A casa di Linda
di
Sandra1989
genere
corna
Il mattino della domenica comincia con la voce di mio marito che annuncia la partenza.
«Devo correre, il volo per Dublino non aspetta.»
Lo guardo infilare in fretta la camicia, la valigia già chiusa accanto alla porta. La sua voce è stanca, distratta. Nessun bacio vero, nessuna mano che mi stringa i fianchi. Da settimane è così: lavoro, email, riunioni. Una scopata veloce, se va bene, che finisce sempre troppo presto.
«Divertiti alla grigliata» mi dice con mezzo sorriso.
Non rispondo. Lo guardo uscire, chiudere la porta, sparire. So che resterà via a lungo.
Pochi minuti dopo suona il campanello. È la babysitter: una ragazzina di vent’anni, jeans stretti e maglietta bianca che non nasconde i capezzoli duri. Mi sorride timida, ma i suoi occhi mi scivolano subito sul petto. Il latte che ancora gonfia i miei seni li rende enormi, sodi, quasi innaturali. Lei arrossisce.
«Ciao, la bimba dorme ancora» dico io.
«Va bene, signora» risponde, abbassando lo sguardo.
Mi chiudo in bagno. Ho il cuore che batte forte. La sola idea di restare senza reggiseno sotto i suoi occhi giovani mi fa vibrare le cosce. Spoglio il corpo lentamente: il vestito scivola, l’elastico degli slip mi segna i fianchi, li lascio cadere a terra. Mi guardo un attimo allo specchio: pelle chiara, tette gonfie, capezzoli scuri e tesi, il ventre ancora morbido dopo il parto, ma il culo pieno, alto, come non l’ho mai avuto. Mi piaccio. E mi eccito.
Entro in doccia. L’acqua bollente mi scivola addosso, mi rilassa, ma subito la tensione risale. Ho le mani sul seno, lo stringo, lo mungo piano. Dal capezzolo esce una goccia di latte che scende lenta sul mio ventre. Sospiro e infilo la mano tra le cosce. Sono già bagnata.
Chiudo gli occhi, mi piego contro il vetro della doccia. Le dita trovano subito il clitoride, duro, gonfio. Lo strofino, prima piano, poi più forte. Geme la mia gola, il respiro si spezza. Penso a Marco e Luca, i fratelli americani, i loro sguardi pesanti, i cazzi che già immagino enormi.
Poi, con la coda dell’occhio, vedo un’ombra. Apro gli occhi. La porta del bagno è socchiusa. Oltre il vetro appannato intravedo la babysitter. Sta spiando. Ha una mano infilata nei jeans, la bocca socchiusa. Si sta toccando guardandomi.
Il cuore mi esplode. Un brivido mi corre in basso. La immagino inginocchiata qui dentro, la lingua che mi apre, che beve il latte dai miei capezzoli, che mi lecca finché non sgrondo. Geme anche lei, la vedo che si massaggia la fica sotto i jeans, sempre più veloce.
Sbatto la testa contro il vetro e vengo. Spruzzo forte, squirto contro le piastrelle, un orgasmo che mi fa piegare le ginocchia. Geme lei, dall’altra parte, mordendosi le labbra. Le nostre voci si mescolano, due gemiti femminili che riempiono il bagno.
Resto qualche secondo senza fiato, l’acqua che mi scorre addosso. Quando riapro gli occhi lei non c’è più. Ma so che mi stava guardando, che stava godendo insieme a me. E questo pensiero mi eccita ancora di più.
Esco dalla doccia, gocciolante. Mi asciugo piano, le dita che ancora scivolano tra le cosce. Davanti allo specchio mi guardo con attenzione: mi palpo i seni, li stringo, lascio uscire ancora un po’ di latte. Lo spalmo sulla pelle come fosse crema. Poi scivolo la mano più in basso, apro le labbra gonfie, mi guardo mentre mi accarezzo. Non mi riconosco più. Non sono la madre perfetta né la moglie fedele. Sono una femmina che ha fame.
Mi trucco appena: un velo di matita sugli occhi, un po’ di rossetto. Nessun intimo. Voglio sentire l’aria sul sesso, il vestito che mi sfiora i capezzoli. Mi vesto con un abito leggero, bianco, corto. Mi giro e mi rigiro davanti allo specchio, e la donna che vedo mi fa paura e desiderio insieme.
Esco dal bagno e trovo la babysitter in salotto. È rossa in faccia, respira ancora affannata. La guardo e sorrido. Mi avvicino, le prendo il viso tra le mani.
«Grazie per oggi» le dico a bassa voce.
Prima che possa rispondere, le stampo un bacio sulle labbra. Non un bacio casto: le infilo la lingua, la assaggio. Lei resta immobile un istante, poi si lascia andare, mi risponde, mi succhia piano.
Quando mi stacco, le sussurro all’orecchio:
«La prossima volta, vieni tu a leccarmi davvero.»
La lascio lì, confusa e bagnata. Io invece esco di casa, il cuore che batte come impazzito, la fica che pulsa già in attesa di quello che mi aspetta da Linda.
**
Il cancello automatico si apre e l’auto sale lenta lungo il viale alberato. La villa di Linda appare maestosa, bianca e immensa, con un giardino che sembra non finire mai. Il prato è tagliato all’inglese, siepi perfette, aiuole curate. E ovunque, uomini e donne della servitù in divisa nera e bianca, intenti a potare, spazzare, lucidare.
Il contrasto mi colpisce subito. Perché lì, al centro del giardino, accanto alla piscina scintillante, non ci sono eleganza né formalità. Ci sono Linda, Marco e Luca. Completamente nudi.
La luce del sole scivola sui loro corpi. I fratelli sono distesi su due sdraio, le gambe aperte, i cazzi già duri e lucidi. Linda è inginocchiata tra loro, i capelli sciolti, la bocca che si alterna da un cazzo all’altro. Li spompina con avidità, succhiando profondamente, lasciando scie di saliva che colano lungo i fusti.
La macchina rallenta. Io resto senza fiato, il cuore che mi batte come un tamburo. La servitù continua il proprio lavoro, impassibile, come se fosse normale vedere i padroni nudi e in pieno atto. Nessuno alza lo sguardo, nessuno commenta.
Linda mi nota per prima. Si alza un attimo, le labbra bagnate, gli occhi lucidi di lussuria. Mi saluta con un gesto della mano, come se fossimo a un tè pomeridiano.
«Sandra! Finalmente! Vieni qui, amore.»
Marco e Luca ridono, i cazzi che si gonfiano ancora di più sotto i colpi di lingua di Linda.
Spengo l’auto, scendo. L’aria è calda, profuma di cloro e gelsomini. Mi tremano le gambe. Ma quando arrivo al bordo piscina, Linda mi guarda e mi sussurra con voce roca:
«Spogliati.»
Non esito. Le mani si muovono da sole, il vestito scivola a terra. Niente reggiseno, niente mutandine. Solo la mia pelle bianca e il seno gonfio che ondeggia libero. Marco fischia, Luca si passa la lingua sulle labbra.
Linda ride, mi prende per mano e mi trascina accanto a sé, tra le loro gambe. «Aiutami» dice.
Mi inginocchio. L’acqua della piscina riflette la luce sul corpo di Luca. Il suo cazzo mi è lì davanti, grosso, venoso, la cappella che brilla di saliva. Non ho dubbi. Apro la bocca e lo ingoio.
Il gusto è forte, salato. Mi riempie la lingua, la gola. Sento la pelle calda che pulsa sotto le mie labbra. Luca geme, mi afferra i capelli e mi guida, mentre io succhio più forte, la saliva che cola sul mio mento e sul suo cazzo.
Accanto a me Linda continua a succhiare Marco, alternando spinte profonde a colpi veloci. Ogni tanto si ferma e ci bacia, passandomi il sapore dell’altro cazzo sulle labbra. La sua bocca sa di sperma e vino, e io la divoro senza esitazione.
«Brava troia» mormora Marco, guardandomi. «Ti sei già messa al lavoro.»
Le parole sporche mi fanno tremare la fica. Non rispondo, mi limito a succhiare più forte, a spingere la lingua sotto il glande, a farlo scivolare più in fondo. Luca geme, mi tira la testa fino a farmi tossire, ma non smetto. Lo voglio intero in gola.
Il giardino intorno continua a vivere. La servitù passa con vassoi, porta asciugamani, sistema sedie. Nessuno si ferma, nessuno finge di non vedere. L’oscenità è normalità qui dentro.
Linda mi guarda, il viso bagnato di saliva e sperma. Mi bacia di nuovo, mi morde il labbro, mi sussurra all’orecchio:
«Ti piace, vero? Dirti che sei una moglie fedele e poi farti ingoiare cazzi davanti a tutti.»
«Sì…» ansimo, prima di tornare ad affondarmi su Luca.
Le mani di Marco si posano sui miei seni, li stringono, li spremono. Dal capezzolo esce latte che scivola sulla mia pelle e cade sulla pancia di Linda. Lei ride, si piega e lo lecca via, godendo del mio sapore.
Io gemo, con la bocca piena, il corpo che vibra. Luca geme sempre più forte, spinge il bacino, mi usa come una puttana. Io mi lascio fare. Voglio che venga, voglio berlo, voglio sporcare il mio volto con la sua sborra.
Accanto, Linda geme a sua volta, il cazzo di Marco che le riempie la gola. I suoi occhi mi fissano mentre lo succhia: siamo complici, due troie in ginocchio, due bocche assetate di cazzo.
Il tempo si ferma. Il giardino, la piscina, la servitù, tutto scompare. Restano solo i gemiti, gli schiocchi delle nostre bocche, i colpi dei loro bacini.
Quando Luca geme forte e mi spinge la testa fino in fondo, capisco che sta venendo. Il suo sperma esplode in gola, caldo, denso, abbondante. Ingoio tutto, senza esitazione, senza lasciare scappare una goccia. Mi sporco la bocca, il mento, ma non mi importa.
Mi stacco solo per respirare, la lingua che raccoglie gli ultimi resti. Linda ride, il viso sporco di saliva e sperma.
Sto ancora inginocchiata accanto a Linda, la bocca sporca di sperma, il respiro pesante, quando un rumore discreto mi fa voltare. Una cameriera in livrea bianca si avvicina con un vassoio d’argento. Sopra, flûte di champagne che tremano a ogni passo.
È giovane, bella. La pelle chiarissima, quasi diafana. I capelli raccolti in uno chignon perfetto. Ma il volto si tradisce: quando vede noi quattro nudi, due cazzi gonfi e due bocche impegnate a succhiarli, arrossisce fino alle orecchie.
Linda si volta appena, gli occhi stretti. «Lascialo lì» ordina, secca.
La ragazza obbedisce, posa il vassoio sul tavolo accanto e si blocca, senza sapere se restare o andarsene. Balbetta qualcosa, un “scusi” appena percettibile.
Marco non se la lascia sfuggire. Le afferra il polso con una mano grande, la tira verso di sé. Il cazzo, ancora sporco della saliva di Linda, le sfiora il grembiule bianco. «Vuoi assaggiare?» dice con un sorriso sporco. «Guardati: ti brillano gli occhi.»
La cameriera sussulta, non dice nulla. Il suo volto è ormai rosso come un peperone.
Linda si alza di scatto, ancora nuda, il seno che le ondeggia pesante e sodo. «Ho detto di andare!» ringhia, la voce che non ammette repliche.
La ragazza resta immobile un istante, gli occhi bassi, il respiro corto. Marco ridacchia, le passa la cappella sulla stoffa candida. «Guarda come trema. Vuole il cazzo più di te, amore.»
«Basta!» esplode Linda. Si piazza davanti al marito, lo spinge indietro. «La servitù serve a questo» dice indicando il vassoio. «Non a succhiarti il cazzo.»
Marco la fissa, contrariato, ma non insiste. La cameriera, confusa e umiliata, abbassa la testa e si allontana di corsa. Il bianco della livrea contrasta con il rossore acceso del volto.
Resta un silenzio teso. Linda stringe i pugni, respira a fondo. È incazzata, non tanto con Marco, ma con sé stessa. Lo so. La conosco da anni. Dall’epoca del liceo, quando si imboscava nei cessi per spompinare il professore di matematica in cambio di voti migliori. Non le importava di niente, se non di ottenere ciò che voleva. E ora non è cambiata: vuole possedere tutto, anche i cazzi dei suoi uomini. Non sopporta l’idea che una scialba ragazzina con la pelle di porcellana possa portarle via la gallina dalle uova d’oro.
Mi viene quasi da ridere. Linda, la stessa Linda che a quindici anni mi aveva presa per mano nei bagni della scuola e mi aveva insegnato come succhiare senza far scappare aria, ora si comporta da regina gelosa.
«Non azzardarti più» sibila a Marco, sedendosi di nuovo sulle ginocchia accanto a lui. Gli prende il cazzo tra le mani, lo lecca come per cancellare ogni traccia della cameriera. «I tuoi giochi li decido io. Chi, come e quando. Chiaro?»
Marco ride, la lascia fare, ma i suoi occhi si accendono su di me. «Allora fai fare a Sandra, no? Lei sa come trattarmi.»
Linda mi lancia un’occhiata. Sento il cuore accelerare. Non ho bisogno di incoraggiamenti: mi piego di nuovo, prendo il cazzo di Marco in bocca. Lo succhio con rabbia, mentre Linda lo tiene alla base, controllando ogni mio movimento. È lei che guida, io che eseguo.
Luca ride piano, si accarezza il cazzo guardandoci. «Ecco, così sì che è una bella scena. Due amiche, un cazzo e la moglie che comanda.»
Linda non si volta nemmeno. «Taci e dammi la tua cappella. Sandra deve lavorare anche per te.»
E così torno in ginocchio tra i due fratelli, la bocca che passa da uno all’altro, Linda che ride e mi tiene i capelli come una padrona col guinzaglio. La cameriera è sparita, ma il rossore del suo volto resta stampato nella mia mente.
E mi eccita da morire pensare che, mentre scappa via vergognosa, si sta toccando tra le gambe sotto la livrea immacolata.
Sono sopra Marco, cavalco il suo cazzo con foga. Le sue mani mi stringono i fianchi, mi spingono giù a ogni affondo. Il cazzo mi spalanca la fica, la riempie fino al fondo. Sento le palle che sbattono contro di me, il suo respiro che diventa un ringhio.
Dietro, Luca non perde tempo. Mi apre le chiappe con forza, la cappella già puntata all’ano. Spinge deciso. L’aria mi si blocca nei polmoni mentre il mio buco si dilata, mi brucia e mi eccita insieme. Poi scivola dentro, duro, grosso, fino in fondo.
Un urlo mi lacera la gola. Due cazzi dentro, uno nella fica e uno nel culo. Conosco già quella sensazione, ma ogni volta è come la prima: devastante, totale, come se il mio corpo fosse fatto per questo. Eppure, oggi è diverso. Perché davanti a me, accanto a me, c’è Linda.
Linda ci guarda, nuda, le cosce lucide, gli occhi accesi. È eccitata, questo è evidente, ma io vedo anche altro. Lo so perché la conosco. Da sempre.
Mentre Marco mi scopa con una furia che non gli ho visto nemmeno in barca, e Luca mi pompa dietro con spinte violente che mi fanno tremare le gambe, il mio sguardo si fissa su di lei. E ricordo.
Ricordo quella notte di anni fa, in un appartamento affittato per l’occasione. Una gang bang. Io, Linda e altri uomini. Dieci cazzi in giro, bocche, mani, scopate ovunque. Linda in mezzo, felice, risa e gemiti, cazzi che entravano e uscivano da ogni buco. Io c’ero, anch’io usata, anch’io persa.
Dopo, Linda si era fatta visitare da un ginecologo. Ricordo ancora le sue parole, sussurrate nel bagno della scuola: «Ho una malformazione all'utero. Non potrò mai avere figli.»
Aveva riso, ma i suoi occhi erano vuoti.
E ora eccola qui, a guardarmi cavalcare suo marito, a vedermi riempita da lui e da suo cognato. E io lo so: sotto quell’eccitazione, c’è la ferita che non si chiuderà mai.
Marco geme, il suo cazzo dentro di me pulsa, pronto a esplodere. Io sento che sta per venire. Mi fermo un attimo, il panico che mi prende: no, non dentro, non oggi, non così.
«Lasciami…» ansimo, cercando di scivolare via.
Ma Linda è più veloce. Mi afferra i fianchi da dietro, mi tiene ferma, mi sussurra all’orecchio con voce rovente:
«Resta lì, troia. Fatti mettere incinta da mio marito.»
Le parole mi squarciano dentro. È come se mi avesse spinta in un baratro. Sento il cazzo di Marco che esplode, lo sperma caldo che mi invade la fica, che cola subito dentro di me. Non c’è via d’uscita: lo sto bevendo con il corpo, accogliendo fino all’ultima goccia.
Dietro, Luca geme e spinge ancora più forte. «Prenditi anche il mio» ringhia. E viene. Lo sperma caldo mi riempie il culo, inonda l’ano già devastato. Due semenze, due fratelli, dentro di me allo stesso momento.
Resto immobile, trafitta, piena, colma. Le mie pareti stringono i loro cazzi, il mio corpo si scuote in un orgasmo violento che mi fa urlare. Spruzzo, squirto, bagna Marco, Luca, il bordo della piscina.
Linda ride, ma nei suoi occhi vedo la crepa. Mi accarezza i capelli, mi bacia sulle labbra sudate e ansimanti.
«Brava» sussurra. «Adesso porti dentro quello che io non potrò mai avere.»
Le sue parole mi spezzano. Perché in quell’istante capisco che non sono solo la sua amica, non solo la sua troia. Sono la sua sostituta, la sua incubatrice, la donna che deve partorire al posto suo.
E il mio corpo, traditore, gode ancora di più.
Mi lascio cadere sul pavimento di pietra accanto alla piscina, esausta e aperta come una bestia sfiancata. Dalla fica cola lo sperma caldo di Marco, dal culo quello denso di Luca. Due scie bianche che scorrono lungo le cosce fino a bagnarmi l’erba sotto. Respiro a fatica, il cuore che non rallenta.
Linda si china subito su di me. Nuda, sudata, i capelli spettinati. Si accovaccia tra le mie gambe e senza esitazione mi apre le cosce sporche, mi infila la lingua nella figa colma di seme. Mi lecca come una gatta assetata, succhiando, inghiottendo ogni goccia, pulendomi con la bocca famelica. Geme come se stesse bevendo nettare.
Il suo culo perfetto, sodo, si solleva in aria. E Luca, ancora con il cazzo duro che gocciola sperma, non resiste: le si mette dietro e glielo ficca nel culo con un colpo secco. Linda urla un gemito roco, ma non si ferma: ogni spinta di Luca la fa affondare di più sulla mia figa. La sua lingua mi scava, il suo viso si schiaccia contro di me.
Sento le vibrazioni di ogni pompata di Luca che la spinge avanti. La lingua di Linda diventa più profonda, più frenetica, mentre il fratello la scopa nel culo come un animale. Io gemo, mi contorco, stringo la testa di Linda con entrambe le mani e gliela schiaccio addosso, obbligandola a continuare.
E in quel momento lo vedo.
Marco si allontana, il cazzo ancora rigido, scivoloso. Non si unisce a noi. Si sposta verso il bordo piscina, dove la cameriera di prima è rimasta immobile, il volto ancora arrossato. È lì, a portata di mano. Linda non se ne accorge, troppo presa a succhiarmi. Ma io sì.
Marco le afferra il polso, la tira a sé. La ragazza lascia cadere a terra il vassoio ormai vuoto. Tremante, si accovaccia davanti a lui. E quando apre la bocca e accoglie il cazzo gonfio di Marco, capisco che non è così innocente. Lo prende con avidità, lo succhia fino a fondo gola. Marco le tiene la testa con entrambe le mani, la guida con forza. La ragazza geme, ma non si oppone: gli occhi chiusi, le labbra spalancate, la gola che si apre al ritmo che lui le impone.
Mi manca il fiato. Non solo perché sto godendo per la lingua di Linda e le spinte di Luca che la inchiodano, ma perché vedo quella ragazzina inginocchiata, nuda. Sì, nuda. Nell’accovacciarsi, il grembiule si è sollevato: non porta nulla sotto. Glabra, lucida, le cosce bianche tremano mentre succhia come una troia nata.
Marco mi guarda, incrocia il mio sguardo sopra la testa della cameriera. Sorride. Un sorriso sporco, complice. È come se dicesse: «Guarda cosa sto facendo mentre lei non vede.»
Linda però qualcosa intuisce. Cerca di sollevare la testa, forse per girarsi. Ma io non glielo permetto. Le stringo i capelli, gliela schiaccio ancora di più contro la mia fica. «Continua, troia» le sibilo, mentre Luca accelera dietro di lei, ogni colpo che le allarga il culo la fa spingere ancora più a fondo dentro di me.
Linda geme, succhia, beve tutto ciò che cola dalla mia fica piena di sperma. È persa, ignara che a pochi passi suo marito si sta facendo succhiare da un’altra.
La scena mi eccita ancora di più. Sento l’orgasmo che monta, le cosce che tremano. La lingua di Linda mi spreme, il cazzo di Luca la inchioda. E lì, davanti agli occhi, la cameriera che ingoia il cazzo di Marco come se fosse nata per quello.
Poi Marco si stacca, spinge via dolcemente la testa della ragazza. Lei ansima, le labbra rosse e gonfie, il mento lucido di saliva. Si lecca piano, lo guarda come se ne volesse ancora. Ma lui non insiste. Si volta e torna verso di noi, il cazzo ancora teso, pronto a rientrare nel gioco principale.
Luca è al limite. Lo sento. Le sue spinte diventano irregolari, il respiro un ringhio. All’improvviso esce dal culo di Linda e si avvicina a me. Io apro la bocca senza esitazione, già pronta. Lui geme e mi inonda. Lo sperma mi esplode in gola, caldo, denso. Lo ingoio, ne bevo ogni goccia, mi cola sul mento e sul petto.
Linda solleva il viso, le labbra bagnate della mia figa. Solo adesso sembra rendersi conto che Marco è di nuovo dietro di lei. Non fa in tempo a dire nulla. Marco la afferra ai fianchi e le infila il cazzo nel culo, prendendo il posto del fratello. Con un colpo secco la apre di nuovo, facendole gemere un urlo spezzato.
Io resto lì, sdraiata, la bocca sporca di sperma, il corpo tremante. Osservo la scena: Linda a quattro zampe, la faccia ancora bagnata dei miei umori, scopata nel culo da suo marito. Luca accanto a me, esausto, il cazzo lucido, lo sguardo soddisfatto.
E la cameriera, pochi passi più in là, ancora inginocchiata, che si passa la lingua sulle labbra, guardando la scena con occhi sgranati e lucidi.
So che non è finita. E so che presto sarà dentro con noi.
«Devo correre, il volo per Dublino non aspetta.»
Lo guardo infilare in fretta la camicia, la valigia già chiusa accanto alla porta. La sua voce è stanca, distratta. Nessun bacio vero, nessuna mano che mi stringa i fianchi. Da settimane è così: lavoro, email, riunioni. Una scopata veloce, se va bene, che finisce sempre troppo presto.
«Divertiti alla grigliata» mi dice con mezzo sorriso.
Non rispondo. Lo guardo uscire, chiudere la porta, sparire. So che resterà via a lungo.
Pochi minuti dopo suona il campanello. È la babysitter: una ragazzina di vent’anni, jeans stretti e maglietta bianca che non nasconde i capezzoli duri. Mi sorride timida, ma i suoi occhi mi scivolano subito sul petto. Il latte che ancora gonfia i miei seni li rende enormi, sodi, quasi innaturali. Lei arrossisce.
«Ciao, la bimba dorme ancora» dico io.
«Va bene, signora» risponde, abbassando lo sguardo.
Mi chiudo in bagno. Ho il cuore che batte forte. La sola idea di restare senza reggiseno sotto i suoi occhi giovani mi fa vibrare le cosce. Spoglio il corpo lentamente: il vestito scivola, l’elastico degli slip mi segna i fianchi, li lascio cadere a terra. Mi guardo un attimo allo specchio: pelle chiara, tette gonfie, capezzoli scuri e tesi, il ventre ancora morbido dopo il parto, ma il culo pieno, alto, come non l’ho mai avuto. Mi piaccio. E mi eccito.
Entro in doccia. L’acqua bollente mi scivola addosso, mi rilassa, ma subito la tensione risale. Ho le mani sul seno, lo stringo, lo mungo piano. Dal capezzolo esce una goccia di latte che scende lenta sul mio ventre. Sospiro e infilo la mano tra le cosce. Sono già bagnata.
Chiudo gli occhi, mi piego contro il vetro della doccia. Le dita trovano subito il clitoride, duro, gonfio. Lo strofino, prima piano, poi più forte. Geme la mia gola, il respiro si spezza. Penso a Marco e Luca, i fratelli americani, i loro sguardi pesanti, i cazzi che già immagino enormi.
Poi, con la coda dell’occhio, vedo un’ombra. Apro gli occhi. La porta del bagno è socchiusa. Oltre il vetro appannato intravedo la babysitter. Sta spiando. Ha una mano infilata nei jeans, la bocca socchiusa. Si sta toccando guardandomi.
Il cuore mi esplode. Un brivido mi corre in basso. La immagino inginocchiata qui dentro, la lingua che mi apre, che beve il latte dai miei capezzoli, che mi lecca finché non sgrondo. Geme anche lei, la vedo che si massaggia la fica sotto i jeans, sempre più veloce.
Sbatto la testa contro il vetro e vengo. Spruzzo forte, squirto contro le piastrelle, un orgasmo che mi fa piegare le ginocchia. Geme lei, dall’altra parte, mordendosi le labbra. Le nostre voci si mescolano, due gemiti femminili che riempiono il bagno.
Resto qualche secondo senza fiato, l’acqua che mi scorre addosso. Quando riapro gli occhi lei non c’è più. Ma so che mi stava guardando, che stava godendo insieme a me. E questo pensiero mi eccita ancora di più.
Esco dalla doccia, gocciolante. Mi asciugo piano, le dita che ancora scivolano tra le cosce. Davanti allo specchio mi guardo con attenzione: mi palpo i seni, li stringo, lascio uscire ancora un po’ di latte. Lo spalmo sulla pelle come fosse crema. Poi scivolo la mano più in basso, apro le labbra gonfie, mi guardo mentre mi accarezzo. Non mi riconosco più. Non sono la madre perfetta né la moglie fedele. Sono una femmina che ha fame.
Mi trucco appena: un velo di matita sugli occhi, un po’ di rossetto. Nessun intimo. Voglio sentire l’aria sul sesso, il vestito che mi sfiora i capezzoli. Mi vesto con un abito leggero, bianco, corto. Mi giro e mi rigiro davanti allo specchio, e la donna che vedo mi fa paura e desiderio insieme.
Esco dal bagno e trovo la babysitter in salotto. È rossa in faccia, respira ancora affannata. La guardo e sorrido. Mi avvicino, le prendo il viso tra le mani.
«Grazie per oggi» le dico a bassa voce.
Prima che possa rispondere, le stampo un bacio sulle labbra. Non un bacio casto: le infilo la lingua, la assaggio. Lei resta immobile un istante, poi si lascia andare, mi risponde, mi succhia piano.
Quando mi stacco, le sussurro all’orecchio:
«La prossima volta, vieni tu a leccarmi davvero.»
La lascio lì, confusa e bagnata. Io invece esco di casa, il cuore che batte come impazzito, la fica che pulsa già in attesa di quello che mi aspetta da Linda.
**
Il cancello automatico si apre e l’auto sale lenta lungo il viale alberato. La villa di Linda appare maestosa, bianca e immensa, con un giardino che sembra non finire mai. Il prato è tagliato all’inglese, siepi perfette, aiuole curate. E ovunque, uomini e donne della servitù in divisa nera e bianca, intenti a potare, spazzare, lucidare.
Il contrasto mi colpisce subito. Perché lì, al centro del giardino, accanto alla piscina scintillante, non ci sono eleganza né formalità. Ci sono Linda, Marco e Luca. Completamente nudi.
La luce del sole scivola sui loro corpi. I fratelli sono distesi su due sdraio, le gambe aperte, i cazzi già duri e lucidi. Linda è inginocchiata tra loro, i capelli sciolti, la bocca che si alterna da un cazzo all’altro. Li spompina con avidità, succhiando profondamente, lasciando scie di saliva che colano lungo i fusti.
La macchina rallenta. Io resto senza fiato, il cuore che mi batte come un tamburo. La servitù continua il proprio lavoro, impassibile, come se fosse normale vedere i padroni nudi e in pieno atto. Nessuno alza lo sguardo, nessuno commenta.
Linda mi nota per prima. Si alza un attimo, le labbra bagnate, gli occhi lucidi di lussuria. Mi saluta con un gesto della mano, come se fossimo a un tè pomeridiano.
«Sandra! Finalmente! Vieni qui, amore.»
Marco e Luca ridono, i cazzi che si gonfiano ancora di più sotto i colpi di lingua di Linda.
Spengo l’auto, scendo. L’aria è calda, profuma di cloro e gelsomini. Mi tremano le gambe. Ma quando arrivo al bordo piscina, Linda mi guarda e mi sussurra con voce roca:
«Spogliati.»
Non esito. Le mani si muovono da sole, il vestito scivola a terra. Niente reggiseno, niente mutandine. Solo la mia pelle bianca e il seno gonfio che ondeggia libero. Marco fischia, Luca si passa la lingua sulle labbra.
Linda ride, mi prende per mano e mi trascina accanto a sé, tra le loro gambe. «Aiutami» dice.
Mi inginocchio. L’acqua della piscina riflette la luce sul corpo di Luca. Il suo cazzo mi è lì davanti, grosso, venoso, la cappella che brilla di saliva. Non ho dubbi. Apro la bocca e lo ingoio.
Il gusto è forte, salato. Mi riempie la lingua, la gola. Sento la pelle calda che pulsa sotto le mie labbra. Luca geme, mi afferra i capelli e mi guida, mentre io succhio più forte, la saliva che cola sul mio mento e sul suo cazzo.
Accanto a me Linda continua a succhiare Marco, alternando spinte profonde a colpi veloci. Ogni tanto si ferma e ci bacia, passandomi il sapore dell’altro cazzo sulle labbra. La sua bocca sa di sperma e vino, e io la divoro senza esitazione.
«Brava troia» mormora Marco, guardandomi. «Ti sei già messa al lavoro.»
Le parole sporche mi fanno tremare la fica. Non rispondo, mi limito a succhiare più forte, a spingere la lingua sotto il glande, a farlo scivolare più in fondo. Luca geme, mi tira la testa fino a farmi tossire, ma non smetto. Lo voglio intero in gola.
Il giardino intorno continua a vivere. La servitù passa con vassoi, porta asciugamani, sistema sedie. Nessuno si ferma, nessuno finge di non vedere. L’oscenità è normalità qui dentro.
Linda mi guarda, il viso bagnato di saliva e sperma. Mi bacia di nuovo, mi morde il labbro, mi sussurra all’orecchio:
«Ti piace, vero? Dirti che sei una moglie fedele e poi farti ingoiare cazzi davanti a tutti.»
«Sì…» ansimo, prima di tornare ad affondarmi su Luca.
Le mani di Marco si posano sui miei seni, li stringono, li spremono. Dal capezzolo esce latte che scivola sulla mia pelle e cade sulla pancia di Linda. Lei ride, si piega e lo lecca via, godendo del mio sapore.
Io gemo, con la bocca piena, il corpo che vibra. Luca geme sempre più forte, spinge il bacino, mi usa come una puttana. Io mi lascio fare. Voglio che venga, voglio berlo, voglio sporcare il mio volto con la sua sborra.
Accanto, Linda geme a sua volta, il cazzo di Marco che le riempie la gola. I suoi occhi mi fissano mentre lo succhia: siamo complici, due troie in ginocchio, due bocche assetate di cazzo.
Il tempo si ferma. Il giardino, la piscina, la servitù, tutto scompare. Restano solo i gemiti, gli schiocchi delle nostre bocche, i colpi dei loro bacini.
Quando Luca geme forte e mi spinge la testa fino in fondo, capisco che sta venendo. Il suo sperma esplode in gola, caldo, denso, abbondante. Ingoio tutto, senza esitazione, senza lasciare scappare una goccia. Mi sporco la bocca, il mento, ma non mi importa.
Mi stacco solo per respirare, la lingua che raccoglie gli ultimi resti. Linda ride, il viso sporco di saliva e sperma.
Sto ancora inginocchiata accanto a Linda, la bocca sporca di sperma, il respiro pesante, quando un rumore discreto mi fa voltare. Una cameriera in livrea bianca si avvicina con un vassoio d’argento. Sopra, flûte di champagne che tremano a ogni passo.
È giovane, bella. La pelle chiarissima, quasi diafana. I capelli raccolti in uno chignon perfetto. Ma il volto si tradisce: quando vede noi quattro nudi, due cazzi gonfi e due bocche impegnate a succhiarli, arrossisce fino alle orecchie.
Linda si volta appena, gli occhi stretti. «Lascialo lì» ordina, secca.
La ragazza obbedisce, posa il vassoio sul tavolo accanto e si blocca, senza sapere se restare o andarsene. Balbetta qualcosa, un “scusi” appena percettibile.
Marco non se la lascia sfuggire. Le afferra il polso con una mano grande, la tira verso di sé. Il cazzo, ancora sporco della saliva di Linda, le sfiora il grembiule bianco. «Vuoi assaggiare?» dice con un sorriso sporco. «Guardati: ti brillano gli occhi.»
La cameriera sussulta, non dice nulla. Il suo volto è ormai rosso come un peperone.
Linda si alza di scatto, ancora nuda, il seno che le ondeggia pesante e sodo. «Ho detto di andare!» ringhia, la voce che non ammette repliche.
La ragazza resta immobile un istante, gli occhi bassi, il respiro corto. Marco ridacchia, le passa la cappella sulla stoffa candida. «Guarda come trema. Vuole il cazzo più di te, amore.»
«Basta!» esplode Linda. Si piazza davanti al marito, lo spinge indietro. «La servitù serve a questo» dice indicando il vassoio. «Non a succhiarti il cazzo.»
Marco la fissa, contrariato, ma non insiste. La cameriera, confusa e umiliata, abbassa la testa e si allontana di corsa. Il bianco della livrea contrasta con il rossore acceso del volto.
Resta un silenzio teso. Linda stringe i pugni, respira a fondo. È incazzata, non tanto con Marco, ma con sé stessa. Lo so. La conosco da anni. Dall’epoca del liceo, quando si imboscava nei cessi per spompinare il professore di matematica in cambio di voti migliori. Non le importava di niente, se non di ottenere ciò che voleva. E ora non è cambiata: vuole possedere tutto, anche i cazzi dei suoi uomini. Non sopporta l’idea che una scialba ragazzina con la pelle di porcellana possa portarle via la gallina dalle uova d’oro.
Mi viene quasi da ridere. Linda, la stessa Linda che a quindici anni mi aveva presa per mano nei bagni della scuola e mi aveva insegnato come succhiare senza far scappare aria, ora si comporta da regina gelosa.
«Non azzardarti più» sibila a Marco, sedendosi di nuovo sulle ginocchia accanto a lui. Gli prende il cazzo tra le mani, lo lecca come per cancellare ogni traccia della cameriera. «I tuoi giochi li decido io. Chi, come e quando. Chiaro?»
Marco ride, la lascia fare, ma i suoi occhi si accendono su di me. «Allora fai fare a Sandra, no? Lei sa come trattarmi.»
Linda mi lancia un’occhiata. Sento il cuore accelerare. Non ho bisogno di incoraggiamenti: mi piego di nuovo, prendo il cazzo di Marco in bocca. Lo succhio con rabbia, mentre Linda lo tiene alla base, controllando ogni mio movimento. È lei che guida, io che eseguo.
Luca ride piano, si accarezza il cazzo guardandoci. «Ecco, così sì che è una bella scena. Due amiche, un cazzo e la moglie che comanda.»
Linda non si volta nemmeno. «Taci e dammi la tua cappella. Sandra deve lavorare anche per te.»
E così torno in ginocchio tra i due fratelli, la bocca che passa da uno all’altro, Linda che ride e mi tiene i capelli come una padrona col guinzaglio. La cameriera è sparita, ma il rossore del suo volto resta stampato nella mia mente.
E mi eccita da morire pensare che, mentre scappa via vergognosa, si sta toccando tra le gambe sotto la livrea immacolata.
Sono sopra Marco, cavalco il suo cazzo con foga. Le sue mani mi stringono i fianchi, mi spingono giù a ogni affondo. Il cazzo mi spalanca la fica, la riempie fino al fondo. Sento le palle che sbattono contro di me, il suo respiro che diventa un ringhio.
Dietro, Luca non perde tempo. Mi apre le chiappe con forza, la cappella già puntata all’ano. Spinge deciso. L’aria mi si blocca nei polmoni mentre il mio buco si dilata, mi brucia e mi eccita insieme. Poi scivola dentro, duro, grosso, fino in fondo.
Un urlo mi lacera la gola. Due cazzi dentro, uno nella fica e uno nel culo. Conosco già quella sensazione, ma ogni volta è come la prima: devastante, totale, come se il mio corpo fosse fatto per questo. Eppure, oggi è diverso. Perché davanti a me, accanto a me, c’è Linda.
Linda ci guarda, nuda, le cosce lucide, gli occhi accesi. È eccitata, questo è evidente, ma io vedo anche altro. Lo so perché la conosco. Da sempre.
Mentre Marco mi scopa con una furia che non gli ho visto nemmeno in barca, e Luca mi pompa dietro con spinte violente che mi fanno tremare le gambe, il mio sguardo si fissa su di lei. E ricordo.
Ricordo quella notte di anni fa, in un appartamento affittato per l’occasione. Una gang bang. Io, Linda e altri uomini. Dieci cazzi in giro, bocche, mani, scopate ovunque. Linda in mezzo, felice, risa e gemiti, cazzi che entravano e uscivano da ogni buco. Io c’ero, anch’io usata, anch’io persa.
Dopo, Linda si era fatta visitare da un ginecologo. Ricordo ancora le sue parole, sussurrate nel bagno della scuola: «Ho una malformazione all'utero. Non potrò mai avere figli.»
Aveva riso, ma i suoi occhi erano vuoti.
E ora eccola qui, a guardarmi cavalcare suo marito, a vedermi riempita da lui e da suo cognato. E io lo so: sotto quell’eccitazione, c’è la ferita che non si chiuderà mai.
Marco geme, il suo cazzo dentro di me pulsa, pronto a esplodere. Io sento che sta per venire. Mi fermo un attimo, il panico che mi prende: no, non dentro, non oggi, non così.
«Lasciami…» ansimo, cercando di scivolare via.
Ma Linda è più veloce. Mi afferra i fianchi da dietro, mi tiene ferma, mi sussurra all’orecchio con voce rovente:
«Resta lì, troia. Fatti mettere incinta da mio marito.»
Le parole mi squarciano dentro. È come se mi avesse spinta in un baratro. Sento il cazzo di Marco che esplode, lo sperma caldo che mi invade la fica, che cola subito dentro di me. Non c’è via d’uscita: lo sto bevendo con il corpo, accogliendo fino all’ultima goccia.
Dietro, Luca geme e spinge ancora più forte. «Prenditi anche il mio» ringhia. E viene. Lo sperma caldo mi riempie il culo, inonda l’ano già devastato. Due semenze, due fratelli, dentro di me allo stesso momento.
Resto immobile, trafitta, piena, colma. Le mie pareti stringono i loro cazzi, il mio corpo si scuote in un orgasmo violento che mi fa urlare. Spruzzo, squirto, bagna Marco, Luca, il bordo della piscina.
Linda ride, ma nei suoi occhi vedo la crepa. Mi accarezza i capelli, mi bacia sulle labbra sudate e ansimanti.
«Brava» sussurra. «Adesso porti dentro quello che io non potrò mai avere.»
Le sue parole mi spezzano. Perché in quell’istante capisco che non sono solo la sua amica, non solo la sua troia. Sono la sua sostituta, la sua incubatrice, la donna che deve partorire al posto suo.
E il mio corpo, traditore, gode ancora di più.
Mi lascio cadere sul pavimento di pietra accanto alla piscina, esausta e aperta come una bestia sfiancata. Dalla fica cola lo sperma caldo di Marco, dal culo quello denso di Luca. Due scie bianche che scorrono lungo le cosce fino a bagnarmi l’erba sotto. Respiro a fatica, il cuore che non rallenta.
Linda si china subito su di me. Nuda, sudata, i capelli spettinati. Si accovaccia tra le mie gambe e senza esitazione mi apre le cosce sporche, mi infila la lingua nella figa colma di seme. Mi lecca come una gatta assetata, succhiando, inghiottendo ogni goccia, pulendomi con la bocca famelica. Geme come se stesse bevendo nettare.
Il suo culo perfetto, sodo, si solleva in aria. E Luca, ancora con il cazzo duro che gocciola sperma, non resiste: le si mette dietro e glielo ficca nel culo con un colpo secco. Linda urla un gemito roco, ma non si ferma: ogni spinta di Luca la fa affondare di più sulla mia figa. La sua lingua mi scava, il suo viso si schiaccia contro di me.
Sento le vibrazioni di ogni pompata di Luca che la spinge avanti. La lingua di Linda diventa più profonda, più frenetica, mentre il fratello la scopa nel culo come un animale. Io gemo, mi contorco, stringo la testa di Linda con entrambe le mani e gliela schiaccio addosso, obbligandola a continuare.
E in quel momento lo vedo.
Marco si allontana, il cazzo ancora rigido, scivoloso. Non si unisce a noi. Si sposta verso il bordo piscina, dove la cameriera di prima è rimasta immobile, il volto ancora arrossato. È lì, a portata di mano. Linda non se ne accorge, troppo presa a succhiarmi. Ma io sì.
Marco le afferra il polso, la tira a sé. La ragazza lascia cadere a terra il vassoio ormai vuoto. Tremante, si accovaccia davanti a lui. E quando apre la bocca e accoglie il cazzo gonfio di Marco, capisco che non è così innocente. Lo prende con avidità, lo succhia fino a fondo gola. Marco le tiene la testa con entrambe le mani, la guida con forza. La ragazza geme, ma non si oppone: gli occhi chiusi, le labbra spalancate, la gola che si apre al ritmo che lui le impone.
Mi manca il fiato. Non solo perché sto godendo per la lingua di Linda e le spinte di Luca che la inchiodano, ma perché vedo quella ragazzina inginocchiata, nuda. Sì, nuda. Nell’accovacciarsi, il grembiule si è sollevato: non porta nulla sotto. Glabra, lucida, le cosce bianche tremano mentre succhia come una troia nata.
Marco mi guarda, incrocia il mio sguardo sopra la testa della cameriera. Sorride. Un sorriso sporco, complice. È come se dicesse: «Guarda cosa sto facendo mentre lei non vede.»
Linda però qualcosa intuisce. Cerca di sollevare la testa, forse per girarsi. Ma io non glielo permetto. Le stringo i capelli, gliela schiaccio ancora di più contro la mia fica. «Continua, troia» le sibilo, mentre Luca accelera dietro di lei, ogni colpo che le allarga il culo la fa spingere ancora più a fondo dentro di me.
Linda geme, succhia, beve tutto ciò che cola dalla mia fica piena di sperma. È persa, ignara che a pochi passi suo marito si sta facendo succhiare da un’altra.
La scena mi eccita ancora di più. Sento l’orgasmo che monta, le cosce che tremano. La lingua di Linda mi spreme, il cazzo di Luca la inchioda. E lì, davanti agli occhi, la cameriera che ingoia il cazzo di Marco come se fosse nata per quello.
Poi Marco si stacca, spinge via dolcemente la testa della ragazza. Lei ansima, le labbra rosse e gonfie, il mento lucido di saliva. Si lecca piano, lo guarda come se ne volesse ancora. Ma lui non insiste. Si volta e torna verso di noi, il cazzo ancora teso, pronto a rientrare nel gioco principale.
Luca è al limite. Lo sento. Le sue spinte diventano irregolari, il respiro un ringhio. All’improvviso esce dal culo di Linda e si avvicina a me. Io apro la bocca senza esitazione, già pronta. Lui geme e mi inonda. Lo sperma mi esplode in gola, caldo, denso. Lo ingoio, ne bevo ogni goccia, mi cola sul mento e sul petto.
Linda solleva il viso, le labbra bagnate della mia figa. Solo adesso sembra rendersi conto che Marco è di nuovo dietro di lei. Non fa in tempo a dire nulla. Marco la afferra ai fianchi e le infila il cazzo nel culo, prendendo il posto del fratello. Con un colpo secco la apre di nuovo, facendole gemere un urlo spezzato.
Io resto lì, sdraiata, la bocca sporca di sperma, il corpo tremante. Osservo la scena: Linda a quattro zampe, la faccia ancora bagnata dei miei umori, scopata nel culo da suo marito. Luca accanto a me, esausto, il cazzo lucido, lo sguardo soddisfatto.
E la cameriera, pochi passi più in là, ancora inginocchiata, che si passa la lingua sulle labbra, guardando la scena con occhi sgranati e lucidi.
So che non è finita. E so che presto sarà dentro con noi.
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