Body Count #1

di
genere
prime esperienze

Avevo più di diciannove anni quando ebbi il mio primo rapporto sessuale completo, avevo tardato abbastanza lo so ma ero dedita allo studio e poi mio padre era molto severo e non voleva che mi avvicinassi ai maschi. Andavo al quinto anno del liceo e non vedevo l'ora di farlo, nonostante mio padre, ma volevo trovare il ragazzo giusto.
Si chiamava Samuele il ragazzo che mi piaceva tantissimo. Su di lui scaricavo tutte le miei fantasie sessuali quando distoglievo lo sguardo dai libri. Era il più bello della scuola, capelli castano chiari e occhi azzurri come il cielo. Ricordo che se la tirava e anche tanto, oltre ad essere bello era anche di famiglia ricca. Non facevo che pensare al suo corpo meraviglioso e atletico, ai suoi pettorali così prominenti e guardavo eccitata i suoi bicipiti che gonfiavano le maniche della sua maglia.
Quando seppi che gli piacevo non ci dormii la notte. Ero al settimo cielo quando mi chiese di metterci assieme, mi sentivo la ragazza più fortunata della scuola.
Qualche giorno che ci eravamo messi assieme mi fece capire che voleva arrivare al dunque il prima possibile, ed io ero disposta a tutto pur di continuare a stare con lui. Avevo così timore ma al contempo anche io avevo tanta voglia di farlo.
Dovevamo trovare l’occasione giusta, gli ripetevo ma lui diceva che ero io che dovevo trovare l’occasione. Per lui potevamo farlo anche nel cesso della scuola. Ero ancora vergine e come la maggior parte delle ragazze pensavo che la prima volta doveva essere quella speciale.
Una mattina durante l’intervallo tra gli sguardi invidiosi delle mie compagne, mi disse che i suoi genitori erano partiti per una vacanza e che voleva che andassi a casa sua per farlo.
Nel pomeriggio chiesi a mia madre il permesso ma lei come sempre mi rimandò a mio madre, che però lavorava. Le mandai un messaggio implorante ma lui imperterrito rispose di no, dopo che mi chiese di mandargli una foto di come avrei dovuto vestirmi. Eppure a me sembrava così “da troia” come mi aveva scritto lui, lo odiai. Ma io sono molto forte di carattere e so come affrontare le situazioni. Non so se fu la rabbia o l’eccitazione di farlo per la prima volta ma presi una decisione avventata: uscii lo stesso.
Approfittando del fatto che mia madre fosse crollata sul divano a russare come una motosega e i miei due fratelli fossero chiusi nella loro stanza a giocare con i videogames, sgattaiolai di soppiatto e guadagnai la mia libertà. Mi ero vestita come a me piaceva e mi ero truccata come volevo.
Presi la mia bicicletta legata al palo difronte al palazzo e lo raggiunsi all’indirizzo che mi aveva mandato. Dopo circa venti minuti di pedalate determinate vidi una bellissima villa e mi stupii che corrispondesse all’indirizzo che mi aveva fornito. Samuele mi accolse in vestaglia e mi invitò ad entrare.
Appena entrata iniziammo a baciarci in modo famelico. La voglia di esplorare i nostri corpi era tanta che già sulle scale mi ritrovai in reggiseno e slip, lui era in mutande. Ero così ansiosa da perdere la ragione. Ci eravamo avvinghiati come due cani mentre lui spingeva la sua erezione contro il mio pube tanto da farmi eccitare. Gli concessi di togliermi il reggiseno e così iniziò a baciare avidamente il mio seno e i capezzoli. Era così bramoso che mi fece avvampare. Stavo per svenire tanto ero eccitata, l’avrei fatto lì sulle scale. E stavo per abbassargli le mutande per scoprire come lo aveva ma lui mi bloccò.
«No, andiamo nella mia stanza è più sicuro» disse.
«Ma i tuoi non sono fuori casa?»
«Sì, ma potrebbe arrivare mia sorella».
Raccolsi molto velocemente i miei vestiti e lo seguii in camera. Era molto grande e ricca di mobili e mensole con tutta una serie di soprammobili e libri. Chiuse la porta e mi fu addosso così da riprendere da dove avevamo lasciamo. Io sempre più eccitata e curiosa di vederlo finalmente nudo che mi tolsi anche gli slip.
Lui era rosso come un peperone e questo un po’ mi faceva sorridere tanto da decidere che sarei stata io a dirigere il gioco. Gli presi una mano impacciata e tremante e gliela posi sulla mia vagina che stava diventando sempre più rovente. Poi gli abbassai i boxer tanto da fargli mettere in mostra finalmente il suo cazzo che primeggiava sopra un cespuglio di peli pubici che riprendevano il colore dei suoi capelli anche se più scuri. Anche il suo membro era bello di colore chiaro e lungo, leggermente storto e con la punta che non fuoriusciva a stento dal prepuzio stretto.
Lo toccai come si toccano gli oggetti preziosi e l’espressione del suo viso cambiò.
«Prendilo in bocca!» disse con un tono suadente. Gli obbedii, mi inginocchiai e assaggiai la sua cappella rossa che mi ricordava una fragola matura. La leccai imitando la protagonista dell’ultimo video porno che guardavo assieme con le mie amiche. Sotto i miei colpi di lingua la cappella si scoprì interamente e divenne rovente mentre lui spingeva facendomelo arrivare in gola.
Lo presi con fermezza con una mano e iniziai a succhiarglielo con sempre più avidità masturbandolo mentre lo prendevo in bocca. Sentivo che lui godeva e questo mi faceva sentire potente ed eccitata. Poi sentii che gemette più intensamente e un sapore che non avevo mai sentito prima riempì la mia bocca. Mi era venuto in bocca.
Con il suo seme in bocca rimasi inginocchiata mentre lui troneggiava davanti a me con una faccia gratificata. Mi rialzai e andai in bagno a sputarlo dentro il lavandino del bagno accanto alla camera. Poi mi pulii la bocca. Era il mio primo pompino e visto l’esito mi ritenevo soddisfatta anch’io. Mi sentivo una donna e non vedevo l’ora di raccontarlo alle mie amiche.
Quando tornai lo ritrovai sdraiato sul letto che giocarellava il suo pene a riposo. Lo raggiunsi e cercai di baciarlo in bocca ma lui si ritrasse.
«Che c’è!» esclamai perplessa tirando la testa indietro. Nel vedere quella sua reazione così inaspettata da mandarmi in confusione.
«No, è che mi fa un po’ senso questa cosa del bacio dopo che ti sono venuto in bocca» disse con un’espressione di imbarazzo e disgusto ricamata in faccia.
«Ma il tuo sperma…» risposi. Lui si limitò ad alzare le spalle e a perdersi con lo sguardo nel vuoto.
Non posso negare che lì per lì ci rimasi male ma non mi persi d’animo. Samuele mi piaceva ma davvero tanto e provavo qualcosa che finora non avevo provato, il mio cuore era in tumulto e vederlo così nudo al mio cospetto rendeva il tutto così da favola da perdonargli questa sua debolezza.
Eravamo sul suo lettone e io mi girai dall’altro lato per non fargli vedere che qualche lacrima aveva iniziato a bagnare il mio viso.
Qualche istante dopo lui mi abbracciò da dietro. Lo trovai un gesto molto tenero.
«Scusa, è una cosa più forte di me» mi sussurrò all’orecchio. Mi sciolsi un po’ e lui prese a baciarmi il collo da dietro. Mi tastava i seni e mi appoggiò il suo affare tra le natiche e percepii che era di nuovo duro. Sentirlo tra le cosce mi faceva eccitare sempre più tanto che mi stavo per girare quando lui mi trattenne e iniziò a palparmi con sempre più impeto.
«Stiamo così» disse mentre armeggiava con il suo coso ormai duro come l’acciaio cercando di infilarmelo con affanno e sbagliando buco. Percepivo tutta la sua fatica e lo aiutai ancora una volta con la mano. Mi portai con il bacino più indietro allargandomi tanto da agevolargli l’ingresso.
Erano dei gesti che mi venivano naturali anche se non li avevo mai fatti. E sopportai anche la fitta di dolore che arrivò quando lui, dopo aver assestato una spinta pelvica determinata, mi penetrò. Non ero pronta ma quando mi rilassai tutto andava come doveva andare.
All’inizio fu una sensazione strana quel corpo estraneo che si muoveva dentro di me ma poi assecondai i suoi movimenti e divenne come una danza. Era come se stessimo ballando per la prima volta da inesperti e ogni tanto lui mi calpestava i piedi facendomi male, come succedeva con le sue spinte. Quando le fitte cessarono provai tanto piacere, era come se il mio corpo fosse la continuazione del suo in questa danza fantasiosa nella mia testa. Poi s’interruppe e mi dispiacque. Aveva ansimato più forte e mi era esploso dentro. Peccato feci tra me e me, anche se era durato poco ed era stato impacciato e dolorante era stato bello. Gli avevo dato quello che lui voleva e adesso mi aspettavo la mia ricompensa.
Samuele si accasciò su letto sfinito e quando mi girai notai nell’espressione del suo volto che aveva perso completamente l’interesse per me.
Gli baciai la spalla e lo abbracciai ma lui era diventato come un pezzo di ghiaccio. Andò a prendere il joystick e accese il televisore per fare una partita. Io mi alzai e andai in bagno a lavarmi. Mille emozioni si agitavano nella mia testa. Avevo fatto per la prima volta “l’amore” con il ragazzo che mi piaceva e ora volevo che lui mi abbracciasse e mi dicesse delle parole dolci al posto di focalizzarsi sugli zombie da uccidere nel suo videogame del cazzo.
«Puoi prendermi un asciugamano che mi pulisco anch’io? Sono nell’armadietto» mi urlò.
«Ok» gli risposi con un nodo in gola.
Aveva perso completamente il suo interesse verso me tanto che quando mi vestii e gli dissi: «Io vado a casa». Lui rispose con un «Ok, ci vediamo domani a scuola».
Era sera inoltrata quando uscii da quella villa per dirigermi verso casa mia in bicicletta come ero venuta. Mentre pedalavo mille pensieri si accalcavano nella mia testa cercavo di far prevalere quelli positivi ma non sempre era facile.
Già dall’indomani Samuele si dimostrò molto freddo con me, mentre iniziai a notare delle risatine tra i suoi amici mentre erano intenti a guardare con interesse i loro cellulari. Risatine che dilavarono anche nelle bocche di quelli che incontravo.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Non volevo capire. Scoprire la realtà poteva essere più dolorosa di ignorarla.
Neanche le mie amiche mi dissero nulla eppure sospettai che sapessero, avevano deciso di evitarmi e io lessi il loro comportamento come una sorta d’invidia.

scritto il
2025-05-03
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