Vent'anni dopo - ep.2

di
genere
sentimentali

Alle prime luci dell'alba dischiusi gli occhi, mi parve di non riconoscere immediatamente la stanza in cui mi trovavo. Misi a fuoco un quadro e poi il piumone beige che mi copriva. Immediatamente la mia attenzione fu catturata dal respiro profondo di Manu, dormiva accanto a me, mi sfiorava con una mano mentre affondava l'altra sotto il guanciale. Mi sfilai da quella stretta nuova e mi diressi in bagno, avevo bisogno di una doccia, di lavarmi di dosso l'odore della notte appena trascorsa e mettere in fila i pensieri. Fu il contatto con l'acqua ai ridarmi la percezione del mio corpo, dei cm di pelle che lui aveva assaggiato, succhiato, laccato con cura. Avevo provato un piacere mai provato prima, mi ero concessa di fare e farmi fare tutto ciò che desideravo. Il ricordo di tutto quello che ero accaduto scorreva via con la schiuma dal mio corpo, mi sentivo accarezzata da quella esperienza. Cercavo di ricostruire i momenti di abbrezza del piacere, le sie espressioni, i miei gemiti. Non mi sembrava vero. I miei pensieri furono interrotti dal suono delle nocche di Manu sulla porta.
"Ehi,sei sotto la doccia?" "SÌ,ho finito, eccomi". Sgusciai velocemente nell'accappatoio, richiedendolo con una forma di pudore quasi ridicola, dati i trascorsi. Manu si avvicinò e mi baciò. "Buongiorno, innanzitutto. Credevo fossi scappata". "No, perché dovrei?"
"Magari ti ho spaventata..." "No..."
"Allora sei una ragazza impavida..." aggiunse malizioso mentre mi cingeva la vita. Sentii chiaramente la sua eccitazione sotto i boxer neri, giocherellai facendo tamburellare le dita sul suo petto nudo e lo baciai a mia volta.
"Non sono una ragazza"
"Ma sei impavida?"
"Sempre"
"Me ne sono accorto stanotte..." così dicendo scostò i capelli bagnati e mi baciò il collo. Mi sentii avvampare dall'imbarazzo. Non ero l'unica ad aver ripensato alle ore da poco trascorse.
Mi prese per mano e mi condusse in camera, quando fummo davanti al letto, aprì il mio accappatoio e si mise seduto. Cominciò a sfiorare con le dita il pube , poi l'interno coscia fino al ginocchio. Mi sentivo impacciata, completamente imbambolata e pietrificata. Risalì con un dito lungo la coscia mentre mi baciava l'ombelico e il ventre, istintivamente gli poggiai le mani sulla testa rasata. Sentivo il mio respiro cambiare e farsi più profondo. Si mise in piedi davanti a me e cominciò a baciarmi in modo vorace, giocherellanndo con i miei capelli bagnati. Le sue dita passarono poi sulla clavicola e poi più giù, fino a sfiorare i capezzoli. Ripetè più volte questi sfioramenti e ad ogni tocco sentivo la mia voglia crescere. Prese, poi, ad accarezzarmi i fianchi, i palmi delle mani , a risalire fino ai gomiti. Io ero completamente persa nei suoi occhi, impaziente che cominciasse a fare sul serio, desiderosa di essere scopata senza pietà.
Lui intercettò la mia voglia.
"Allora, ragazza impavida... cosa vuoi?"
"Dai, Manu, smettila. Lo sai cosa voglio"
"Certo che lo so, ma voglio che tu lo dica"
"Dai..."
"Ti imbarazza? Stanotte non mi sembravi così intimidita"
Distolsi lo sguardo. Aveva ragione, la notte precedente avevo subito la trasformazione in una troia Supersayan. Ma adesso era diverso, senza il mezzo drink a levare ogni freno, era difficile chiedere di farsi scopare forte, fortissimo. Era difficile dirgli "sai, mi piacerebbe essere messa a 90° e sbattuta fino a domani".
Optai per un diversivo...
"Per te sarebbe semplice dirmi ciò che vuoi in questo momento?"
"Beh, se me lo chiedessi, ti direi che vorrei tanto andare in doccia con te, ti chiederei di farmi un pompino sotto il getto dell'acqua e poi finirei scopandoti con tutta la forza che ho fino a farti gridare. Ma tu non me lo hai chiesto, quindi il problema non si pone." Chiuse la frase con un sorriso allusivo.
Lo presi per mano e andammo in bagno, lasciai cadere l'accappatoio e ci infilammo in doccia, il getto dell'acqua rese prestissimo i nostri corpi scivolosi. Lo accarezzai sui box ormai fradici, il tessuto bagnato aderiva al suo cazzo turgido, caldo. Gli succhiai il lobo prima di scendere con le labbra lungo il petto, l'addome. Mi inginocchiai. Guardarlo da quella visuale mi faceva sentire potente e succube allo stesso tempo, padrona e schiava insieme. Leccai i boxer guardandolo negli occhi, sollevai il lembo di stoffa della gamba e insinuai la lingua nell'incavo della coscia.
"Così, non vale, Livia.." mi disse soffiando il mio nome. Tirai giù i boxer e la stoffa bagnata liberò il suo membro, Manu svettava su di me maschio e prepotente. Partii con dei baci delicati dalla base, aiutata dall'acqua che la rendeva incredibilmente scivoloso. Giocai con la lingua, stuzzicando con dei colpetti la base della cappella prima di farla sparire nella mia bocca. Lo sentii addossarsi alla parete della doccia e il suo respiro farsi più profondo.
"Cosa vuoi che faccia, Manu?"
"Lasciami senza fiato" . Nella mia piatta e noiosa vita sessuale avevo avuto solo una clamorosa epifania alla soglia dei miei 21 anni: avevo un talento innato per i pompini. Lo avevo scoperto con quello che sarebbe diventato il mio futuro marito, accovacciata sui tappetini di una vecchia Punto, quando mi trovai dinanzi per la prima volta un poderoso arnese di diversi cm di diametro. Non avendo conoscenza della materia, puntai ad una sana ed incosciente improvvisazione e il "che cazzo mi hai combinato", sospirato alla fine di un potente orgasmo dal mio futuro marito, mi aprì gli occhi sul mio talento naturale. Mi pentii amaramente di non aver cercato prima la situazione per scoprire la mia inclinazione, pensando che la mia vita di adolescente e giovane donna sarebbe stata più semplice con quella moneta di scambio.
Ma quella notte avevo venti anni in più e una consapevolezza diversa. Baciai la cappella turgida e caldissima e poi dischiusi le labbra per affondare sull'asta. Spalancai la bocca per andare a fondo di qualche cm, fino a sentirlo sul fondo della mia bocca. Quella pienezza mi eccitava, sentirlo quasi in gola mi faceva sentire una vera troia, quasi una barzelletta pensando che quello fosse il secondo uomo della mia vita. Feci aderire le labbra a tutta la circonferenza e risucchiai dolcemente l'aria come in un sottovuoto, poi mi ritrassi piano e lo sentii gemere.
"Mio Dio!", affondai ancora per poi ritirarmi aumentando la velocità, ad ogni affondo gustavo la sua durezza, il calore della sua pelle.
"Sto per venire, Liv..." mi disse accarezzandomi la testa. Socchiusi le labbra lasciando scivolare il suo membro fuori dalla mia bocca, continuai a baciargli la cappella mentre lo avvolgevo con la mano e me lo sbattevo piano contro le labbra. Lo sentii venire prima nella mia mano, sentii risalire il fiotto di sborra prima che, calda, colasse sulle mie labbra, poi lungo il mento, unitamente all'acqua della doccia. Mi prese il viso tra le mani e, una volta in piedi, mi baciò con passione.

"Ma da dove sei saltata fuori?"
"Ci sono sempre stata..."
Mi sorrise.
"Posso fermarmi a dormire da te?"
"E me lo chiedi?" fu l'unica cosa che riuscii a rispondergli prima di dargli un bacio.
di
scritto il
2025-04-04
1 . 2 K
visite
1 6
voti
valutazione
6.8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Vent'anni dopo - ep.1

racconto sucessivo

Vent'anni dopo - ep.3
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.