Prostituta per necessità
di
Delta Vu
genere
confessioni
PROSTITUTA PER NECESSITÀ – parte 1
Mai e poi mai avrei pensato potesse accadere.
invece eccomi qua, alla soglia dei 50 anni, sono diventata una prostituta; vendo il mio corpo per denaro.
Una serie sfortunata di accadimenti avversi mi ha costretta, per sopravvivere, a dedicarmi al mestiere più antico del mondo.
Di certo non ne ero contenta ma le alternative erano decisamente peggiori.
Sono sola al mondo; la figlia, mia unica parente, vive all’estero.
Studiata la situazione ho iniziato a organizzare.
Per prima cosa, la più semplice, ho assunto il ‘nome d’arte’ di Vanessa.
Mi è sembrato potesse essere eccitante e rassicurante al contempo.
Secondo passo, anche questo facile da compiere.
Ho acquistato un nuovo cellulare e attivato un numero ‘da lavoro’, non è il caso di divulgare informazioni personali.
Poi ho comperato della lingerie e vari accessori adeguati, bisogna ingolosire i potenziali clienti e vendere al meglio la propria merce.
Il passo successivo è stato prendere un appartamento dove esercitare, non volevo certo andare per strada.
Non è stato facile ma,alla fine, ho trovato un microappartamento arredato nella prima periferia che faceva al caso mio.
Sufficientemente tranquillo, tipo residence con 12 appartamenti, vicini riservati. L’unica difficoltà si è rivelata essere l’amministratore.
Un tipo sul viscido, ero sicura che lucrasse sul condominio. Avevo ragione. Intuito il motivo per cui mi serviva l’appartamento ha avanzato numerose opposizioni superate, ovviamente, con un ‘pizzo’.
Pizzo in natura; ha preteso che gliela dessi nel suo studio.
Mi ha scopata a 90 sulla scrivania; piangevo - era la mia prima marchetta - mentre mi sbatteva ferocemente, come ad affermare dominio e superiorità.
Per fortuna non è durato molto, pochi minuti e si è svuotato le palle nel preservativo, piantandomi il cazzo nel profondo.
Quando l’ha tirato fuori si è sfilato il preservativo e, con voce rauca e odiosa, mi ha detto: “puliscimi puttana” .
Ero furente; mi ha usata, insultata e umiliata , quella merda. Ho dovuto reprimere la mia rabbia, ho pensato “questa sarà la mia vita da oggi… ma non sarà sempre in questo modo”.
Così gli ho ripulito il cazzo che si stava ammosciando, trattenendo i conati di disgusto che mi risalivano in gola.
Una volta a casa sono corsa mi sono spogliata di corsa, dritta in bagno… piangevo come una bambina… infilata sotto al doccia mi sono lavata per più di un ora… ho usato un intero flacone di detergente intimo, un tubetto di dentifricio e una boccetta di colluttorio per lavare via lo schifo che provavo.
Alla fine mi sono buttata sul letto, esausta, ancora singhiozzante, accucciata in posizione fetale abbracciata a un cuscino… mi sono addormentata.
La mattina successiva, a mente fredda, faccio il punto della situazione:
Ho il nome falso da puttana, il numero di telefono dedicato all’attività e l’appartamento.
Devo trovare un buon sito dove pubblicare l’inserzione e un book fotografico per corredarla.
Mi sono impegnata in una ricerca su internet, ho visitato numerosi siti di escort e ne ho selezionati due, quelli che misembravano più seri e con maggiore visibilità.
Li ho contattati entrambe e ho ricevuto tutte le informazioni desiderate.
Non sono certo economici ma è normale sia così, se vuoi qualità devi pagare.
Presi la decisione di pubblicare la mia inserzione su tutti e due i siti, mi serviva più visibilità possibile.
Per i contratti ho preso tempo, avevo bisogno del book di accompagnamento all’inserzione.
Oltre questo dovevo studiare bene cosa scrivere. Una buona inserzione, oltre che a foto esplicative, sono fondamentali per attrarre i potenziali clienti.
Ora avevo bisogno di un fotografo, non si possono usare selfie, non solo.
“Devo trovarne uno discreto, capace e non particolarmente costoso – mi sono detta – pare facile”.
Mi è venuta un’idea, perché non cercare aiuto in altre escort, magari di una città vicina, per non indispettire le mie colleghe concittadine?
“Dai E. –il mio vero nome – fai così, muoviti!”.
Ho scrollato decine e decine di inserzioni, mi sono servite anche come indicazione sul testo che avrei usato nella mia.
Alla fine ho trovato una donna che mi era affine.
Una 55enne con una bella presenza, ho avuto l’impressione che esercitasse da molto tempo, le foto erano belle e non volgari, lasciano intravedere e fantasticare, l’inserzione era esplicita e ammiccante, non vi nascondo che mi sono anche eccitata nel guardarle.
Preso il coraggio a due mani le ho telefonato.
Non è stato facile, ero tremendamente imbarazzata, la voce mi tremava nonostante mi fossi preparata.
Lei ha subito pensato che la stessi prendendo in giro, che fossi una stronza rompicoglioni che si divertiva a scassare la minchia alle lavoratrici del sesso – suona meglio di puttane .
Per fortuna mi sono ripresa e sono riuscita a farle capire che la mia era una brutta situazione e che chiedevo il suo aiuto.
È rimasta titubante, del resto la mia telefonata era strana forte, per di più mentre era al lavoro.
Alla fine mi ha concesso di parlarle ma non in quel momento, mi avrebbe richiamata durante una pausa.
Avevo usato il mio seconto telefono, quindi non ho avuto remore nell’accettare.
D’altra parte non è che avessi molte alternative.
Nella tarda serata Fanny, facile capire chi sia, mi telefona.
È molto più rilassata e tranquilla e mi sento subito a mio agio.
Le riassumo brevemente la mia storia e le mie nuove necessità.
“Ho bisogno del tuo aiuto Fanny, siamo simili ma tu hai molta più esperienza di me” – le dico – “aiutami, ti prego”.
“Va bene Vanessa, ti capisco bene” – mi dice – “del resto la mia situazione di partenza era molto simile alla tua. Facciamo in questo modo, vieni qui per uno o due giorni così ti facci conoscere il tipo che ha realizzato il mio book. È molto bravo e ci si può mettere d’accordo per il costo e pagamento, non so se mi sono spiegata”.
“Ho capito bene, Fanny; pagamento in natura, non tutto ma in buona parte”.
“Brava” – mi dice – “sveglia e intelligente” – e ridiamo di gusto .
Ci accordiamo per incontrarci, lei è in una cittadina a circa un ora di treno.
“Fammi sapere di preciso a che ora arrivi così ti vengo a prendere alla stazione e andiamo dal fotografo”.
“Si Fanny, grazie di cuore, ti chiamo dal treno, diciamo una mezz’ora prima dell’ora di arrivo così hai tutto il tempo e fare le cose con tranquillità”
Ci salutiamo e confermiamo il giorno dell’appuntamento.
Arrivato il giorno; ero molto agitata e ho tentato di calmarmi facendomi coraggio: “stai andando a trovare un’amica, Vanessa, stai tranquilla” – mi sono detta .
Ho controllato per l’ennesima volta il piccolo borsone per affrontare il viaggio e, soprattutto, il colloquio con il fotografo.
Fanny mi aveva informata, almeno un pompino di acconto avrei dovuto farglielo.
Quindi dentifricio, spazzolino e colluttorio per dopo.
Una blusa di ricambio nel caso mi fossi sporcata e un paio di mutandine.
Sono un donnino previdente.
Con l’autobus vado in stazione, il treno è in orario e mi tranquillizzo, non mi piace essere in ritardo.
Appena il convoglio si ferma salgo su un vagone, trovo un posto e mi metto comoda. Tiro fuori il libro che sto leggendo e mi rilasso.
Dopo una trentina di minuti telefono a Fanny e le confermo l’orario di arrivo.
“A fra poco cara” – e chiudo la telefonata.
Il treno si ferma giusto il tempo per consentire ai viaggiatori di scndere e salire e riparte.
Mi incammino verso il salone e la vedo.
Una bella donna, senza dubbio.
Una criniera di capelli castani con riflessi mogano, trucco leggero, indossa una colorata blusa a fiori e una gonna nera al ginocchio, calze velate nere, mi sembra, e calza delle chanel nere con un bel tacco da 7.
Elegante e non vistosa, comoda ma non sciatta. Rimango affascinata.
Anche lei mi vede, mi saluta con la mano e mi viene incontro.
“Bello incontrarti Fanny” – dico – e lei “È bello anche per me Vanessa”.
Un istante di imbarazzo per entrambe ma lo superiamo abbracciandoci e scambiandoci due baci sulle guance.
“Fatti guardare” – mi prende per mano e mi fa fare un giro su me stessa – “uhmmm… sei veramente una bella donna Vanessa, complimenti”.
Ho lasciato i lunghi capelli sciolti, naturalmente mossi. Mi sono truccata come mio solito, appena accennato, nulla di vistoso.
Ho indossato una comoda blusa verde smeraldo con uno scollo a V abbastanza profondo da fornire una gradevole visuale del mio seno.
Pantaloni a sigaretta neri e mocassini completano il mio abbigliamento.
Ho indossato della biancheria in cotone, quella di uso quotidiano, e mi sono infilata dei collant grigio fumo, non mi piacciono i gambaletti.
“Dai Fanny… mi fai arrossire… tu sei bellissima!” – rispondo – e scoppiamo in una sincera risata… le persone nell’atrio si voltano verso di noi… che figura…
Ci siamo incontrate di qualche minuto e già sembriamo, ci sentiamo, due vecchie amiche.
“Andimo al bar e prendiamoci un bel caffè” – propone Fanny.
“Molto volentieri” – rispondo.
“Abbiamo tempo, l’appuntamento l’ho fissato fra un ora” – mi informa .
Ci accomodiamo a un tavolino e ordiniamo i caffè.
Chiacchieriamo fitto fitto per un po’, senza nessun imbarazzo ne per la situazione ne per quello che, io, sto per fare.
Sono rilassata, mi piace molto Fanny, una bella persona, spero ardentemente che diverremo realmente amiche.
“È arrivato il momento, avviamoci” – dice lei – “andiamo al parcheggio così ritiro l’auto”.
Una volta sedute in macchina mi offre una gomma da masticare e ne prende una per lei - “il caffè è un piacere ma meglio avere l’alito fresco” – e mi fa l’occhiolino.
La ringrazio sia per la gomma che per il consiglio. Sarà uno dei tanti che mi elargirà.
Pochi passi raggiungiamo lo studio, una bella vetrina, elegante… insomma, una bella sensazione.
Entriamo e subito ci viene incontro un uomo sulla quarantina, pelato con un vistoso pizzetto scuro, una bella presenza, assai gradevole, non c’è che dire.
“Fanny! Mia cara! Fatti abbracciare” – e abbraccia la mia amica baciandola a fil di labbra.
“Michele bello… sempre allegro” – cinguetta Fanny.
“E lei è Vanessa, l’amica di cui mi hai parlato” – dice Michele. Si avvicina a me e scansa la mia mano allungata per salutare e mi abbraccia, stampandomi un bacio sulla guancia destra.
Resto per un momento bloccata, non mi aspttavo un accoglienza così.
Sento Fanny parlare, “certo tesoro… la mia nuova amica e ha bisogno delle tue doti artistiche”.
Mi scuoto e con una voce più calma possibile rispondo al saluto “Michele sono lieta di incontrarti, Fanny mi ha decantato le tue capacità”.
“Ohhh… lusingato di avere due così belle signore nel mio studio. Spostiamoci nel salottino e mettiamoci comodi, così Vanessa potrà spiegarmi di cosa ha bisogno da questo umile fotografo”
Entriamo in un piccolo salottino che si apre poi nello studio fotografico vero e proprio.
Un divanetto e una poltroncina separati da un tavolino basso.
Fanny e io ci accomodiamo sul divanetto e Michele prende posto sulla poltroncina.
Fanny tira un po’ sù la gonna; ci sa fare; mostrando le cosce fino all’inguine.
Michele apprezza molto, non si può nascondere quello sguardo.
Mi faccio coraggio e riassumo a grandi linee la mia situazione aiutata dalla mia amica che interviene a sottolineare o a smussare il discorso.
Michele annuisce, prende appunti – sembra quasi uno psicologo – poi, dopo un profondo respiro inizia a parlare.
“Vanessa cara, ho compreso bene ciò che desideri e di cui hai bisogno, posso aiutarti senza problema, così come a suo tempo feci con la nostra Fanny” – le manda un bacino da lontano e lei lo ricambia.
Credo che, per iniziare, un buon book con una cinquantina di scatti sarà ottimo.
Diverse pose, varie location e situazioni e con una ampia varietà di outfit.
Un book che dica “questa sono io”!
Senza nessun problema…
“Cinquanta foto? Mi sembrano troppe. Non sono una modella in cerca d’ingaggio, sono una prostituta in cerca di clienti” – mi stupisco del modo in cui ho parlato - “E quanto mi verrà a costare?” – chiedo piuttosto preoccupata.
Ridono forte, poi lui dice “beh hai ragione, una 15 – 20 scatti saranno più che sufficienti per iniziare” e aggiunge “non ti preoccupare, ci accordiamo anche pagamenti dilazionati, non temere. Abbiamo un’amica in comune e spero che anche tu e io diverremo ottimi amici” – uno sguardo d’intesa con Fanny e poi, rivolto a me, un occhiolino con un sorriso malizioso.
Penso… “ecco il momento, adesso ci sarà da fare”.
“Facciamo qualche scatto … ti sciogli un po’ e verifichiamo come procedere ” – Fa Michele alzandosi e tendendomi la mano.
“Così? Adesso? Non sono pronta, preparata, non credevo lo avessimo fatto oggi” .
“Ma no… stai tranquilla… scatti di prova… nulla di complicato o difficile. Per le sedute vere e proprie fisseremo un altro appuntamento fra qualche giorno”.
Anche Fanny si è alzata, si sitema la gonna “vi lascio soli, approfitto per qulche commissione e poi ritorno. Non fate nulla che io non farei, mi raccomando”.
Mi sorride e, mentre mi saluta baciandomi le guance, sussurra “fai la brava, assecondalo e vedrai che l’anticipo lo saldi già oggi” – poi aggiunge – “è lavoro, solo lavoro, non sei tu… ricordalo!”.
Ci saluta con un “A dopo tesorucci” e esce dal salottino.
“Ti apro la porta e la richiudo così non verremo disturbati” – le fa eco Michele.
Sento la porta che si apre, i passi svelti di fanny e poi la chiusura. Michele torna nel salottino… “vieni?”.
Accende le luci e inizia a sistemare lo sgabello davanti al grande telo bianco.
Lo raggiungo “Michele non voglio che mi si veda il viso e avevo pensato di usare una striscia di pizzo nera a coprire gli occhi ma non l’ho portata”
Prontamente risponde “ottima idea, la useremo per gli scatti successivi, quelli che faremo ora sono esclusivamente dei provini, non verranno mostrati a nessuno. Valuteremo la tua reazione all’obiettivo, se desideri conservarli per te altrimenti verranno distrutti”.
Rassicurata seguo le sue indicazioni, scatta molte foto e, mano a mano che si procede, mi sento sempre meno tesa.
“Bene, molto bene. Sono molto buone, te le mostro fra un minuto. Nel fratempo togli blusa, ne facciamo qualcuna così”.
“Non ho un reggiseno sexy, uno semplice, morbido di cotone”.
“Molto meglio! Senza dubbio è preferibile così”.
Prendo un profondo respiro e sfilo la blusa, resto in reggiseno, sbuffo – “pronta!”
“Meravigliosa…. Piegati un po’ in avanti… così ... brava… fianco sinistro e piegati in avanti… guardami! Ottimo… ancora un paio… sfila una spallina… ecco così… leccati le labbra… super!”
Andiamo avanti per una mezz’ora poi Michele decide che sia sufficiente.
Stavo per rimettermi la blusa quando mi ferma “aspetta, è ancora presto; andiamo sul divano e parliamo dei pagamenti” .
Penso “ci siamo, speriamo faccia in fretta” - “si, arrivo” e mi siedo accanto a lui.
“Bene Vanessa” – esordisce – poi mi comunica il compenso.
Deglutisco – cazzo quanti soldi penso, sentiamo cosa propone.
“Possiamo dilazionare il pagamento secondo le tue esigenze e integrare con delle prestazioni professionali. Iniziamo con l’anticipo se vuoi” – “certo Michele, iniziamo pure”.
“Molto bene… ci intendiamo perfettamente” – esclama lui. “Togli il reggiseno e mostami quelle meraviglie”.
Libero le mie tettone, una terza molto abbondante, Michele apprezza molto.
“grandi… che tettona… e che areole e capezzoli…”.
In effetti ho delle enormi areole scure che danno vita a capezzoli cicciottosi , molto apprezzati.
“Fammele toccare! “ – inizia a massaggiarle, strizzarle, palparle, titillare, pizzicare e tirare i capezzoli.
“una spagnola.. subito!” – ordina sbottonandosi i pantaloni e tirando fuori il cazzo.
Lo guardo, nella norma, rasato per dare l’impressone sia più grosso.
Mi piego su di lui che nel frattempo è scivolato sdraiandosi sul divano, le tette sul cazzo, con le mani le spingo una contro l’altra fino a accoglierlo nel solco e inizio a segarlo.
Mugola, geme… apprezza il mio servizio.
“oooohhhh.. che meraviglia… sei bravissima… una spagnola super...”.
Lecco la cappella quando viene fuori dal tunnel di tette – “Oh cazzo… siiii.. siii.. non ti fermare.. vai…”.
Stringo ancora di più le tette e prendo fra le labbra la cappella, fermando la spagnola.
La succhio piano, con la lingua tormento il frenulo e il buchino, roteo la lingua intorno alla cappella che è cresciuta molto fra le mie labbra.
“Pompianraaaaaaaaahhh... cazzo si Vanessa… una fottutamente brava pompinara” – esclama con voce roca.
Sollevo lo sguardo, incrocio i suoi occhi… si eccita ancora di più – “non fermarti, ti prego…”
Riprendo con la spagnola, le tette lo stringono forte, mi fanno male ma non posso smettere; alterno la sega spagnola con le scucchiate di cappella, ad ogni succhiata lo sento tremare.
Assaggio le prime goccie di liquido seminale, buon segno, sta per finire.
Proseguo con il lavoro fino a quando non sento che sta per venire, ho in mente le parole di Fanny:
“Fallo venire in bocca, non ingoiarla e non sputarla, aspetta che abbia finito poi fagli vedere la bocca piena, inghiotti e mostragli al bocca vuota; sarà tuo e avrai un grosso sconto”.
“oooohh cazzoooooooooohhhh!!!... vengo... cazzo se vengo… ti sborro in bocca TROIAAAAAAAHHHH!!!
Contorcentosi mi scarica in bocca una abbondante quantità di seme.
Aspetto che finsca, reprimo un conato e facendolo scorrere fra le labbra raccolgo le ultime gocce.
Lui ansima come una locomotiva “cazzo che spagnola e pompino mi hai fatto Vanessa”.
Mi alzo e poi mi inginocchio accanto a lui, vicino al suo viso… apro la bocca per fargli vedere che è piena del suo sperma.
“Brava troia… guarda come ti ho riempita… ne ho fatta tanta… adesso ingoiala”.
Chiudo la bocca, deglutisco e ingoio tutto con un sospiro. Apro la bocca e tiro fuori la lingua... vuota… ingoiata fino all’ultima stilla.
Lui è felice mi sorride e mi accarezza sula guancia.
“L’acconto è stato interamente versato, grazie mille”.
“Grazie a te Michele”.
Raccolgo il reggiseno - “posso usare il bagno?”
“certo, è sulla sinistra” – prendo la mia borsa, poi vado a prendere la blusa e, ancheggiando e facendo ballonzolare le tette mi chiudo in bagno.
Appena chiusa la porta mi precipito sul lavabo, apro l’acqua e furiosamente mi sciacquo la bocca.
Devo togliermi il sapore di cazzo e sborra… lo spazzolino mi fa quasi sanguinare le gengive per quanto forte strofino.
Dopo alcuni minuti completo con abbondanti risciacqui di colluttorio.
Mi sfilo le scarpe, tolgo pantalone, collant e mutandine.
Alla natura femminile non importa come e con chi stai facendo sesso, la figa si bagna sempre, si lubrifica e io mi ero bagnata, ho odiato questo ma non potevo non farlo.
Me la sono lavata alla bell’e meglio, dopo essermela asciugata ho cambiato le mutandine.
Stavo per buttare le mutandine nel cestino quando mi sono detta: “Eh no. Poi diventeranno un oggetto fetish per il porco, me le tengo” . Le avvolgo nella carta igienica e le metto via nella borsa.
Mi rivesto, una sistemata ai capelli ed esco.
Michele nel frattempo si è ricomposto e sta guardando le foto al pc.
“Vieni, vieni a vedere… niente male..”
“Si, belle veramente, sei molto bravo Michele, tutto merito tuo”.
“Ma no” – si schernisce – “merito tuo che sei una donna molto bella e sensuale, l’obiettivo non mente”.
“Quindi ho versato l’anticipo?” – meglio ribadire.
“A dire i vero ho versato io” – dice ridendo – “ma si… anticipo interamente versato e con grande soddisfazione”.
“Bene, sono contenta, grazie” – lo bacio sulla guancia.
“Telefono a Fanny, vediamo se ha finito così mi viene a prendere”.
Fanny mi risponde dopo pochi squilli,mi aspetta al bar vicino lo studio.
“Allora vado Michele, aspetto la tua chiamata per iniziare” – Ci salutiamo con un abbraccio e un bacio a fil di labbra.
Esco dallo studio e mi incammino verso il bar dove mi aspetta Fanny.
La vedo, seduta a un tavolino nel dehor.
Mi siedo accanto e lei, curiosa mi fa “com’è andata?”
“Ti dico dopo, prima prendiamo qualcosa, ho bisogno di bere”.
(Personaggi e situazioni di questo racconto sono frutto di fantasia)
Mai e poi mai avrei pensato potesse accadere.
invece eccomi qua, alla soglia dei 50 anni, sono diventata una prostituta; vendo il mio corpo per denaro.
Una serie sfortunata di accadimenti avversi mi ha costretta, per sopravvivere, a dedicarmi al mestiere più antico del mondo.
Di certo non ne ero contenta ma le alternative erano decisamente peggiori.
Sono sola al mondo; la figlia, mia unica parente, vive all’estero.
Studiata la situazione ho iniziato a organizzare.
Per prima cosa, la più semplice, ho assunto il ‘nome d’arte’ di Vanessa.
Mi è sembrato potesse essere eccitante e rassicurante al contempo.
Secondo passo, anche questo facile da compiere.
Ho acquistato un nuovo cellulare e attivato un numero ‘da lavoro’, non è il caso di divulgare informazioni personali.
Poi ho comperato della lingerie e vari accessori adeguati, bisogna ingolosire i potenziali clienti e vendere al meglio la propria merce.
Il passo successivo è stato prendere un appartamento dove esercitare, non volevo certo andare per strada.
Non è stato facile ma,alla fine, ho trovato un microappartamento arredato nella prima periferia che faceva al caso mio.
Sufficientemente tranquillo, tipo residence con 12 appartamenti, vicini riservati. L’unica difficoltà si è rivelata essere l’amministratore.
Un tipo sul viscido, ero sicura che lucrasse sul condominio. Avevo ragione. Intuito il motivo per cui mi serviva l’appartamento ha avanzato numerose opposizioni superate, ovviamente, con un ‘pizzo’.
Pizzo in natura; ha preteso che gliela dessi nel suo studio.
Mi ha scopata a 90 sulla scrivania; piangevo - era la mia prima marchetta - mentre mi sbatteva ferocemente, come ad affermare dominio e superiorità.
Per fortuna non è durato molto, pochi minuti e si è svuotato le palle nel preservativo, piantandomi il cazzo nel profondo.
Quando l’ha tirato fuori si è sfilato il preservativo e, con voce rauca e odiosa, mi ha detto: “puliscimi puttana” .
Ero furente; mi ha usata, insultata e umiliata , quella merda. Ho dovuto reprimere la mia rabbia, ho pensato “questa sarà la mia vita da oggi… ma non sarà sempre in questo modo”.
Così gli ho ripulito il cazzo che si stava ammosciando, trattenendo i conati di disgusto che mi risalivano in gola.
Una volta a casa sono corsa mi sono spogliata di corsa, dritta in bagno… piangevo come una bambina… infilata sotto al doccia mi sono lavata per più di un ora… ho usato un intero flacone di detergente intimo, un tubetto di dentifricio e una boccetta di colluttorio per lavare via lo schifo che provavo.
Alla fine mi sono buttata sul letto, esausta, ancora singhiozzante, accucciata in posizione fetale abbracciata a un cuscino… mi sono addormentata.
La mattina successiva, a mente fredda, faccio il punto della situazione:
Ho il nome falso da puttana, il numero di telefono dedicato all’attività e l’appartamento.
Devo trovare un buon sito dove pubblicare l’inserzione e un book fotografico per corredarla.
Mi sono impegnata in una ricerca su internet, ho visitato numerosi siti di escort e ne ho selezionati due, quelli che misembravano più seri e con maggiore visibilità.
Li ho contattati entrambe e ho ricevuto tutte le informazioni desiderate.
Non sono certo economici ma è normale sia così, se vuoi qualità devi pagare.
Presi la decisione di pubblicare la mia inserzione su tutti e due i siti, mi serviva più visibilità possibile.
Per i contratti ho preso tempo, avevo bisogno del book di accompagnamento all’inserzione.
Oltre questo dovevo studiare bene cosa scrivere. Una buona inserzione, oltre che a foto esplicative, sono fondamentali per attrarre i potenziali clienti.
Ora avevo bisogno di un fotografo, non si possono usare selfie, non solo.
“Devo trovarne uno discreto, capace e non particolarmente costoso – mi sono detta – pare facile”.
Mi è venuta un’idea, perché non cercare aiuto in altre escort, magari di una città vicina, per non indispettire le mie colleghe concittadine?
“Dai E. –il mio vero nome – fai così, muoviti!”.
Ho scrollato decine e decine di inserzioni, mi sono servite anche come indicazione sul testo che avrei usato nella mia.
Alla fine ho trovato una donna che mi era affine.
Una 55enne con una bella presenza, ho avuto l’impressione che esercitasse da molto tempo, le foto erano belle e non volgari, lasciano intravedere e fantasticare, l’inserzione era esplicita e ammiccante, non vi nascondo che mi sono anche eccitata nel guardarle.
Preso il coraggio a due mani le ho telefonato.
Non è stato facile, ero tremendamente imbarazzata, la voce mi tremava nonostante mi fossi preparata.
Lei ha subito pensato che la stessi prendendo in giro, che fossi una stronza rompicoglioni che si divertiva a scassare la minchia alle lavoratrici del sesso – suona meglio di puttane .
Per fortuna mi sono ripresa e sono riuscita a farle capire che la mia era una brutta situazione e che chiedevo il suo aiuto.
È rimasta titubante, del resto la mia telefonata era strana forte, per di più mentre era al lavoro.
Alla fine mi ha concesso di parlarle ma non in quel momento, mi avrebbe richiamata durante una pausa.
Avevo usato il mio seconto telefono, quindi non ho avuto remore nell’accettare.
D’altra parte non è che avessi molte alternative.
Nella tarda serata Fanny, facile capire chi sia, mi telefona.
È molto più rilassata e tranquilla e mi sento subito a mio agio.
Le riassumo brevemente la mia storia e le mie nuove necessità.
“Ho bisogno del tuo aiuto Fanny, siamo simili ma tu hai molta più esperienza di me” – le dico – “aiutami, ti prego”.
“Va bene Vanessa, ti capisco bene” – mi dice – “del resto la mia situazione di partenza era molto simile alla tua. Facciamo in questo modo, vieni qui per uno o due giorni così ti facci conoscere il tipo che ha realizzato il mio book. È molto bravo e ci si può mettere d’accordo per il costo e pagamento, non so se mi sono spiegata”.
“Ho capito bene, Fanny; pagamento in natura, non tutto ma in buona parte”.
“Brava” – mi dice – “sveglia e intelligente” – e ridiamo di gusto .
Ci accordiamo per incontrarci, lei è in una cittadina a circa un ora di treno.
“Fammi sapere di preciso a che ora arrivi così ti vengo a prendere alla stazione e andiamo dal fotografo”.
“Si Fanny, grazie di cuore, ti chiamo dal treno, diciamo una mezz’ora prima dell’ora di arrivo così hai tutto il tempo e fare le cose con tranquillità”
Ci salutiamo e confermiamo il giorno dell’appuntamento.
Arrivato il giorno; ero molto agitata e ho tentato di calmarmi facendomi coraggio: “stai andando a trovare un’amica, Vanessa, stai tranquilla” – mi sono detta .
Ho controllato per l’ennesima volta il piccolo borsone per affrontare il viaggio e, soprattutto, il colloquio con il fotografo.
Fanny mi aveva informata, almeno un pompino di acconto avrei dovuto farglielo.
Quindi dentifricio, spazzolino e colluttorio per dopo.
Una blusa di ricambio nel caso mi fossi sporcata e un paio di mutandine.
Sono un donnino previdente.
Con l’autobus vado in stazione, il treno è in orario e mi tranquillizzo, non mi piace essere in ritardo.
Appena il convoglio si ferma salgo su un vagone, trovo un posto e mi metto comoda. Tiro fuori il libro che sto leggendo e mi rilasso.
Dopo una trentina di minuti telefono a Fanny e le confermo l’orario di arrivo.
“A fra poco cara” – e chiudo la telefonata.
Il treno si ferma giusto il tempo per consentire ai viaggiatori di scndere e salire e riparte.
Mi incammino verso il salone e la vedo.
Una bella donna, senza dubbio.
Una criniera di capelli castani con riflessi mogano, trucco leggero, indossa una colorata blusa a fiori e una gonna nera al ginocchio, calze velate nere, mi sembra, e calza delle chanel nere con un bel tacco da 7.
Elegante e non vistosa, comoda ma non sciatta. Rimango affascinata.
Anche lei mi vede, mi saluta con la mano e mi viene incontro.
“Bello incontrarti Fanny” – dico – e lei “È bello anche per me Vanessa”.
Un istante di imbarazzo per entrambe ma lo superiamo abbracciandoci e scambiandoci due baci sulle guance.
“Fatti guardare” – mi prende per mano e mi fa fare un giro su me stessa – “uhmmm… sei veramente una bella donna Vanessa, complimenti”.
Ho lasciato i lunghi capelli sciolti, naturalmente mossi. Mi sono truccata come mio solito, appena accennato, nulla di vistoso.
Ho indossato una comoda blusa verde smeraldo con uno scollo a V abbastanza profondo da fornire una gradevole visuale del mio seno.
Pantaloni a sigaretta neri e mocassini completano il mio abbigliamento.
Ho indossato della biancheria in cotone, quella di uso quotidiano, e mi sono infilata dei collant grigio fumo, non mi piacciono i gambaletti.
“Dai Fanny… mi fai arrossire… tu sei bellissima!” – rispondo – e scoppiamo in una sincera risata… le persone nell’atrio si voltano verso di noi… che figura…
Ci siamo incontrate di qualche minuto e già sembriamo, ci sentiamo, due vecchie amiche.
“Andimo al bar e prendiamoci un bel caffè” – propone Fanny.
“Molto volentieri” – rispondo.
“Abbiamo tempo, l’appuntamento l’ho fissato fra un ora” – mi informa .
Ci accomodiamo a un tavolino e ordiniamo i caffè.
Chiacchieriamo fitto fitto per un po’, senza nessun imbarazzo ne per la situazione ne per quello che, io, sto per fare.
Sono rilassata, mi piace molto Fanny, una bella persona, spero ardentemente che diverremo realmente amiche.
“È arrivato il momento, avviamoci” – dice lei – “andiamo al parcheggio così ritiro l’auto”.
Una volta sedute in macchina mi offre una gomma da masticare e ne prende una per lei - “il caffè è un piacere ma meglio avere l’alito fresco” – e mi fa l’occhiolino.
La ringrazio sia per la gomma che per il consiglio. Sarà uno dei tanti che mi elargirà.
Pochi passi raggiungiamo lo studio, una bella vetrina, elegante… insomma, una bella sensazione.
Entriamo e subito ci viene incontro un uomo sulla quarantina, pelato con un vistoso pizzetto scuro, una bella presenza, assai gradevole, non c’è che dire.
“Fanny! Mia cara! Fatti abbracciare” – e abbraccia la mia amica baciandola a fil di labbra.
“Michele bello… sempre allegro” – cinguetta Fanny.
“E lei è Vanessa, l’amica di cui mi hai parlato” – dice Michele. Si avvicina a me e scansa la mia mano allungata per salutare e mi abbraccia, stampandomi un bacio sulla guancia destra.
Resto per un momento bloccata, non mi aspttavo un accoglienza così.
Sento Fanny parlare, “certo tesoro… la mia nuova amica e ha bisogno delle tue doti artistiche”.
Mi scuoto e con una voce più calma possibile rispondo al saluto “Michele sono lieta di incontrarti, Fanny mi ha decantato le tue capacità”.
“Ohhh… lusingato di avere due così belle signore nel mio studio. Spostiamoci nel salottino e mettiamoci comodi, così Vanessa potrà spiegarmi di cosa ha bisogno da questo umile fotografo”
Entriamo in un piccolo salottino che si apre poi nello studio fotografico vero e proprio.
Un divanetto e una poltroncina separati da un tavolino basso.
Fanny e io ci accomodiamo sul divanetto e Michele prende posto sulla poltroncina.
Fanny tira un po’ sù la gonna; ci sa fare; mostrando le cosce fino all’inguine.
Michele apprezza molto, non si può nascondere quello sguardo.
Mi faccio coraggio e riassumo a grandi linee la mia situazione aiutata dalla mia amica che interviene a sottolineare o a smussare il discorso.
Michele annuisce, prende appunti – sembra quasi uno psicologo – poi, dopo un profondo respiro inizia a parlare.
“Vanessa cara, ho compreso bene ciò che desideri e di cui hai bisogno, posso aiutarti senza problema, così come a suo tempo feci con la nostra Fanny” – le manda un bacino da lontano e lei lo ricambia.
Credo che, per iniziare, un buon book con una cinquantina di scatti sarà ottimo.
Diverse pose, varie location e situazioni e con una ampia varietà di outfit.
Un book che dica “questa sono io”!
Senza nessun problema…
“Cinquanta foto? Mi sembrano troppe. Non sono una modella in cerca d’ingaggio, sono una prostituta in cerca di clienti” – mi stupisco del modo in cui ho parlato - “E quanto mi verrà a costare?” – chiedo piuttosto preoccupata.
Ridono forte, poi lui dice “beh hai ragione, una 15 – 20 scatti saranno più che sufficienti per iniziare” e aggiunge “non ti preoccupare, ci accordiamo anche pagamenti dilazionati, non temere. Abbiamo un’amica in comune e spero che anche tu e io diverremo ottimi amici” – uno sguardo d’intesa con Fanny e poi, rivolto a me, un occhiolino con un sorriso malizioso.
Penso… “ecco il momento, adesso ci sarà da fare”.
“Facciamo qualche scatto … ti sciogli un po’ e verifichiamo come procedere ” – Fa Michele alzandosi e tendendomi la mano.
“Così? Adesso? Non sono pronta, preparata, non credevo lo avessimo fatto oggi” .
“Ma no… stai tranquilla… scatti di prova… nulla di complicato o difficile. Per le sedute vere e proprie fisseremo un altro appuntamento fra qualche giorno”.
Anche Fanny si è alzata, si sitema la gonna “vi lascio soli, approfitto per qulche commissione e poi ritorno. Non fate nulla che io non farei, mi raccomando”.
Mi sorride e, mentre mi saluta baciandomi le guance, sussurra “fai la brava, assecondalo e vedrai che l’anticipo lo saldi già oggi” – poi aggiunge – “è lavoro, solo lavoro, non sei tu… ricordalo!”.
Ci saluta con un “A dopo tesorucci” e esce dal salottino.
“Ti apro la porta e la richiudo così non verremo disturbati” – le fa eco Michele.
Sento la porta che si apre, i passi svelti di fanny e poi la chiusura. Michele torna nel salottino… “vieni?”.
Accende le luci e inizia a sistemare lo sgabello davanti al grande telo bianco.
Lo raggiungo “Michele non voglio che mi si veda il viso e avevo pensato di usare una striscia di pizzo nera a coprire gli occhi ma non l’ho portata”
Prontamente risponde “ottima idea, la useremo per gli scatti successivi, quelli che faremo ora sono esclusivamente dei provini, non verranno mostrati a nessuno. Valuteremo la tua reazione all’obiettivo, se desideri conservarli per te altrimenti verranno distrutti”.
Rassicurata seguo le sue indicazioni, scatta molte foto e, mano a mano che si procede, mi sento sempre meno tesa.
“Bene, molto bene. Sono molto buone, te le mostro fra un minuto. Nel fratempo togli blusa, ne facciamo qualcuna così”.
“Non ho un reggiseno sexy, uno semplice, morbido di cotone”.
“Molto meglio! Senza dubbio è preferibile così”.
Prendo un profondo respiro e sfilo la blusa, resto in reggiseno, sbuffo – “pronta!”
“Meravigliosa…. Piegati un po’ in avanti… così ... brava… fianco sinistro e piegati in avanti… guardami! Ottimo… ancora un paio… sfila una spallina… ecco così… leccati le labbra… super!”
Andiamo avanti per una mezz’ora poi Michele decide che sia sufficiente.
Stavo per rimettermi la blusa quando mi ferma “aspetta, è ancora presto; andiamo sul divano e parliamo dei pagamenti” .
Penso “ci siamo, speriamo faccia in fretta” - “si, arrivo” e mi siedo accanto a lui.
“Bene Vanessa” – esordisce – poi mi comunica il compenso.
Deglutisco – cazzo quanti soldi penso, sentiamo cosa propone.
“Possiamo dilazionare il pagamento secondo le tue esigenze e integrare con delle prestazioni professionali. Iniziamo con l’anticipo se vuoi” – “certo Michele, iniziamo pure”.
“Molto bene… ci intendiamo perfettamente” – esclama lui. “Togli il reggiseno e mostami quelle meraviglie”.
Libero le mie tettone, una terza molto abbondante, Michele apprezza molto.
“grandi… che tettona… e che areole e capezzoli…”.
In effetti ho delle enormi areole scure che danno vita a capezzoli cicciottosi , molto apprezzati.
“Fammele toccare! “ – inizia a massaggiarle, strizzarle, palparle, titillare, pizzicare e tirare i capezzoli.
“una spagnola.. subito!” – ordina sbottonandosi i pantaloni e tirando fuori il cazzo.
Lo guardo, nella norma, rasato per dare l’impressone sia più grosso.
Mi piego su di lui che nel frattempo è scivolato sdraiandosi sul divano, le tette sul cazzo, con le mani le spingo una contro l’altra fino a accoglierlo nel solco e inizio a segarlo.
Mugola, geme… apprezza il mio servizio.
“oooohhhh.. che meraviglia… sei bravissima… una spagnola super...”.
Lecco la cappella quando viene fuori dal tunnel di tette – “Oh cazzo… siiii.. siii.. non ti fermare.. vai…”.
Stringo ancora di più le tette e prendo fra le labbra la cappella, fermando la spagnola.
La succhio piano, con la lingua tormento il frenulo e il buchino, roteo la lingua intorno alla cappella che è cresciuta molto fra le mie labbra.
“Pompianraaaaaaaaahhh... cazzo si Vanessa… una fottutamente brava pompinara” – esclama con voce roca.
Sollevo lo sguardo, incrocio i suoi occhi… si eccita ancora di più – “non fermarti, ti prego…”
Riprendo con la spagnola, le tette lo stringono forte, mi fanno male ma non posso smettere; alterno la sega spagnola con le scucchiate di cappella, ad ogni succhiata lo sento tremare.
Assaggio le prime goccie di liquido seminale, buon segno, sta per finire.
Proseguo con il lavoro fino a quando non sento che sta per venire, ho in mente le parole di Fanny:
“Fallo venire in bocca, non ingoiarla e non sputarla, aspetta che abbia finito poi fagli vedere la bocca piena, inghiotti e mostragli al bocca vuota; sarà tuo e avrai un grosso sconto”.
“oooohh cazzoooooooooohhhh!!!... vengo... cazzo se vengo… ti sborro in bocca TROIAAAAAAAHHHH!!!
Contorcentosi mi scarica in bocca una abbondante quantità di seme.
Aspetto che finsca, reprimo un conato e facendolo scorrere fra le labbra raccolgo le ultime gocce.
Lui ansima come una locomotiva “cazzo che spagnola e pompino mi hai fatto Vanessa”.
Mi alzo e poi mi inginocchio accanto a lui, vicino al suo viso… apro la bocca per fargli vedere che è piena del suo sperma.
“Brava troia… guarda come ti ho riempita… ne ho fatta tanta… adesso ingoiala”.
Chiudo la bocca, deglutisco e ingoio tutto con un sospiro. Apro la bocca e tiro fuori la lingua... vuota… ingoiata fino all’ultima stilla.
Lui è felice mi sorride e mi accarezza sula guancia.
“L’acconto è stato interamente versato, grazie mille”.
“Grazie a te Michele”.
Raccolgo il reggiseno - “posso usare il bagno?”
“certo, è sulla sinistra” – prendo la mia borsa, poi vado a prendere la blusa e, ancheggiando e facendo ballonzolare le tette mi chiudo in bagno.
Appena chiusa la porta mi precipito sul lavabo, apro l’acqua e furiosamente mi sciacquo la bocca.
Devo togliermi il sapore di cazzo e sborra… lo spazzolino mi fa quasi sanguinare le gengive per quanto forte strofino.
Dopo alcuni minuti completo con abbondanti risciacqui di colluttorio.
Mi sfilo le scarpe, tolgo pantalone, collant e mutandine.
Alla natura femminile non importa come e con chi stai facendo sesso, la figa si bagna sempre, si lubrifica e io mi ero bagnata, ho odiato questo ma non potevo non farlo.
Me la sono lavata alla bell’e meglio, dopo essermela asciugata ho cambiato le mutandine.
Stavo per buttare le mutandine nel cestino quando mi sono detta: “Eh no. Poi diventeranno un oggetto fetish per il porco, me le tengo” . Le avvolgo nella carta igienica e le metto via nella borsa.
Mi rivesto, una sistemata ai capelli ed esco.
Michele nel frattempo si è ricomposto e sta guardando le foto al pc.
“Vieni, vieni a vedere… niente male..”
“Si, belle veramente, sei molto bravo Michele, tutto merito tuo”.
“Ma no” – si schernisce – “merito tuo che sei una donna molto bella e sensuale, l’obiettivo non mente”.
“Quindi ho versato l’anticipo?” – meglio ribadire.
“A dire i vero ho versato io” – dice ridendo – “ma si… anticipo interamente versato e con grande soddisfazione”.
“Bene, sono contenta, grazie” – lo bacio sulla guancia.
“Telefono a Fanny, vediamo se ha finito così mi viene a prendere”.
Fanny mi risponde dopo pochi squilli,mi aspetta al bar vicino lo studio.
“Allora vado Michele, aspetto la tua chiamata per iniziare” – Ci salutiamo con un abbraccio e un bacio a fil di labbra.
Esco dallo studio e mi incammino verso il bar dove mi aspetta Fanny.
La vedo, seduta a un tavolino nel dehor.
Mi siedo accanto e lei, curiosa mi fa “com’è andata?”
“Ti dico dopo, prima prendiamo qualcosa, ho bisogno di bere”.
(Personaggi e situazioni di questo racconto sono frutto di fantasia)
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