Una lenta sottomissione (1)

di
genere
dominazione

Ero nascosta al buio, nella camera da letto.
Sorpresa dal rumore di chiavi che aprono la porta d’entrata, mi sono spaventata e ho spento la luce. Ferma, immobile, un’intrusa in casa mia. Senza sapere perche’, non volevo farmi scoprire, forse volevo io guardare di nascosto. Lui non sapeva che quella mattina ero rimasta a casa, per sistemare alcune faccende burocratiche rimaste in arretrato. Paolo, mio marito, rientrava ora dopo la sua usuale corsetta mattutina ed era ancora in tuta.


Io tenevo la porta della camera leggermente aperta, appena per permettermi di guardarlo muoversi in soggiorno. Era sudato, la maglietta con visibili macchie di sudore sui pettorali e sulla schiena, e i pantaloni della tuta che mostravano i glutei di quello sportivo che era.
Paolo e’ un bell’uomo di 38 anni, nulla da dire. Ben tenuto, bel fisico da palestra, muscoli in evidenza. E ben dotato di mazza.
Mi scorsi leggermente e notai che il suo pacco era bello pieno e gia’ mostrava segni di ingrossamento.
Naturalmente sapevo perche’: Lucia, la nostra cameriera da qualche settimana, era in cucina e lui la stava gia’ guardando. 23 ani, bionda, non tanto alta ma con un seno perfetto sotto le sue camicette attillate, da far impazzire uomini e donne. Giudicavo una terza abbondante, forse una quarta misura.
 Notai fin dal primo giorno l’interesse di Paolo nei confronti del seno di Lucia, ma non dissi mai nulla. In un certo senso mi intrigava l’idea che lui sbavasse per le tette di un’altra, mi piaceva l’idea che lui la desiderasse ma non potesse averla per causa mia. Mi dava un senso di potere, mi eccitava.


Ora lo vedevo li’, mentre si pensava solo in casa con lei. Cosa avrebbe fatto?
Lei sistemava le cose in cucine, e indossava una delle sue solite magliettine corte e attillate. Metteva in mostra l’ombelico e la sua pancia piatta e faceva ben intuire le dimensioni delle sue giovani poppe, senza alcun reggiseno a tenerle in piedi.
 Sentii la voce forte di Paolo: “Lucia, puoi venire per favore?”
“Subito”, rispose lei. 
Mentre lei si avvicinava a lui, non riuscivo a togliere gli occhi dal suo seno. Una vera bellezza.
 Quando lei si trovo’ di fronte a Paolo, lui si tolse lentamente la propria maglia bagnata di sudore, esagerando i gesti per metter in mostra i suoi bei muscoli.
 Le porse la maglietta, dicendole serio: “questa andrebbe lavata d’urgenza, perche’ ne avro’ bisogno anche domani”.
 Lei ebbe un istante di esitazione, soffermandosi per un paio di secondi piu’ del necessario sul torso nudo e sudato di Paolo. Poi prese la maglietta, annui’, e si giro’ per tornare in cucina.

Lui la chiamo’ di nuovo, questa volta con voce piu’ forte, piu’ decisa, quasi a comandarla: “Lucia, torna indietro”.
La vidi voltarsi sorpresa, con uno sguardo che non le avevo mai visto prima. Di curiosita’, ma anche di timore. Forse con un pizzico di eccitazione. Mi e’ sembrato di intravedere i suoi capezzoli indurirsi leggermente sotto la maglietta.
Lei torno’ verso di lui, lentamente, con gli occhi bassi.
“Un’altra cosa, Lucia”, disse lui.
“Cosa?”, disse lei timidamente. 
Lui si sfilo lentamente i pantaloni della tuta, restando con le sue mutande da atletica, molto attillate su un membro visibilmente ingrossato sotto il tessuto bagnato dal sudore.
Lei trasali’, ma non disse nulla. Lui lascio’ cadere i pantaloni a terra, davanti a Lucia.
La guardo’ negli occhi e disse: “Raccoglili. Anche questi vanno lavati oggi”.
“Si’, certamente”, disse lei, e si piego’ su un ginocchio per raccoglierli.
Il suo viso si trovava a pochi centimetri dal pacco di lui, mentre prendeva i pantaloni da terra.


Lui le pose una mano sulla spalla sinistra, e lei si fermo’ in posizione senza dire nulla. 
Il mio cuore batteva forte, non riuscivo a distogliere lo sguardo da loro, dal mio marito muscoloso di fronte a quella bella ragazza ai suoi piedi. 
Mi accorsi che avevo una mano sulla mia fighetta, che cominciava ad essere inumidita appena. Mi passai un paio di dita sulle sue labbra, sentendo un veloce brivido.
Continuai a guardarli, sempre di nascosto.

Ancora con una mano sulla spalla di lei, lui le disse: “resta cosi’, ferma”.
Lei non fiato’, ma resto’ accovacciata davanti a lui e al suo membro, ancora con i suoi pantaloni in mano. Il suo silenzio valeva mille parole, perche’ in quell’istante si era sottomessa a lui.

Lui capi’, e disse deciso: “leccalo, serva”.
Istantaneamente, vidi i suoi capezzoli indurirsi sotto la sua maglietta attillata. Che puttana, pensai, e subito mi infilai un dito dentro la mia fighetta ormai bella bagnata.
 Con l’altra mano, mi cominciai a toccare un capezzolo sotto la mia maglia. Non ho certo le belle tette di Lucia, ma mi difendo bene. A Paolo piace sempre succhiare i miei capezzoloni mentre mi ordina di pomparglielo in doccia.


Tornai a guardarli.

[Continua a leggere e trova altri racconti su: https://mara135.substack.com]
scritto il
2025-01-04
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