Il tuo padrone

di
genere
bondage

Il tuo padrone

Stesa sul mio letto, lo slip viola e la canottiera trasparente, con le spalline abbassate, il tuo sguardo reclamava penitenza.

Ti sentivi colpevole, reclamavi una punizione, il tuo corpo e la tua anima erano desiderosi di dolore, il mio dolore, il dolore del tuo padrone.

La tua mente, la tua fottuta mente, aveva bisogno delle porcate che ti sussurravo nelle orecchie.

Le tue gambe, piene di lividi e segni, tremavano, ma non era freddo.

No, non era freddo, fremevi dal desiderio, era la tua droga preferita.

Non eri ancora legata, ma era se come lo fossi già, bastava un mio sguardo per farti sentire così, sottomessa.

Le tue labbra, quelle che tra paura e desiderio non smettevi di mordere, già sai cosa ti aspetta e fremi dalla voglia di riviverlo.

Non parli ancora, ti ho ammaestrata bene, sai bene chi comanda, sai che puoi solo se te lo ordino io, sei proprio una brava schiava.

Il tuo corpo invece non smette di parlare, i tuoi capezzoli sono talmente duri che si sentono soffocati dalla canottiera.

La tua figa è talmente bagnata che i tuoi slip diventano sempre più umidi.

I tuoi polsi, immobilizzati, come se già sapessero il loro compito.

Non avevi bisogno di catene, il vero nodo era dentro la tua testa e io sapevo come stringerlo.

scritto il
2025-08-05
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