Cugina Padrona 4

Scritto da , il 2018-05-11, genere incesti

Mia cugina Nadia viveva a Torino, ed ogni estate tornava in Sicilia, con in suoi genitori - suo padre è il fratello di mia madre -. Durante le altre stagioni ci sentivamo soltanto in tre occasioni, a Natale, a Pasqua ed il giorno del mio compleanno, quando lei non dimenticava mai di farmi i graditissimi auguri... Lei faceva sempre il compleanno in Sicilia, il 4 Settembre - e quello dell'88 fu un giorno triste per me, che intuivo avrei potuto avere molto più da lei, e soprattutto in quell'occasione del compleanno, che mia cugina viveva con spirito d'avventura, circondata da un'aria sbarazzina, ma anche con una punta di tristezza,la quale pensavo avrebbe potuto spingerla a gesti inusuali, incoscienti... Ma io mi sentivo umiliato dal fatto che lei avesse tradito il nostro segreto [cioè la mia sottomissione morale che aveva raccontata a Loredana], ed ancora mi rimbombavano nel cervello le sue risate sfottenti, le stesse che mi eccitavano la notte, ma che ufficialmente decisi di non accettare. Dunque, quel giorno di festa io le feci gli auguri velocemente, mi feci promettere una fetta di torta, e trascorsi tutto il tempo col mio amico Mauro [per la felicità di mia madre, che mal gradiva la mia infatuazione per la "pazza", come un giorno definì quella nipote che, più tardi capii, forse le somigliava troppo...].
L'estate dell'anno seguente, l'89, i miei zii e Nadia portarono con loro Giorgio, il fidanzato di mia cugina... Io pure, per la prima volta, quell'estate avevo una fidanzatina, Luisa; ed insomma non ci fu modo di raccogliere nessuna particolare intimità con la mia adorata - anche se, proprio quella estate lei mi fece un "regalo" che avrei portato con me per molti anni: quando infatti tutti loro arrivarono in Sicilia, Nadia corse in camera mia, erano le 10:00 del mattino, io stavo nel letto ed avevo una prepotente erezione, mia cugina entrò nell'odore della mia stanza, io mi alzai in fretta, e lei mi abbracciò con un calore inaudito, palesemente sessuale, mi gettò le braccia dietro il collo, strinse le sue tette al mio petto, e mi disse: "ciaoooooooo... ti voglio troppo bene!"... Io allora mi scostai in maniera innaturale da lei, per non toccarla col mio pisello, e mia cugina, che lo capì, dopo essersi scostata pure lei, mi guardò bene tra le gambe, rise con tutto l'amore del mondo, e mise un dito sul mio pigiama pigiando la mia cappella due tre volte per fare dondolare la mia giovane verga eccitata: "sei il mio pisellone..." disse, ed io, quando lei lasciò la mia stanza, capii di amarla di un amore speciale, e le giurai intimamente una devozione, che, in effetti, dura ancora oggi...
Non immaginavo che non avrei rivisto Nadia per tantissimi anni, quando lei, il Settembre di quell'anno, proprio il giorno del suo compleanno, lasciò la Sicilia in un giorno ventoso e grigio... I miei zii, qualche mese più tardi infatti, si trasferirono in Belgio e, sempre nel 1990, vendettero il loro appartamento siciliano. In realtà, il fratello di mia madre, e sua moglie, tornarono parecchie volte in Sicilia, a Pasqua di solito, ed un paio di volte a Natale, ma sempre senza Nadia, la quale, negli anni successivi, si fece viva con un paio di cartoline indirizzate a tutta la famiglia - una da Istanbul, ed una da Amsterdam... -. Poi nel '94 si trasferì in Argentina [lei aveva studiato lo spagnolo], e smisero anche le telefonate natalizie...
Soltanto nel '96, o nel '97, non ricordo, mi chiamò per farmi gli auguri, ma fu frettolosa con me e quasi subito mi disse di passargli mio padre - non mia madre...
In realtà, come seppi soltanto in quell'occasione, lei aveva litigato con mia madre, colpevole, così mi dissero, di non aver convinto mio padre a prestare dei soldi al suo, e, dunque, colpevole di aver costretto i suoi genitori a fare i "servi" in terra straniera...
Insomma non seppi più niente di Nadia, fino ad una sera del 2005: io mi sentivo particolarmente filosofico, e chattavo su facebook con un mio amico, quando mi giunse una richiesta di amicizia... Nadia!!!!!!!
Che coincidenza, stavo proprio parlando di viaggi, e stavo notando come io, del viaggio, amassi la fantasia di vivere per sempre in ogni posto: io, infatti, mi affeziono alle strade solite, ai bar quotidiani, alle viste delle stanze in cui vivo da molto tempo - e per sempre...! - . La saggezza, secondo me, si trova nell'amare ciò che si ha, le persone che ti circondano, il luogo in cui si vive, ed il piacere più importante che conosco è la nostalgia... Per questo, quando viaggio, non c'è un luogo, di quelli che via via incontro, del quale non vorrei provare la malinconia di viverci per sempre... io adoro i portoni consumati, i lampioni che ingialliscono l'umore, le piazzette incolte, e gli stradoni anonimi... Però, i luoghi nei quali ho già vissuto, da questa prospettiva, sono in vantaggio rispetto ai luoghi in cui dovessi ancora vivere, perchè i primi già sono intrisi di abitudini, e sono alberi che fruttificano ricordi, fiori che profumano di sere albe disperate, di pomeriggi noiosi, di incontri normali, di passioni sopite, di avventure sognate o colte come un'ostia mediocre - rituale e semplice...
Nadia, invece, è sempre stata instabile, una viandante curiosa, affamata di novità, continuamente delusa dalla routine, ed incessantemente alla ricerca di novità, di sorprese, di fugacità e desideri illegittimi...
La coscienza della diversità tra me e quell'essere femminile che sognavo da anni, dunque, mi diede la sensazione di essere irrimediabilmente me stesso, quella sera, e mi infuse una maledetta voglia di rifiutarmi [e di adorarla come un feticcio maledetto].
Per tutti questi pensieri, che, giuntami la richiesta di amicizia di mia cugina, si fecero cocenti come una ferita scoperta... non appena fummo in contatto, le scrissi: "dove sei?". Nessuna informazione infatti mi sembrava più importante e decisiva - dove si trovavano quel corpo e quell'anima?, in quale angolo del mondo?, a quanti miliardi di chilometri metafisici da me, che avevo sempre vissuto in Sicilia ed amavo come un drogato ogni mattone del mio villaggio sul mare?
"Sono in Sicilia, cugino... A casa di Loredana! Sono arrivata oggi."
Rimasi interdetto per qualche minuto... Cosa dire a quel punto? Come infilare il filo del nostro rapporto interrotto per anni nella cruna di un ago sentimentale? ...e che ago avrei dovuto scegliere? Un microscopico arnese pungente o un tessitore prudente? Avrei dovuto rimproverarla o avrei dovuto essere affettuoso?
Nadia mi tolse dall'imbarazzo... "Mi sei mancato...", scrisse.
Io allora fui semplicemente sincero... "Ti penso tutti i giorni..."
"E cosa pensi?"
Non risposi.
Nadia si fece maliziosa: "sono sola...! Loredana dorme".
Mi sembrò troppo... Troppo prematura la sua presunzione del mio desiderio, inopportuna. "Spudorata!", pensai.
E scrissi: "perchè non ti sei fatta più sentire?" Poi aggiunsi: "dovrei essere arrabbiato con te! ...sei sparita!".
Nadia: "scusaaaaaaa".
Io: "e adesso non mi chiedi nemmeno come sto, che faccio... E tu? Non vuoi dirmi cosa hai fatto in tutti questi anni?". In effetti mi sentivo oltraggiato. "Sei pazza?", scrissi - e me ne pentii.
Nadia: "non fare come tua madre!".
Io non risposi.
Nadia: "la mia vita è stata inutile, senza senso, mi vergogno perchè non ho combinato nulla, avrei voluto scriverti per parlarti di successi e meravigliose avventure... Invece non ho combinato nulla... Gli uomini mi hanno preso tutti in giro, ed io ho fatto la cameriera ed altre cazzate..." Poi aggiunse: "tu che mi dici?". Poi aggiunse ancora: "tu sei un grande! ...sono sicura che sei laureato, che lavori e che c'hai la ragazza!".
Io: "potrei pure stare su una sedia a rotelle... che ne sai?".
Lei cambiò discorso: "pure io ti ho pensato tutti i giorni". Io: "non ci credo!".
Lei: "dimmi soltanto che sei ancora il mio cucciolo... Ho bisogno di te..."
Io: "spiegami...". Nadia: "ti spiego domani... Non vuoi vedermi?".
Io: "sei una pazza!, lo sai?". Mia cugina: "sono instabile, depressa, ti prego... non mi tradire...".
Mentre parlavamo guardavo le sue foto, e ce n'era una che mi piaceva oltremodo: Nadia in costume, di spalle, torceva il collo e sorrideva verso l'obbiettivo, e, braccia dietro le spalle, indicava coi pollici il sedere, come a dire: "io so che vi interessa questo bene prezioso!". Pensai: "sempre la solita...!".
Mi stavo già toccando la cappella attraverso i jeans e le mutande. Lei: "sto guardando le tue foto: sei un bel ragazzo". Io non potei fare a meno di corrispondere: "anche io sto guardando le tue foto...". Nadia: "Io so qual'è la tua preferita..." Poi mi mise alla prova: "metti 'mi piace'... voglio vedere se ho indovinato".
Capii che ero ancora il suo schiavo, perchè mi eccitava quel suo ordine... Ovviamente misi 'mi piace' sulla foto sbarazzina ed ammiccante. Nadia mi inviò un sorrisino, poi un'occhiolino: "non dirmi che ti stai toccando anche se non ti ho dato il permesso...!", scrisse. Io per un attimo pensai che lì con lei ci fosse Loredana e mi sentii preso in giro... Non risposi.
Nadia dopo un po': "ok, puoi toccarti, ma non venire..." Occhiolino...
Io non ci capii più niente, mi sentii catapultato in dietro nel tempo, non sapevo che pensare, che scrivere... mi pulsavano le tempie e mi sentivo eccitato... Uscii da Facebook senza nemmeno salutarla... ma quella notte non riuscii a dormire...
L'indomani verso le 15:00 del pomeriggio bussarono alla mia porta... Era Nadia!, e quando la vidi rimasi di pietra... Lei mi gettò le braccia al collo, e come se non fossero passati 15 anni dall'ultima volta che ci eravamo visti, mi disse di farle un caffè, si tolse la sciarpa e il giaccone, e si gettò sul divano... Io rimasi in silenzio, ma ubbidii... Lei mi seguì in cucina: era più bella di come la ricordassi, più matura, più dolce, coi capelli corti ed alcune rughette di espressione attorno agli occhi che trovavo stranamente sensuali... Evidentemente le avevano detto che vivevo da solo nella casa al mare...! Nadia allora mi raccontò che mi aveva sempre pensato davvero, che sentiva spesso mio padre, mi fece capire di odiare mia madre, ed effettivamente era molto informata sulla mia vita. Aveva intenzione di rimanere in Sicilia, mio padre l'avrebbe aiutata a trovare un lavoretto, e non aveva nessun altro problema da risolvere: infatti si sarebbe trasferita a vivere in casa mia...
Io non aprivo bocca. Quasi piangevo. Misi un tuorlo d'uovo nella tazza con 5 cucchiaini di zucchero, e preparai la cremina per il caffè che presto fumò nella caffettiera. Ero come al solito deluso da me, capivo tutto eppure non capivo, ma ero soprattutto eccitato... Ubbidirle ancora, infatti, significava per me partecipare ad un gioco che era, almeno per il sottoscritto, fondamentalmente erotico... Come quando ero adolescente, non riuscivo a farmi una idea precisa di questo gioco, ma Nadia sapeva tutto per me, ne ero sicuro - era palese! -, e più di ogni fantasia erotica, questo suo volere per me, era il mio destino, era la mia luce nera, l'acme di ogni mia pulsione sessuale...
Annusando il caffè pensai capii tutte queste cose, e pensai a quanto fosse stata banale ed insoddisfacente la mia vita sessuale, e inoltre la supponenza e la prepotenza di Nadia, piuttosto che rappresentare scenari libidinosi e avventurosi, comunque mi promettevano una emancipazione sessuale generica - ma totale...
Finalmente parlai... "Per me va bene che tu viva qui. Il problema è la mia ragazza, non so come la prenderebbe...".
Nadia mi schiacciò l'occhio: "...ma io sono tua cugina...!".
Era proprio di quell'intesa che avevo bisogno, quell'occhio complice e quel "ma..." allusivo, infatti, mi infusero una sensazione strana, inaudita, un presentimento di liberazione, una prospettiva di schiavitù che oggi chiamo "felicità"...
Quando ci sedemmo sul divano, casa mia già era un altro luogo, un posto sconosciuto: il teatro delle mie malinconie, in un quarto d'ora, si era trasformato nel palcoscenico della mia emancipazione reale: avevo viaggiato poco in vita mia, ma quel giorno mi spostai da me ad un altro me, muovendomi alla velocità della luce...
Finito di gustare il caffè - cremoso, dolce... -, rimanemmo nella scarsa luce filtrata dalle persiane, trascesi dal ticchettio della vecchia pendola della nonna Marta, e insomma in una penombra lunga, misteriosa, musicata da un intenso sentimento di esserci... - e credo che per la prima volta io e mia cugina condividemmo uno stato emotivo: eravamo vivi tutti e due infatti, dentro il tempo dei nostri antenati, nella consuetudine che si allungava da una infanzia cosmica, tra oggetti antichi e familiari, nell'odore dell'esistenza, sempre lo stesso dentro casa mia, ma sempre nuovo nelle nostre vite disperate e rovinate in quel salotto come i frammenti di colonne antiche che attualizzano le ere passate in un presente che di classico ha solo l'attualità del crollo statico - cinetico nelle coscienze...
Nadia tolse i piedi da terra, me li pose sul grembo: "toglimi le scarpe!", ordinò.
Lo feci - lentamente, emozionato... Tirai col naso.
Nadia: "fanno puzza?", chiese con simpatia.
Mi piaceva quell'odore, e non sapevo cosa rispondere... Nadia: "Devi abituarti!". Sorrise. Io sorrisi di rimando, imbarazzato. Mia cugina allora osò mettermi un piedino in faccia: "annusa!", ordinò!
Io lo baciai. "Bravo...", mi disse lei; mentre con l'altro piede iniziò a massaggiarmi tra le gambe...
Io a quel punto presi il piede volante tra le mani, continuai a baciarlo, ma sempre più appassionatamente, freneticamente... e dunque mi scoprii ad annusarlo rumorosamente - non soltanto per sentirne l'odore forte, ma anche per mostrare a Nadia la mia adorazione... -: non ero più un adolescente troppo impacciato, e per questo mi esibivo spudoratamente come non avevo mai fatto [insomma, mia cugina continuava ad essere un traguardo per me, un nastro che tagliavo per emanciparmi, per diventare uomo, e mi sentivo maschera di una intenzione vera, pagliaccio di una coscienza alternativa ed originale].
Nadia come al solito capì tutto: "lo fai questo con la tua ragazza?".
Io risposi con un senso di pianto nella voce: "noo...!".
Mia cugina continuò a sfregare il mio pisello sempre più duro, e lo faceva con una determinazione talmente ostinata, che sfigurò il suo volto per un istante... Io mugolai un piacere breve, sfigurai il mio volto in un assenso totale, e sempre più gratificato da quel massaggio, partorii una specie di rantolo lungo, libidinoso ma disperato... Infatti provavo un piacere vibrante, raschiato dal suo piede, ma mi dispiacevo per il desiderio di affondare sempre più in vergognose sottomissioni, ed in denudamenti che non osavo immaginare - avevo ancora troppo bisogno dello spirito di iniziativa di Nadia...
Però una mossa la feci; tolsi il calzino al piede sul mio viso, e comincia a leccarlo verticalmente, come una paletta-gelato al gusto di carne...
Nadia allora capì che ero pronto, ed in un istante decise di realizzare un nostro grande desiderio, in parte taciuto in realtà, e che, se per lei era cosciente, per me rimaneva segreto - come è segreta l'aria ai polmoni che non hanno bocca e voce...
Sì! ...in un lampo di spudoratezza Nadia allora si voltò e si mise a quattro zampe, prese fortemente calzoni e mutande alla cinta e, senza perdere tempo a sbottonarsi, denudò il suo sedere...
Fu la visione più reale della mia vita, capii per la prima volta cosa fosse un oggetto: quella carne infatti era viva ed era morta, era nuda ed era vestita dei miei desideri repressi accumulati in una intera vita...
"Leccami il culo!", ordinò la padrona del mio istinto più intimo. Poi allargò le natiche con le mani, poggiando una guancia sul bracciolo del divano... Il buchino era pelosetto, per niente rugoso, ma soltanto un vero foro vuoto, tondo, che lasciava intuire l'oltre di un buio odoroso e sensibile...
Io non baciai le natiche, non leccai tra le chiappe, ma infilai subito la lingua dentro quell'origine dell'universo... Penetrai più che potevo, e mi produssi in uno sforzo che fu addirittura doloroso... Nadia emise un suono di piacere "ahhh...", con una voce debolissima ma sostenuta, calda e lieve...
Io resistetti qualche secondo... Poi tolsi la lingua dall'ano, guardai bene quel frutto cosmico, anche la fica bagnata, pelosa, esposta... Poi afferrai le chiappe di Nadia, che adesso silenziosamente attendeva, e rificcata tutta la faccia dentro quel crepaccio di carne e peli, iniziai a leccare a baciare a succhiare - culo e fica, fica e culo...
Nadia, che ansimava, parlò solo per dire "annusa"... Ed io perciò infilai il mio naso nel suo ano e respirai forte... Poi leccai ancora, e mi aggrappavo alle natiche di mia cugina, ed ero veramente attratto da quella carne come un affamato di verità e sconvolgimento...
Ad un certo punto mi misi in ginocchio sul divano, strinsi-allargai una natica con la mano sinistra, e penetrai quell'ano meraviglioso con l'indice della mano destra... Fu un attimo...
Nadia si voltò scattosa e mi diede uno schiaffo leggero, ma era indispettita sul serio - o meglio, per un gioco che la impegnava... -. "Chi ti ha detto di infilarmi un dito nel culo?!". Le sue sopracciglia erano incacchiate, i suoi occhi e il suo muso offesi... Mia cugina era veramente determinata, irresistibile: ebbi paura; per un attimo non capii e mi sentii mortificato, ma soprattutto in colpa - e temevo di avere rovinato tutto... -. Quasi piansi dunque chiedendole scusa; allora Nadia non riuscì a trattenere un sorrisetto furbo: "spogliati e mettiti a pecorina!" ordinò.
Io restai interdetto, e dipinsi un punto interrogativo sul mio viso...
Nadia: "cos'è che non hai capito?". Si alzò, rialzò pantaloni e slip fino a coprirsi, e si diresse verso la cucina: "Sbrigati!".
Io mi denudai completamente, il mio pisello gocciolava, e mi misi a quattro zampe sul divano...
Sentivo Nadia rovistare in cucina, veramente non capivo... ma ascoltavo soltanto il piacere di attendere mia cugina in quella posizione... Ah... se mi avessero visto i miei amici, o la mia ragazza...! ...ero disponibile, ero un oggetto, ero un cane servizievole, a pecorina come una femminuccia, prono, umile, e mi sentii nudo come non mai, come se il significato della nudità fosse la pesantezza del mio sedere esposto, attratto dal centro della terra come ogni altro grave, aperto, realmente posseduto dagli occhi di mia cugina che presto sarebbe venuta fuori dalla cucina e mi avrebbe trovato come aveva preteso...
Quando uscì dalla cucina Nadia sorrise davvero divertita ed un poco sorpresa - come se anche lei avesse dubitato per un istante della mia obbedienza... -. Teneva in mano un mestolo dal manico lungo e tondo come un tubo, di legno... "Che vuoi fare?", chiesi come uno stupido... "Ti inculo", rispose, "ma non ti faccio troppo male, non ti preoccupare...". Allora si mise in ginocchio dietro di me, io non la vedevo, ma sentii che sputò, e dopo sentii il mio ano inumidito ed un dito di mia cugina bagnarmi dentro... ...e poi sentii quel duro penetrarmi!, sì... lentamente ma inesorabilmente, sempre più dentro... Non mi faceva ancora male, mi sentivo riempito, e mi piaceva... Ma quando Nadia disse "prendi questo!", e diede un colpo secco dentro me, provai un dolore acuto, sconosciuto, il quale percorse tutta la mia schiena fino a giungere alle tempie... "No-o... ba-a-sta...", dissi, e la mia voce faceva balzare le sillabe per il troppo dolore... Nadia non aveva nessuna pietà e continuava a colpirmi: "devi stare zitto... capito?", e poi di nuovo, con una voce veramente perversa che non le avevo mai sentito: "devi stare zitto!, zitto!!!".
Capii soltanto allora quale fosse il desiderio più intimo di mia cugina, il mio silenzio; e capii anche cosa a lei piacesse tanto di me: il mio interdetto mutismo...
Io non fiatai più, il dolore mi ammosciava l'uccello... ma stavo zitto... Soltanto quando Nadia inoltrò ancora un poco il manico del mestolo dentro il mio culo non potei trattenere un grido di dolore "ahi!!!".
Allora Nadia smise. Mi ordinò di sedermi... La vidi per la prima volta rossa in viso, alquanto scombussolata...
Poi mi fece un sorriso che definirei diabolico...
Indicò per terra e mi disse: inginocchiati e guardami!
Io ubbidii.
Lei a quel punto infilò una mano dentro i suoi pantaloni e cominciò a toccarsi...
Socchiudeva appena gli occhi, e più che gemere espirava libidinosamente, a tratti brevi, sempre più veloci...
Quando si sentì abbastanza eccitata, riuscì in qualche modo a parlare, nonostante il piacere spezzasse la sua voce... Un poco mi guardava, un poco guardava il soffitto, un poco chiudeva gli occhi: "devi stare zitto!", diceva, e poi "zitto e ascolta...", "zitto, zitto..".
Io trovai il coraggio di toccarle una coscia... tornavo ad eccitarmi... il mio pisello gocciolava per terra...
Nadia allora, espirando, cominciò a farfugliare un discorso crudele, ma più per dovere nei confronti di se stessa e delle proprie fantasie, che per sadismo, ed era veramente stravolta da un godimento che la sfigurava un pochino - quasi la imbruttiva, la deformava...
Capii che mio padre e mia madre avevano divorziato a causa sua... capii che lei aveva fatto un pompino a mio padre... poi mi disse che mia madre è una "stronza" e sorrise - ed a quel punto gemette forte...-. Intanto si toccava, lo faceva leggermente, roteando la mano nascosta sotto la patta dei suoi pantaloni...
Era davvero eccitata, mi guardava soltanto a tratti, ma un poco vergognandosi, ed io non riconoscevo il suo viso sconvolto...
Poi mi disse per l'ennesima volta: "devi stare zitto, tu... tu... zitto!".
A quel punto espirò più lungamente, mi guardò un istante, ed il suo volto cominciò a tornare quello che avevo sempre conosciuto...
Soprattutto, di quell'orgasmo di mia cugina, ricordo la graduale mutazione dei suoi connotati, la trasfigurazione del suo viso abbandonato alla volontà di una fantasia tenace, coltivata da chissà quanto tempo...
Nadia allora stette qualche secondo con gli occhi chiusi e col capo abbandonato sullo schienale del divano. Quando tornò definitivamente in sé, mi fece un sorriso un po' vago, si mise in piedi, mi guardò dall'alto in basso e notò la mia erezione: "vai a farti una sega adesso!", disse, "io vado da Loredana a prendere le mie cose... stanotte dormo qui da te, ok?".
Io ero in ginocchio col cazzo duro - annuii.
Poi mi alzai: Nadia si era diretta verso l'attaccapanni... Prese il giaccone, mise la sciarpa, ed aprì la porta.
Prima di andare via mi carezzò una guancia, mi fece uno sguardo che non so descrivere con nessuna parola, e mi disse una cosa che a lei dovette sembrare molto sensata e soprattutto fondamentale, come se da quella sua verità dipendesse tutto il nostro rapporto, e come per aprire gli occhi della mia anima ad una comprensione ultima: "tua madre ha ragione: sono pazza...!" sussurrò.
"A dopo..."
"Ciao".

!!!!!!!!!CONTINUA!!!!!!!!!!!!
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