Il ricordo dei piedi della zia

di
genere
feticismo

Ho sempre adorato i piedi, sin da piccolo ho provato una forte attrazione verso questa parte del corpo femminile. Ricordo i piedi di mia zia sotto il tavolo, unghia smaltate di rosso, pelle liscia e levigata. La vista di quelle splendide gambe accavallate, quel ritmico dondolio del piede che lasciava intravedere il tallone e quel meraviglioso arco plantare, sono immagini rimaste impresse nella mia mente fino ad oggi. Il solo pensiero rende ancora il mio cazzo duro come marmo. Allora amavo giocare sotto il tavolo così da avvicinarmi a quello spettacolo, cercando un apparentemente ingenuo contatto.
Li urtavo e cercavo di avvicinarmi tanto da poterli annusare senza destare alcun sospetto. Ricordo quell'odore selvaggio e inebriante dato dal mix perfetto della pelle sudata a contatto con la soletta.
L’altro giorno mentre ero sul divano con Francesca, ho iniziato a ricordare quelle scene. Il cazzo ha iniziato a gonfiarsi e pulsare sotto i pantaloni mentre iniziavo a guardare i suoi piedi. Indossava ancora i calzini, così le ho chiesto di porgermeli per un massaggio. Lei mi guarda con un sorriso malizioso e pone i suoi piedi fra le mie gambe. Li prendo uno alla volta, sfilo lentamente i calzini e comincio ad accarezzarli e massaggiarli. Il massaggio dura poco. Sento il bisogno di far uscire il mio cazzo dagli slip, stava per esplodere, era duro, gonfio e pulsante. Francesca lo guarda con l’acquolina in bocca, lo afferra e lo stringe forte, vuole sentirlo pulsare fra le sue mani, inizia a far scorrere la mano su e giù con ritmo crescente, frenetico; improvvisamente rallenta, quasi si ferma, mi guarda dritta negli occhi e si china per prenderlo avidamente in bocca. Sono maledettamente eccitato, vorrei riempirle la bocca di sborra ma ho altri piani, voglio i suoi piedi. Li afferro quasi violentemente, ci metto il mio cazzo in mezzo ed inizio a scoparli, dopo un po’ne metto uno in bocca, lecco la pianta, dal tallone fin su alle dita che succhio avidamente uno per volta. Afferro il mio cazzo e lo strofino sul suo tallone, su tutto il piede. Non ce la faccio più, sento che sto per esplodere, la giro e la metto a pecorina, io dietro di lei col mio cazzo sulle sue piante, è il momento di venire. Poggio la cappella sul suo tallone e la sborra calda schizza e inizia a colare fino alle dita, le riempio entrambi i piedi, la sborra cola abbondantemente sul pavimento.
scritto il
2022-07-19
6 . 2 K
visite
8
voti
valutazione
2.9
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.