Nonna padrona

di
genere
incesti

Avvertenze: Il seguente testo non è solo un racconto sull'incesto, ma verte anche sulla dominazione, con scene estreme e adatte a lettori dai gusti "particolari".

Stesa sul divano con le gambe incrociate e le mani dietro la nuca, riposava languida mia nonna, la mia padrona. Due grossi seni un po' mollicci per l'età ma ancora molto provocanti strabordavano ai lati della vestaglia trasparente, la quale "coprendola" appena fino all'inguine, lasciava trasparire in tutta la sua femminilità il suo peloso e sudato sesso, e poco sotto il suo ano rugoso, anch'esso ricoperto di quella sensuale peluria marrognola perfettamente intonata con la pelle abbronzata e i biondi capelli raccolti. Stava lì come una reggina, non mi degnava di uno sguardo da diverso tempo, guardava la tv e nel frattempo teneva i suoi piedi spalmati sulla mia faccia sofferente e allo stesso tempo in totale estasi. Ero inginocchiato ai piedi del divano, nudo, con la gabbia di castità che mi impediva la totale erezione, e mentre le massaggiavo con le mani le morbide cosce scoperte, era un po' in sovrappeso e per questo ancor più ammaliante, con la lingua ormai cambiata di colore, passata dal rosa al nero, ripulivo i suoi incantevoli piedi leccandone le piante insudiciate da una giornata passata a camminare scalza, apposta, sapendo poi cosa mi sarebbe aspettato.
–Schiavo, avvicinati a me–.
Finalmente mi aveva rivolto la parola, ero eccitatissimo al solo pensiero di quello che avrei potuto ricevere.
Aveva uno sguardo sadico sul volto, come un ghigno, una smorfia di godimento nel vedermi così prostrato ai suoi piedi e sottomesso ai suoi ordini.
Mi avvicinai rimanendo in ginocchio.
–Puah–
Mi sputò dritto in faccia, un grumo di saliva enorme mi inondò quasi l'interezza del viso.
–Grazie padrona– dissi con voce mortificata, e feci per tornare al mio posto di lavoro.
–Non ho mica detto di ricominciare coglione–.
E un calcio mi arrivo dritto in faccia, facendomi intontire per la sorpresa, il dolore e l'eccitazione. Il cazzo mi pulsava esageratamente nella cintura, mi faceva un male cane.
–Vieni qui, voglio darti un premio–.
A queste parole perdetti totalmemte il controllo, e mi avvicinai senza farmelo ripetere una seconda volta
Mia nonna, la mia padrona, mi prese per i capelli e mi avvicino la faccia alla sua vagina.
–Odora merda, odora il profumo di ciò che non puoi avere–.
Inalai profondamente, com'era buono quell'odore, un miscuglio di dolcezza e acidità al quale assaggio non avrei saputo resistere se non per la previsione delle tremende torture alle quali sarei stato obbligato se avessi osato tanto.
–Ti piacerebbe leccarla vero?–
Annuii con la testa e mi lasciai sfuggire un gemito di godimento e supplica.
– Haha come sei patetico. Guardati, li con il cazzettino chiuso in gabbia, la lingua tutta nera inzozzata di merda, a supplicarmi con lo sguardo mortificato di farti assaggiare la mia vagina, la vagina di tua nonna, sei solo un segaiolo pervertito. Comunque, questa chiaramente non fa per te, e sai perché? Perché sei uno sfigato, sei un nipote perdente sottomesso che non fa altro che farsi prendere a calci in faccia e leccare suole sporche, sei una merda e non meriti la mia figa e tantomeno il mio rispetto, hai capito?–
Annuii quasi con le lacrime agli occhi per l'eccessiva degradazione alla quale mi stavo sottoponendo e allo stesso tempo per l'altrettanta eccessiva eccitazione.
–Però qualcosa adatta ad un nipote sfigato come te ce l'ho, seguimi merda, e sempre a quattro zampe–.
Si alzò lentamente, a piedi nudi e con le natiche letteralmente da fuori si avviò in bagno, e io a seguirla a terra, ero ridicolo e fuori di me.
I suoi formosi fianchi ancheggiavano sinuosamente portandomi in uno stato confusionale di ipnotico desiderio.
Arrivati alla soglia del bagno, mi fece entrare per primo, e mentre mi avviavo all'interno un fortissimo calcio ai testicoli mi rubò un urlo di dolore tremendo, accompagnato dalle sue sadice risate derisorie.
Riprendendomi come prima per i capelli mi obbligò la testa parallelamente alla tazza del bagno, per poi posizionarsi appena sopra di me a gambe aperte.
–Ora ti darò quello che meriti fallito di merda, questo meriti, di essere il mio cesso umano–.
Flutti di calda urina acida uscirono da quella foresta incestuosa bagnandomi il viso e penetrandomi nelle narici e in gola.
–Ingoia sfigato, ingoia merda–.
Urlava la mia padrona in preda ad una mania di totale sadismo, amava vedermi distrutto e in suo totale potere.
Finiti i suoi bisogni si girò verso di me, mi sputò nuovamente in faccia, e si avviò verso la porta.
–Io vado a riposarmi un po' a letto, non farti vedere finché non ti chiamo, levati dal cazzo sfigato–.
E mi lasciò li col cazzo rinchiuso, ripieno di piscio e saliva, mortificafo ma felice.
di
scritto il
2022-09-24
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