Come tutto può cambiare - terza parte
di
Enkii racconti
genere
dominazione
Il cerchio spezzato
Martina aveva passato tutto il giorno a tramare. Dopo giorni di tensione sottile e il gioco di “Confessioni Liquide” che l’aveva lasciata insicura, decise di riprendersi il controllo. Una festa, pensò, sarebbe stata il modo perfetto per rimettere tutti al loro posto, soprattutto Luca. Lo avrebbe umiliato davanti a un gruppo più grande, dimostrando che era lei a comandare, non Elena. Chiamò Sara, Gabriele e un paio di altri amici, ordinò pizze e birre, e preparò una lista di “giochi” pensati apposta per fare di Luca il bersaglio della serata.
Quando la sera arrivò, l’appartamento si riempì di voci e risate. Martina era al centro della scena, i capelli sciolti e un sorriso che mascherava la sua ansia. Matteo era al suo fianco, come sempre, ma i suoi occhi vagavano spesso verso la porta, in attesa di qualcosa – o qualcuno. Luca, invece, era relegato al divano, già con una birra in mano che Martina gli aveva messo davanti con un ordine secco: "Bevi e stattene buono finché non ti dico io."
La porta si aprì, ed Elena entrò, come al solito senza preavviso, con una bottiglia di tequila in mano e un’aria che sembrava risucchiare l’attenzione di tutti. "Sembra una festa vera," disse, posando la bottiglia sul tavolo e lanciando un’occhiata a Martina. "Che hai in mente, Marti?"
Martina sorrise, un po’ troppo entusiasta. "Una serata semplice," disse. "Pizze, birre e un gioco per divertirci. Ho pensato a ‘Il Servo della Tavola’. Luca sarà il nostro cameriere speciale, vero, Luca?" Gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche.
Luca annuì, le spalle curve, già rassegnato. "Sì, Martina," mormorò, alzandosi per prendere i piatti di carta come gli aveva ordinato prima.
Elena inclinò la testa, un sorriso lento che le increspava le labbra. "Carino," disse. "Ma sai, Martina, i giochi a senso unico sono un po’... noiosi. Che ne dici di alzare la posta? Facciamo ‘Il Cerchio del Comando’. Tutti partecipano, e chi perde a ogni giro diventa il servo di tutti. Più equo, no?"
Martina esitò, ma la presenza del gruppo la spinse a non tirarsi indietro. "Va bene," disse, cercando di sembrare sicura. "Purché Luca inizi per primo. È il suo ruolo naturale."
Il gruppo si dispose in cerchio, con le birre e la tequila al centro. Elena prese la parola, le regole che scorrevano dalla sua voce come un decreto. "Si beve uno shot, poi si fa una sfida scelta dal gruppo. Chi fallisce diventa il servo per il giro successivo: porta da bere, pulisce, obbedisce. Se ti rifiuti, bevi doppio e la penitenza peggiora. Chiaro?"
Tutti annuirono, e Martina bevve per prima, decisa a dare il tono. "Sfida me," disse a Elena, con un sorrisetto. "Voglio vedere cosa sai fare."
Elena non batté ciglio. "Perfetto. Bevi due shot di tequila senza tossire, poi fai cinque giri intorno al tavolo sulle mani. Fallo senza cadere."
Martina rise, sicura di sé. Prese gli shot, mandandoli giù con un leggero tremito, poi si abbassò per provare la verticale. Al secondo giro, però, perse l’equilibrio e crollò sul pavimento, tra le risate di Gabriele e Sara. "Merda," borbottò, rialzandosi con le guance rosse.
"Servo numero uno," disse Elena, con un tono gentile ma implacabile. "Martina, porta una birra a ognuno di noi. E fallo con un sorriso, dai."
Martina si irrigidì, ma obbedì, distribuendo le birre con un sorriso forzato che non nascondeva il suo imbarazzo. Matteo la guardò, un angolo della bocca che si alzava appena, ma non disse nulla, lasciando che il gioco seguisse il suo corso.
Toccò a Luca. Bevve il suo shot, tremando, e Elena gli diede la sfida: "Recita l’alfabeto al contrario mentre tieni un cucchiaio di senape in bocca." Luca ci provò, ma tra il sapore acre e la sua goffaggine, si inceppò dopo poche lettere, sputando la senape sul pavimento tra le risate del gruppo.
"Servo numero due," annunciò Elena. "Luca, pulisci il tuo casino e poi servi le pizze. Sbrigati."
Luca si inginocchiò, strofinando il pavimento con un tovagliolo, poi corse a prendere le pizze, inciampando su una scarpa di Gabriele e facendo cadere una fetta. Il gruppo rise ancora, e Martina, nonostante fosse anche lei un “servo”, gli lanciò un’occhiata di soddisfazione, pensando che il piano stesse comunque funzionando.
Ma il gioco continuò, e le cose cambiarono. Matteo bevve e affrontò la sua sfida – tenere un cubetto di ghiaccio in bocca per un minuto senza sputarlo – riuscendo senza problemi. Gabriele fallì nel cantare una canzone mentre beveva, diventando servo. Sara crollò cercando di fare dieci flessioni dopo tre shot. E poi toccò di nuovo a Martina.
Elena la fissò, il sorriso che si affinava. "Martina, bevi tre shot di fila, poi cammina fino alla porta e torna indietro con una mano dietro la schiena e un bicchiere d’acqua in equilibrio sull’altra. Se cade, perdi."
Martina, ancora rossa dal giro precedente, bevve i tre shot con un’espressione determinata. Ma l’alcol le annebbiò i movimenti, e a metà strada il bicchiere le scivolò di mano, infrangendosi sul pavimento. Il gruppo esplose in risate, e Martina rimase lì, il viso che bruciava.
"Servo di nuovo," disse Elena, con una dolcezza che nascondeva un coltello. "Martina, cara, pulisci il vetro e poi... vediamo... baciami la mano per scusarti di aver fatto un pasticcio."
Martina rise, nervosa, pensando fosse uno scherzo. "Sul serio?"
"Sul serio," rispose Elena, porgendole la mano con un gesto regale. "Regole del gioco, no? Non vorrai rifiutare e bere doppio, vero?"
Matteo si sporse in avanti, un lampo di divertimento negli occhi. "Dai, Marti, è divertente," disse, la voce neutra ma con un’ombra di incoraggiamento che tradiva il suo allineamento.
Martina esitò, il gruppo che la fissava in attesa. Poi, con un sorriso teso, si inginocchiò per pulire i cocci, le mani che tremavano appena. Quando finì, si alzò e si avvicinò a Elena, prendendole la mano e sfiorandola con le labbra, un gesto rapido ma carico di una resa che non aveva previsto.
"Brava," disse Elena, ritirando la mano con calma. "Sei proprio un’ottima giocatrice, Martina. Mi piace questo lato di te."
Martina si sedette di nuovo, il volto arrossato ma con un sorriso che cercava di mascherare il disagio. "Sì, be’, è solo un gioco," disse, ma la sua voce era più morbida, quasi accomodante.
Il gioco proseguì, con Luca che falliva ancora – costretto a bere birra da una ciotola come un cane – e Matteo che vinceva di nuovo, restando immune alle penitenze. Ma il momento clou era passato: Martina, senza accorgersene del tutto, si era piegata ancora una volta sotto il peso di Elena, e il bacio alla mano era stato un simbolo silenzioso di quel cambiamento. Elena aveva ribaltato il piano di Martina, trasformando la festa in un altro capitolo della sua ascesa.
Quando la serata si concluse, il gruppo si disperse tra risate e commenti. Martina rimase al tavolo, giocherellando con una bottiglia vuota, mentre Matteo si avvicinava a Elena per aiutarla a raccogliere le sue cose, un gesto che sembrava casuale ma non lo era. Luca, fradicio di birra e umiliazione, si ritirò sul divano, ma i suoi occhi seguirono Elena, testimone muto di un cerchio che si era spezzato, con Martina che scivolava, quasi senza rendersene conto, in un ruolo che non aveva voluto.
L’ombra della bottiglia
Era un pomeriggio grigio, il cielo pesante di nuvole che minacciavano pioggia. Matteo camminava lungo la via principale, le mani in tasca e un’aria distratta, quando la vide. Elena era appoggiata al muro di un bar, una sigaretta tra le dita e lo sguardo perso in qualche pensiero lontano. Indossava il solito giubbotto di pelle, i capelli neri mossi dal vento, e qualcosa in lei lo fece fermare.
"Ehi," disse, avvicinandosi con un sorriso storto. "Non ti vedo da un po’. Che fai qui da sola?"
Elena alzò gli occhi, un lampo di sorpresa che si trasformò subito in un sorriso lento. "Ciao, Matteo. Aspetto nessuno, se è quello che vuoi sapere. E tu? Sempre al guinzaglio di Martina?"
Matteo rise, grattandosi la nuca. "Non proprio. Oggi sono libero. Dai, vieni da noi stasera. Martina sarà contenta di rivederti." Il tono era casuale, ma c’era un’intenzione nascosta, un invito che andava oltre le parole.
Elena spense la sigaretta contro il muro, studiandolo per un momento. "Contenta, eh? Vedremo. Va bene, passo. Porta la tequila, però. Non mi muovo senza."
"Ci sto," rispose lui, annuendo. "A dopo, allora."
Quella sera, l’appartamento era illuminato da luci soffuse, un tentativo di Martina di creare un’atmosfera rilassata dopo giorni di tensione. Luca era sul divano, come sempre, una birra già in mano che Martina gli aveva piazzato davanti con un "Bevi e non rompere." Quando Matteo entrò con Elena al seguito, Martina alzò un sopracciglio, ma il suo sorriso non vacillò.
"Elena," disse, alzandosi per accoglierla. "Che sorpresa. Matteo non mi aveva detto niente."
"Gliel’ho chiesto per strada," disse Matteo, posando la tequila sul tavolo. "Pensavo fosse una buona idea, no?"
Elena si tolse il giubbotto, buttandolo su una sedia con noncuranza. "Spero di non disturbare," disse, con un tono che suggeriva il contrario. "Ho portato il carburante. Che ne dite di un gioco come ai vecchi tempi?"
Martina annuì, un po’ troppo entusiasta. "Perfetto. Facciamo bere Luca fino a farlo crollare. È sempre divertente, vero, Luca?" Gli lanciò un’occhiata, e lui abbassò lo sguardo, rassegnato.
"Mi piace," disse Matteo, aprendo la bottiglia. "Dai, Luca, primo shot. Forza."
Luca prese il bicchiere che Matteo gli porse, bevendo con un tremito. La tequila gli bruciò la gola, e fece una smorfia mentre Martina rideva. "Sempre lo stesso disastro," disse, sedendosi accanto a Matteo. "Vai con il secondo."
Elena si appoggiò al muro, osservando la scena con un sorriso che nascondeva qualcosa. "Carino," disse. "Ma sai, Martina, sembra quasi che ti serva Luca per sentirti grande. È un po’... facile, no?"
Martina rise, ma il suono era teso. "Facile? È solo un gioco, Elena. Non c’è bisogno di psicanalizzarmi."
"Oh, non ti sto psicanalizzando," rispose Elena, prendendo un sorso dalla sua bottiglia. "Sto solo dicendo che una vera regina non ha bisogno di un punching bag per brillare. Ma vai pure, continua."
Martina arrossì leggermente, ma si voltò verso Luca. "Terzo shot," ordinò, e Luca bevve di nuovo, il viso che si contorceva mentre la tequila gli scendeva nello stomaco. Matteo gli diede una pacca sulla spalla, ridendo.
"Grande, Luca," disse. "Ne reggi ancora, vero?" Il suo tono era allegro, ma i suoi occhi sfiorarono Elena, come in cerca di un cenno.
Elena si avvicinò al tavolo, versando un altro shot per Luca. "Quarto," disse, porgendoglielo. "E stavolta canta ‘Tanti auguri’ mentre bevi. Dai, rendilo divertente."
Luca obbedì, la voce strozzata che inciampava sulle parole mentre la tequila gli colava sul mento. Martina rise forte, ma Elena intervenne di nuovo. "Sai, Martina, è quasi troppo facile con lui. Sembra che tu ci tenga a dimostrare qualcosa. Non sei stanca di vincere sempre nello stesso modo?"
Martina si irrigidì, ma cercò di mantenere il sorriso. "Non sono stanca di niente," disse. "È solo un gioco, no? Quinto shot, Luca."
Luca bevve ancora, barcollando sul divano. Il suo stomaco gorgogliava rumorosamente, e il viso era diventato pallido. Matteo si sporse verso Elena, sussurrando qualcosa che Martina non sentì, e lei annuì appena, un’intesa silenziosa.
Elena versò un sesto shot, posandolo davanti a Luca. "Bevi e fai il cane," disse. "A quattro zampe, abbaia. È un classico."
Luca si abbassò, tremando, e bevve prima di crollare sul pavimento, abbaiando debolmente tra le risate di Martina e Matteo. Ma prima che potesse finire, il suo corpo si ribellò: vomitò sul tappeto, un getto acido che fece gridare Martina.
"Che schifo!" esclamò, alzandosi di scatto. "Luca, sei proprio un disastro!"
Elena rise, un suono morbido ma tagliente. "Oh, Martina, non dargli tutta la colpa. Sei tu che l’hai spinto fin qui. È quasi tenero quanto ci provi a comandare, sai? Ma guarda il risultato." Indicò il vomito con un gesto della mano, come fosse un trofeo della sua sconfitta.
Martina arrossì, cercando di pulire con un tovagliolo. "Non è colpa mia se non regge," borbottò, ma la sua voce era meno sicura.
Elena si avvicinò, porgendole un altro tovagliolo con un sorriso gentile. "Certo che no," disse. "Ma una regina dovrebbe sapere quando fermarsi, no? Altrimenti sembra solo... disperata." La parola scivolò come seta, e Martina la fissò, incerta su come rispondere.
Matteo intervenne, prendendo una birra. "Dai, Marti, lascia stare. Luca pulisce dopo. Vero, Luca?" Gli diede un colpetto con il piede, e Luca annuì, ancora a terra, troppo stordito per protestare.
Elena si sedette sul divano, accavallando le gambe. "Sai, Martina," disse, versandosi un altro shot, "sei brava a organizzare, ma forse dovresti imparare a perdere con più grazia. Tipo ieri, quando mi hai baciato la mano. È stato un bel momento, no?"
Martina rise, nervosa. "Un gioco stupido," disse, ma i suoi occhi evitarono quelli di Elena.
"Stupido ma vero," rispose Elena, porgendole la mano con un gesto lento. "Fallo di nuovo, dai. Per ridere."
Matteo ridacchiò, un suono che tradiva il suo divertimento. "Sì, Marti, fallo. È divertente," disse, il tono leggero ma con un’ombra di incoraggiamento.
Martina esitò, il gruppo ormai ridotto a loro tre e al silenzio imbarazzato di Luca. Poi, con un sorriso che cercava di sembrare giocoso, prese la mano di Elena e la sfiorò con le labbra, un gesto rapido ma pesante. "Contenta?" disse, cercando di riprendersi.
"Molto," rispose Elena, ritirando la mano con calma. "Vedi? Sei perfetta quando ti arrendi un po’. È il tuo talento nascosto."
Martina si sedette di nuovo, il viso arrossato ma con un sorriso che mascherava la resa. "Sei proprio strana, Elena," disse, ma non c’era sfida nelle sue parole, solo un’eco di accettazione.
Elena si appoggiò allo schienale, la tequila in mano come uno scettro. "E tu sei adorabile quando ti pieghi," disse, con una dolcezza crudele. "Puliamo domani, Martina. Stasera hai già dato abbastanza."
Luca, ancora a terra, guardava in silenzio, il vomito accanto a lui un promemoria della sua umiliazione. Ma era Martina, con quel secondo bacio alla mano, a sembrare più fragile, intrappolata in un gioco che Elena aveva ormai fatto suo. Matteo, con il suo silenzio complice, beveva la sua birra, e l’ombra della bottiglia si allungava su tutti loro, con Elena che regnava, indiscussa, al centro del caos.
Il filo del bicchiere
Il silenzio nell’appartamento si era fatto denso, interrotto solo dal rantolo stanco di Luca che cercava di rialzarsi dal pavimento, il viso pallido e le mani tremanti sporche di vomito. Martina era tornata a sedersi sul divano, le guance ancora rosse per il bacio alla mano di Elena, un sorriso incerto sulle labbra mentre cercava di riprendere il controllo della serata. Matteo, con la birra in mano, osservava la scena con un divertimento trattenuto, gli occhi che guizzavano tra le due donne come se stesse aspettando il prossimo atto di uno spettacolo.
Elena, appoggiata al bracciolo del divano, teneva la bottiglia di tequila come un trofeo, il sorriso che le danzava sulle labbra. "Sai, Martina," disse, svitando il tappo con un gesto lento, "mi piace come ti impegni a tenere tutto insieme. È quasi... eroico. Ma ora che Luca è fuori gioco, perché non ti diverti un po’ tu? Dai, prendi uno shot con me." Le porse un bicchiere pieno fino all’orlo, la voce morbida ma con un sottofondo che non ammetteva rifiuti.
Martina rise, un suono nervoso ma accomodante. "Uno shot? Okay, posso farcela," disse, prendendo il bicchiere. "Tanto per dimostrarti che reggo meglio di lui." Indicò Luca con un cenno, cercando di recuperare un po’ di terreno.
Elena annuì, versandosi il suo shot. "Perfetto. Allora brindiamo... alla tua resistenza. Bevi tutto d’un fiato, eh?" Alzarono i bicchieri, e Martina mandò giù la tequila, tossendo appena mentre il liquido le bruciava la gola. Elena bevve con calma, senza un tremito, posando il bicchiere con un sorriso. "Non male," disse. "Ma sembri un po’ tesa. Un altro, dai. Rilassati."
Martina esitò, ma il tono di Elena era così naturale, così invitante, che annuì. "Va bene, un altro," disse, ridacchiando. Prese il secondo shot, bevendo più lentamente stavolta, il viso che si contorceva appena. "Visto? Non sono una principiante."
"Lo vedo," rispose Elena, versandole un terzo senza chiederle il permesso. "Ma sai, Martina, una vera regina non si ferma al ‘non principiante’. Su, questo è per dimostrare quanto sei forte. Non vorrai deludermi, vero?" Le sue parole erano gentili, quasi un complimento, ma c’era una sfida nascosta che punzecchiava l’orgoglio di Martina.
Martina prese il bicchiere, il sorriso che si incrinava. "Non ti deludo," disse, mandando giù il terzo shot. Il suo corpo sussultò leggermente, e si appoggiò allo schienale, ridendo. "Cazzo, è forte."
"Proprio come te," disse Elena, ma il tono aveva un’ombra di scherno. "Matteo, guarda la tua ragazza. Sta tenendo il passo, no?" Versò un quarto shot, porgendolo a Martina. "Dai, questo è per lui. Brindiamo al suo... supporto silenzioso."
Matteo alzò la sua birra, un ghigno sul viso. "Alla grande, Marti," disse, ma i suoi occhi si soffermarono su Elena, un cenno di complicità che Martina, già annebbiata, non colse.
Martina bevve il quarto shot, la testa che cominciava a girarle. "Supporto silenzioso," ripeté, ridendo più forte. "Giusto. Lui sta sempre lì, vero?" La sua voce era più alta, il controllo che le scivolava via.
Elena si sporse verso di lei, versandole un quinto shot. "Esatto," disse. "E tu sei così brava a brillare per entrambi. Ma sai, Martina, sembri quasi... insicura stasera. Un altro, dai. Per dimostrarmi che mi sbaglio." Il suo sorriso era dolce, ma gli occhi verdi scintillavano di un’intenzione crudele.
Martina prese il bicchiere, barcollando leggermente. "Non sono insicura," borbottò, bevendo. La tequila le colò sul mento, e lei si asciugò con la manica, ridendo in modo isterico. "Visto? Sto bene!"
"Benissimo," disse Elena, versandole un sesto shot. "Sei uno spettacolo, Martina. Quasi mi fai invidia. Bevi questo e dimmi qualcosa di forte, qualcosa da regina. Su."
Martina, ormai ubriaca, prese lo shot con mani incerte. "Io... io sono la migliore qui," disse, la voce impastata mentre beveva, sputacchiando un po’. "Nessuno mi batte." Cadde all’indietro sul divano, ridendo senza controllo.
Elena rise con lei, ma era una risata diversa, dominante. "La migliore, eh? Adorabile. Ma guarda, stai tremando. Un altro, dai. Per la corona che dici di portare." Le porse un settimo shot, e Martina, con gli occhi vitrei, lo prese senza protestare.
"Corona," farfugliò, bevendo. Il liquido le scivolò lungo il collo, e lei si lasciò andare sul divano, la testa che ciondolava. "Sono... sono forte..."
"Fortissima," disse Elena, versandole un ottavo shot e mettendoglielo in mano. "Ma sembri stanca, Martina. Bevi questo e mostrami quanto reggi ancora. Una regina non crolla, no?"
Martina bevve, barcollando così tanto che Matteo dovette sostenerla per non farla cadere. "Non crollo," biascicò, ridendo e tossendo insieme. "Elena, sei... sei proprio una stronza simpatica..."
"Grazie," rispose Elena, con una dolcezza tagliente. "E tu sei così carina quando ti arrendi senza accorgertene. Un altro, dai. Per me." Le porse un nono shot, e Martina, ormai persa nell’alcol, lo prese, versandosene metà addosso mentre cercava di bere.
"Per te," ripeté, la voce che si spezzava. Cadde di lato sul divano, ridendo e singhiozzando allo stesso tempo. "Cazzo, sono... sono fottuta..."
Elena si alzò, torreggiando su di lei con un sorriso trionfante. "Fottuta ma adorabile," disse. "Guarda, Martina, sei un disastro perfetto. Quasi mi dispiace per te." Si voltò verso Matteo, che rideva piano, la birra ancora in mano. "Non credi sia uno spettacolo, Matteo?"
"Uno spettacolo da prima fila," rispose lui, alzando la bottiglia in un brindisi silenzioso. Il suo divertimento era evidente, e il suo sguardo su Elena tradiva un’ammirazione che non cercava più di nascondere.
Martina, completamente ubriaca, cercò di rialzarsi, ma ricadde, il viso rosso e gli occhi semichiusi. "Elena... sei... sei troppo forte," farfugliò, ridendo come se fosse un complimento. "Mi fai... mi fai girare la testa..."
"Lo so," disse Elena, chinandosi su di lei e dandole un colpetto sulla guancia. "E tu sei così brava a lasciarti andare, Martina. È quasi commovente." Versò un decimo shot e glielo mise in mano. "Ultimo, dai. Per la regina che eri."
Martina bevve, o meglio, ci provò. La tequila le scivolò sul viso, e lei crollò del tutto, accasciandosi sul divano tra risate isteriche e gemiti. "Sono... sono ancora qui," biascicò, prima di chiudere gli occhi, il respiro pesante.
Elena si raddrizzò, un ghigno soddisfatto sul viso. "Eccola, la tua regina, Matteo," disse, indicando Martina con un gesto teatrale. "Un po’ meno regale di quanto pensava, no?"
Matteo rise, scuotendo la testa. "Hai un talento, Elena," disse, la voce bassa ma carica di apprezzamento. "Non so come fai."
"È facile quando sanno già di non poter vincere," rispose lei, prendendo la bottiglia e bevendo un sorso direttamente dal collo. "Martina è adorabile, però. Quasi mi dispiace farla divertire così tanto."
Luca, ancora a terra vicino al suo vomito, guardava la scena con occhi annebbiati. Martina, ubriaca oltre ogni limite, era ridotta a un relitto divertito, e Elena, con le sue piccole umiliazioni, aveva tessuto un filo che l’aveva avvolta completamente. La regina autoproclamata era caduta, e nel divertimento crudele di Elena, il potere nella stanza era ormai un gioco a senso unico.
La caduta del velo
Il salotto era avvolto da un silenzio denso, spezzato solo dal respiro affannoso di Martina, sdraiata sul divano con la testa ciondolante e un sorriso ubriaco che le deformava il viso. La tequila le aveva lasciato macchie scure sulla felpa, e i capelli, appiccicati alla fronte dal sudore, la facevano sembrare un relitto lontano dalla sua solita compostezza. Matteo, seduto accanto a lei, sorseggiava la sua birra con un ghigno trattenuto, mentre Luca, ancora inginocchiato vicino al suo vomito sul tappeto, osservava con occhi spenti, offuscati dall’alcol. Elena, in piedi con la bottiglia di tequila in mano, regnava sulla stanza, il trionfo che le scintillava negli occhi verdi come un’arma affilata.
"Guardatela," disse Elena, voltandosi verso Matteo con un sorriso che intrecciava dolcezza e derisione. "La tua regina, eh? Sta proprio illuminando la serata." Fece un passo verso Martina, inclinando la testa come se stesse valutando un oggetto fuori posto. "Martina, tesoro, sei ancora tra noi?"
Martina alzò la testa di scatto, gli occhi socchiusi e un risolino che le sfuggì dalle labbra. "Sì... sì, ci sono," farfugliò, cercando di raddrizzarsi ma scivolando contro lo schienale. "Non sono... non sono fuori gioco, okay?" La sua voce era un misto di sfida e confusione, resa incerta dall’alcol.
"Oh, lo vedo," disse Elena, versando un altro shot di tequila con una lentezza calcolata, lasciando che il liquido danzasse vicino al bordo del bicchiere. "Sei un’esplosione, Martina. Quasi mi spaventi con tutta questa vitalità." Il tono era ironico, un gioco sottile che la teneva sospesa tra il ridicolo e la pietà. Glielo porse, un’offerta che sembrava gentile ma nascondeva una trappola. "Dai, un altro. Mostra che sei ancora in pista."
Martina rise, un suono rauco e scoordinato, e prese il bicchiere con mani tremanti. "In pista... sì, ci sto," biascicò, portandoselo alla bocca. Metà della tequila le colò sul mento, e lei tossì, sputacchiando sul divano. "Visto? Io... io reggo."
Elena si chinò verso di lei, abbastanza vicina da farla sobbalzare. "Reggi, eh? Sembri più un naufragio che una campionessa, ma apprezzo l’impegno." Si rialzò, voltandosi verso Matteo con un sopracciglio alzato. "Che ne pensi, Matteo? La tua ragazza è ancora la padrona di casa o dobbiamo farle una corona di carta per consolarla?"
Matteo rise, scuotendo la testa. "Una corona di carta sarebbe perfetta," disse, posando la birra sul tavolo. "Ma dai, Marti, sei un fenomeno. Non mollare ora." Il suo tono era vagamente incoraggiante, ma i suoi occhi tradivano un divertimento che si allineava più a Elena che a Martina.
Martina, captando il commento, cercò di tirarsi su, barcollando pericolosamente. "Non mollo," borbottò, puntando un dito tremante verso Elena. "Tu... tu pensi di essere... così grande, eh? Ma io... io sono Martina." La frase si perse in un singhiozzo alcolico, e lei si accasciò di nuovo, ridendo di sé stessa.
Elena incrociò le braccia, il sorriso che si allargava. "Oh, lo so chi sei, Martina. Sei quella che comanda tutti, che organizza le serate... o almeno ci prova." Fece una pausa, lasciando che le parole si posassero come cenere. "Ma forse hai bisogno di un aiutino per brillare stasera. Che ne dici di un gioco finale? Qualcosa di semplice, per te."
Martina la fissò, gli occhi annebbiati ma incuriositi. "Un gioco?" biascicò. "Tipo... tipo cosa?"
Elena prese una lattina di birra vuota dal tavolo e la posò sul pavimento, a pochi passi dal divano. "Facile," disse. "Ti alzi, cammini fino alla lattina, la schiacci come una tosta, e torni a sederti. Se ci riesci senza cadere, ti faccio i complimenti davanti a tutti. Se no... be’, vedremo." Il tono era leggero, quasi amichevole, ma il sottinteso era una sfida che Martina non poteva ignorare.
Matteo batté le mani, ridendo. "Grande, Elena. Dai, Marti, facci vedere. Spacca quella lattina come una regina."
Martina si aggrappò al bracciolo, cercando di alzarsi. "Ci sto," disse, la voce incerta ma con un lampo di ostinazione. "La schiaccio... la distruggo." Barcollò in piedi, le gambe molli, e fece un passo avanti. Il pubblico – Matteo, Luca ed Elena – la guardava in silenzio, un misto di attesa e scherno negli occhi.
Al secondo passo, Martina perse l’equilibrio, crollando con le mani a terra a un soffio dalla lattina. "Merda," borbottò, ridendo istericamente mentre cercava di rialzarsi. Con un ultimo sforzo, si tirò su e calpestò la lattina, schiacciandola con un rumore metallico che echeggiò nella stanza. "Visto? L’ho fatto!" esclamò, alzando un pugno, ma il gesto la fece vacillare di nuovo.
Elena applaudì lentamente, un gesto più beffardo che sincero. "Brava, Martina. Quasi impressionante. Ora torna al tuo trono, dai." Indicò il divano con un cenno, e Martina, con un ghigno ebbro, si girò per tornare indietro. Ma a metà strada, le ginocchia le cedettero, e cadde sul sedere con un tonfo sordo, scoppiando in una risata scoordinata.
Matteo si coprì la bocca per soffocare una risata. "Cazzo, Marti, sei un disastro," disse, tra i denti. "Ma la lattina è andata!"
Elena si avvicinò, chinandosi su di lei con un sorriso che oscillava tra la gentilezza e il disprezzo. "Oh, Martina, sei uno spettacolo," disse, porgendole una mano per aiutarla. "Quasi mi dispiace guardarti così. Quasi." Martina prese la mano, ridendo e farfugliando qualcosa di incomprensibile mentre si rimetteva in piedi, appoggiandosi pesantemente a Elena.
"Sei... sei cattiva," biascicò Martina, ma il tono era più divertito che ostile. "Ma... mi piaci."
"Lo so," rispose Elena, accompagnandola al divano e lasciandola cadere accanto a Matteo. "Sei troppo adorabile per non giocarci un po’. Ma tranquilla, non ti spingo oltre... o forse sì." Si raddrizzò, voltandosi verso Matteo con un’occhiata complice. "Che ne dici, Matteo? La regina merita un gran finale pubblico, no? Qualcosa che resti."
Matteo annuì, ancora ridendo. "Assolutamente. Falle fare qualcosa di epico, dai."
Elena prese la bottiglia di tequila, svuotandola in un ultimo bicchiere che posò sul tavolo, poi tirò fuori il telefono dalla tasca del giubbotto. "Okay, Martina, ultimo atto," disse, girandosi verso di lei. "Ti do un’occasione per chiudere in bellezza davanti a tutti – e intendo tutti. Bevi questo, alzati e fai un inchino – da regina, eh – davanti a noi. Io lo filmo e lo posto su Instagram con un bel titolo: ‘La Regina Martina saluta i suoi sudditi’. Se ci riesci, sarà un trionfo. Se no, be’, lo posto lo stesso, ma con un twist." Il tono era giocoso, ma l’intenzione era chiara: un’umiliazione social, sottile ma devastante.
Martina rise, un suono strozzato ma entusiasta. "Instagram... sì, posso," disse, allungandosi per prendere il bicchiere. Lo bevve con un gesto maldestro, versandosene un po’ sul mento, poi si alzò, barcollando come una marionetta con i fili spezzati. "Inchino," farfugliò, mentre Elena iniziava a filmare, il telefono puntato su di lei. Martina si piegò in avanti, ma invece di un inchino elegante, perse l’equilibrio e cadde in ginocchio davanti a Elena, le mani a terra e la testa china, ridendo senza controllo.
Elena continuò a filmare, un ghigno soddisfatto sul viso. "Perfetto," disse, zoomando sul volto arrossato di Martina. "Signori, ecco la vostra regina!" Spense la registrazione e si chinò su di lei, dandole un colpetto sulla testa. "Sai che c’è, Martina? Questo merita un pubblico più grande. Dai, aggiungiamo un tocco finale." Aprì Instagram, digitando rapidamente mentre Martina, ancora in ginocchio, rideva e tossiva.
"Elena, che fai?" biascicò Martina, cercando di rialzarsi ma ricadendo sul divano.
"Ti rendo famosa," rispose Elena, caricando il video con una didascalia: ‘La Regina Martina abdica in ginocchio – lunga vita al giullare di corte!’ Aggiunse un filtro che enfatizzava il suo viso paonazzo e un sottofondo musicale allegro, poi premette “Pubblica”. Il telefono vibrò subito con le prime notifiche: risate emoji, "LOL", e commenti come "Grande Marti, che caduta di stile!"
Martina, ignara, si accasciò accanto a Matteo, ridendo. "Giullare... sì, va bene," farfugliò, gli occhi socchiusi. "Sei... sei troppo forte, Elena."
"Grazie," rispose Elena, con una dolcezza che nascondeva il suo dominio. "E tu sei stata perfetta a cedere così, davanti a tutti i tuoi follower." Si voltò verso Matteo, mostrando il telefono. "Già cinquanta like in un minuto. La tua regina è virale, Matteo."
Matteo rise forte, guardando lo schermo. "Cazzo, Elena, sei un genio. Marti, sei una star ora!" Le diede un colpetto sulla spalla, ma i suoi occhi brillavano di ammirazione per Elena.
Elena si infilò il giubbotto, prendendo la bottiglia vuota. "Direi che abbiamo finito," disse. "Lascio il trono al giullare e vi saluto. Ci vediamo, Matteo. Ciao, Martina – controlla Instagram domani, eh?" Le strizzò l’occhio e uscì, lasciando dietro di sé il suono delle notifiche che continuavano ad arrivare.
Il silenzio tornò, rotto solo dal respiro pesante di Martina e dal gemito stanco di Luca. La regina autoproclamata era caduta, umiliata non con brutalità ma con una serie di piccole spinte astute, culminate in quel video pubblico che la ridicolizzava davanti a centinaia di occhi virtuali. Elena aveva tessuto la sua rete con grazia crudele, e l’ultima immagine – Martina in ginocchio, immortalata come giullare di corte su Instagram – era il sigillo della sua disfatta social. La serata era finita, e il potere, ormai, aveva un solo nome.
Continua...
Con questa terza parte termina la pubblicazione "aperta" dei capitoli. Potete trovare il primo volume completo a seguente link https://raccontienkii.my.canva.site/ oppure direttamente su Amazon Kindle cercando "Come tutto può cambiare".
Grazie in anticipo a chiunque deciderà di continuare la lettura.
Martina aveva passato tutto il giorno a tramare. Dopo giorni di tensione sottile e il gioco di “Confessioni Liquide” che l’aveva lasciata insicura, decise di riprendersi il controllo. Una festa, pensò, sarebbe stata il modo perfetto per rimettere tutti al loro posto, soprattutto Luca. Lo avrebbe umiliato davanti a un gruppo più grande, dimostrando che era lei a comandare, non Elena. Chiamò Sara, Gabriele e un paio di altri amici, ordinò pizze e birre, e preparò una lista di “giochi” pensati apposta per fare di Luca il bersaglio della serata.
Quando la sera arrivò, l’appartamento si riempì di voci e risate. Martina era al centro della scena, i capelli sciolti e un sorriso che mascherava la sua ansia. Matteo era al suo fianco, come sempre, ma i suoi occhi vagavano spesso verso la porta, in attesa di qualcosa – o qualcuno. Luca, invece, era relegato al divano, già con una birra in mano che Martina gli aveva messo davanti con un ordine secco: "Bevi e stattene buono finché non ti dico io."
La porta si aprì, ed Elena entrò, come al solito senza preavviso, con una bottiglia di tequila in mano e un’aria che sembrava risucchiare l’attenzione di tutti. "Sembra una festa vera," disse, posando la bottiglia sul tavolo e lanciando un’occhiata a Martina. "Che hai in mente, Marti?"
Martina sorrise, un po’ troppo entusiasta. "Una serata semplice," disse. "Pizze, birre e un gioco per divertirci. Ho pensato a ‘Il Servo della Tavola’. Luca sarà il nostro cameriere speciale, vero, Luca?" Gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche.
Luca annuì, le spalle curve, già rassegnato. "Sì, Martina," mormorò, alzandosi per prendere i piatti di carta come gli aveva ordinato prima.
Elena inclinò la testa, un sorriso lento che le increspava le labbra. "Carino," disse. "Ma sai, Martina, i giochi a senso unico sono un po’... noiosi. Che ne dici di alzare la posta? Facciamo ‘Il Cerchio del Comando’. Tutti partecipano, e chi perde a ogni giro diventa il servo di tutti. Più equo, no?"
Martina esitò, ma la presenza del gruppo la spinse a non tirarsi indietro. "Va bene," disse, cercando di sembrare sicura. "Purché Luca inizi per primo. È il suo ruolo naturale."
Il gruppo si dispose in cerchio, con le birre e la tequila al centro. Elena prese la parola, le regole che scorrevano dalla sua voce come un decreto. "Si beve uno shot, poi si fa una sfida scelta dal gruppo. Chi fallisce diventa il servo per il giro successivo: porta da bere, pulisce, obbedisce. Se ti rifiuti, bevi doppio e la penitenza peggiora. Chiaro?"
Tutti annuirono, e Martina bevve per prima, decisa a dare il tono. "Sfida me," disse a Elena, con un sorrisetto. "Voglio vedere cosa sai fare."
Elena non batté ciglio. "Perfetto. Bevi due shot di tequila senza tossire, poi fai cinque giri intorno al tavolo sulle mani. Fallo senza cadere."
Martina rise, sicura di sé. Prese gli shot, mandandoli giù con un leggero tremito, poi si abbassò per provare la verticale. Al secondo giro, però, perse l’equilibrio e crollò sul pavimento, tra le risate di Gabriele e Sara. "Merda," borbottò, rialzandosi con le guance rosse.
"Servo numero uno," disse Elena, con un tono gentile ma implacabile. "Martina, porta una birra a ognuno di noi. E fallo con un sorriso, dai."
Martina si irrigidì, ma obbedì, distribuendo le birre con un sorriso forzato che non nascondeva il suo imbarazzo. Matteo la guardò, un angolo della bocca che si alzava appena, ma non disse nulla, lasciando che il gioco seguisse il suo corso.
Toccò a Luca. Bevve il suo shot, tremando, e Elena gli diede la sfida: "Recita l’alfabeto al contrario mentre tieni un cucchiaio di senape in bocca." Luca ci provò, ma tra il sapore acre e la sua goffaggine, si inceppò dopo poche lettere, sputando la senape sul pavimento tra le risate del gruppo.
"Servo numero due," annunciò Elena. "Luca, pulisci il tuo casino e poi servi le pizze. Sbrigati."
Luca si inginocchiò, strofinando il pavimento con un tovagliolo, poi corse a prendere le pizze, inciampando su una scarpa di Gabriele e facendo cadere una fetta. Il gruppo rise ancora, e Martina, nonostante fosse anche lei un “servo”, gli lanciò un’occhiata di soddisfazione, pensando che il piano stesse comunque funzionando.
Ma il gioco continuò, e le cose cambiarono. Matteo bevve e affrontò la sua sfida – tenere un cubetto di ghiaccio in bocca per un minuto senza sputarlo – riuscendo senza problemi. Gabriele fallì nel cantare una canzone mentre beveva, diventando servo. Sara crollò cercando di fare dieci flessioni dopo tre shot. E poi toccò di nuovo a Martina.
Elena la fissò, il sorriso che si affinava. "Martina, bevi tre shot di fila, poi cammina fino alla porta e torna indietro con una mano dietro la schiena e un bicchiere d’acqua in equilibrio sull’altra. Se cade, perdi."
Martina, ancora rossa dal giro precedente, bevve i tre shot con un’espressione determinata. Ma l’alcol le annebbiò i movimenti, e a metà strada il bicchiere le scivolò di mano, infrangendosi sul pavimento. Il gruppo esplose in risate, e Martina rimase lì, il viso che bruciava.
"Servo di nuovo," disse Elena, con una dolcezza che nascondeva un coltello. "Martina, cara, pulisci il vetro e poi... vediamo... baciami la mano per scusarti di aver fatto un pasticcio."
Martina rise, nervosa, pensando fosse uno scherzo. "Sul serio?"
"Sul serio," rispose Elena, porgendole la mano con un gesto regale. "Regole del gioco, no? Non vorrai rifiutare e bere doppio, vero?"
Matteo si sporse in avanti, un lampo di divertimento negli occhi. "Dai, Marti, è divertente," disse, la voce neutra ma con un’ombra di incoraggiamento che tradiva il suo allineamento.
Martina esitò, il gruppo che la fissava in attesa. Poi, con un sorriso teso, si inginocchiò per pulire i cocci, le mani che tremavano appena. Quando finì, si alzò e si avvicinò a Elena, prendendole la mano e sfiorandola con le labbra, un gesto rapido ma carico di una resa che non aveva previsto.
"Brava," disse Elena, ritirando la mano con calma. "Sei proprio un’ottima giocatrice, Martina. Mi piace questo lato di te."
Martina si sedette di nuovo, il volto arrossato ma con un sorriso che cercava di mascherare il disagio. "Sì, be’, è solo un gioco," disse, ma la sua voce era più morbida, quasi accomodante.
Il gioco proseguì, con Luca che falliva ancora – costretto a bere birra da una ciotola come un cane – e Matteo che vinceva di nuovo, restando immune alle penitenze. Ma il momento clou era passato: Martina, senza accorgersene del tutto, si era piegata ancora una volta sotto il peso di Elena, e il bacio alla mano era stato un simbolo silenzioso di quel cambiamento. Elena aveva ribaltato il piano di Martina, trasformando la festa in un altro capitolo della sua ascesa.
Quando la serata si concluse, il gruppo si disperse tra risate e commenti. Martina rimase al tavolo, giocherellando con una bottiglia vuota, mentre Matteo si avvicinava a Elena per aiutarla a raccogliere le sue cose, un gesto che sembrava casuale ma non lo era. Luca, fradicio di birra e umiliazione, si ritirò sul divano, ma i suoi occhi seguirono Elena, testimone muto di un cerchio che si era spezzato, con Martina che scivolava, quasi senza rendersene conto, in un ruolo che non aveva voluto.
L’ombra della bottiglia
Era un pomeriggio grigio, il cielo pesante di nuvole che minacciavano pioggia. Matteo camminava lungo la via principale, le mani in tasca e un’aria distratta, quando la vide. Elena era appoggiata al muro di un bar, una sigaretta tra le dita e lo sguardo perso in qualche pensiero lontano. Indossava il solito giubbotto di pelle, i capelli neri mossi dal vento, e qualcosa in lei lo fece fermare.
"Ehi," disse, avvicinandosi con un sorriso storto. "Non ti vedo da un po’. Che fai qui da sola?"
Elena alzò gli occhi, un lampo di sorpresa che si trasformò subito in un sorriso lento. "Ciao, Matteo. Aspetto nessuno, se è quello che vuoi sapere. E tu? Sempre al guinzaglio di Martina?"
Matteo rise, grattandosi la nuca. "Non proprio. Oggi sono libero. Dai, vieni da noi stasera. Martina sarà contenta di rivederti." Il tono era casuale, ma c’era un’intenzione nascosta, un invito che andava oltre le parole.
Elena spense la sigaretta contro il muro, studiandolo per un momento. "Contenta, eh? Vedremo. Va bene, passo. Porta la tequila, però. Non mi muovo senza."
"Ci sto," rispose lui, annuendo. "A dopo, allora."
Quella sera, l’appartamento era illuminato da luci soffuse, un tentativo di Martina di creare un’atmosfera rilassata dopo giorni di tensione. Luca era sul divano, come sempre, una birra già in mano che Martina gli aveva piazzato davanti con un "Bevi e non rompere." Quando Matteo entrò con Elena al seguito, Martina alzò un sopracciglio, ma il suo sorriso non vacillò.
"Elena," disse, alzandosi per accoglierla. "Che sorpresa. Matteo non mi aveva detto niente."
"Gliel’ho chiesto per strada," disse Matteo, posando la tequila sul tavolo. "Pensavo fosse una buona idea, no?"
Elena si tolse il giubbotto, buttandolo su una sedia con noncuranza. "Spero di non disturbare," disse, con un tono che suggeriva il contrario. "Ho portato il carburante. Che ne dite di un gioco come ai vecchi tempi?"
Martina annuì, un po’ troppo entusiasta. "Perfetto. Facciamo bere Luca fino a farlo crollare. È sempre divertente, vero, Luca?" Gli lanciò un’occhiata, e lui abbassò lo sguardo, rassegnato.
"Mi piace," disse Matteo, aprendo la bottiglia. "Dai, Luca, primo shot. Forza."
Luca prese il bicchiere che Matteo gli porse, bevendo con un tremito. La tequila gli bruciò la gola, e fece una smorfia mentre Martina rideva. "Sempre lo stesso disastro," disse, sedendosi accanto a Matteo. "Vai con il secondo."
Elena si appoggiò al muro, osservando la scena con un sorriso che nascondeva qualcosa. "Carino," disse. "Ma sai, Martina, sembra quasi che ti serva Luca per sentirti grande. È un po’... facile, no?"
Martina rise, ma il suono era teso. "Facile? È solo un gioco, Elena. Non c’è bisogno di psicanalizzarmi."
"Oh, non ti sto psicanalizzando," rispose Elena, prendendo un sorso dalla sua bottiglia. "Sto solo dicendo che una vera regina non ha bisogno di un punching bag per brillare. Ma vai pure, continua."
Martina arrossì leggermente, ma si voltò verso Luca. "Terzo shot," ordinò, e Luca bevve di nuovo, il viso che si contorceva mentre la tequila gli scendeva nello stomaco. Matteo gli diede una pacca sulla spalla, ridendo.
"Grande, Luca," disse. "Ne reggi ancora, vero?" Il suo tono era allegro, ma i suoi occhi sfiorarono Elena, come in cerca di un cenno.
Elena si avvicinò al tavolo, versando un altro shot per Luca. "Quarto," disse, porgendoglielo. "E stavolta canta ‘Tanti auguri’ mentre bevi. Dai, rendilo divertente."
Luca obbedì, la voce strozzata che inciampava sulle parole mentre la tequila gli colava sul mento. Martina rise forte, ma Elena intervenne di nuovo. "Sai, Martina, è quasi troppo facile con lui. Sembra che tu ci tenga a dimostrare qualcosa. Non sei stanca di vincere sempre nello stesso modo?"
Martina si irrigidì, ma cercò di mantenere il sorriso. "Non sono stanca di niente," disse. "È solo un gioco, no? Quinto shot, Luca."
Luca bevve ancora, barcollando sul divano. Il suo stomaco gorgogliava rumorosamente, e il viso era diventato pallido. Matteo si sporse verso Elena, sussurrando qualcosa che Martina non sentì, e lei annuì appena, un’intesa silenziosa.
Elena versò un sesto shot, posandolo davanti a Luca. "Bevi e fai il cane," disse. "A quattro zampe, abbaia. È un classico."
Luca si abbassò, tremando, e bevve prima di crollare sul pavimento, abbaiando debolmente tra le risate di Martina e Matteo. Ma prima che potesse finire, il suo corpo si ribellò: vomitò sul tappeto, un getto acido che fece gridare Martina.
"Che schifo!" esclamò, alzandosi di scatto. "Luca, sei proprio un disastro!"
Elena rise, un suono morbido ma tagliente. "Oh, Martina, non dargli tutta la colpa. Sei tu che l’hai spinto fin qui. È quasi tenero quanto ci provi a comandare, sai? Ma guarda il risultato." Indicò il vomito con un gesto della mano, come fosse un trofeo della sua sconfitta.
Martina arrossì, cercando di pulire con un tovagliolo. "Non è colpa mia se non regge," borbottò, ma la sua voce era meno sicura.
Elena si avvicinò, porgendole un altro tovagliolo con un sorriso gentile. "Certo che no," disse. "Ma una regina dovrebbe sapere quando fermarsi, no? Altrimenti sembra solo... disperata." La parola scivolò come seta, e Martina la fissò, incerta su come rispondere.
Matteo intervenne, prendendo una birra. "Dai, Marti, lascia stare. Luca pulisce dopo. Vero, Luca?" Gli diede un colpetto con il piede, e Luca annuì, ancora a terra, troppo stordito per protestare.
Elena si sedette sul divano, accavallando le gambe. "Sai, Martina," disse, versandosi un altro shot, "sei brava a organizzare, ma forse dovresti imparare a perdere con più grazia. Tipo ieri, quando mi hai baciato la mano. È stato un bel momento, no?"
Martina rise, nervosa. "Un gioco stupido," disse, ma i suoi occhi evitarono quelli di Elena.
"Stupido ma vero," rispose Elena, porgendole la mano con un gesto lento. "Fallo di nuovo, dai. Per ridere."
Matteo ridacchiò, un suono che tradiva il suo divertimento. "Sì, Marti, fallo. È divertente," disse, il tono leggero ma con un’ombra di incoraggiamento.
Martina esitò, il gruppo ormai ridotto a loro tre e al silenzio imbarazzato di Luca. Poi, con un sorriso che cercava di sembrare giocoso, prese la mano di Elena e la sfiorò con le labbra, un gesto rapido ma pesante. "Contenta?" disse, cercando di riprendersi.
"Molto," rispose Elena, ritirando la mano con calma. "Vedi? Sei perfetta quando ti arrendi un po’. È il tuo talento nascosto."
Martina si sedette di nuovo, il viso arrossato ma con un sorriso che mascherava la resa. "Sei proprio strana, Elena," disse, ma non c’era sfida nelle sue parole, solo un’eco di accettazione.
Elena si appoggiò allo schienale, la tequila in mano come uno scettro. "E tu sei adorabile quando ti pieghi," disse, con una dolcezza crudele. "Puliamo domani, Martina. Stasera hai già dato abbastanza."
Luca, ancora a terra, guardava in silenzio, il vomito accanto a lui un promemoria della sua umiliazione. Ma era Martina, con quel secondo bacio alla mano, a sembrare più fragile, intrappolata in un gioco che Elena aveva ormai fatto suo. Matteo, con il suo silenzio complice, beveva la sua birra, e l’ombra della bottiglia si allungava su tutti loro, con Elena che regnava, indiscussa, al centro del caos.
Il filo del bicchiere
Il silenzio nell’appartamento si era fatto denso, interrotto solo dal rantolo stanco di Luca che cercava di rialzarsi dal pavimento, il viso pallido e le mani tremanti sporche di vomito. Martina era tornata a sedersi sul divano, le guance ancora rosse per il bacio alla mano di Elena, un sorriso incerto sulle labbra mentre cercava di riprendere il controllo della serata. Matteo, con la birra in mano, osservava la scena con un divertimento trattenuto, gli occhi che guizzavano tra le due donne come se stesse aspettando il prossimo atto di uno spettacolo.
Elena, appoggiata al bracciolo del divano, teneva la bottiglia di tequila come un trofeo, il sorriso che le danzava sulle labbra. "Sai, Martina," disse, svitando il tappo con un gesto lento, "mi piace come ti impegni a tenere tutto insieme. È quasi... eroico. Ma ora che Luca è fuori gioco, perché non ti diverti un po’ tu? Dai, prendi uno shot con me." Le porse un bicchiere pieno fino all’orlo, la voce morbida ma con un sottofondo che non ammetteva rifiuti.
Martina rise, un suono nervoso ma accomodante. "Uno shot? Okay, posso farcela," disse, prendendo il bicchiere. "Tanto per dimostrarti che reggo meglio di lui." Indicò Luca con un cenno, cercando di recuperare un po’ di terreno.
Elena annuì, versandosi il suo shot. "Perfetto. Allora brindiamo... alla tua resistenza. Bevi tutto d’un fiato, eh?" Alzarono i bicchieri, e Martina mandò giù la tequila, tossendo appena mentre il liquido le bruciava la gola. Elena bevve con calma, senza un tremito, posando il bicchiere con un sorriso. "Non male," disse. "Ma sembri un po’ tesa. Un altro, dai. Rilassati."
Martina esitò, ma il tono di Elena era così naturale, così invitante, che annuì. "Va bene, un altro," disse, ridacchiando. Prese il secondo shot, bevendo più lentamente stavolta, il viso che si contorceva appena. "Visto? Non sono una principiante."
"Lo vedo," rispose Elena, versandole un terzo senza chiederle il permesso. "Ma sai, Martina, una vera regina non si ferma al ‘non principiante’. Su, questo è per dimostrare quanto sei forte. Non vorrai deludermi, vero?" Le sue parole erano gentili, quasi un complimento, ma c’era una sfida nascosta che punzecchiava l’orgoglio di Martina.
Martina prese il bicchiere, il sorriso che si incrinava. "Non ti deludo," disse, mandando giù il terzo shot. Il suo corpo sussultò leggermente, e si appoggiò allo schienale, ridendo. "Cazzo, è forte."
"Proprio come te," disse Elena, ma il tono aveva un’ombra di scherno. "Matteo, guarda la tua ragazza. Sta tenendo il passo, no?" Versò un quarto shot, porgendolo a Martina. "Dai, questo è per lui. Brindiamo al suo... supporto silenzioso."
Matteo alzò la sua birra, un ghigno sul viso. "Alla grande, Marti," disse, ma i suoi occhi si soffermarono su Elena, un cenno di complicità che Martina, già annebbiata, non colse.
Martina bevve il quarto shot, la testa che cominciava a girarle. "Supporto silenzioso," ripeté, ridendo più forte. "Giusto. Lui sta sempre lì, vero?" La sua voce era più alta, il controllo che le scivolava via.
Elena si sporse verso di lei, versandole un quinto shot. "Esatto," disse. "E tu sei così brava a brillare per entrambi. Ma sai, Martina, sembri quasi... insicura stasera. Un altro, dai. Per dimostrarmi che mi sbaglio." Il suo sorriso era dolce, ma gli occhi verdi scintillavano di un’intenzione crudele.
Martina prese il bicchiere, barcollando leggermente. "Non sono insicura," borbottò, bevendo. La tequila le colò sul mento, e lei si asciugò con la manica, ridendo in modo isterico. "Visto? Sto bene!"
"Benissimo," disse Elena, versandole un sesto shot. "Sei uno spettacolo, Martina. Quasi mi fai invidia. Bevi questo e dimmi qualcosa di forte, qualcosa da regina. Su."
Martina, ormai ubriaca, prese lo shot con mani incerte. "Io... io sono la migliore qui," disse, la voce impastata mentre beveva, sputacchiando un po’. "Nessuno mi batte." Cadde all’indietro sul divano, ridendo senza controllo.
Elena rise con lei, ma era una risata diversa, dominante. "La migliore, eh? Adorabile. Ma guarda, stai tremando. Un altro, dai. Per la corona che dici di portare." Le porse un settimo shot, e Martina, con gli occhi vitrei, lo prese senza protestare.
"Corona," farfugliò, bevendo. Il liquido le scivolò lungo il collo, e lei si lasciò andare sul divano, la testa che ciondolava. "Sono... sono forte..."
"Fortissima," disse Elena, versandole un ottavo shot e mettendoglielo in mano. "Ma sembri stanca, Martina. Bevi questo e mostrami quanto reggi ancora. Una regina non crolla, no?"
Martina bevve, barcollando così tanto che Matteo dovette sostenerla per non farla cadere. "Non crollo," biascicò, ridendo e tossendo insieme. "Elena, sei... sei proprio una stronza simpatica..."
"Grazie," rispose Elena, con una dolcezza tagliente. "E tu sei così carina quando ti arrendi senza accorgertene. Un altro, dai. Per me." Le porse un nono shot, e Martina, ormai persa nell’alcol, lo prese, versandosene metà addosso mentre cercava di bere.
"Per te," ripeté, la voce che si spezzava. Cadde di lato sul divano, ridendo e singhiozzando allo stesso tempo. "Cazzo, sono... sono fottuta..."
Elena si alzò, torreggiando su di lei con un sorriso trionfante. "Fottuta ma adorabile," disse. "Guarda, Martina, sei un disastro perfetto. Quasi mi dispiace per te." Si voltò verso Matteo, che rideva piano, la birra ancora in mano. "Non credi sia uno spettacolo, Matteo?"
"Uno spettacolo da prima fila," rispose lui, alzando la bottiglia in un brindisi silenzioso. Il suo divertimento era evidente, e il suo sguardo su Elena tradiva un’ammirazione che non cercava più di nascondere.
Martina, completamente ubriaca, cercò di rialzarsi, ma ricadde, il viso rosso e gli occhi semichiusi. "Elena... sei... sei troppo forte," farfugliò, ridendo come se fosse un complimento. "Mi fai... mi fai girare la testa..."
"Lo so," disse Elena, chinandosi su di lei e dandole un colpetto sulla guancia. "E tu sei così brava a lasciarti andare, Martina. È quasi commovente." Versò un decimo shot e glielo mise in mano. "Ultimo, dai. Per la regina che eri."
Martina bevve, o meglio, ci provò. La tequila le scivolò sul viso, e lei crollò del tutto, accasciandosi sul divano tra risate isteriche e gemiti. "Sono... sono ancora qui," biascicò, prima di chiudere gli occhi, il respiro pesante.
Elena si raddrizzò, un ghigno soddisfatto sul viso. "Eccola, la tua regina, Matteo," disse, indicando Martina con un gesto teatrale. "Un po’ meno regale di quanto pensava, no?"
Matteo rise, scuotendo la testa. "Hai un talento, Elena," disse, la voce bassa ma carica di apprezzamento. "Non so come fai."
"È facile quando sanno già di non poter vincere," rispose lei, prendendo la bottiglia e bevendo un sorso direttamente dal collo. "Martina è adorabile, però. Quasi mi dispiace farla divertire così tanto."
Luca, ancora a terra vicino al suo vomito, guardava la scena con occhi annebbiati. Martina, ubriaca oltre ogni limite, era ridotta a un relitto divertito, e Elena, con le sue piccole umiliazioni, aveva tessuto un filo che l’aveva avvolta completamente. La regina autoproclamata era caduta, e nel divertimento crudele di Elena, il potere nella stanza era ormai un gioco a senso unico.
La caduta del velo
Il salotto era avvolto da un silenzio denso, spezzato solo dal respiro affannoso di Martina, sdraiata sul divano con la testa ciondolante e un sorriso ubriaco che le deformava il viso. La tequila le aveva lasciato macchie scure sulla felpa, e i capelli, appiccicati alla fronte dal sudore, la facevano sembrare un relitto lontano dalla sua solita compostezza. Matteo, seduto accanto a lei, sorseggiava la sua birra con un ghigno trattenuto, mentre Luca, ancora inginocchiato vicino al suo vomito sul tappeto, osservava con occhi spenti, offuscati dall’alcol. Elena, in piedi con la bottiglia di tequila in mano, regnava sulla stanza, il trionfo che le scintillava negli occhi verdi come un’arma affilata.
"Guardatela," disse Elena, voltandosi verso Matteo con un sorriso che intrecciava dolcezza e derisione. "La tua regina, eh? Sta proprio illuminando la serata." Fece un passo verso Martina, inclinando la testa come se stesse valutando un oggetto fuori posto. "Martina, tesoro, sei ancora tra noi?"
Martina alzò la testa di scatto, gli occhi socchiusi e un risolino che le sfuggì dalle labbra. "Sì... sì, ci sono," farfugliò, cercando di raddrizzarsi ma scivolando contro lo schienale. "Non sono... non sono fuori gioco, okay?" La sua voce era un misto di sfida e confusione, resa incerta dall’alcol.
"Oh, lo vedo," disse Elena, versando un altro shot di tequila con una lentezza calcolata, lasciando che il liquido danzasse vicino al bordo del bicchiere. "Sei un’esplosione, Martina. Quasi mi spaventi con tutta questa vitalità." Il tono era ironico, un gioco sottile che la teneva sospesa tra il ridicolo e la pietà. Glielo porse, un’offerta che sembrava gentile ma nascondeva una trappola. "Dai, un altro. Mostra che sei ancora in pista."
Martina rise, un suono rauco e scoordinato, e prese il bicchiere con mani tremanti. "In pista... sì, ci sto," biascicò, portandoselo alla bocca. Metà della tequila le colò sul mento, e lei tossì, sputacchiando sul divano. "Visto? Io... io reggo."
Elena si chinò verso di lei, abbastanza vicina da farla sobbalzare. "Reggi, eh? Sembri più un naufragio che una campionessa, ma apprezzo l’impegno." Si rialzò, voltandosi verso Matteo con un sopracciglio alzato. "Che ne pensi, Matteo? La tua ragazza è ancora la padrona di casa o dobbiamo farle una corona di carta per consolarla?"
Matteo rise, scuotendo la testa. "Una corona di carta sarebbe perfetta," disse, posando la birra sul tavolo. "Ma dai, Marti, sei un fenomeno. Non mollare ora." Il suo tono era vagamente incoraggiante, ma i suoi occhi tradivano un divertimento che si allineava più a Elena che a Martina.
Martina, captando il commento, cercò di tirarsi su, barcollando pericolosamente. "Non mollo," borbottò, puntando un dito tremante verso Elena. "Tu... tu pensi di essere... così grande, eh? Ma io... io sono Martina." La frase si perse in un singhiozzo alcolico, e lei si accasciò di nuovo, ridendo di sé stessa.
Elena incrociò le braccia, il sorriso che si allargava. "Oh, lo so chi sei, Martina. Sei quella che comanda tutti, che organizza le serate... o almeno ci prova." Fece una pausa, lasciando che le parole si posassero come cenere. "Ma forse hai bisogno di un aiutino per brillare stasera. Che ne dici di un gioco finale? Qualcosa di semplice, per te."
Martina la fissò, gli occhi annebbiati ma incuriositi. "Un gioco?" biascicò. "Tipo... tipo cosa?"
Elena prese una lattina di birra vuota dal tavolo e la posò sul pavimento, a pochi passi dal divano. "Facile," disse. "Ti alzi, cammini fino alla lattina, la schiacci come una tosta, e torni a sederti. Se ci riesci senza cadere, ti faccio i complimenti davanti a tutti. Se no... be’, vedremo." Il tono era leggero, quasi amichevole, ma il sottinteso era una sfida che Martina non poteva ignorare.
Matteo batté le mani, ridendo. "Grande, Elena. Dai, Marti, facci vedere. Spacca quella lattina come una regina."
Martina si aggrappò al bracciolo, cercando di alzarsi. "Ci sto," disse, la voce incerta ma con un lampo di ostinazione. "La schiaccio... la distruggo." Barcollò in piedi, le gambe molli, e fece un passo avanti. Il pubblico – Matteo, Luca ed Elena – la guardava in silenzio, un misto di attesa e scherno negli occhi.
Al secondo passo, Martina perse l’equilibrio, crollando con le mani a terra a un soffio dalla lattina. "Merda," borbottò, ridendo istericamente mentre cercava di rialzarsi. Con un ultimo sforzo, si tirò su e calpestò la lattina, schiacciandola con un rumore metallico che echeggiò nella stanza. "Visto? L’ho fatto!" esclamò, alzando un pugno, ma il gesto la fece vacillare di nuovo.
Elena applaudì lentamente, un gesto più beffardo che sincero. "Brava, Martina. Quasi impressionante. Ora torna al tuo trono, dai." Indicò il divano con un cenno, e Martina, con un ghigno ebbro, si girò per tornare indietro. Ma a metà strada, le ginocchia le cedettero, e cadde sul sedere con un tonfo sordo, scoppiando in una risata scoordinata.
Matteo si coprì la bocca per soffocare una risata. "Cazzo, Marti, sei un disastro," disse, tra i denti. "Ma la lattina è andata!"
Elena si avvicinò, chinandosi su di lei con un sorriso che oscillava tra la gentilezza e il disprezzo. "Oh, Martina, sei uno spettacolo," disse, porgendole una mano per aiutarla. "Quasi mi dispiace guardarti così. Quasi." Martina prese la mano, ridendo e farfugliando qualcosa di incomprensibile mentre si rimetteva in piedi, appoggiandosi pesantemente a Elena.
"Sei... sei cattiva," biascicò Martina, ma il tono era più divertito che ostile. "Ma... mi piaci."
"Lo so," rispose Elena, accompagnandola al divano e lasciandola cadere accanto a Matteo. "Sei troppo adorabile per non giocarci un po’. Ma tranquilla, non ti spingo oltre... o forse sì." Si raddrizzò, voltandosi verso Matteo con un’occhiata complice. "Che ne dici, Matteo? La regina merita un gran finale pubblico, no? Qualcosa che resti."
Matteo annuì, ancora ridendo. "Assolutamente. Falle fare qualcosa di epico, dai."
Elena prese la bottiglia di tequila, svuotandola in un ultimo bicchiere che posò sul tavolo, poi tirò fuori il telefono dalla tasca del giubbotto. "Okay, Martina, ultimo atto," disse, girandosi verso di lei. "Ti do un’occasione per chiudere in bellezza davanti a tutti – e intendo tutti. Bevi questo, alzati e fai un inchino – da regina, eh – davanti a noi. Io lo filmo e lo posto su Instagram con un bel titolo: ‘La Regina Martina saluta i suoi sudditi’. Se ci riesci, sarà un trionfo. Se no, be’, lo posto lo stesso, ma con un twist." Il tono era giocoso, ma l’intenzione era chiara: un’umiliazione social, sottile ma devastante.
Martina rise, un suono strozzato ma entusiasta. "Instagram... sì, posso," disse, allungandosi per prendere il bicchiere. Lo bevve con un gesto maldestro, versandosene un po’ sul mento, poi si alzò, barcollando come una marionetta con i fili spezzati. "Inchino," farfugliò, mentre Elena iniziava a filmare, il telefono puntato su di lei. Martina si piegò in avanti, ma invece di un inchino elegante, perse l’equilibrio e cadde in ginocchio davanti a Elena, le mani a terra e la testa china, ridendo senza controllo.
Elena continuò a filmare, un ghigno soddisfatto sul viso. "Perfetto," disse, zoomando sul volto arrossato di Martina. "Signori, ecco la vostra regina!" Spense la registrazione e si chinò su di lei, dandole un colpetto sulla testa. "Sai che c’è, Martina? Questo merita un pubblico più grande. Dai, aggiungiamo un tocco finale." Aprì Instagram, digitando rapidamente mentre Martina, ancora in ginocchio, rideva e tossiva.
"Elena, che fai?" biascicò Martina, cercando di rialzarsi ma ricadendo sul divano.
"Ti rendo famosa," rispose Elena, caricando il video con una didascalia: ‘La Regina Martina abdica in ginocchio – lunga vita al giullare di corte!’ Aggiunse un filtro che enfatizzava il suo viso paonazzo e un sottofondo musicale allegro, poi premette “Pubblica”. Il telefono vibrò subito con le prime notifiche: risate emoji, "LOL", e commenti come "Grande Marti, che caduta di stile!"
Martina, ignara, si accasciò accanto a Matteo, ridendo. "Giullare... sì, va bene," farfugliò, gli occhi socchiusi. "Sei... sei troppo forte, Elena."
"Grazie," rispose Elena, con una dolcezza che nascondeva il suo dominio. "E tu sei stata perfetta a cedere così, davanti a tutti i tuoi follower." Si voltò verso Matteo, mostrando il telefono. "Già cinquanta like in un minuto. La tua regina è virale, Matteo."
Matteo rise forte, guardando lo schermo. "Cazzo, Elena, sei un genio. Marti, sei una star ora!" Le diede un colpetto sulla spalla, ma i suoi occhi brillavano di ammirazione per Elena.
Elena si infilò il giubbotto, prendendo la bottiglia vuota. "Direi che abbiamo finito," disse. "Lascio il trono al giullare e vi saluto. Ci vediamo, Matteo. Ciao, Martina – controlla Instagram domani, eh?" Le strizzò l’occhio e uscì, lasciando dietro di sé il suono delle notifiche che continuavano ad arrivare.
Il silenzio tornò, rotto solo dal respiro pesante di Martina e dal gemito stanco di Luca. La regina autoproclamata era caduta, umiliata non con brutalità ma con una serie di piccole spinte astute, culminate in quel video pubblico che la ridicolizzava davanti a centinaia di occhi virtuali. Elena aveva tessuto la sua rete con grazia crudele, e l’ultima immagine – Martina in ginocchio, immortalata come giullare di corte su Instagram – era il sigillo della sua disfatta social. La serata era finita, e il potere, ormai, aveva un solo nome.
Continua...
Con questa terza parte termina la pubblicazione "aperta" dei capitoli. Potete trovare il primo volume completo a seguente link https://raccontienkii.my.canva.site/ oppure direttamente su Amazon Kindle cercando "Come tutto può cambiare".
Grazie in anticipo a chiunque deciderà di continuare la lettura.
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