Regista delle mie fantasie

di
genere
confessioni

Ci ho pensato a lungo, ma alla fine ho deciso di buttare tutto giù senza troppi giri di parole. Voglio raccontare anni di vita sentimentale e, soprattutto, come si sono evoluti i miei istinti sessuali. Ho quasi cinquant’anni, non ho nessuno con cui parlarne, quindi scrivere sarà come sputare fuori tutto con qualcuno di cui mi fido.
Torniamo indietro. All’alba dei vent’anni conosco una ragazza del Nord Europa che mi manda fuori di testa. Alta, bionda, snella, molto carina ed elegante, con delle belle gambe affusolate e – dettaglio per me fondamentale – piedi piccoli e ben formati. Dalla prima volta che l’ho vista, ho iniziato a fissare quei piedi quasi estasiato. Lei arriva da una relazione tossica con un tipo che la maltrattava. Dopo di lui, un anno da single in cui, dice, ha avuto qualche avventura. Ma io sono sicuro che mi ha raccontato meno di quanto sia successo davvero. E questa cosa mi divora. Sono geloso del suo presente, del suo passato, di tutto. La soffoco, la controllo, non la lascio libera. Il sesso tra noi? Discreto. Ma spesso meccanico, ripetitivo, senza fantasia.
Poi qualcosa in me cambia. Verso i trent’anni inizio ad avere una fantasia che mi manda fuori di testa: voglio vederla scopare con un altro. Non solo vederla, ma dirigere la scena, come un vero e proprio regista. All’inizio la cosa mi spaventa e cerco di scacciare l’idea. Ma più cerco di reprimerla, più diventa potente. Alla fine cedo e gliene parlo. Scelgo il momento giusto: a letto, prima della solita scopata di routine che ci aspetta. Lei rimane scioccata. Dice che non le interessa, che non lo farebbe mai, che una roba del genere distruggerebbe la nostra relazione.
Io insisto, la convinco che potrebbe essere eccitante, che romperebbe la monotonia. Lei però resta ferma, il suo no è categorico. Fine del discorso. Ma poi la scopo. E appena entro, la sento bagnata come non lo è mai stata. Continuo a parlarle della cosa mentre la prendo e più insisto, più sento il suo corpo arrendersi al piacere. Questo schema si ripete. Lei dice di no, ma ogni volta il suo corpo mi racconta un’altra storia.
Alla fine mollo il colpo. Non ne parlo più. Ma il punto è che da quel momento il sesso vero non mi eccita più. Mi eccita solo un’idea. Il pensiero di lei con un altro. Il pensiero di guardare. Il pensiero di dirigere. E il resto.. è solo pura monotonia…
Insomma, fatto questo doveroso preambolo, dove voglio realmente arrivare? Il tempo è volato, la mia fantasia non si è mai realizzata e, vista ormai l’età di entrambi, quasi sicuramente non si realizzerà mai. Tuttavia, mi piacerebbe iniziare a condividere le situazioni che ho immaginato, raccontando, il più minuziosamente possibile, quello che la mia fantasia ha partorito negli ultimi quindici anni o giù di lì. E chissà che questi racconti non eccitino la fantasia di qualcuno (ne sarei lieto) o semplicemente creino l’occasione per entrare in contatto con persone che vivono una situazione analoga e hanno bisogno anche loro di confidarsi con qualcuno.
Ma iniziamo partendo da una situazione reale, ossia una vacanza che entrambi facemmo in Sud America quando eravamo ancora ventenni e la mia lei era nel fiore degli anni. Mi riallaccio a un preciso accadimento: entrambi fummo traghettati su una spiaggia deserta tramite una barca condotta da dei locali. Tizi giovani, dalla pelle color olivastra tipica degli abitanti del luogo, simpatici e caciaroni.
Ecco, immagino che, invece di ritornare da soli nel posto in cui alloggiavamo dopo aver terminato l’avventura giornaliera, ci accompagni a casa uno dei tizi che ci avevano guidato su quella fantastica spiaggia deserta. Lui è alto, molto snello, con spalle larghe e un sorriso accattivante; parla soltanto spagnolo, lingua che sono l’unico della coppia a capire e parlare, seppur in maniera maccheronica. Arriviamo nella nostra dimora e decido di estendergli l’invito per la cena, che lui accetta con entusiasmo. Lo spiego alla mia ragazza e lei si dimostra un po’ sorpresa dalla mia decisione di invitare un estraneo che, tra l’altro, non riesce a comunicare con entrambi. Io le dico che può essere divertente avere qualcuno del posto con noi, che può raccontarci qualcosa sulle abitudini locali e magari darci delle dritte su cosa fare e vedere nei giorni di vacanza che ancora ci rimangono. Capisco dalla sua faccia che non è affatto convinta della mia spiegazione, ma ormai il dado è tratto – è una persona molto educata e certo non mi imporrebbe di cacciare via il tizio su due piedi.
Le chiedo se può passare al supermercato vicino a comprare alcune cose che mi serviranno per preparare la cena e cercare un posto dove acquistare una bottiglia di vino rosso di ottima qualità. Lei accetta e io rimango solo con il ragazzo, che fino a quel momento è rimasto in disparte, seduto su un divano e un po’ imbarazzato – forse ha capito qualcosa del dialogo in inglese intercorso tra me e la mia ragazza.
Nel preciso istante in cui rimaniamo da soli, gli comunico, cercando di essere il più chiaro possibile con il mio pessimo spagnolo, quali sono i miei piani. Tutto dovrà essere il più naturale possibile. Solo nel caso in cui si crei la giusta atmosfera e la mia ragazza si lasci un po’ andare, potremo capire se c’è margine per spingerci oltre. Ma senza forzature e senza affrettare i tempi; sarò io a valutare la situazione al momento e decidere il da farsi. Lui deve completamente lasciarsi guidare da me. Gli chiedo se l’idea di fare sesso con la mia ragazza lo stuzzica; lui sorride e dice che una donna così non l’ha mai vista e che ha sempre sognato di possedere una persona del nord, così femminile ed elegante, con la quale non ha mai interagito così da vicino. Vedo una luce brillare nei suoi occhi e capisco che mi sta dicendo la verità più assoluta.
Gli spiego che per me l’igiene è fondamentale e lo invito ad andare a fare una doccia veloce, prima che la mia lei rincasi. Lui annuisce e si dirige in bagno. Gli dico che voglio essere lì a controllare che si insaponi per bene, soprattutto nelle parti del suo corpo che potrebbero diventare protagoniste qualche ora dopo… Lo vedo leggermente spiazzato dalla mia richiesta, ma dopo un attimo di esitazione accenna un cenno d’assenso e si avvia verso il bagno. Si spoglia in fretta ed entra sotto la doccia, dandomi le spalle. Lo osservo per un attimo, poi gli chiedo di girarsi: voglio essere sicuro che si insaponi a dovere proprio lì.
Si volta lentamente e ora è di fronte a me. Il suo sesso, rilassato, attende di essere lavato per bene. Lo fisso per un istante e dentro di me si mescolano emozioni contrastanti: un pizzico di invidia, perché avrei sempre voluto avere qualcosa di simile, e un’irrefrenabile eccitazione, perché so che tutto questo potrebbe portare molto oltre. La sua imponenza è quasi surreale, spropositata.
L’adrenalina mi percorre la schiena, ma al tempo stesso cerco di mantenere il controllo. So bene che le probabilità che tutto si trasformi in ciò che desidero sono basse, e quel pensiero smorza alquanto il mio entusiasmo. Respiro a fondo, poi gli dico che può bastare. “Va bene così, asciugati e rivestiti.” Meglio non perdere tempo: la mia dolce metà potrebbe rientrare da un momento all’altro.
Finalmente, eccola varcare la soglia, le borse della spesa che le sbattono sui fianchi, il volto leggermente arrossato dalla fretta. Un controllo meticoloso: tutto c'è, compresa quella bottiglia di rosso corposo, scovata in un'enoteca di cui le avevano parlato con entusiasmo al supermercato. Non sono un intenditore, l'alcol mi scivola addosso senza lasciare traccia, ma mi fido ciecamente del suo palato raffinato. Mentre il frigo si riempie di colori e profumi, io mi metto all'opera ai fornelli, un rituale che mi concede un momento di tregua dal caos quotidiano. Non sarò un cuoco stellato, ma certi piatti mi riescono dannatamente bene, e le varianti che invento, frutto di improvvisazione e intuito, fanno sempre colpo. Speriamo che anche stasera sia così, anche se non mi aspetto che i miei ospiti abbiano pretese da gourmet, ma piuttosto la voglia di condividere una serata informale e piacevole.
La radio, sintonizzata su una stazione che spara ritmi latini sensuali e coinvolgenti, fa da sottofondo alla preparazione della cena. Quando tutto è pronto, stappiamo la bottiglia e riempiamo i bicchieri da cucina, niente calici di cristallo, peccato, ma l'importante è il contenuto. Il brindisi è d'obbligo, un gesto semplice ma carico di significato. Il vino, dannazione, mi sorprende con la sua complessità: delicato ma intenso, un equilibrio perfetto tra note fruttate e speziate, una scelta dannatamente azzeccata.
La conversazione prende quota, soprattutto grazie alla mia capacità di rompere il ghiaccio e mettere a proprio agio gli altri. Il ragazzo, timido come un cerbiatto impaurito, si scioglie gradualmente e inizia a raccontare storie locali, aneddoti curiosi e leggende popolari, che io traduco con cura per la mia lei, cercando di catturare ogni sfumatura del suo racconto. Lei, inizialmente fredda e distaccata, sembra ora stranamente incuriosita, forse per la prima volta si sente parte integrante del gruppo, non un'ospite passiva. I suoi racconti, un po' romanzati e abbelliti dalla fantasia, creano un'atmosfera piacevole, un senso di complicità e leggerezza.
Rabbocco i bicchieri, portando in tavola i saltimbocca, una versione alla bene e meglio, ma credo gustosa, preparata con gli ingredienti a disposizione. La conversazione riprende, l'alcol fa il suo lavoro, sciogliendo le inibizioni e liberando le emozioni. Noto uno scambio di sguardi carichi di tensione tra la mia lei e l'ospite, un'intesa che si fa sempre più evidente. Gli chiedo se sa ballare, la musica latina è un richiamo irresistibile, un invito a lasciarsi andare. Dice di cavarsela, e si muove con un ritmo innato, una sensualità che fa dannatamente effetto. Anche la mia lei sembra apprezzare, a giudicare dallo sguardo intenso e dalla leggera increspatura delle labbra.
Le chiedo, a bassa voce, di unirsi a lui, di lasciarsi trasportare dalla musica e dal momento. Dopo un attimo di esitazione, accetta, un sorriso timido che le illumina il volto. Ballano separati, ognuno seguendo il proprio ritmo, poi lui la invita con garbo, un gesto che denota rispetto e desiderio. Apprezzo la sua cautela, ha capito che non deve forzare la mano, che deve conquistarla con dolcezza e pazienza. Lei, finalmente, si lascia andare, abbandonando la sua solita rigidità, e ballano abbracciati, stretti, i corpi che si fondono in un movimento sensuale e avvolgente.
Le suggerisco di togliersi scarpe e calzini, di liberare i suoi piedi dalla prigione di cuoio e tessuto. I suoi piedi, con lo smalto rosso che risalta sulla pelle chiara, sono un richiamo irresistibile, un simbolo di femminilità e sensualità. Chiedo al ragazzo di fare altrettanto, di liberare i suoi piedi, di togliersi anche la maglietta, di offrire il suo corpo al piacere della danza.
La musica latina avvolge la stanza, un ritmo sensuale che invita al movimento, al contatto, all'abbandono. I loro corpi si muovono all'unisono, seguendo il ritmo della musica, le mani che si sfiorano, i respiri che si confondono. I loro piedi, ora liberi, si muovono leggeri sul pavimento, danzando una danza sensuale e primitiva.
Le mani di lei scivolano sul petto del ragazzo, accarezzando la pelle liscia e calda, e un rigonfiamento evidente appare sotto i suoi pantaloni, un segno inequivocabile del suo desiderio. Gli sussurro in spagnolo di farsi avanti, di cogliere l'attimo. Lui la guarda negli occhi, un'intensità che le toglie il respiro, e la bacia con passione, un bacio che sa di desiderio e abbandono. Lei ricambia, lasciandosi trasportare dall'onda di emozioni che la travolge.
Le dico di fare come se fossi invisibile, di godersi il momento, di abbandonarsi al piacere. Le sue labbra scendono sul suo petto, baciando e succhiano la pelle, poi sul suo ventre, accarezzando il rigonfiamento che pulsa sotto i pantaloni. Lui si libera dei pantaloni, e il suo membro, imponente e pulsante, mi fa provare un misto di gelosia e ammirazione al contempo. Lei lo accoglie con la bocca, inizialmente con un po' di timore, poi con una passione crescente, un'esplosione di sapori e sensazioni.
Si ferma un attimo, si spoglia completamente, offrendosi a lui in tutta la sua bellezza, una dea, con la pelle che brilla alla luce soffusa della stanza, i capelli che le incorniciano il volto, gli occhi che brillano di desiderio.
Il momento cruciale è giunto, e ora mi erigerò a regista, orchestrando con precisione ogni sfumatura di ciò che sta per accadere. Indico alla mia compagna di distendersi sul divano letto matrimoniale, invitando il ragazzo a seguirmi. Da un cassetto nascosto, estraggo la scatola di preservativi, reliquia delle nostre vacanze: otto in origine, sei superstiti, testimoni di una passione forse un po' tiepida. Ne sfilo uno, e un'ombra di dubbio mi assale: una taglia XL sarebbe stata più consona. Pazienza, confido che la misura standard, abituale per me, possa contenere quell'arma di dimensioni inaudite. Con gesti precisi, srotolo il profilattico, offrendomi di calzarlo io stesso, per assicurarmi una vestibilità impeccabile, una barriera sicura contro ogni imprevisto. Devo essere sincero, in quel breve lasso di tempo in cui la mia mano destra sorregge quell'attrezzo così massiccio, provo una strana sensazione che non riesco bene a descrivere.
Ci dirigiamo verso il divano, dove lei attende, languida, le guance leggermente rosate che le conferiscono un'aura di dolcezza vulnerabile. Ordino al ragazzo di adagiarsi su di lei, di baciarla, mentre io mi appresto a guidare la sua virilità nella fessura umida e accogliente. L'operazione riesce senza intoppi, la sua carne scivola nella sua con facilità. Mi allontano di un passo, cercando la prospettiva perfetta, e osservo lui che inizia a muoversi, dapprima con cautela, poi con un ritmo crescente. Lei emette i suoi soliti sospiri trattenuti, un'eco timida del piacere, un retaggio di inibizioni che le impediscono di abbandonarsi completamente. La incito a lasciarsi andare, a esprimere le sue sensazioni, a far vibrare l'aria con la sua voce. Fortunatamente, coglie il mio invito, e i suoi gemiti si fanno più intensi, più decisi, pur mantenendo quell'eleganza che la contraddistingue. Le chiedo di appoggiare le piante dei piedi sui suoi polpacci scuri e muscolosi, di divaricare le gambe, di stringergli bene le natiche. Ora, finalmente, la vedo nella posizione che ho sempre sognato, posseduta con abbandono, preda del desiderio altrui.
Richiedo un cambio di posizione, introducendo una breve parentesi a pecorina. In questa fase, mi raccomando con lui di tenere ben stretti quei piedini favolosi e di massaggiargli con dolcezza, ma veemenza, le piante di essi. Poi, passiamo a una posizione in cui lui è steso e lei sopra, dandogli le spalle, detta il ritmo della cavalcata. Che spettacolo quei piedini smaltati piantati sul letto, che fanno da perno a quel corpo affusolato che si muove a ritmo cadenzato sopra al fusto color oliva abbrustolita di lui, il quale sembra arrivato al culmine del piacere. Infatti, ho la buona idea di chiedergli come vanno le cose ee egli, in maniera quasi sofferta, mi dice che non ce la fa più a resistere e sta per esplodere da un momento all'altro. Allora gli dico di fermarsi immediatamente, aspettare un attimo e togliersi il preservativo. Lui esegue il tutto in modo pedissequo, dico a lei nel frattempo di stendersi e prendere tra i suoi piedi quel pezzo massiccio di carne rimasto in perfetta erezione e di strofinarlo come fosse uno straccio. Tempo dieci secondi massimo ed ecco fuoriuscire un getto violento di liquido bianco viscoso, quasi interminabile. Gli schizzi vanno a finire dappertutto, ma molta di quella crema rimane su quei bei piedi piccoli e bianchi, un'altra scena che avevo sempre desiderato di poter vedere. Mi offro di andare a prendere la carta igienica e asciugo lo sperma dai piedi della mia ragazza e dagli altri posti in cui è andata a finire. Chiedo al tipo di rivestirsi e andare, improvvisamente mi sembra di troppo e voglio rimanere da solo con la mia compagna. Lui non batte ciglio, ma sembra alquanto deluso dalla cosa; fa per andarsene, ma prima di farlo mi chiede se avremo modo di rivederci prima del nostro ritorno in Europa. Gli dico forse sì, forse no, vedremo; mi chiede se può dare un bacio alla mia donna prima di uscire, gli dico che va bene così, già ha goduto di lei più di quanto avrei mai lontanamente potuto immaginare. Non lo rivedremo più, ma rimarrà in me un buon ricordo di lui, ma anche una certa punta di gelosia per quelle sue dimensioni che hanno usufruito di quel bel triangolo di carne peloso in cui affonda anche il mio membro dalle dimensioni modeste. Non troverò mai il coraggio di chiedere alla mia lei se ha avuto sensazioni di piacere diverse nel trovarsi dentro quell'animale in libera uscita…
scritto il
2025-03-08
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