Sposa bagnata sposa fortunata (1)

di
genere
incesti

Con mio suocero i patti erano chiari.
Gliela avrei data solo il giorno del matrimonio. Ma doveva essere bravo a prendersela e doveva escogitare un modo per scoparmi senza che nessun invitato si accorgesse di nulla. Gliela avrei data anche prima ma volevo farlo soffrire un po’. Due richieste gli avevo fatto al quale doveva assolutamente attenersi pena non avere nulla in mano: doveva condurre lui le danze e non doveva venire ne da solo ne con la moglie nei sei mesi prima del matrimonio. Soffrivo io che lo volevo, doveva soffrire lui che voleva la mia passera calda e giovane.
Ogni domenica che andavamo da mia suocera a mangiare cercavo il modo di prendergli le palle in mano per verificare che fosse stato bravo.
Era stato bravo. Non era mai venuto e mia suocera era palesemente offesa con lui che non faceva l’amore con lei ormai da sei mesi.
Io da parte mia non l’ho mai fatta neanche annusare al mio fidanzato. La passerina era calda e vogliosa, ma per il suo papà e volevo che quel bel cazzo nodoso fosse il primo a infilarsi sotto il vestito bianco da sposa.
Volevo che mi scopasse proprio in quel giorno. Volevo sentirmi troia e ora che avevo trovato il giusto gioco non volevo mollare. Ero e sono una troia e il mio fidanzato e poi marito era ed è solo un giocattolo nelle mie mani.
Mio suocero aveva preso in mano il gioco come da mia richiesta e mi dettava le cose da fare via sms. Dal vivo non mi guardava neanche in faccia e rispondeva a monosillabi e la cosa mi faceva eccitare come una pazza. Quando stavamo con mia suocera e il mio fidanzato ero sempre bagnata al pensiero di averlo tra le gambe e lui che sapeva il fatto suo mi mandava dei messaggi talmente osceni che dovevo correre in bagno a mettermi due dita nella topina. Ovviamente gli lasciavo dei bei ricordini che lei usavo perché i suoi porci comodi.
Per questo matrimonio il suo messaggio era chiaro: il vestito compralo largo in fondo e le mutandine non comprarle, te le farò avere io. Io il giorno prima mi ero presa un giorno di ferie e mi ero messa da sola a casa a depilarmi tutta. Proprio tutta, dalla testa ai piedi. Fu la prima volta che la ceretta non mi diede fastidio o dolore, ogni striscia calda che mi mettevo mi bagnavo e ogni volta che tiravo sentivo la sua lingua ruvida correre contropelo lungo le mie gambe. Anche il linguine fu molto facile. Iniziai a massaggiarlo con la punta delle dita e poco dopo mettevo la striscia calda
per poi tirare. Ogni volta che sentivo il calore mi bagnavo ancora di più come una troia. Alla fine ero tutta depilata e aspettavo con tensione le mutandine. Me le avrebbe portate lui? Avevo fatto sapere a lui, ovviamente sempre tramite sms, che ero sola.

Ma lui non venne.

Il giorno dopo mi recai molto presto da mia madre, per l’acconciatura e per farmi aiutare a mettere il vestito. Ero eccitata ancora di più del giorno prima, avevo i capezzoli che puntavano contro la maglia e sentivo le tettine gonfie come se avessi tanto latte da donare al mio uomo. Era tutto pronto, ma non avevo le mutandine. Dovevo mettere il vestito e le mutandine non c’erano temporeggiavo sperando che la mia amica e soprattutto mia madre non si accorgesse che non c’erano. Tuttalpiù mi sarei inventata che le avevo dimenticate a casa e me ne avrebbero date loro un paio.

Ero in bagno quando il citofono squillò. Pensavo che fosse qualche parente arrivato con troppo anticipo. Sentii dopo poco una voce che non riconoscevo. Era un corriere. Mia madre bussò alla porta e mi disse che erano arrivate le mie mutandine con un pacco internet. Mi chiese come mai le avo ordinate via internet e io non seppi cosa dire se non : ‘mi piacevano solo quelle’! Mi guardò stranita. Voleva aprire il pacco, ma la bloccai. Gli disse che quelle mutandine poteva vederla solo il mi futuro marito. Mi diede ragione. Che troia che ero, ormai mentivo anche a mia madre e la cosa mi faceva stare bene. Non vedevo l’ora di vedere che porcheria mi aveva comprato mio suocero.
Aprii la scatola e rimasi esterefatta: il tanga bianco che avevo nelle mani era veramente microscopico con un piccolo diamante in mezzo che pendeva e una iniziale sotto. Una ‘effe’ gotica. La effe di felice. Mio suocero. Con queste mutandine suggellava la sua proprietà. E aveva ragione. Io mi sentivo sua e di nessun altro. Queste mutandine me le avrebbe tolte solo lui e solo sua era la mia patatina.
Con quel tanga in mano sentii le tettine esplodere e i capezzoli puntare davvero contro la maglia. Volevo sentirlo dentro e lo volevo subito. Ma dovevo avere pazienza.
Dentro la scatola c’era un biglietto firmato da lui: mettile e tienile fino a che non te lo dico io. Voglio che tutti i tuoi umori di oggi finiscano nella mia bocca quanto prima.
Me le infilai subito. Non volevo che neanche una goccia del mio umore andasse perduta.
Mi sentivo bella e troia allo stesso tempo. Chissà lui cosa stava facendo.
Mi misi le autoreggenti bianche e chiesi alla mia amica di aiutarmi a infilare il vestito bianco e lungo. Come aveva detto lui era di largo al fondo e di colore ecrù. Aveva una spacco laterale che faceva vedere bene le gambe e che contavo di giocarmi al suo arrivo.
Uscii dalla mia stanza solo quando arrivò la macchina. Il maiale di mio suocero aveva deciso di guidare lui la macchina della sposa e io non vedevo l’ora di mostrargli quanto ero porca con il suo tanga.
Scesi le scale con mio padre a braccetto. Non capivo niente. Tutti mi volevano baciare e salutare, io volevo scopare con mio suocero. Feci cenno a mio padre di velocizzare e portarmi alla macchina. Mi scusai con tutti dicendo che eravamo un po’ in ritardo ed ero un po’ nervosa vista la lunga preparazione.
Appena arrivati alla macchina mio suocero Felice mi guardò come si guarda una regina. Mi fece piacere. Lui dal primo giorno che mi infilai in casa loro mi aveva solo lanciato sgardi furtivi e libidinosi che io apprezzavo molto ma la quale non potevo mai rispondere. Quello sguardo durò poco. Mi si avvicinò e con la scusa di darmi un bacio mi disse all’orecchio: ‘oggi troietta è la tua festa non crederti di scamparla.’ Le tettine tornarono a pulsare contro il pizzo del vestito e i miei umori innondarono il piccolo pezzo di stoffa in mezzo alle gambe.
Mi sedetti con mio padre dietro, ma appena chiuse le porte mio padre disse: ho dimenticato di lasciare le chiavi della macchina tua madre. Felice aspetta un attimo! E scese di corsa.
Lui mi guardò dallo specchietto senza dire nulla. Io mi infila le mani sotto il vestito e cercai di sfilarmi le mutandine per porgergliele. Mi bloccò immediatamente in maniera brusca: ‘Cosa stai facendo? Nessun ti ha detto di toglierle, voglio tutti i tuoi umori. Mel le darai quando lo dico io!’
Arrossi e capii che il gioco si stava facendo davvero duro, come piace alle troiette come me.
Arrivati in Chiesa tutto procedette come previsto e dopo l’ingresso scambiammo un saluto con affettuoso con la suocera e ovviamente con il suocero. Mi si avvicino nuovamente e mi disse all’orecchio, davanti al mio prossimo marito al prete e a tutti gli invitati, ma senza farsi sentire: al ristorante è tutto pronto, devi solo pensare ad allargare le gambe’. Che maiale in chiesa davanti a tutti, senza pudore mi dice queste cose.
Mi venne un fiume in mezzo alle gambe. Il suo tanga non assorbiva più nulla e per tutto il resto della cerimonia sentii gocce del mio caldo sperma che andavano ad infilarsi fino vicino ai piedi. Non capivo più nulla.
Mi risvegliai alla domanda del prete e li nessuno sa che cosa intendevo con le parole : si lo voglio.. lo voglio.
Finalmente questa inutile cerimonia era finita e io non vedevo l’ora di trasferirmi al ristorante e ricevere la mia sorpresa. Durante i baci e gli abbracci con i parenti che ovviamente non avevano idea del lago che avevo tra le gambe sentii una mano furtiva che si infilava sotto lo spacco e mi tirava il tango. IO riconobbi le mani di mio suocero. Che maiale, anche lui faceva i l duro ma non ne poteva più, voleva la mia passerina umida e vogliosa.
Salimmo tutti in macchina io mio marito e mio suocero al volante. Il maiale era nervoso lo sapevo e l vedevo. Disse al figlio: Marco, ho dimenticato il cellulare nella borsa di tua madre, vai a prenderlo, se no siamo messi male’ Mio marito ignaro usci dalla macchina e corse verso la madre. Lui mi disse di togliermi le mutandine e di dargliele. Non vedevo l’ora di togliermele. E non fu facile. L’umidità le aveva fatte attaccare alla topina tutta liscia. Lui le prese ele annusò come se fosse un tartufo. Che maiale. Nel frattempo arrivò mio marito con il cellulare e glielo porse. Mio suocero prese le mutandine e usandole come fazzoletto, ci disse: che caldo che fa, voi come fate a stare con quei vestiti. Meno male che mi sono preso questo fazzoletto così mi asciugo un po’!’ ‘E già rispose suo figlio, bravo te che te ne sei preso uno di riserva’. Io non credevo ai miei occhi, stavo usando il tanga per asciugarsi e ora sapeva di fregna su tutta la faccia. In più prendeva per il culo il figlio che non aveva capito un cazzo. Questo si ce era giocare un gioco alla grande.
Mio marito durante il tragitto mi baciò diverse volte appassionatamente e io mentre lo baciavo guardavo mio suocero che sbirciava noi dallo specchietto. Gli misi ben in vista le cosce e lui mi fece segno di apprezzare. Ogni bacio di mio marito era motivo per mio suocero di mettersi a leccare davanti allo specchietto le mie mutandine mostrandomi la lingua che affondava nel tessuto.
Arrivati al ristorante io già non ne potevo più. Volevo il caldo uccello di mio suocero. In giro no si vedeva e stavo iniziando a spazientirmi. Volevo dargliela e lui non c’era. Ci sedemmo al tavolo con mio padre e mia madre e mia suocera. Mio suocero non si vedeva. Iniziammo il pranzo e mi suocera iniziò a preoccuparsi, io anche. Dove era finito.
Al secondo antipasto sentii la gonna sotto di me aprirsi in maniera furtiva. Non potevo crederci, quel porco di mio suocero era sotto il tavolo. Ecco perché mi disse di prendere un vestito largo. Sentii le sue mani grosse arrivare calde dalle caviglie alle cosce, ero pietrificata. Cosa dovevo fare? Sentii la sua lingua infilarsi appena sopra l’elastico delle autoreggenti bianche e andare sempre più su. Avevo mia suocera che mi guardava infuriata con il marito e lui sotto che mi leccava. Volevo togliermi tutto e farmi leccare come le troie dei film porno, ma non potevo. Lui con una mano mi allargò le cosce e infilò tutta la faccia dentro la mia fica.
Ero gelata, mio marito mangiava senza accorgersi di nulla e io ridevo come una cretina. Volevo vedere come andava a finire anche perché stavo per venirgli in faccia al quel porco di mio suocero. MI allargò ulteriormente le labbra e infilo la sua punta fino a limite delle mie viscere. Venni come una pazza e dovetti alzarmi di scatto e dire: ‘Brindisi!!’
Stavo facendo la figura della pazza con mia suocera, ma se solo avesse visto cosa avevo in mezzo alle gambe si sarebbe ricreduta.
Tutti mi seguirono e iniziarono ad alzarsi e a brindare. Mio suocero era sempre sotto il tavolo. Arrivati i primi mi sedetti di nuovo più eccitata di prima e volevo davvero capire che intenzioni aveva questo pazzo. Sentii subito le intenzioni che aveva. Mi allargò nuovamente le gambe e con le dite allargo la mia topina ormai fradicia e stanca. Sentii puntare sul grilletto una cosa dura. Ero a gambe aperte e mio suocero giocava ancora. Il porco spingeva con qualcosa, ma non sapevo cosa. Dopo pochi istanti lo capii cosa era. Era un vibratore, non grosso, ma molto lungo.
A quel punto mia suocera disse agli altri del tavolo: ‘ma voi non l’avete davvero visto mio marito?'
(continua)
scritto il
2024-12-28
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