L'inizio del nostro rapporto

di
genere
dominazione

Ormai sono quasi 9 mesi che sono la schiava del mio padrone e la nostra è una sottomissione virtuale. Fatta di ordini da svolgere nel mio quotidiano e sessioni che spesso avvengono la sera o nei giorni stabiliti. Vivendo e lavorando entrambi in regioni diverse e avendo una vita privata lontano dal mondo della sottomissione, ci ritroviamo in chat a orari stabiliti e davanti la webcam e lì diamo il via alla sessione.

I primissimi giorni sono stati di conoscenza e comunicazione.
Gli ho parlato di Alice nella vita di tutti i giorni, raccontandogli quale sia il mio lavoro e quali i miei interessi. Gli ho raccontato della ragazza solare e un po' timida che sono. E che nessuno, neanche chi mi è vicino, potrebbe pensare e dire che io sia una sottomessa, una schiava. Perché Alice nel suo quotidiano è un'insospettabile ragazzina per bene.
Gli ho parlato di come vivo il sesso e delle mie esperienze sessuali passate. Sa che sono molto sensuale e passionale, che mi piace prendere l'iniziativa se serve, stuzzicare il mio partner con dell'intimo sexy magari nascosto sotto un abbigliamento semplice. E infine gli ho detto ciò che scoprirà nei mesi.
Che quando lascio da parte Alice e divento schiava, sono l'opposto. In quel momento esce tutto il mio lato remissivo, umiliante, obbediente. Perché mi piace compiacere colui che mi usa, mi domina. In questo caso il mio padrone.

Durante la conoscenza abbiamo anche comunicato sul rapporto che avremmo intrapreso. Su ciò che avremmo affrontato in linea generale e su ciò che era importante stabilire, come i miei limiti e la safeword da usare per interrompere il gioco in caso di problemi.

Nei giorni in cui non ci sentiamo, invece, ho da subito ricevuto l'ordine di relazionare come ho passato la giornata. Gli racconto la mia quotidianità, senza far mancare mai il mio lato emotivo di schiava. Ed è quello che interessa maggiormente al mio padrone, se l'ho pensato, se mi è mancato. Se ho eseguito i suoi ordini e come ha reagito il mio corpo. Perché il nostro è un rapporto fisico e mentale. E al mio padrone piace come mi applico, come gli relaziono tutto. Ed è molto orgoglioso di come gli sono devota.
Ogni relazione che gli porgo subito dopo aver svolto il suo ordine, è fatto di singoli dettagli. Perché voglio che lui lo viva come se fosse presente.

Qualche giorno dopo, abbiamo iniziato il nostro rapporto con delle sessioni più soft. Mi masturbavo secondo il suo volere, mi scopavo la figa per il tempo che decideva lui. Mi strizzavo i capezzoli, schiaffeggiavo il seno. Oppure mi insegnava come mi dovevo fare trovare.
Ciò ha permesso al mio padrone di capire meglio che persona sono dal punto di vista sessuale, ma soprattutto quando sono in calore.


28 Gennaio.
- "Ti hanno già scopato il culo?" Mi chiese una sera, in quella che avrei scoperto sarebbe stata l'ultima sessione soft. E che presto sarebbero arrivati i primi veri ordini, quelli che avrei dovuto eseguire ogni giorno, come una brava schiava fa.
- "Si padrone, ma è da più di un anno che non prende un cazzo vero" ho avuto il primo rapporto anale a 17 anni, quasi 18. Un anno dopo ci siamo lasciati e le occasioni di essere scopata analmente si sono azzerate.
- "Infilati due dita in figa a fondo, inumidiscile bene" eseguo mentre lui continua a farmi domande. "Che rapporto hai col plug? Per me deve essere usato come gioiello quotidiano"
- "Lo prendo spesso, ma non lo uso nel quotidiano, ho paura di perderlo"
Qualche giorno prima gli avevo accennato di avere qualche giocattolo, ma lui non mi fece mai domande a riguardo. Aspettava sicuramente il momento giusto, come fa sempre.
- "E quanto lo hai allargato finora?"
- "Poco signore, ho sempre preso il plug piccolo"
In effetti il toy che usavo più di tutti era quel diamantino blu, misura s, che avevo comprato durante una notte insonne, poche settimane dopo essermi lasciata col mio ex. Era il mio primo toy. Da lì a breve, ne sarebbero arrivati di nuovi. Tutti per i miei giochi in solitaria.
- "Lo apriremo per bene, sta tranquilla. Dobbiamo abituarlo a penetrazioni più importanti"
- "Come desidera signore, mi aprirò per lei"
- "Brava troia, questo voglio sentire"
- "Seguiremo una preparazione per non lacerarti" annuisco mentre le mie dita si fanno largo nella mia figa. "Devi portare il plug ogni giorno per alcune ore" continuo ad ascoltare "inizieremo da domani. Ogni sera per un mezz'oretta"
L'idea di tapparmi il culetto per il mio padrone mi emozionò. Così la sera successiva, una volta in camera ho preso il diamantino, l'ho succhiato un po' per prepararlo e allargando le gambe da sdraiata l'ho inserito. Una goduria sentirlo ritirarsi dentro. Per mezz'ora sono stata così, seduta a letto a gambe larghe per paura che si muovesse. Poi ogni sera cambiavo qualcosa. Man mano chiudevo le gambe, mi mettevo in ginocchio, mi alzavo, passeggiavo in camera. Finché una sera, dopo quasi due settimane non sono scesa al piano di sotto col diamantino nel culo. Un grande passo per me che avevo paura di perderlo.
- "Brava la mia troia. Da domani lo indosserai per un'oretta" e così fu. Ogni sera sempre con meno difficoltà ero fiera di tappare il culo col diamantino. Iniziavo a prenderci confidenza.

30 Gennaio.
- "Domani mattina prenderai un sacchetto, ci metterai dentro tutti i tuoi slip e lo porterai in cantina. Un vera cagna non indossa mai mutandine"
Per me quello è stato un duro colpo. Non ero mai stata nuda senza slip, a eccezione di quando mi masturbavo. Non nego che la richiesta mi eccitava e umiliava allo stesso tempo, ma per via del mio lavoro non potevo correre rischi. Così ho cercato di spiegare la situazione.
Alla fine siamo arrivati a un accordo. Potevo indossare le mutandine fuori, ma a patto che appena tornavo a casa le avrei tolte subito. E così fu da quel giorno. L'unica eccezione in cui avrei potuto tenerle sempre era durante i giorni di ciclo.

18 Febbraio.
- "Da domani in sessione ti voglio con la vescica piena. Dalle 15.30 non potrai più fare la pipì".
Sembrava semplice per me eseguire l'ordine, perché fino a qualche anno prima, quando andavo a scuola riuscivo a trattenerla anche 7 ore, perché mi faceva schifo usare quei bagni.
Infatti per qualche giorno sono riuscita. Ma purtroppo tre giorni dopo a causa del lavoro ho sgarrato e ho ritardato di un'oretta. La sera stessa quando ho relazionato la mia giornata, il padrone mi ha punita.
- "Per una settimana dovrai liberarti al massimo alle 13, troia"
Ora si che la sfida si faceva più difficile. Liberarmi entro le 13, significava resistere almeno 9 ore. Che poi lo sapevo, non sarebbero state mai 9 ore, ma di più. Il mio padrone mi avrebbe concesso di andare in bagno solo a fine sessione, che poteva durare anche 3 ore.
Questo eccitava lui e umiliava me. Entrambi eravamo felici.

Ringrazio chi ha lasciato un commento al precedente racconto "La mia prima esperienza di sottomissione". Presto spero di farvi leggere altre esperienze. Fa sempre piacere leggere il vostro pensiero. Per domande inerenti al racconto potete scrivermi qui: alydithe@gmail.com
Sarò lieta di rispondere.
scritto il
2025-09-22
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