La prima volta: Gianni
di
allthom
genere
gay
Correva l’anno 199x, avevo 19 anni e passavo le mie giornate tra l’università, la libreria e qualche saltuario lavoretto come traduttore.
Era gia un po’ di tempo che mi sorprendevo ad osservare i miei coetanei maschi e fantasticare sui loro corpi, ad immaginare come sarebbe stato il contatto tra la loro e la mia pelle.
In qualche occasione ero arrivato a spingermi (con la scusa dello jogging) in qualche parco della mia città famoso per per essere anche zona di incontri. Ore passate a girare scambiandosi occhiate neanche tanto furtive con sconosciuti per poi ritirarsi dietro qualche siepe e non riuscire (per la paura, la vergogna, la timidezza) a fare altro che un po’ petting spinto o una veloce sega.
Avevo sempre saputo di essere bisessuale, adesso avrei voluto approfondire di più la mia parte omo, desideravo incontrare qualcuno, esplorare il suo corpo e lasciare che esplorasse il mio, desideravo il contatto, il poter anche parlare, il potersi toccare con calma e senza l’ansia di essere visti o magari riconosciuti da altri, il potersi anche baciare, abbracciare.
Spesso di notte mi ritrovavo a fissare le immagini delle pubblicità dei 144, quei servizi telefonici che a costi esorbitanti e prima della diffusione di internet rappresentavano l’unica possibilità di poter conoscere altri uomini senza essere obbligati a passare per la gogna dei luoghi di battuage.
Queste telefonate (ne avevo già fatte diverse nelle settimane precedenti) avevano un copione ben stabilito: dopo aver tergiversato un po’ parlando di chi si era o di come mai ci si fosse trovati in quella chat line, si iniziava a scambiarsi qualche dettaglio sul proprio aspetto fisico, altezza, corporatura, colore dei capelli e poi si iniziava ad entrare nei dettagli più intimi tipo: sei attivo o passivo? Cosa ti piace fare? Dopo questi preliminari ci si segava a distanza raccontandosi quello che si sarebbe fatto se ci si fosse trovati assieme.
Paradossalmente era la prima domanda quella a mettermi più a disagio, essendo ancora vergine, limitandosi le mie esperienze a qualche toccata e fuga al parco, non avevo alcuna idea se mi piacesse essere più attivo o passivo però sapevo che mi piaceva molto non limitarmi alla semplice scopata, dalle mie esperienze etero avevo imparato ad apprezzare i preliminari, quel lungo tempo prima della penetrazione, in cui le mani, la bocca, la lingua, tutto il mio corpo esplorava quello della mia partner, e adoravo farmi fare altrettanto, massaggiare la schiena, leccare e farmi leccare per tutto il corpo.
Una di quelle sere in cui la voglia, il desiderio, si faceva più forte, dal casino del microfono del telefono emerse la voce di Gianni, calda eppure squillante, con un forte accento toscano che a me non dispiaceva affatto, dopo esserci presentati mi diede il suo numero di casa e mi invitava a richiamarlo per poter parlare con un po’ di calma.
Gianni aveva 41 anni era di Livorno, faceva il falegname e il restauratore, spesso era nella mia città a fare anche il perito in tribunale, subito mi prese in contropiede confessando di non sapere bene perché avesse telefonato a quella chat del 144, visto che a lui al telefono non si rizzava.
Disse che gli piaceva la mia voce, per gioco descrisse il mio aspetto fisico immaginandolo dalla voce stessa (e non andò molto lontano dall’indovinarlo), di sé disse di essere alto un metro e 80, di corporatura normale e con un po’ di pancetta tipica dei 40enni, di avere i capelli lunghi che spesso teneva legati a crocchia e di portare la barba, amava vestire casual, jeans e camicia, portava i camperos di cui aveva praticamente una collezione, amava giocare a basket.
Parlammo per un po’ di lui del suo lavoro, di me e dei miei studi, delle nostre vite, a lui non diventava duro, io invece continuavo a sfregarmelo, mi piaceva la sua voce, mi piaceva il suo modo di fare, tranquillo e rilassato, ad un certo punto per farmi contento inizio a descrivermi cosa gli piaceva a letto e cosa gli sarebbe piaciuto farmi: lunghi baci lingua a lingua, leccarmi l’asta dell’uccello e tutto l’ano, stringermi forte le chiappe, massaggiarmi le spalle e magari incularmi ma non a pecorina, di fronte alzandomi le gambe sopra le sue spalle cosi’ da potermi guardare in faccia. Di questo passo trovai la mia piccola soddisfazione. Continuammo a parlare ancora per una decina di minuti, poi ci salutammo, lui volle lasciarmi anche il suo numero di cellulare, magari se in futuro mi fossi trovato a passare per Livorno potevo fargli uno squillo.
Qualche giorno dopo mentre stavo studiando per l’esame di diritto romano dal libro spuntò fuori il foglio su cui avevo segnato i numeri di Gianni. Non so bene cosa mi passò per la testa, semplicemente accadde, presi il telefono e composi il suo numero, dopo una lunga serie di squilli la sua voce rispose dall’altro capo della linea.
Aveva un tono diverso da quello della complicità notturna in cui l’avevo conosciuto, l’avevo colto di sorpresa mentre era a lavoro e tutto si aspettava, confessò, tranne di essere richiamato.
All’inizio sembrava preso in contropiede, non si aspettava di risentirmi, poi man mano si sciolse e ritornammo a parlare, andammo avanti per circa 20 minuti raccontandoci come stavamo passando le giornate, io preparando i miei esami, lui restaurando un San Giorgio contro il Drago di una qualche basilica delle sua parti, parlammo di tutto un po’, di calcio (tifoso del Livorno lui, della Roma io), di politica, di libri letti, di film visti o che si voleva vedere in futuro, di una trattoria che conosceva lui dove si faceva il miglior cacciucco di Livorno e dintorni. Ci lasciammo con la promessa di tornare a risentirci.
Cosa che avvenne un pajo di giorni dopo, stavolta la telefonata durò quasi un ora, mi raccontò dei suoi amici, dei suoi amanti di come da giovane avesse militato nel FUORI e in alcuni partiti di sinistra, io gli dissi di me del mio impegno all’università di quello che andavo scoprendo della mia sessualità del mio corpo, gli parlai delle mie esperienze nei parchi, gli raccontai anche dei miei amici, dell’amore per la musica e per la cucina, della passione per il diritto.
Continuammo cosi’ per un paio di settimane a sentirci regolarmente ogni due o tre giorni.
Telefonate sempre più lunghe, fino a 2 ore, nelle quali semplicemente si parlava e ci si raccontava la propria giornata, e che immancabilmente si concludevano con la reciproca promessa di provare ad incontrarci de visu, o io andando a Livorno, o lui alla prima occasione in cui si trovasse a passare per la mia città per lavoro.
Finalmente la sessione invernale d’esami si concluse, ero un po’ più libero e padrone del mio tempo per qualche settimana, sistemate un paio di faccende con il lavoro decisi di regalarmi una gita a Livorno. Decisione presa comunque non senza qualche paura e molta riflessione da parte mia. E se alla prova dei fatti il mio Gianni si fosse rivelato ben diverso da quello che avevo creduto di conoscere per telefono? Brutto o semplicemente squallido? Alla fine optai per un viaggio in incognito, che magari si poteva risolvere in una sorpresa per entrambi.
Alla fine mi feci coraggio ed un mercoledi’ mattina mi imbarcai sul rapido per Livorno delle ore 8.
Dopo un paio d’ore di viaggio arrivai a Livorno, appena sceso in città mi diedi dello stupido, nella fretta, nell’ansia di partire non avevo neanche pensato di investigare se Gianni fosse in città al lavoro nel suo laboratorio quella mattina e non in giro da qualche altra parte. In realtà neanche sapevo esattamente il nome della via dove si trovava il suo laboratorio, sapevo solo che si trovava da qualche parte vicino al teatro Goldoni.
Arrivato nei pressi del teatro iniziai a chiedere in giro di un laboratorio di falegnameria e restauro dopo circa mezz’ora e mentre stavo per rinunciare e mi appressavo a chiamarlo al telefono, un barbiere mi diede la giusta indicazione.
Mi avvicinai con il cuore in gola che batteva forte sulle tempie, divorato dalla curiosità di vederlo finalmente in faccia.
Da lontano, avendo stupidamente ben cura di non essere notato a mia volta, intravidi 3 figure sulla porta del locale, 2 ben vestite (dovevano essere due clienti) una in tuta da lavoro, se era Gianni corrispondeva perfettamente alla descrizione che mi aveva dato al telefono, alto circa un metro 80 di corporatura normale, con la barba ed i capelli lunghi fino alle spalle raccolti in una treccia dietro il capo. Parlava con quelle due persone ed insieme ridevano di qualcosa o qualcuno, muoveva le mani e descriveva qualche avvenimento. Stettero li’ una decina di minuti e poi si salutarono. A quel punto decisi di farmi avanti e presentarmi. Entrai nel negozio, Gianni apparentemente non c’era poi dal retrobottega una voce evocata dal campanello della porta:”Un attimo e sono da voi”.
“Prego faccia con calma, do un'occhiata intorno intanto” dissi con un tono di voce stranissimo, tradite le mie corde vocali dall’emozione.
“In cosa posso essere utile?” disse Gianni entrando nel negozio.
“Volevo qualche informazione su quel mobile farmacia in vetrina” dissi io, al che lui cominciò a guardarmi in modo perplesso. “Andiamo bene” aggiunsi io “dopo tutto questo tempo neanche mi riconosci al volo?”
Il suo sorriso si aprì immediatamente “Tommi!!! Ma che sorpresa, stupenda” e cosi dicendo venne ad abbracciarmi, “ma perchà non mi hai avvertito che venivi? Ti sarei venuto a prendere alla stazione”.
“Cosi’... in realtà ho deciso all’ultimo momento ieri sera ho pensato che sarebbe stato bello farti una sorpresa.
“Ma certo è una sorpresa stupenda”
“Bhè ora sono qui, senti non ti voglio distrarre dal lavoro pero’ è mezzogiorno oramai e pensavo che magari si poteva andare a mangiare qualcosa assieme, com'è quella trattoria di cui mi parlasti?”
“Macchè lavoro, macchè disturbo, aspetta che mi cambio, fammi fare una doccia veloce nel retro, che mi levo da dosso sta polvere di legno e poi ce ne andiamo a mangiare assieme”. Così dicendo si diresse verso il retro sbottonandosi la tuta da lavoro, mi affaccia anche io sul retro del negozio, c’era una piccola stanza spogliatoio ed un bagno attrezzato con una doccia, senti subito l’acqua scorrere, non so’ magari lui si aspettava che lo raggiungessi li sotto, e la voglia era tanta, decisi pero’ di limitarmi ad una sbirciatina e quello che vidi fu bello. Gianni aveva una corporatura normale tendente al robusto, aveva due spalle molto larghe e braccia tornite, di chi è abituato a fare lavori manuali come lui faceva il falegname, aveva anche un culo sodo ed un membro di normali dimensioni, ad un certo punto si accorse che stavo sbirciando dall’altra stanza e ridendo accosto’ la porta del bagno.
Dopo circa 10 minuti mi raggiunse nel negozio, cambiato di abiti e profumato.
"Dai andiamo a festeggiare il nostro incontro.”
Ce ne andammo in trattoria dove demmo fondo alle abilità del cuoco e alla sua cantina. Per tutto il tempo del pranzo sotto il tavolo i miei piedi rimasero racchiusi dai suoi.
Dopo pranzo rimontammo in macchina, il piano era di fare una passeggiata per smaltire il cibo e l’alcol che avevamo trangugiato. Si diresse verso la pineta a nord di Livorno, c’era lì un bel punto dalle parti di Donoratico che mi voleva mostrare, arrivammo alla pineta e dopo 10 minuti di passeggio arrivammo alla spiaggia, lunga bianca, assolata in cui eravamo gli unici esseri umani presenti. C’era un grande tronco abbandonato da qualche mareggiata, ci sedemmo lì sopra e continuammo a parlare, ad un certo punto i nostri visi s’incrociarono ed iniziammo a baciarci.
Fu meraviglioso, la sua lingua entrava nella mia bocca, leggera, vellutata, lui mi abbracciava da sopra le spalle, io l’abbracciavo da sotto, ad un certo punto presi coraggio e mentre continuavamo a baciarci e mordicchiarci feci scendere la mia mano sulla patta dei suoi calzoni e sbottai a ridere:"Bè stavolta s’è fatto duro, per fortuna”. Anche lui si mise a ridere alla mia battuta.
Riprendemmo a baciarci, a morderci, a carezzarci, toccarci per un tempo lungo e meraviglioso. Finché gli dissi:”Che ne diresti di andarci a mettere comodi?”. Detto, fatto, scattammo subito in macchina e da lì in poco meno di venti minuti bruciando tutti i semafori arrivammo a casa sua, nel percorso ogni minima occasione era buona per accarezzarlo e baciarlo.
A casa sua iniziammo a spogliarci nell’ingresso, lui mi tolse il maglione io gli tolsi la camicia di flanella, baciavo tutto il suo corpo, la sue labbra (dio la sua lingua quanto era bella e che piacevole sensazione averla in bocca) il suo collo e con la lingua scendevo fino al petto, lui faceva le stessa cosa, partiva baciandomi la bocca, poi con la lingua passava per il collo, mi mordeva dolcemente i capezzoli, e ritornava a succhiarmi le labbra.
Finalmente eravamo arrivati in camera, lui si sedette sul letto e con un sol gesto mi sfilo’ i pantaloni e le mutande, io con altri due scatti mi ero liberato delle scarpe e dei calzini, poi mi presi cura della sua cintura e gli avevo sfilai i pantaloni e le sue mutande.
Mi allungai verso di lui, mi sdraiai su di lui e continuando a baciarlo presi il suo cazzo in mano ed iniziai a segarlo mentre lo baciavo sulle labbra, sulla fronte, sugli occhi e lentamente scendevo con la bocca e la lingua, gli succhiavo i lobi delle orecchie gli mordicchiavo il collo, gli mordevo anche io i capezzoli, assaporavo tutto di lui fino al suo cazzo, ero arrivato alla parte più golosa, lentamente iniziai a sbavarlo, poi lo scappellai con tutte e due le mani ed infine me lo misi in bocca...praticamente era il primo cazzo che accoglievo dentro di me...e...mi piaceva, mi piaceva sentire la sua cappella nella mia bocca, inizia a leccarlo come fosse un gelato, la mia lingua percorreva tutta l’asta fino alla punta e tornava giu, leccavo le sua palle e le succhiavo e risalivo fino alla punta che ancora riprendevo in bocca, nel mentre lui mugugnava, poi ad un certo punto mise le sua mani sulla mia testa ed inizio’ a darmi il ritmo mentre lo pompavo, andammo avanti cosi’ mentre lui letteralmente mi scopava in bocca, la sua voce aumentava di tonalità mi fermo’ e tirandomi per i capelli mi ritiro’ verso di sé, stavolta fu lui a baciarmi, sentivo ancora la sua lingua sul mio corpo mentre si faceva strada fino al mio ombelico e poi più giù fino al mio cazzo...e stavolta fu lui ad iniziare a pomparlo, nel frattempo si era messo di traverso rispetto a me. Iniziai ad accarezzarlo tutto, fino a quando le mie mani trovarono il suo culo, il suo buco, iniziai a massaggiarlo e ben presto mi trovai a girarmi fino ad arrivare nuovamente al suo cazzo che ritornai a pompare.
Ad un certo punto interruppe il 69 che portavamo avanti, si allungò verso il comodino e ne prese un tubetto di lubrificante ed un preservativo, lo aiutai ad infilare il “cappuccio”, lui mise un bel po di gel sul dito indice ed inizio a massaggiarmi l’ano, poi piano infilo un dito dentro, poi un altro ed infine un terzo.
Non credevo a quello che sentivo era una sensazione bellissima, di puro godimento, sentivo onde piacere che dal mio culo risalivano tutta la colonna vertebrale fino al cervello ogni volta che le sue dita tornavano a farsi strada dentro di me. Quando fu sicuro che fossi ben largo mi avvicino’ a se con me che lo pregavo a voce alta di incularmi, di chiavarmi si tirò le mie gambe sulle sue spalle e lentamente prima, poi sempre più forte inizio’ a spingermi il cazzo dentro al culo, sollevai leggermente la schiena ed anche grazie all’enorme quantità di lubrificante con cui mi aveva massaggiato fù in un attimo dentro di me.
Che gioia, che goduria, provai su quel letto, preso dal mio uomo, dall’uomo che mi aveva conquistato nelle settimane precedenti e che ero andato a cercare per dargli la mia verginità.
Una volta dentro di me si fermò, ondeggiava, tenendosi in equilibrio con le mani ed i piedi, chino’ il suo viso verso il mio ed inizio’ a baciarmi il viso, le palpebre, ed il collo per ritornare di nuovo alle labbra, alla mia bocca che si apriva per accogliere nuovamente la sua lingua, poi lentamente inizio’ a spingere, prima lentamente poi sempre più forte e più lui aumentava la forza delle sue spinte più io godevo, sentendo il suo bacino contro il mio, le sue palle che sbattevano contro il mio culo...poi prese il mio cazzo ed inizio’ a masturbarmi mentre mi inculava, andammo avanti cosi per qualche minuto con lui che appena sentiva il mio pene iniziare a contrarsi stringeva la cappella e mi invitava a stare calmo, che la parte più bella era riuscire a venire assieme, alla fine sentii che anche i suoi battiti, la velocità dei suoi colpi aumentava, sempre più frequente, sempre più veloce fino a che non senti il preservativo dentro di me riempirsi, contemporaneamente il mio cazzo fece uscire un fiume di sborra che si riversò sulle sue braccia, sulle sue mani sul mio grembo.
Gianni mi si accascio’ addosso completamente sfinito dalla ginnastica appena fatta. Proprio quando mi accorsi che iniziava ritirarsi lo sentii sgusciare fuori di me e buttarmisi affianco, ripresi a baciarlo, mi dolevano le gambe ma non volevo perdere un attimo di quei minuti che ci rimanevano da passare assieme, lui riprese ad accarezzarmi e io continuavo a giocare con il suo cazzo a riposo, mentre gli baciavo il viso e gli succhiavo le labbra.
Poi presi a scendere sempre più in basso fino a riprendere il suo cazzo dentro la mia bocca, gli portai le mani sulla mia testa e lo invitai a darmi il ritmo per pomparlo, così facendo inghiottivo tutto il suo cazzo fino alla gola, producevo strani suoni, risucchi gorgoglii infine senti’ il suo respiro aumentare, poi con voce roca mi avvisò che stava per venire nuovamente e la mia bocca fu invasa dal suo sperma, il suo membro, il suo corpo, erano scossi dai sussulti di piacere, non mi ritirai, continuavo leccare la cappella del suo cazzo mischiando la mia saliva e la sua sborra, la mia lingua scivolava lungo l’asta e nel frattempo succhiavo quel ben di dio liquido dal gusto un pò acidulo.
Stemmo sdraiati per un pò carezzandoci e baciandoci, poi fu il turno di Gianni di lavorarmi il cazzo, scese con la lingua dalle mia labbra al mio membro, dopo un po che succhiava, gli presi la testa, l’avvicinai alla mia ed continuai a baciarlo in fronte e sulla bocca, lui allora riprese il lubrificante, stavolta mi insegnò come lubrificare il suo di buco, poi si mise a pecorina sul letto, io gli stavo di dietro, prese il mio cazzo e mi aiutò a penetrarlo. Fu il mio turno di sbatterlo, andammo avanti per un quarto d’ora abbondante finchè non venni anche io dentro di lui.
A quel punto eravamo sfiniti, rimanemmo abbandonati sul letto continuando a baciarci fino a sera inoltrata.
Avevo ormai perso il treno e Gianni si offri’ di accompagnarmi a casa in macchina.
Iniziò così anche la nostra storia, che andò avanti per i due anni successivi, riuscivamo a passare assieme un week-end su due, poi ogni occasione di lavoro era buona per raggiungermi a Roma e passare il pomeriggio assieme in qualche stanza di hotel, finché la distanza e l’evoluzione delle nostre personalità non ci portarono a dirci addio.
Dopo Gianni, vennero Dario e qualcun’altro, ma magari ve li racconterò la prossima volta.
Era gia un po’ di tempo che mi sorprendevo ad osservare i miei coetanei maschi e fantasticare sui loro corpi, ad immaginare come sarebbe stato il contatto tra la loro e la mia pelle.
In qualche occasione ero arrivato a spingermi (con la scusa dello jogging) in qualche parco della mia città famoso per per essere anche zona di incontri. Ore passate a girare scambiandosi occhiate neanche tanto furtive con sconosciuti per poi ritirarsi dietro qualche siepe e non riuscire (per la paura, la vergogna, la timidezza) a fare altro che un po’ petting spinto o una veloce sega.
Avevo sempre saputo di essere bisessuale, adesso avrei voluto approfondire di più la mia parte omo, desideravo incontrare qualcuno, esplorare il suo corpo e lasciare che esplorasse il mio, desideravo il contatto, il poter anche parlare, il potersi toccare con calma e senza l’ansia di essere visti o magari riconosciuti da altri, il potersi anche baciare, abbracciare.
Spesso di notte mi ritrovavo a fissare le immagini delle pubblicità dei 144, quei servizi telefonici che a costi esorbitanti e prima della diffusione di internet rappresentavano l’unica possibilità di poter conoscere altri uomini senza essere obbligati a passare per la gogna dei luoghi di battuage.
Queste telefonate (ne avevo già fatte diverse nelle settimane precedenti) avevano un copione ben stabilito: dopo aver tergiversato un po’ parlando di chi si era o di come mai ci si fosse trovati in quella chat line, si iniziava a scambiarsi qualche dettaglio sul proprio aspetto fisico, altezza, corporatura, colore dei capelli e poi si iniziava ad entrare nei dettagli più intimi tipo: sei attivo o passivo? Cosa ti piace fare? Dopo questi preliminari ci si segava a distanza raccontandosi quello che si sarebbe fatto se ci si fosse trovati assieme.
Paradossalmente era la prima domanda quella a mettermi più a disagio, essendo ancora vergine, limitandosi le mie esperienze a qualche toccata e fuga al parco, non avevo alcuna idea se mi piacesse essere più attivo o passivo però sapevo che mi piaceva molto non limitarmi alla semplice scopata, dalle mie esperienze etero avevo imparato ad apprezzare i preliminari, quel lungo tempo prima della penetrazione, in cui le mani, la bocca, la lingua, tutto il mio corpo esplorava quello della mia partner, e adoravo farmi fare altrettanto, massaggiare la schiena, leccare e farmi leccare per tutto il corpo.
Una di quelle sere in cui la voglia, il desiderio, si faceva più forte, dal casino del microfono del telefono emerse la voce di Gianni, calda eppure squillante, con un forte accento toscano che a me non dispiaceva affatto, dopo esserci presentati mi diede il suo numero di casa e mi invitava a richiamarlo per poter parlare con un po’ di calma.
Gianni aveva 41 anni era di Livorno, faceva il falegname e il restauratore, spesso era nella mia città a fare anche il perito in tribunale, subito mi prese in contropiede confessando di non sapere bene perché avesse telefonato a quella chat del 144, visto che a lui al telefono non si rizzava.
Disse che gli piaceva la mia voce, per gioco descrisse il mio aspetto fisico immaginandolo dalla voce stessa (e non andò molto lontano dall’indovinarlo), di sé disse di essere alto un metro e 80, di corporatura normale e con un po’ di pancetta tipica dei 40enni, di avere i capelli lunghi che spesso teneva legati a crocchia e di portare la barba, amava vestire casual, jeans e camicia, portava i camperos di cui aveva praticamente una collezione, amava giocare a basket.
Parlammo per un po’ di lui del suo lavoro, di me e dei miei studi, delle nostre vite, a lui non diventava duro, io invece continuavo a sfregarmelo, mi piaceva la sua voce, mi piaceva il suo modo di fare, tranquillo e rilassato, ad un certo punto per farmi contento inizio a descrivermi cosa gli piaceva a letto e cosa gli sarebbe piaciuto farmi: lunghi baci lingua a lingua, leccarmi l’asta dell’uccello e tutto l’ano, stringermi forte le chiappe, massaggiarmi le spalle e magari incularmi ma non a pecorina, di fronte alzandomi le gambe sopra le sue spalle cosi’ da potermi guardare in faccia. Di questo passo trovai la mia piccola soddisfazione. Continuammo a parlare ancora per una decina di minuti, poi ci salutammo, lui volle lasciarmi anche il suo numero di cellulare, magari se in futuro mi fossi trovato a passare per Livorno potevo fargli uno squillo.
Qualche giorno dopo mentre stavo studiando per l’esame di diritto romano dal libro spuntò fuori il foglio su cui avevo segnato i numeri di Gianni. Non so bene cosa mi passò per la testa, semplicemente accadde, presi il telefono e composi il suo numero, dopo una lunga serie di squilli la sua voce rispose dall’altro capo della linea.
Aveva un tono diverso da quello della complicità notturna in cui l’avevo conosciuto, l’avevo colto di sorpresa mentre era a lavoro e tutto si aspettava, confessò, tranne di essere richiamato.
All’inizio sembrava preso in contropiede, non si aspettava di risentirmi, poi man mano si sciolse e ritornammo a parlare, andammo avanti per circa 20 minuti raccontandoci come stavamo passando le giornate, io preparando i miei esami, lui restaurando un San Giorgio contro il Drago di una qualche basilica delle sua parti, parlammo di tutto un po’, di calcio (tifoso del Livorno lui, della Roma io), di politica, di libri letti, di film visti o che si voleva vedere in futuro, di una trattoria che conosceva lui dove si faceva il miglior cacciucco di Livorno e dintorni. Ci lasciammo con la promessa di tornare a risentirci.
Cosa che avvenne un pajo di giorni dopo, stavolta la telefonata durò quasi un ora, mi raccontò dei suoi amici, dei suoi amanti di come da giovane avesse militato nel FUORI e in alcuni partiti di sinistra, io gli dissi di me del mio impegno all’università di quello che andavo scoprendo della mia sessualità del mio corpo, gli parlai delle mie esperienze nei parchi, gli raccontai anche dei miei amici, dell’amore per la musica e per la cucina, della passione per il diritto.
Continuammo cosi’ per un paio di settimane a sentirci regolarmente ogni due o tre giorni.
Telefonate sempre più lunghe, fino a 2 ore, nelle quali semplicemente si parlava e ci si raccontava la propria giornata, e che immancabilmente si concludevano con la reciproca promessa di provare ad incontrarci de visu, o io andando a Livorno, o lui alla prima occasione in cui si trovasse a passare per la mia città per lavoro.
Finalmente la sessione invernale d’esami si concluse, ero un po’ più libero e padrone del mio tempo per qualche settimana, sistemate un paio di faccende con il lavoro decisi di regalarmi una gita a Livorno. Decisione presa comunque non senza qualche paura e molta riflessione da parte mia. E se alla prova dei fatti il mio Gianni si fosse rivelato ben diverso da quello che avevo creduto di conoscere per telefono? Brutto o semplicemente squallido? Alla fine optai per un viaggio in incognito, che magari si poteva risolvere in una sorpresa per entrambi.
Alla fine mi feci coraggio ed un mercoledi’ mattina mi imbarcai sul rapido per Livorno delle ore 8.
Dopo un paio d’ore di viaggio arrivai a Livorno, appena sceso in città mi diedi dello stupido, nella fretta, nell’ansia di partire non avevo neanche pensato di investigare se Gianni fosse in città al lavoro nel suo laboratorio quella mattina e non in giro da qualche altra parte. In realtà neanche sapevo esattamente il nome della via dove si trovava il suo laboratorio, sapevo solo che si trovava da qualche parte vicino al teatro Goldoni.
Arrivato nei pressi del teatro iniziai a chiedere in giro di un laboratorio di falegnameria e restauro dopo circa mezz’ora e mentre stavo per rinunciare e mi appressavo a chiamarlo al telefono, un barbiere mi diede la giusta indicazione.
Mi avvicinai con il cuore in gola che batteva forte sulle tempie, divorato dalla curiosità di vederlo finalmente in faccia.
Da lontano, avendo stupidamente ben cura di non essere notato a mia volta, intravidi 3 figure sulla porta del locale, 2 ben vestite (dovevano essere due clienti) una in tuta da lavoro, se era Gianni corrispondeva perfettamente alla descrizione che mi aveva dato al telefono, alto circa un metro 80 di corporatura normale, con la barba ed i capelli lunghi fino alle spalle raccolti in una treccia dietro il capo. Parlava con quelle due persone ed insieme ridevano di qualcosa o qualcuno, muoveva le mani e descriveva qualche avvenimento. Stettero li’ una decina di minuti e poi si salutarono. A quel punto decisi di farmi avanti e presentarmi. Entrai nel negozio, Gianni apparentemente non c’era poi dal retrobottega una voce evocata dal campanello della porta:”Un attimo e sono da voi”.
“Prego faccia con calma, do un'occhiata intorno intanto” dissi con un tono di voce stranissimo, tradite le mie corde vocali dall’emozione.
“In cosa posso essere utile?” disse Gianni entrando nel negozio.
“Volevo qualche informazione su quel mobile farmacia in vetrina” dissi io, al che lui cominciò a guardarmi in modo perplesso. “Andiamo bene” aggiunsi io “dopo tutto questo tempo neanche mi riconosci al volo?”
Il suo sorriso si aprì immediatamente “Tommi!!! Ma che sorpresa, stupenda” e cosi dicendo venne ad abbracciarmi, “ma perchà non mi hai avvertito che venivi? Ti sarei venuto a prendere alla stazione”.
“Cosi’... in realtà ho deciso all’ultimo momento ieri sera ho pensato che sarebbe stato bello farti una sorpresa.
“Ma certo è una sorpresa stupenda”
“Bhè ora sono qui, senti non ti voglio distrarre dal lavoro pero’ è mezzogiorno oramai e pensavo che magari si poteva andare a mangiare qualcosa assieme, com'è quella trattoria di cui mi parlasti?”
“Macchè lavoro, macchè disturbo, aspetta che mi cambio, fammi fare una doccia veloce nel retro, che mi levo da dosso sta polvere di legno e poi ce ne andiamo a mangiare assieme”. Così dicendo si diresse verso il retro sbottonandosi la tuta da lavoro, mi affaccia anche io sul retro del negozio, c’era una piccola stanza spogliatoio ed un bagno attrezzato con una doccia, senti subito l’acqua scorrere, non so’ magari lui si aspettava che lo raggiungessi li sotto, e la voglia era tanta, decisi pero’ di limitarmi ad una sbirciatina e quello che vidi fu bello. Gianni aveva una corporatura normale tendente al robusto, aveva due spalle molto larghe e braccia tornite, di chi è abituato a fare lavori manuali come lui faceva il falegname, aveva anche un culo sodo ed un membro di normali dimensioni, ad un certo punto si accorse che stavo sbirciando dall’altra stanza e ridendo accosto’ la porta del bagno.
Dopo circa 10 minuti mi raggiunse nel negozio, cambiato di abiti e profumato.
"Dai andiamo a festeggiare il nostro incontro.”
Ce ne andammo in trattoria dove demmo fondo alle abilità del cuoco e alla sua cantina. Per tutto il tempo del pranzo sotto il tavolo i miei piedi rimasero racchiusi dai suoi.
Dopo pranzo rimontammo in macchina, il piano era di fare una passeggiata per smaltire il cibo e l’alcol che avevamo trangugiato. Si diresse verso la pineta a nord di Livorno, c’era lì un bel punto dalle parti di Donoratico che mi voleva mostrare, arrivammo alla pineta e dopo 10 minuti di passeggio arrivammo alla spiaggia, lunga bianca, assolata in cui eravamo gli unici esseri umani presenti. C’era un grande tronco abbandonato da qualche mareggiata, ci sedemmo lì sopra e continuammo a parlare, ad un certo punto i nostri visi s’incrociarono ed iniziammo a baciarci.
Fu meraviglioso, la sua lingua entrava nella mia bocca, leggera, vellutata, lui mi abbracciava da sopra le spalle, io l’abbracciavo da sotto, ad un certo punto presi coraggio e mentre continuavamo a baciarci e mordicchiarci feci scendere la mia mano sulla patta dei suoi calzoni e sbottai a ridere:"Bè stavolta s’è fatto duro, per fortuna”. Anche lui si mise a ridere alla mia battuta.
Riprendemmo a baciarci, a morderci, a carezzarci, toccarci per un tempo lungo e meraviglioso. Finché gli dissi:”Che ne diresti di andarci a mettere comodi?”. Detto, fatto, scattammo subito in macchina e da lì in poco meno di venti minuti bruciando tutti i semafori arrivammo a casa sua, nel percorso ogni minima occasione era buona per accarezzarlo e baciarlo.
A casa sua iniziammo a spogliarci nell’ingresso, lui mi tolse il maglione io gli tolsi la camicia di flanella, baciavo tutto il suo corpo, la sue labbra (dio la sua lingua quanto era bella e che piacevole sensazione averla in bocca) il suo collo e con la lingua scendevo fino al petto, lui faceva le stessa cosa, partiva baciandomi la bocca, poi con la lingua passava per il collo, mi mordeva dolcemente i capezzoli, e ritornava a succhiarmi le labbra.
Finalmente eravamo arrivati in camera, lui si sedette sul letto e con un sol gesto mi sfilo’ i pantaloni e le mutande, io con altri due scatti mi ero liberato delle scarpe e dei calzini, poi mi presi cura della sua cintura e gli avevo sfilai i pantaloni e le sue mutande.
Mi allungai verso di lui, mi sdraiai su di lui e continuando a baciarlo presi il suo cazzo in mano ed iniziai a segarlo mentre lo baciavo sulle labbra, sulla fronte, sugli occhi e lentamente scendevo con la bocca e la lingua, gli succhiavo i lobi delle orecchie gli mordicchiavo il collo, gli mordevo anche io i capezzoli, assaporavo tutto di lui fino al suo cazzo, ero arrivato alla parte più golosa, lentamente iniziai a sbavarlo, poi lo scappellai con tutte e due le mani ed infine me lo misi in bocca...praticamente era il primo cazzo che accoglievo dentro di me...e...mi piaceva, mi piaceva sentire la sua cappella nella mia bocca, inizia a leccarlo come fosse un gelato, la mia lingua percorreva tutta l’asta fino alla punta e tornava giu, leccavo le sua palle e le succhiavo e risalivo fino alla punta che ancora riprendevo in bocca, nel mentre lui mugugnava, poi ad un certo punto mise le sua mani sulla mia testa ed inizio’ a darmi il ritmo mentre lo pompavo, andammo avanti cosi’ mentre lui letteralmente mi scopava in bocca, la sua voce aumentava di tonalità mi fermo’ e tirandomi per i capelli mi ritiro’ verso di sé, stavolta fu lui a baciarmi, sentivo ancora la sua lingua sul mio corpo mentre si faceva strada fino al mio ombelico e poi più giù fino al mio cazzo...e stavolta fu lui ad iniziare a pomparlo, nel frattempo si era messo di traverso rispetto a me. Iniziai ad accarezzarlo tutto, fino a quando le mie mani trovarono il suo culo, il suo buco, iniziai a massaggiarlo e ben presto mi trovai a girarmi fino ad arrivare nuovamente al suo cazzo che ritornai a pompare.
Ad un certo punto interruppe il 69 che portavamo avanti, si allungò verso il comodino e ne prese un tubetto di lubrificante ed un preservativo, lo aiutai ad infilare il “cappuccio”, lui mise un bel po di gel sul dito indice ed inizio a massaggiarmi l’ano, poi piano infilo un dito dentro, poi un altro ed infine un terzo.
Non credevo a quello che sentivo era una sensazione bellissima, di puro godimento, sentivo onde piacere che dal mio culo risalivano tutta la colonna vertebrale fino al cervello ogni volta che le sue dita tornavano a farsi strada dentro di me. Quando fu sicuro che fossi ben largo mi avvicino’ a se con me che lo pregavo a voce alta di incularmi, di chiavarmi si tirò le mie gambe sulle sue spalle e lentamente prima, poi sempre più forte inizio’ a spingermi il cazzo dentro al culo, sollevai leggermente la schiena ed anche grazie all’enorme quantità di lubrificante con cui mi aveva massaggiato fù in un attimo dentro di me.
Che gioia, che goduria, provai su quel letto, preso dal mio uomo, dall’uomo che mi aveva conquistato nelle settimane precedenti e che ero andato a cercare per dargli la mia verginità.
Una volta dentro di me si fermò, ondeggiava, tenendosi in equilibrio con le mani ed i piedi, chino’ il suo viso verso il mio ed inizio’ a baciarmi il viso, le palpebre, ed il collo per ritornare di nuovo alle labbra, alla mia bocca che si apriva per accogliere nuovamente la sua lingua, poi lentamente inizio’ a spingere, prima lentamente poi sempre più forte e più lui aumentava la forza delle sue spinte più io godevo, sentendo il suo bacino contro il mio, le sue palle che sbattevano contro il mio culo...poi prese il mio cazzo ed inizio’ a masturbarmi mentre mi inculava, andammo avanti cosi per qualche minuto con lui che appena sentiva il mio pene iniziare a contrarsi stringeva la cappella e mi invitava a stare calmo, che la parte più bella era riuscire a venire assieme, alla fine sentii che anche i suoi battiti, la velocità dei suoi colpi aumentava, sempre più frequente, sempre più veloce fino a che non senti il preservativo dentro di me riempirsi, contemporaneamente il mio cazzo fece uscire un fiume di sborra che si riversò sulle sue braccia, sulle sue mani sul mio grembo.
Gianni mi si accascio’ addosso completamente sfinito dalla ginnastica appena fatta. Proprio quando mi accorsi che iniziava ritirarsi lo sentii sgusciare fuori di me e buttarmisi affianco, ripresi a baciarlo, mi dolevano le gambe ma non volevo perdere un attimo di quei minuti che ci rimanevano da passare assieme, lui riprese ad accarezzarmi e io continuavo a giocare con il suo cazzo a riposo, mentre gli baciavo il viso e gli succhiavo le labbra.
Poi presi a scendere sempre più in basso fino a riprendere il suo cazzo dentro la mia bocca, gli portai le mani sulla mia testa e lo invitai a darmi il ritmo per pomparlo, così facendo inghiottivo tutto il suo cazzo fino alla gola, producevo strani suoni, risucchi gorgoglii infine senti’ il suo respiro aumentare, poi con voce roca mi avvisò che stava per venire nuovamente e la mia bocca fu invasa dal suo sperma, il suo membro, il suo corpo, erano scossi dai sussulti di piacere, non mi ritirai, continuavo leccare la cappella del suo cazzo mischiando la mia saliva e la sua sborra, la mia lingua scivolava lungo l’asta e nel frattempo succhiavo quel ben di dio liquido dal gusto un pò acidulo.
Stemmo sdraiati per un pò carezzandoci e baciandoci, poi fu il turno di Gianni di lavorarmi il cazzo, scese con la lingua dalle mia labbra al mio membro, dopo un po che succhiava, gli presi la testa, l’avvicinai alla mia ed continuai a baciarlo in fronte e sulla bocca, lui allora riprese il lubrificante, stavolta mi insegnò come lubrificare il suo di buco, poi si mise a pecorina sul letto, io gli stavo di dietro, prese il mio cazzo e mi aiutò a penetrarlo. Fu il mio turno di sbatterlo, andammo avanti per un quarto d’ora abbondante finchè non venni anche io dentro di lui.
A quel punto eravamo sfiniti, rimanemmo abbandonati sul letto continuando a baciarci fino a sera inoltrata.
Avevo ormai perso il treno e Gianni si offri’ di accompagnarmi a casa in macchina.
Iniziò così anche la nostra storia, che andò avanti per i due anni successivi, riuscivamo a passare assieme un week-end su due, poi ogni occasione di lavoro era buona per raggiungermi a Roma e passare il pomeriggio assieme in qualche stanza di hotel, finché la distanza e l’evoluzione delle nostre personalità non ci portarono a dirci addio.
Dopo Gianni, vennero Dario e qualcun’altro, ma magari ve li racconterò la prossima volta.
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Commenti dei lettori al racconto erotico