Il servizio alla scuola di danza
di
Penna Scalza
genere
saffico
Sono Chiara, una donna di quasi sessant'anni che vive in Trentino. Mi mancano pochi anni alla pensione, svolgo la professione di giornalista oramai da sempre.
Fisicamente mi potete immaginare molto alta, molto magra, dalle lunghe gambe sottili e il corpo esile, longilineo. Porto i capelli corti, biondi e un paio di occhiali da vista dalla montatura spessa avanti ai miei occhi azzurro chiaro. Il mio corpo si chiudo in un piede lungo, affusolato, delicato ma curato; un 43.
Conosco molte persone a causa del mio lavoro ma nonostante questo preferisco rimanere nella mia comfort zone riservata, nascondendo un'indole timida e docile. Ecco perché... nessuno sa che in realtà amo le donne.
Non posso dire di avere molta esperienza, in materia di intimità. La mia timidezza spesso mi blocca, mi ostacola, e mi porta a sfogare la mia curiosità in questi siti di racconti o di chat anonime; dove spesso mi ci perdo mentalmente.
Ho deciso di raccontare un incontro. O meglio... un fatto che mi sta ipnotizzando i pensieri. Mi attrae... più del solito. Non lo posso raccontare a nessuno nella vita reale ma qui è possibile. Qui... è stimolante. Provo quindi a pubblicare un'introduzione di prova...
Un giorno, per un servizio locale, sono stata inviata alla palestra di danza classica del quartiere. Un quartiere povero e isolato nella città. Ispirava tranquillità e silenzio. Entro quindi nel vecchio edificio munita della mia borsa e vestita casual: camicia bianca abbracciata da una giacchetta blu scuro, blu-jeans stretti chiari e ballerine lunghe e sottili di pelle nera. Essendo molto alta, la ballerina è spesso la mia prima scelta. Salgo le scale e cerco una responsabile, un addetto, una insegnante... qualcuno. Nessuno. Silenzio. Procedo lungo i corridoi e sento una musica classica in lontananza. Cammino chiamata verso di essa fino a che un flebile fascio di luce proveniente da una porta sulla sinistra, cattura la mia attenzione. Mi affaccio lentamente e riconosco la stanza in uno spogliatoio: panche ai lati, bagni sulla destra, scarpe appaiate per terra, docce sulla sinistra e tanti zaini poggiati o appesi. Mi ritiro spaventata nel momento in cui compare una ragazza uscendo dal bagno. Di scatto mi proteggo dietro lo stipite. Lentamente cerco di vedere nuovamente l'interno della stanza... La ragazza è giovane, esile... bella. Collego l'orario al turno di allenamenti comunicatomi in redazione e capisco che appartiene alla classe 18, 19, 20 anni. Carnagione olivastra, capello lungo, liscio, castano. L'occhio non lo riesco a vedere. Indossa uno splendido body bianco, aderente al suo corpo magro e poetico. Sembra di statura normale ma è seduta sulla panca e piegata in avanti; non lo riesco a capire. È impegnata... le sue mani raggiungono le sue estremità inferiori, costringendo i suoi piedi a infilarsi in un paio di scarpette di danza classica bianche, rinforzate in punta. Si lega i lunghi nastri di velluto attorno alle caviglie in modo a dir poco sensuale. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla caviglia di quella ragazza silenziosa... giovane e inconsapevole di essere guardata, ammirata. Mi sento come se mi stessi avvicinando ma rimanendo immobile. Trattengo il respiro... l'occhio segue il bordo della scarpetta... il mio occhio... vorrebbe vederne il contenuto. Spio il suo arco del piede ma è nascosto dal bordo esterno della bianca calzatura delicata. Non percepisco la saliva. Le labbra sono secche. Le sto guardando il suo piede legato dalla punta.
Ma che sto dicendo? Che sto facendo? Mi ricompongo tornando nel buio corridoio riprendendo a respirare. Guardo le mie ballerine. Guardo i miei piedi dentro di esse... li trovo più belli del solito; che pensiero singolare. Che mi prende? Strizzo gli occhi e mi sistemo eretta.
[Continua...]
Fisicamente mi potete immaginare molto alta, molto magra, dalle lunghe gambe sottili e il corpo esile, longilineo. Porto i capelli corti, biondi e un paio di occhiali da vista dalla montatura spessa avanti ai miei occhi azzurro chiaro. Il mio corpo si chiudo in un piede lungo, affusolato, delicato ma curato; un 43.
Conosco molte persone a causa del mio lavoro ma nonostante questo preferisco rimanere nella mia comfort zone riservata, nascondendo un'indole timida e docile. Ecco perché... nessuno sa che in realtà amo le donne.
Non posso dire di avere molta esperienza, in materia di intimità. La mia timidezza spesso mi blocca, mi ostacola, e mi porta a sfogare la mia curiosità in questi siti di racconti o di chat anonime; dove spesso mi ci perdo mentalmente.
Ho deciso di raccontare un incontro. O meglio... un fatto che mi sta ipnotizzando i pensieri. Mi attrae... più del solito. Non lo posso raccontare a nessuno nella vita reale ma qui è possibile. Qui... è stimolante. Provo quindi a pubblicare un'introduzione di prova...
Un giorno, per un servizio locale, sono stata inviata alla palestra di danza classica del quartiere. Un quartiere povero e isolato nella città. Ispirava tranquillità e silenzio. Entro quindi nel vecchio edificio munita della mia borsa e vestita casual: camicia bianca abbracciata da una giacchetta blu scuro, blu-jeans stretti chiari e ballerine lunghe e sottili di pelle nera. Essendo molto alta, la ballerina è spesso la mia prima scelta. Salgo le scale e cerco una responsabile, un addetto, una insegnante... qualcuno. Nessuno. Silenzio. Procedo lungo i corridoi e sento una musica classica in lontananza. Cammino chiamata verso di essa fino a che un flebile fascio di luce proveniente da una porta sulla sinistra, cattura la mia attenzione. Mi affaccio lentamente e riconosco la stanza in uno spogliatoio: panche ai lati, bagni sulla destra, scarpe appaiate per terra, docce sulla sinistra e tanti zaini poggiati o appesi. Mi ritiro spaventata nel momento in cui compare una ragazza uscendo dal bagno. Di scatto mi proteggo dietro lo stipite. Lentamente cerco di vedere nuovamente l'interno della stanza... La ragazza è giovane, esile... bella. Collego l'orario al turno di allenamenti comunicatomi in redazione e capisco che appartiene alla classe 18, 19, 20 anni. Carnagione olivastra, capello lungo, liscio, castano. L'occhio non lo riesco a vedere. Indossa uno splendido body bianco, aderente al suo corpo magro e poetico. Sembra di statura normale ma è seduta sulla panca e piegata in avanti; non lo riesco a capire. È impegnata... le sue mani raggiungono le sue estremità inferiori, costringendo i suoi piedi a infilarsi in un paio di scarpette di danza classica bianche, rinforzate in punta. Si lega i lunghi nastri di velluto attorno alle caviglie in modo a dir poco sensuale. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla caviglia di quella ragazza silenziosa... giovane e inconsapevole di essere guardata, ammirata. Mi sento come se mi stessi avvicinando ma rimanendo immobile. Trattengo il respiro... l'occhio segue il bordo della scarpetta... il mio occhio... vorrebbe vederne il contenuto. Spio il suo arco del piede ma è nascosto dal bordo esterno della bianca calzatura delicata. Non percepisco la saliva. Le labbra sono secche. Le sto guardando il suo piede legato dalla punta.
Ma che sto dicendo? Che sto facendo? Mi ricompongo tornando nel buio corridoio riprendendo a respirare. Guardo le mie ballerine. Guardo i miei piedi dentro di esse... li trovo più belli del solito; che pensiero singolare. Che mi prende? Strizzo gli occhi e mi sistemo eretta.
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