Sara Episodio 01

di
genere
masturbazione

Sara, una ragazza di diciotto anni, si sveglia in una mattinata soleggiata a Roma. La camera da letto le sembra troppo calda, i raggi del sole che filtrano attraverso le tende le picchiano in viso come se la stessero per svegliare bruscamente. L'orologio le ricorda che sono le 10:30. "Cavoli" mormora, "mi sono addormentata di nuovo".

Indossa un perizoma e una canottiera, si alza a fatica dal letto e si avvicina alla finestra. La vista che si apre di fronte a lei è un'oasi di tranquillità in un quartiere borghese, con le case basse circondate da piccoli giardini curati. I genitori di Sara, entrambi avvocati di successo, non dovrebbero tornare prima di sera, e la noia inizia a serpeggiare in lei come un'infezione.

Decisa a rompere la monotonia, Sara si fionda in cucina e si serve un bicchiere d'acqua ghiacciata, cercando di schiarirsi le idee. Il frigo emette un brusio rassicurante, e per un attimo, si sente come se potesse nascondere qualcosa di emozionante. Con la lingua appiccicaticcia per la sete, apre il frigorifero e guarda le scarse provviste. Un'idea balena in mente: andare a fare shopping. Forse incontrerà qualcuno che conosce. O forse qualcuno che non conosce...

Indossa un paio di shorts attillati e una maglietta attillata che lascia intravedere il reggiseno firmato. Si avvicina allo specchio e si rimprovera per la scarsa copertura, ma il desiderio di sentirsi fresca e libera prevale. La voglia di frutta fresca la spinge a uscire di casa, e decide di recarsi dal fruttivendolo vicino, un uomo anziano e burbero, che per qualche motivo la fa sentire sempre in imbarazzo.

Mentre attraversa la strada, non vorrebbe andare proprio lì ma è troppo caldo e il suo motorino è dal meccanico. Un'auto scorre lentamente accanto a lei, con il finestrino abbassato. Un uomo di mezza età le lancia un'occhiata lasciva e le offre un passaggio. Sara sente un brivido percorrere la schiena, ma rifiuta con un cenno del capo, sapendo che i genitori non approverebbero. L'auto si allontana lentamente, e per un attimo si chiede se avesse dovuto accettare. La strada per il negozio di frutta è deserta, e la calura le appiccica i capelli alla nuca.

Finalmente, trafelata e ansimante, arriva al negozio. La vetrina solita, con i frutti colorati che le fanno venire l'acquolina in bocca, ma la figura che si staglia dietro al bancone non è quella del solito vecchio fruttivendolo. C'è un ragazzo della sua età, con capelli scuri e occhi scintillanti. Sara si ferma, sorpresa. Lui la osserva, il viso leggermente in ombra per il cappello da baseball che indossa. Indossa una maglia da baseball con le maniche arrotolate, mostrando i bicipiti tatuati. La pelle abbronzata e il mento coperto da una leggera barba incolta le fanno battere il cuore un po' più in fretta. Non l'ha mai visto prima.

"Ciao bella," le dice con un sorriso sfacciato, "cosa posso fare per te?"

Sara, colta di sorpresa e un po' intimorita, balbetta la richiesta di una banana. Il ragazzo, Mario, si muove con un'aria di noncuranza, come se la situazione non lo toccasse. Afferra la frutta richiesta e, con un gesto rapido, la mette dentro un sacchetto. I pensieri di Sara si fanno confusi, il calore del giorno le si appiccica addosso come la voglia di scoprire di più su di lui.

Mentre le porge il sacchetto, la sua mano sfiora la scollatura di Sara, e per un attimo si ferma. Lei sente l'adrenalina sparire in un turbine di sensazioni incontrollate. "C'è qualcos'altro?" chiede Mario, l'occhio scintillante come se sapesse esattamente di averla colpita. Sara si ritrova a chiedere pere e albicocche, fingendo disinteresse, ma la tensione tra di loro si fa palpabile.

Paga velocemente e afferra il sacchetto, il peso improvviso la fa piegare leggermente in avanti. Alzando lo sguardo, nota un'espressione di divertita sfida in faccia a Mario. "Sembri carica," dice, "Hai bisogno di un aiuto?" La tentazione di accettare la proposta di Mario si fa strada tra i pensieri di Sara, ma la paura di ciò che i genitori potrebbero pensare la blocca. "No grazie," risponde con un sorriso forzato, "ci riesco da sola."

Mentre esce dal negozio, sente gli occhi di Mario addosso, come se la stesse valutando, apprezzando il movimento del suo sedere in quei shorts attillati. Sara si gira, e in un attimo di coraggio, gli sorride Lui le risponde con un sorriso smagliante, tirando fuori un bigliettino da dietro il bancone. "Ehi, bella," le dice, "se ti manca qualcosa, fammi un fischio. Puoi ordinarlo e te lo porto io a casa." Le porge il foglietto con un gesto rapido, come se nulla di speciale stesse succedendo.

Sara lo prende velocemente, fingendo distacco, e si avvia verso casa. La strada le sembra diversa, carica di un'elettricità che non c'era prima. Il fogliettino con il numero di Mario in mano le scotta come se avesse appena toccato il fuoco. La tentazione di guardare indietro e trovarsi i suoi occhi addosso la divora, ma continua a camminare, la testa bassa, il cuore in gola. La voglia di scoprire chi sia e cosa voglia da lei le dona un'energia che non provava da tempo.

Appena arrivata a casa, madida di sudore ed eccitazione, ripone la frutta in frigo e si butta sotto la doccia. L'acqua fredda scorre sul suo corpo come una cascata rinfrescante, ma non basta a lavare via i pensieri osceni che le balenano in mente. Immagina le mani forti di Mario che scivolano sui fianchi, i baci appassionati che le lascerebbero il sapore del proibito. Si strofina il viso, cercando di scacciare via le fantasie. "Che stai facendo, Sara?" si chiede, "Devi rimanere fredda, non puoi farlo." Ma la pelle le brucia al solo pensiero del ragazzo, e le gambe si fanno molli.

Uscita dalla doccia, la tentazione di cercare Mario sui social network diventa insopportabile. Afferra il telefono, le dita bagnate scorrono sullo schermo. Le gocce d'acqua che le scendono sul seno le fanno venire i brividi, ma la mente non si ferma. "Chi sarà?" si domanda, immaginando una lunga notte di segreti e desideri inconfessabili. Sara apre Instagram, sperando di trovarlo tra gli amici di amici.

Con un po' di fortuna, la foto del profilo di Mario è l'unica cosa visibile. Tutti i suoi post, storie e informazioni personali sono privati. La frustrazione le morde come un animale in gabbia. Quel volto affascinante le balena in mente, e il pensiero di non poter esplorare il lato oscuro che nascondono le sue foto la eccita ancor di più. Sara si siede sul letto, il telo da bagno attorcigliato intorno alle gambe bagnate, e studia la foto. L'ombra del cappello da baseball gli incornicia il volto, e i lineamenti scuri e forti le fanno immaginare un uomo deciso, un uomo che prende ciò che vuole.

Lei, al contrario, è circondata da ragazzi che la adorano e la trattano come una fragile porcellana. Le piace l'idea di qualcuno che la tratti come una vera donna, che la veda come qualcosa di desiderabile e non come la figlia di papà. La curiosità la divora e la spinge a tentare il proibito. Sara si alza e si avvicina allo specchio, guardandosi con occhi lussuriosi. Si tocca il seno, immaginando le mani di Mario che lo stringono, la pelle ruvida che accarezza la pelle morbida.

Sentendosi a disagio per le proprie emozioni, corre in frigo a prendere la banana che le ha venduto Mario. La stringe tra le dita, sentendone la freschezza e la consistenza, come se stesse stringendo qualcosa di vivo. La guarda, la leccò leggermente, e la mette in bocca. La pelle scivola via come la pelle di un frutto proibito, rivelando la carne dolce e succulenta. I pensieri si fanno sporchi, il respiro si fa pesante, e le mani cominciano a tremare.

Si siede sul letto, la banana tra le labbra, gli occhi fissi sullo schermo del telefono. Inizia a masturbare il clitoride, delicatamente, come se stesse esplorando un terreno sconosciuto. Con la destra continua a toccare se stessa, lentamente, ritmicamente, come se stesse cercando di evocare la sensazione di una penetrazione. La banana, bagnata di saliva, le ricorda la lingua di un uomo che non conosce ma desidera. Chiude gli occhi e si abbandona alle fantasie.

Immagina Mario che le strappa i vestiti, la spinge sul letto e le infila il cazzo in bocca. La sente ingoiare, la vede soffrire per la voglia di respirare, ma continuare ad accettare la lunghezza che le riempie la gola. I rumori che emette, quelli di godere e quelli di disperata richiesta d'aria, si mescolano in un crescendo di lussuria.

Le dita di Sara si muovono con decisione. Le labbra stringono la banana, le guance si gonfiano, le dita scivolano su e giù, come se stessero masturbando il pene del ragazzo. La fantasia prende il sopravvento, la rende la regina del suo piccolo regno di desideri. I suoni che emette sono soffocati dal frutto che riempie la bocca, ma la voglia di urlare il piacere si fa strada.

Con gli occhi sbarrati, infila la banana il più a fondo che riesce, come se volesse inghiottire l'intero frutto che Mario le ha offerto. La sensazione di pienezza e la pressione sul palato la fanno impazzire. Il sapore dolce si mischia con il sapore del sesso proibito. Sara sente le gambe tremare, il respiro affannoso, il cuore in gola. Poi, esplode. Un orgasmo intenso, potente come la caduta di un meteorite.

Le mani le scivolano via, il telefono cade sul pavimento. La banana, ormai un simulacro del desiderio appagato, le rimane in bocca come un souvenir di un'avventura proibita. La lascia lì, a riempirla, a ricordarle chi comanda, chi la desidera veramente.

Sara, stremata, si abbandona sul letto, il telo da bagno le cade a terra. I pensieri si fanno confusi, le luci si affievoliscono e il sonno la avvolge. Rimane inerme sul letto, la bocca semi-aperta e la frutta tra le labbra, in una posa da sogno proibito. Il respiro si fa regolare, le gambe si rilassano e gli occhi si chiudono. La mente corre libera tra le fantasie, tra le braccia di Mario, in un letto sconosciuto, in un futuro di peccati e piacere.

Ad un certo punto, il silenzio è interrotto da un suono stridente. Il campanello di casa suona, lacerando la quiete del pomeriggio. Sara si sveglia di scatto, con il cuore che le batte come un tamburo. "Chi diavolo sarà?" pensa, ansiosa. La luce del sole si è spostata, i raggi di sole che filtrano attraverso le tende creano strane ombre sul pavimento. Si guarda attorno, disorientata, la banana molle tra le dita, le guance arrossite per l'eccitazione.

Sbalzata fuori dal letto, si precipita a terra per afferrare il telefono che le era sfuggito di mano. Il display le sbatte in faccia l'ora: 19:30. "Merda," sussurra, "sono i miei". Il campanello suona di nuovo, insistente. Si veste in fretta, gli occhi cercano disperatamente un indumento decente. Opta per un paio di shorts e una maglietta ampia. I capelli, ancora umidi, si attorcigliano in un nodo selvaggio, ma non ha il tempo di preoccuparsene.

"Sara, aprici," urla la voce del padre, "c'è qualcosa che non va?"

Sara si precipita alla porta d'ingresso, la faccia rossa per l'improvviso riscaldamento e la bocca che sa di banana. "Tutto bene, papà," grida, cercando di nascondere l'imbarazzo. "Ero... in bagno."

La serratura scricchiola, il legno scivola via e si apre la porta. I genitori di Sara, entrambi con le facce tese per la preoccupazione, la guardano con occhi pieni di domande. La mamma, elegantissima con il tailleur nero e le scarpe col tacco, si avvicina a Sara, la osserva attentamente. "Ma cara, perchè hai l'aria di aver paura?" chiede, la voce premurosa ma con un'insistenza che fa tremare la ragazza.

Sara si sforza di comporre un'espressione indifferente. "Solo... solo che mi sento un po'... un po'... affaticata," risponde con voce tremante, "e... e la calura di oggi... mi ha sfinita." La bugia le scivola via come se avesse studiato recitazione per tutta l'anno scolastico. La paura di farsi scoprire le gonfia le guance, le mani le tremano leggermente.

La mamma, con un sorriso forzato, la prende per il braccio. "Tesoro, non preoccuparti. Andiamo a cena. Ti farà bene." Sara nota la sfumatura di falsità nei suoi occhi, ma non ha il coraggio di affrontarla. Il padre, distratto dal telefono, annuisce distrattamente. "Sì, sì, andiamo. Ho fame."

In cucina, la tensione si taglia con il coltello. La mamma prepara la pasta al pomodoro, il suono del cucchiaio che batta sul fondo della pentola fa eco nel silenzio imbarazzante. Il profumo del basilico fresco riempie l'aria, ma a Sara non interessa. La testa le gira per il desiderio appena appagato e per la paura di ciò che potrebbe succedere se i genitori scoprissero la verità.

"Perché non vieni a aiutarmi, Sara?" chiede la mamma, con un tono che nasconde a malapena la delusione. "Va bene, mamma," risponde, cercando di concentrarsi sui pomodori che devono essere tagliati. Le mani le tremano leggermente, ma nessuno se ne accorge.

La cena passa in fretta, e le conversazioni rimangono superficiali. Il silenzio tra un boccone e l'altro le fa sentire la pressione del segreto che le schiaccia il petto. Sara mangia a malapena, il gusto del cibo le si perde in bocca come se avesse perso di senso. I genitori discutono di politica e affari, ma per lei le parole si mescolano in un brusio incomprensibile.

Appena finiscono di mangiare, la mamma si alza per sparecchiare. Sara si offre di aiutarla, ma la mamma le dice di andare a riposare, che se ne occuperà da sola. La ragazza ne approfitta per allontanarsi in fretta. In camera, si butta sul letto, la mente in subbuglio.

Il cellulare, abbandonato sul cuscino, squilla con insistenza. Sara lo prende con un sospiro, le dita scorrono sullo schermo illuminato. Ci sono decine di messaggi sul gruppo di chat con le amiche. Sembra che la giornata per loro sia stata piena di avventure noiose e pettegolezzi. La voglia di perdersi in quei racconti per dimenticare il proprio tormento la spinge a leggere. Le storie si susseguono come un b-movie di collegiali americane.

Annoiata da tante banalità, alla fine si addormenta pesantemente. Il rumore del condizionatore diventa un mormorio rassicurante, e il buio che avvolge la stanza si fa denso come la coltre del segreto che la soffoca.
scritto il
2025-06-24
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