le labbra, lei con lo sguardo di chi chiedeva di averne ancora. Con una mano lo tirò fuori
facendole passare la cappella sulle labbra, sulle guance e di nuovo sulle labbra
per poi farlo immergere nuovamente nella bocca. Lei gli strinse i testicoli
massaggiandoli con fermezza, le dita sfioravano lo spazio tra le palle e il sedere.
Si staccò dal membro e riprese fiato; non le sfuggì una goccia di sborra che
fuoriusciva lentamente dalla punta del pene. Estrasse la lunga lingua, partendo
dalla base della cappella salì fino a raccogliere la goccia per poi leccarsi le labbra,
il tutto senza mai perdere il contatto visivo del suo uomo. Si alzo in piedi e disse
sottovoce “mettimi dentro il tuo cazzo.”
Salì con le ginocchia sul piano del lavandino, a pecorina con il sedere aperto
rivolto a sergio, all’esatta altezza del suo bacino. Lui le afferrò i glutei avvicinandosi con la faccia e cominciò a leccarle le grandi labbra, seguendo la
fessura fino al clitoride nudo, era completamente liscia, come piaceva a lui. Cominciò la sinfonia di
gemiti, ogni passaggio della lingua che roteava sul clitoride, ogni volta che le
entrava dentro assaporando i suoi umori. Salì poi verso il suo obbiettivo, esposto
e aperto per lui. Il suo buchino era liscio e perfettamente circolare, l’anello
leggermente rigonfio in tutta la sua circonferenza. Iniziò a leccarlo tutto intorno
per poi concentrarsi sul centro, le dita che nel frattempo massaggiavano il
clitoride si spostarono sulle labbra e con decisione la penetrarono, scorrendole sul
punto G. La lingua si fece strada entrando e uscendo freneticamente in quel
buco così stretto. “non resisto più, mettimelo dentro” disse lei ansimando.
Sergio non se lo fece ripetere due volte; si tirò su e la guardò attraverso lo
specchio su cui era appoggiata con la testa, voleva vedere la sua espressione
mentre la penetrava. Le puntò la cappella sul buchetto e, lubrificati dalle
reciproche salive, li strofinò l’uno con l’altro per poi cominciare a spingere. Al
contrario di ciò che si aspettava il culetto si dilatò con facilità accogliendo prima il
glande e poi avaro, permise al resto del pene di entrare fino in fondo.
Un’espressione di godimento balenò sul suo viso, le labbra contratte in una
smorfia d’estasi, e un versetto spontaneo le uscì inconsapevolmente. Dall’altra
parte della porta la madre avvisò che la cena era pronta. “va bene, finisco di
asciugarmi e arriviamo”, non attese di sentire i passi della madre allontanarsi
che iniziò a spingere lentamente, non voleva farle male. Ma Sammy era così
eccitata e il suo sedere così dilatato che il cazzo scivolava senza difficoltà al suo
interno. Aumentò così il ritmo; le strette pareti del suo culetto premevano sul
suo membro avvolgendolo e adattandosi perfettamente alla forma. Sergio preso
dalla foga la sculacciò facendola gemere nuovamente. Adorava quando il suo
partner usava le maniere forti. I respiri si fecero affannosi, le spinte sempre più
veloci e profonde. Ogni tanto usciva quasi completamente per poi rientrare e
riempirla nuovamente. Adesso con una mano le premeva delicatamente il volto
sullo specchio. Lei invece allungò la mano sul clitoride e cominciò a masturbarsi,
bramava il piacere e ne voleva sempre di più, sempre più forte. Le palle
sbattevano sulla vagina ad ogni spinta eccitandola ancora di più. Sergio non
resistette oltre; la cappella pulsava continuamente ad ogni spinta e infine liberò
il suo liquido. La sborra fuoriuscì con un getto impetuoso riempiendo e
cospargendo l'interno dell’ano. Lei ne percepì il calore, ogni suo spruzzo
che, a causa della lunga astinenza, sembrava non finire mai e, percossa da quelle
ultime spinte, cedette anche lei sotto la forza di quell’intenso orgasmo. Scariche
di piacere la percorsero dalla testa ai piedi, e più lui le veniva dentro più il suo
orgasmo si prolungava. Stremato le si accasciò sopra stringendola da dietro tra
le braccia. Lentamente estrasse il pene ancora pulsante, permettendo così a quel bianco e denso liquido di fuoriuscire copiosamente, colandole
sulle cosce fino alle ginocchia, imbrattando tutto il piano lavandino.
Ci volle un po’ prima di potersi ricomporre e presentare a tavola; i pasti ormai
freddi nei piatti e l’espressione interrogativa sul volto dei genitori. Elena sentì le mutandine inumidirsi, a quanto pare per quanto si fosse sforzata nel pulirsi, qualche goccia continuava a uscirle dal culetto, provocandole piccole scariche di eccitazione all'idea di quanta sborra le avesse spruzzato dentro Sergio. Si scambiarono infinfine uno sguardo complice, poi senza proferire parola
cominciarono a mangiare. Avrebbero voluto la casa ed un letto tutto per loro, ma
quella sera si fecero bastare il lavandino del bagno.
di
scritto il
2025-10-10
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