Una storia vera tutta in una notte

Scritto da , il 2016-07-12, genere tradimenti

Ciao a tutti cari amici lettori di questo sito. Se vi chiamo cari amici non è un caso, proprio perché in questo momento vi considero come i destinatari a cui ho deciso di confessare la più intima delle mie confidenze. Mi chiamo Laura, ho ventisette anni e sono una donna felicemente sposata con colui che fino a poche settimane fa era stato, sessualmente parlando, l’unico uomo della mia vita. Durante tutta la mia adolescenza, avevo ben mantenuta intatta la mia verginità e sono a 18 anni, dopo quasi un anno di fidanzamento, avevo deciso di concedermi all’uomo che tre anni dopo sarebbe diventato mio marito e padre dei miei attuali due figli di 5 e tre anni. La mia vita sentimentale e matrimoniale aveva proseguito con serenità e soddisfazione. Verso metà del mese di Giugno, mi vedo recapitare una raccomandata a mio nome da parte del Mistero della Giustizia. Incuriosita e anche trepidante mi apprestai ad aprire velocemente la busta e con grande stupore capii che si trattava di avviso a comparire come testimone in una udienza che si sarebbe tenuta la settimana successiva alle ore 09.00, presso un tribunale di una città distante ad oltre 300 Km dal luogo in cui noi viviamo. Di questa anomala circostanza informai subito mio marito il quale si attivò per avere notizie più dettagliate in merito a questa convocazione e soprattutto per accertarsi che non si fosse trattato di uno scambio di persona. Qualche giorno dopo, a seguito di queste ricerche e dopo aver fatto mente locale, mio marito riuscì a venire a capo di questa situazione: in sostanza era successo che due anni prima, mentre alloggiavamo in un villaggio turistico nei pressi di una località balneare, mi capitò di assistere ad una rissa tra alcune persone che alloggiavano nelle villette vicine alla nostra. Una delle persone coinvolte riportò dei danni fisici e dopo aver sporto denuncia contro i suoi aggressori, mi citò come testimone che aveva assistito all’evento. La cosa mi provocò una enorme scocciatura, considerato anche il fatto che non era per nulla esperta e quindi totalmente incapace di organizzare da sola una simile trasferta. Mio marito, allora, si rese disponibile ad accompagnarmi in questo viaggio, prefissando di partire il giorno prima, pernottare in un B&B del posto e l’indomani ritornare a casa dopo l’udienza in Tribunale. Per come si era messo il programma, mi ero abbastanza tranquillizzata fin a quando mio marito mi comunicò che proprio il giorno dell’udienza avrebbe dovuto partecipare ad una assemblea straordinaria con i soci azionisti dell’azienda per la quale presta la sua attività lavorativa. Tuttavia, mio marito mi rassicurò che mi avrebbe accompagnata in macchina il pomeriggio prima, che avrebbe fatto subito ritorno nel nostro paese e che mi sarebbe tornato a prendere il giorno dopo. Certo è che mi aveva almeno evitato il panico di dovermi muovere con i mezzi pubblici, ma comunque rimaneva il fatto che avrei dovuto trascorrere la notte da sola in una città per me sconosciuta. La settimana successiva arrivò il momento della partenza e dopo circa due ore e mezza di strada, non appena arrivammo a destinazione, mio marito mi accompagnò al B&B dove aveva prenotato una camera per la notte. Fummo accolti da una giovane ragazza che ci raggiunse per consegnarci la stanza. Si trattava di un piccolo B&B di appena quattro camere ubicato al quinto piano di un palazzo di una via molto centrale. La ragazza ci comunicò che, come spesso accade nei B&B, non ci sarebbe stato il guardiano notturno e per qualsiasi problema avremmo dovuto chiamare un numero di cellulare che ci venne comunicato. Questa situazione non mi faceva stare molto tranquilla al che la ragazza per tranquillizzarmi mi fece sapere che per la notte c’era un’altra camera prenotata e che quindi non sarei rimasta sola. Per farla breve, mi presi di coraggio e dopo aver salutato mio marito, mi recai nella mia stanza dove rimasi per tutto il resto del pomeriggio. Intorno alle ore 20.00, mentre ero intenda a prepararmi qualcosa per la cena, comincio a sentire il suono insistente del campanello della porta principale. Inizialmente rimasi indifferente, ma a seguito dell’insistenza del suono, decisi di rispondere al citofono. Mi rispose una voce maschile, giovanile, che mi diceva di essere la persona che alloggiava nell’altra stanza del B&B e mi chiedeva la gentilezza di aprirgli il portone in quanto prima di uscire dalla camera, aveva dimenticato di portare con se le chiavi. Ebbi degli attimi prolungati di esitazione. In quel contesto era troppo azzardoso rischiare di aprire la porta a qualche malintenzionato. Optai per la soluzione più prudente e decisi di non aprire. Appena pochi secondi dopo mi arriva una chiamata sul cellulare da parte della ragazza proprietaria del B&B la quale mi chiese anche lei la gentilezza di aprire il portone alla persona che nel frattempo l’aveva chiamata nel tentativo di risolvere il problema. A quel punto mi rassicurai ed aprii il portone. Prima di rientrare in camera, comunque, decisi di aspettare che arrivasse la persona per scusarmi con lui per l’atteggiamento di diffidenza avuto alcuni attimi prima. Non appena udii l’apertura della porta dell’ascensore, mi apprestai ad aprire la porta di ingresso quando dinnanzi a me si materializzò una visione che mi mando in subbuglio tutti i bioritmi. Si trattava di un ragazzo poco più che ventenne, di una bellezza disarmante, con un fisico avvenente. Era alto almeno 180 cm, occhi azzurri, con dei lunghi capelli biondi (avete presente il Bonos della trasmissione Avanti un altro di Bonolis? ). Con voce tremante e pure impappinandomi con le parole provai a scusarmi. Lui, dal canto suo, senza scomporsi di nulla, con un italiano molto stentato e quasi incomprensibile mi rassicurò mostrandomi tutta la sua comprensione. Riuscii appena a comprender che si faceva chiamare Evry, che aveva 21 anni e che era finlandese e che si trovava in quella città per lavoro. Dopo una breve presentazione, rientrammo ognuno nella propria camera dove rimasi per circa mezzora con tanti strani pensieri che cominciarono a muoversi nella mia testa. Non riuscii neanche a mangiare la scatoletta di tonno che mi ero portata per la cena. Ma evidentemente neanche lui aveva trovato serenità visto che dopo qualche istante venne a bussare nella mia porta. Con il suo italiano stentato mi chiese se per caso conoscevo un posto nelle vicinanze dove andare a mangiare per cena. Quando le dissi che non ero del posto e che non avrei potuto rispondere alla sua domanda, iniziò a consultare il suo smartphone con il quale trovò un fast food proprio 50 metri dopo l’ingresso del palazzo dove alloggiavamo. Mi fece un cenno per invitarmi a seguirlo. Esitai qualche secondo, ma in fondo non aspettavo altro. Scendemmo al fast-food e consumammo molto velocemente un pasto (evidentemente la foga a risalire in camera era pervasa in entrambi). Percorremmo quella breve strada del ritorno, fin quando rientrammo nel portone e chiamammo l’ascensore. Quei pochi secondi furono quelli determinanti per far scoppiare in noi una tempesta ormonale. Io rimasi ferma, bloccata, non riuscivo a prendere nessuna iniziativa ma ero ormai consapevole che se mi lui mi avesse voluta, sarei stata sua. Anzi, questo ardore di desiderio di mischiava con l’angoscia che qualora non fossi stata sua, lo avrei rimpianto per tutta la vita. Entrammo in ascensore e si verificò tutto ciò che oramai era un copione scritto. Mi avvicinai il più possibile a lui e dopo averlo guardato pochi secondi negli occhi, si avvicinò con le sue labbra e cominciò a baciarmi nel viso. Questo mi diede il coraggio e la forza per mettergli le braccia intorno al collo e cominciare a baciarlo in bocca. Lui la canto suo mi afferrò energicamente e dopo avermi piegato leggermente indietro mi infilò la lingua in bocca. Mentre l’ascensore continuava la sua salita, mi mise le mani ovunque fin quando mi sollevò la gonna e cominciò a palparmi la figa che si era nel frattempo letteralmente allagata. Arrivammo al nostro piano. Uscimmo velocemente dall’ascensore e ci recammo nella mia camera dove subito ci distendemmo nel letto e continuammo a baciarci, avvinghiarci e palparci. Non facemmo in tempo neanche ad accendere la luce della stanza. Si riusciva ad intravedere qualcosa grazie alla luce che penetrava dalla finestra dall’illuminazione esterna. Si spostò da me appena pochi centimetri per sfilarsi i pantaloni e gli sleep. Subito dopo cominciò a spogliare me fin quando mi tolse di dosso completamente tutto. A quel punto si distese su di me. Vi lascio immaginare il mio momento di fibrillazione nel pensare che entro pochi secondi sarebbe entrato in me un cazzo che non sarebbe stato l’unico che avevo provato nella mia vita, cioè quello di mio marito. Con quella scarsa luce soffusa, non avevo avuto modo di vederlo con i miei occhi, ma il modo come mi dilatò la figa al momento della penetrazione mi resi conto che si trattava di qualcosa di mostruoso rispetto a quello di mio marito di cui a dimensioni non mi sarei potuta lamentare. Lui continuava a dare dei colpi in maniera molto energica e quel cazzo dentro di me mi mandava in ecstasy ad ogni singolo colpo. Per tutto il tempo di quella scopata, non cambiò posizione fin quando dopo avermi fatto provare 3 o 4 orgasmi, lo uscì fuori velocemente e si mise in piedi accanto il letto tenendosi il cazzo con una mano. Non riuscivo a capire le sue intenzioni, ma il mistero si svelò nel giro di un attimo. Mi prese con una mano dalla testa e lo avvicinò al suo cazzo invitandomi a metterlo in bocca nella quale esplose una quantità impressionante di sperma che mi cosparse anche parte del viso. Dopo che si svuotò per bene, si distese nuovamente sul letto accanto a me. Io, nonostante la situazione in cui mi trovavo, provai qualche imbarazzo ad alzarmi dal letto per andarmi a ripulire dal suo sperma che continuavo ad assaporarlo nella mia bocca. Per me quella era una esperienza assolutamente unica. Mai a mio marito avrei permesso di spingersi fin a questo punto. Dopo circa 30 minuti, quando capii che Evry si era addormentato, mi alzai dal letto, mi recai in bagno e mi ripulii. Mentre guardavo la mia immagine ritratta allo specchio, milioni di pensieri cominciarono e sovrapporsi nella mia mente su quello che era successo nelle tre ore appena trascorse. Il fatto che più mi meravigliava era che non provano alcun senso di colpa e che avevo avuto un comportamento del tutto naturale. Poco dopo, ritornai sul letto per cercare di dormire, nonostante erano appena le 21.30.
Rimasi sul letto rannicchiata ad elaborare questi pensieri per circa un paio d’ore, quando poco prima di mezzanotte mi squilla il telefono. Era mio marito che voleva rassicurarsi che tutto andava per il verso giusto (eccome!!) e su come avessi trascorso la serata. Dopo avergli messo su le prime frottole che mi vennero alla mente, chiusi la telefonata per tornare alla mia lunga dormiveglia, quando mi accorsi che Evry si era nel frattempo svegliato e che mi fissava con un sguardo sorridente. Di rimando mi distesi accanto a lui e gli feci una carezza sul viso. Lui ricominciò nuovamente ad accarezzarmi dappertutto fin quando in maniera impressionante gli si riaccese il desiderio e il suo cazzo tornò in erezione. Lo presi in mano e cominciai a masturbarlo per alcuni secondi fin quando si distese a schiena in giù al centro del letto e mi invitò a salire su di lui. Ricominciammo con una nuova scintillante scopata, mentre sentivo che mi preparava per essere sottoposta ad una nuova trasgressione. Infatti con le dita cominciò ad inumidirmi il foro anale con la mia stessa mucosa vaginale. Quando capì che ero abbastanza pronta, mi fece alzare e mi fece posizionare a 90° sul letto. Li provai un po' di paura (era anche la mia primissima volta) ma anche in quel caso agii in maniera del tutto passiva. Evidentemente comprese la situazione e devo dire che mi penetrò con molta dolcezza e anche con molta fatica visto che il suo cazzone faceva fatica a farsi strada nel mio vergine culetto. La penetrazione non arrivò mai ad essere completa. Soltanto al momento di venire cercò di penetrare un po' più a fondo in modo da inocularmi dentro di me il suo sperma. Stavolta, sfinita a colpi d’orgasmi multipli, non riuscii a rialzarmi e mi addormentai così come ero anche se durante la notte più volte mi svegliai di soprassalto per via dei rigagnoli del suo sperma che ancora mi scivolava tra le mie cosce. L’indomani mattina la sveglia suonò alle 7.00. Quando aprii gli occhi lui non era più nella mia stanza, ma sentii subito che si trovava nella sua a rovistare tra la sua roba. Andai in bagno a fare la doccia e a ripulirmi dallo sperma che avevo ancora attaccato addosso. Ad un certo punto sento la porta della sua camera chiudersi e entrò nella mia. Ero ancora tutta nuda dentro il bagno, quando lui entrò senza neanche bussare. Lui invece era tutto vestito e con il borsone tra le mani. Era tornato solo per salutarmi. Lo abbracciai fortemente e me e lo baciai a lungo. Forse erà già in ritardo, ma nonostante ciò trovò il tempo per adagiarmi sul tappeto del bagno e cominciare a leccarmi la figa. Sapevo che sarebbe stata l’ultima volta e trovai il tempo e la forza per sbottonarli i pantaloni, abbassarglieli e prenderglielo in bocca. Riuscii a fargli un pompino da esperta come NON ero, poi in quella stessa posizione mi penetrò lateralmente fin quando non vi venne in buona parte dentro la figa. Stavolta fece appena in tempo a rivestirsi, mi baciò per l’ultima volta e andò via per sempre. Quando uscii dal B&B e percorrevo la strada verso il tribunale realizzai che quelli che stavo trascorrendo avrebbero potuto coincidere con i miei giorni fecondi e che avrei potuto essere stata ingravidata da un perfetto sconosciuto. Ho vissuto momenti di costernazione a questo pensiero, ma poco dopo rivivendo il brivido del ricordo della notte appena vissuta arrivai alla conclusione che eventualmente quel figlio sarebbe stato quello che mi sarebbe rimasto in ricordo di una notte dove ho conosciuto un’altra me stessa

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