Una domenica pomeriggio in topless
di
Mary Angela Lombardo
genere
esibizionismo
Domenica. Una di quelle giornate lente, fatte di colazioni lunghe, riviste lasciate aperte sul tavolo, rumori di fondo in casa. Nessun programma, solo il tempo che scorre, tranquillo.
Appena dopo pranzo sono uscita in giardino. Il sole era pieno, deciso. Mi sono sdraiata sul telo, col mio bikini nero, mentre dalla cucina arrivavano voci, passi, il tintinnio leggero dei piatti. Mi piace quell'equilibrio: essere parte della mia casa, ma un po' fuori. Un po' altrove.
Dopo un po' ho slacciato il reggiseno. Un gesto naturale per me. Lo faccio anche in spiaggia, da anni. Non è esibizionismo, non più. È libertà. Il sole diretto sul petto ha un'intimità speciale. Scalda in profondità, attraversa. Mi fa sentire viva in un modo che non ha bisogno di conferme.
Ma c'è anche quell'altra sensazione, che conosco bene. Quella sottile eccitazione di sapere che potrei essere vista. Il giardino è riparato, ma non del tutto. Se un vicino si affacciasse dal balcone, o se qualcuno passasse lungo il sentiero dietro la siepe… potrebbe intravedermi.
Non mi copro. Non mi nascondo. Non mi espongo nemmeno, non del tutto. Ma resto lì. E dentro di me qualcosa pulsa più forte. Non è paura. È una specie di eccitazione silenziosa, consapevole. Il piacere di esistere, intera, anche sotto gli occhi degli altri.
A un certo punto ho chiuso gli occhi. Il respiro lento, la pelle calda, il corpo morbido. E mi sono addormentata, nuda dalla vita in su, cullata dal canto dei merli e dal ronzare dell'estate che avanza.
Mi ha svegliata mio figlio: «Mamma, inizia la partita di Sinner! Vieni?»
Aveva un tono gentile, ma divertito. Ho aperto gli occhi di colpo, sollevandomi di scatto, mentre lui già tornava in casa, senza darmi il tempo di coprirmi. Mi aveva vista, certo. Non era nemmeno la prima volta. Ma non credo abbia pensato che fosse una cosa strana. Anzi. Forse ha solo pensato che sua madre è libera. E bella, a modo suo.
E se è così, ne sono fiera.
Mi sono rivestita con calma e li ho raggiunti in salotto. Loro erano già sul divano, pronti, con i popcorn. Io mi sono seduta accanto a mio marito, che mi ha sfiorato la coscia con una mano e mi ha detto solo: «Ti sei riposata?».
Ho annuito.
Non ho detto niente del pomeriggio. Ma dentro di me lo sentivo ancora. Il sole sulla pelle, il brivido sottile, la pace.
È stata una bella domenica. In un modo tutto mio.
Appena dopo pranzo sono uscita in giardino. Il sole era pieno, deciso. Mi sono sdraiata sul telo, col mio bikini nero, mentre dalla cucina arrivavano voci, passi, il tintinnio leggero dei piatti. Mi piace quell'equilibrio: essere parte della mia casa, ma un po' fuori. Un po' altrove.
Dopo un po' ho slacciato il reggiseno. Un gesto naturale per me. Lo faccio anche in spiaggia, da anni. Non è esibizionismo, non più. È libertà. Il sole diretto sul petto ha un'intimità speciale. Scalda in profondità, attraversa. Mi fa sentire viva in un modo che non ha bisogno di conferme.
Ma c'è anche quell'altra sensazione, che conosco bene. Quella sottile eccitazione di sapere che potrei essere vista. Il giardino è riparato, ma non del tutto. Se un vicino si affacciasse dal balcone, o se qualcuno passasse lungo il sentiero dietro la siepe… potrebbe intravedermi.
Non mi copro. Non mi nascondo. Non mi espongo nemmeno, non del tutto. Ma resto lì. E dentro di me qualcosa pulsa più forte. Non è paura. È una specie di eccitazione silenziosa, consapevole. Il piacere di esistere, intera, anche sotto gli occhi degli altri.
A un certo punto ho chiuso gli occhi. Il respiro lento, la pelle calda, il corpo morbido. E mi sono addormentata, nuda dalla vita in su, cullata dal canto dei merli e dal ronzare dell'estate che avanza.
Mi ha svegliata mio figlio: «Mamma, inizia la partita di Sinner! Vieni?»
Aveva un tono gentile, ma divertito. Ho aperto gli occhi di colpo, sollevandomi di scatto, mentre lui già tornava in casa, senza darmi il tempo di coprirmi. Mi aveva vista, certo. Non era nemmeno la prima volta. Ma non credo abbia pensato che fosse una cosa strana. Anzi. Forse ha solo pensato che sua madre è libera. E bella, a modo suo.
E se è così, ne sono fiera.
Mi sono rivestita con calma e li ho raggiunti in salotto. Loro erano già sul divano, pronti, con i popcorn. Io mi sono seduta accanto a mio marito, che mi ha sfiorato la coscia con una mano e mi ha detto solo: «Ti sei riposata?».
Ho annuito.
Non ho detto niente del pomeriggio. Ma dentro di me lo sentivo ancora. Il sole sulla pelle, il brivido sottile, la pace.
È stata una bella domenica. In un modo tutto mio.
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Commenti dei lettori al racconto erotico