Il regalo di compleanno

di
genere
masturbazione

Quella mattina mi svegliai presto; mio marito ancora dormiva, disteso com’era a pancia in giù sul materasso, il lenzuolo che gli copriva parte delle gambe. Di solito il sabato nessuno di noi due lavorava, quindi avevo ideato un pretesto per uscire presto: gli dissi che avevo delle cose da sistemare in ufficio; la cosa non risultò molto strana, a volte capitava che la mole di lavoro era tale per cui almeno un sabato al mese dovessi recarmi in ufficio, se non altro per organizzare la settimana cha sarebbe venuta.
Mi lavai con cura e indossai un vestito a tinta unita, non molto succinto ma nemmeno casto.
Uscii di casa in fretta. Erano circa le otto e trenta e, a quell’ora, non c’era molta gente in strada, giusto alcuni che portavano a spasso il cane. L’aria era satura di quella freschezza estiva, tipica dei giorni di inizio giugno. Entrai nel bar sotto casa e mi sedetti a un tavolino. C’erano pochi avventori a quell’ora. Feci un gesto al cameriere che si avvicinò subito a me. Ordinai un caffè, amaro, come lo bevevo di solito e un cornetto. Il ragazzo, avrà avuto circa vent’anni, mi regalò un sorriso e si allontanò. Quando tornò con la mia ordinazione lo ringraziai restituendogli il sorriso. Iniziai a sorseggiare il caffè, quando il mio cellulare vibrò. Era Luca, il giovane che era stato assunto nella nostra azienda da poco più di un anno. M’informava che anche lui era appena uscito di casa. Gli risposi che tra poco sarei andata a prendere la metropolitana. Quindi mi informò a quale fermata ci saremmo visti.
Finii di consumare la colazione, pagai e uscii dal bar diretta alla fermata della metro, che distava non più di cento metri. Transitò puntuale. Entrai nel vagone dove c’erano solo alcune persone che andavano a lavoro, alcune in piedi, altre sedute con la testa appoggiata di lato in un vano tentativo di recuperare un po' del sonno perduto. Mi sedetti e dopo poco il treno partì. Dopo due fermate entrò nel vagone una coppia di fidanzati che ridevano tra loro scambiandosi innocenti effusioni. Li guardai con tenerezza ma anche provando una leggera nostalgia per la mia giovinezza.
Scesi alla terza fermata e uscii in superficie. Mi sedetti su una panchina. Scrissi un messaggio a Luca dicendogli che ero arrivata alla fermata concordata. Non ci mise molto a raggiungermi.
Lo vidi arrivare verso di me da lontano. Indossava un jeans e una polo verde. Con lo stesso sorriso che mi regalava ogni mattina al lavoro mi salutò; risposi al suo saluto con un cenno del capo e un sorriso di rimando.
“Tutto bene?” mi chiese.
“Si tutto bene”, risposi.
Eravamo entrambi in evidente imbarazzo. Era la prima volta che, dopo quasi un anno, ci incontravamo al di fuori del conteso lavorativo. Nonostante questo avevamo stretto una bella amicizia, diventando complici sul luogo di lavoro, dove ci aiutavamo molto più di tanti altri colleghi. “ti va un caffè?” mi chiese. “ti ringrazio Luca, ma l’ho appena preso al bar sotto casa”
“E… tuo marito?”
“E’ a casa che dorme”
“Cosa gli hai raccontato?”
“Niente di particolare. Che avevo delle cose da sistemare in ufficio e avrei fatto qualche ora di straordinario. Non è la prima volta che capita.”
“In effetti… con quello che abbiamo da sistemare a lavoro...”, disse sorridendo, “sai che devo consegnare due progetti tra una settimana? Assurdo”
Tra me e Luca era nata un’amicizia che definire particolare era riduttivo, e che andava ben oltre il semplice rapporto che potevano avere due colleghi. Con il tempo avevamo iniziato una fitta corrispondenza in chat, fatta di scambi di confidenze e frecciatine, che con il tempo si erano trasformate in vere e proprie chat erotiche, durante le quali entrambi ci toccavamo dandoci piacere. Lui mi descriveva quello che provava quando mi vedeva al lavoro e fantasticavamo insieme mentre le parole cariche di erotismo scorrevamo sullo schermo dei nostri cellulari. Tutto era rimasto sul piano virtuale; non avrei mai tradito mio marito e Luca questo lo sapeva e l’aveva accettato, ma quelle chat, per entrambi, erano diventate un collante erotico che non avremmo mai potuto raccontare a nessuno. A lui andava bene masturbarsi durante le nostre conversazioni erotiche e non aveva mai chiesto altro, nemmeno foto particolari.
Quanto a me, mi piaceva sentirmi desiderata come non accadeva da tempo, anche se solo nei suoi pensieri. Il sesso con mio marito era piatto e monotono e mancava quel pizzico di pepe che avevo trovato nelle sue conversazioni. Tutto questo ci aveva portati a questo giorno, seduti su quella panchina, un sabato mattina.
“Ascoltami…” dissi, “ho portato quello che mi avevi chiesto”
Luca prese dalla tasca una sigaretta e la portò alle labbra. Sapeva benissimo quanto odiavo il fumo. Quando cercò di accenderla notai che le sue mani tremavano. Era visibilmente eccitato.
“Dici sul serio?”
“Sì. Il regalo per il tuo compleanno! Te l’avevo promesso durante la nostra ultima chat, ricordi?”
“E… se posso chiedere… per quanto tempo le hai indossate?”
“Due giorni” risposi, “questo è il terzo giorno in effetti”
Fece un tiro alla sigaretta e sbuffò il fumo verso l’alto. “Vuoi dire che le indossi ancora adesso?”
“Esatto” dissi guardandolo negli occhi, cercando di nascondere un leggero imbarazzo.
Era visibilmente nel pallone; rimase per un attimo in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
“Cosa c’è? Non vuoi più il tuo regalo?”
“No, no, anzi. È solo che… quando hai detto che me le avresti regalate, credevo stessi scherzando”
“Perché pensi questo?”
“Non saprei dirti il motivo, ma non credevo saresti arrivata ad assecondarmi così tanto”
“Sai anche tu che le nostre conversazioni piacciono anche a me, e che mi fa piacere e non solo… insomma… hai capito…”
Lui mi interruppe. “Ti fa piacere aiutare questo povero sfigato che non ha una donna da anni… puoi anche dirlo, non mi offendo”, disse ridendo.
Anche a me scappò una risata.
“Sai…” continuò, “il sexting che abbiamo fatto la volta scorsa è stato stupendo. Volevo ringraziarti. Bastava già quello come regalo di compleanno”
“Ti è piaciuto davvero?”
“Moltissimo. Forse la più bella sega da anni”, disse distogliendo lo sguardo “Poi… quando mi dicesti che mi avresti regalato le mutandine che indossavi in quel momento… quasi non ci credevo.”
“Mi fa piacere farti contento. E non credo che tu sia uno sfigato”
“E’ la cosa più dolce che una donna mi abbia detto da tanto”
“Ecco, ora stai parlando da sfigato” dissi ridendo. Anche a lui scappò una risata nervosa.
“E… come sono? Se posso chiedere?”
Capii che la curiosità gli stava dando il tormento. Iniziò a muovere i piedi in modo frenetico, passandosi i palmi delle mani sulle cosce.
“Dovresti saperlo: mutandine in pizzo. Nere. Quelle che indossavo durante la nostra ultima chat.”
“Non so come ringraziarti.” Disse, “C’è solo un problema però. Come fai a darmele? pensavo che le avessi tolte a casa.”
Mi guardai intorno. C’erano solo alcune persone che passeggiavano. “Proprio non ne ho idea”
“Che ne dici… se andassimo a prendere un altro caffè in un bar? magari vai in bagno e le togli”
“Mi sembra una buona idea”, dissi.
Ci incamminammo verso un bar che conosceva lui. Quando entrammo mi resi conto che era molto diverso da quello in cui avevo fatto colazione quella stessa mattina. Era affollato, un brusio costante di conversazioni e risate riempiva l’aria. Il profumo di caffè appena macinato si mescolava a quello dei dolci appena sfornati, creando un’atmosfera accogliente.
Ci accomodammo a un tavolino un po' in disparte rispetto agli altri; Luca ordinò un caffè e io un tè. Eravamo due semplici colleghi che si erano visti un anonimo sabato mattina per parlare di lavoro; esattamente quello che volevamo sembrare. Luca iniziò a guardarmi con uno sguardo penetrante e capii che la sua eccitazione era al massimo, per tutta la situazione che si stava creando.
“Entro quanto devi presentare il nuovo progetto?” gli chiesi cercando di spostare la conversazione su di un piano professionale e stemperare così la tensione erotica che sembrava stesse saturando la stanza. Nel frattempo arrivò la nostra ordinazione.
“Ho appena una settimana per preparare tutto. Ma sono fiducioso che mi darai una mano” disse alzando il pollice verso l’alto.
Entrambi non potevamo ignorare l’eccitazione che si era creata in quel momento ed entrambi cercavamo di pensare ad altro.
“Puoi contare su di me”, dissi sorridendo. Iniziavo a sentire un calore diffondersi sulle mie guance e mi chiesi se non avessi la febbre. Mi mordicchiai il labbro inferiore e ripresi a sorseggiare il mio tè, come lui faceva con il caffè, che aveva appena finito di zuccherare.
“Devo andare in bagno. Mi scusi un attimo?”
Mi alzai sistemandomi il vestito mentre mi allontanavo da lui. Ero conscia che mi stesse osservando e cercai di camminare muovendo i fianchi nel modo più erotico che ritenni necessario.
Nel bagno mi chiusi a chiave nella cabina e mi guardai allo specchio, chiedendomi se quello che stavo facendo fosse giusto, se non altro nei confronti di mio marito. Per un momento mi chiesi se non stessi impazzendo. Ma poi, con un sospiro, mi lasciai andare al desiderio che avevo covato per giorni. Con mani tremanti mi tirai sul il vestito fino alle natiche e mi sfilai le mutandine, sentendo un brivido di eccitazione lungo tutta la schiena. Mi sentivo sensuale nel fare quel gesto e sapevo che quel regalo avrebbe avuto un grosso impatto su di lui, che già mi aveva anticipato in chat cosa ci avrebbe fatto.
Piegai le mutandine con cura, le misi nella borsa e uscii, cercando di mantenere un’aria di normalità.
Quando tornai al tavolo, Luca mi stava osservando con un’intensità che mi fece sentire nuda. “Tutto bene?” mi chiese con un sorriso equivoco.
“Si, tutto bene” risposi sedendomi e incrociando le gambe. In quel momento sentii il sangue affluire al centro delle mie cosce. Posai la borsa sul tavolo e la aprii leggermente, in modo che lui potesse intravedere il pizzo delle mie mutandine che spuntava dall’interno. “Buon compleanno”, dissi sorridendo.
Luca rimase immobile per un attimo, come se stesse cercando di capire se avesse visto bene. Poi si sporse ancora di più verso l’apertura della mia borsa. Mi mordicchiai il labbro inferiore mentre lui faceva capolino per guardare l’oggetto del suo desiderio, che tanto aveva sognato durante le nostre conversazioni virtuali. Il mio cuore batteva all’impazzata. Sentivo i capezzoli indurirsi sotto il vestito.
Luca rimase senza parole per un momento, poi, con un movimento rapido, afferrò la borsa e vi estasse le mutandine, non prima di essersi accertato che nessuno stesse facendo caso a noi due. Le tenne per un attimo in mano, sentendo la consistenza del tessuto, prima di infilarle nella tesca dei suoi pantaloni.
Iniziò a respirare a fatica e mi chiesi in quel momento se non stesse per sentirsi male. “Ehi, tutto bene?” gli chiesi.
“S-S-Si”, balbettò. “E’ un regalo stupendo” , disse poi.
“Che hai?”
“Niente” rispose visibilmente eccitato, come dimostrava la protuberanza che si faceva strada tra i suoi pantaloni.
Uscimmo dal bar e ci incamminammo verso la fermata della metro che mi avrebbe ricondotta a casa, lui con l’oggetto del suo desiderio stretto in una tasca, ed io senza mutandine. Era la prima volta che camminavo per strada senza indossarle e devo dire che la sensazione era molto erotica. Infatti, sentii che stavo per iniziare a bagnarmi.
Ci salutammo prima che io scomparissi nelle viscere della metropolitana (avrei detto a mio marito che la mia presenza in ufficio, alla fine, si era rivelata quasi inutile)
Luca mi diede un bacio sulla guancia. I miei capezzoli turgidi sfiorarono il tessuto della sua polo.
“Grazie”, disse. “credo mi farò la sega più bella della mia vita”
“Voglio i dettagli”, dissi.
“Sicuro”, rispose lui.
To be continued (?)
scritto il
2025-06-08
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