Io e il carabiniere
di
Sucré
genere
tradimenti
Mi chiamo Arianna e ho 25 anni, sono bassina e con una figura esile ma a clessidra, e nonostante la giovane età sono fidanzata da 10 anni con Vittorio, un ragazzo dolce che amo moltissimo.
Dopo aver ricevuto la convoca come scrutatrice alle elezioni mi presentai al mio seggio, un vecchio patronato con molte stanze abbracciato dal un bel cortile. La giornata di votazione iniziò molto lentamente, poche persone si muovono ai seggi di prima mattina. Spesso passava davanti alla mia aula di seggio un giovane carabiniere che spesso mi guardava e mi salutava, era alto, moro e molto simpatico, aveva solo 4 anni in più di me e notai dopo poco che se mi spostavo lui era sempre nei paraggi, ma non mi feci avanti, sono un po' timida e presa dalle mille cose da fare non avrei avuto certamente il tempo di esser di compagnia.
Dopo la mia pausa pranzo, gradualmente e senza neanche accorgercene, iniziammo a chiacchierare nei momenti liberi, fino a ridere e scherzare senza problemi. Notai però che le suo flirtare si faceva sempre più diretto: nel pomeriggio, per esempio, entrò nella mia aula di seggio in un momento in cui ero praticamente sola, mentre parlavamo del più e del meno mi fissava intensamente il seno, tanto che dovetti chiedergli se per caso mi fossi sporcata la camicetta con l'inchiostro dei timbri o delle penne, lui mi disse solo che era rapito dalla mia collana; più tardi passò, e, sempre mentre ero sola, tirò fuori le sue manette per mostrarmele, io gli chiesi se le avesse mai usate e lui mi rispose con sguardo ammiccante che sì le aveva utilizzate, ma non in servizio... io che fino a quel momento avevo retto le sue avances mi scaldai e mi feci rossa.
Tornata a casa dalla mia giornata di seggio pensai tutta la notte a lui, niente mi eccita più del sapere che son desiderata. La mattina dopo arrivai prestissimo, e ad accogliermi davanti alla porta trovai proprio lui, che mi aspettava, e mi aveva preparato un caffè. Per tutta la mattina ci cercammo con gli sguardi e sentivo che era sempre intorno a me, ovunque andassi... e mi piaceva, probabilmente aveva capito che cominciava a divertirmi e ad eccitarmi tutta questa situazione.
Durante una pausa, ormai verso sera, mi misi a cercare il bagno tra i tanti corridoi di quel patronato, avevo bisogno di rinfrescarmi il viso e di togliermi dalla testa quel carabiniere, o di quel passo sarei finita per tradire il mio fidanzato. Ad un certo punto, in un corridoio un po' buio, illuminato dalla luce di un lampione appena fuori sulla strada, mi sentii afferrare il polso, mi voltai, era lui.
"Signorina, va tutto bene?",
"Sì sì, non ti preoccupare sono solo un po' stanca... tu piuttosto? Sei qui in servizio da quasi due giorni", gli risposi.
"Sì ma non è affatto pesante se nel frattempo posso guardare una bella ragazza come te... non riesco proprio a staccarti gli occhi di dosso" disse lui.
Io arrossì in modo ancora più evidente, e iniziai a bagnarmi parecchio. Lui si avvicinò e mi strinse tra le braccia, poi strinse il bacino e mi baciò animatamente, io non mi sottrassi: ormai non potevo fare almeno delle sue attenzioni.
"Ascolta... seguimi, ti voglio in questo istante"
"Non posso disattendere gli ordini di un ufficiale" risposi io, divertita e in un lago di umori.
Mi trascinò in un ripostiglio di questo patronato, era posto nell'ala esattamente opposta ai seggi, per cui non sarebbe passato nessuno.
Lui entrò per primo nella stanzetta, io per seconda, mi voltai per chiudere la porta e non appena mi voltai lui mi bloccò al muro standomi alla spalle, mi tolse i pantaloni e iniziò a leccarmela. Ero al settimo cielo, era difficile non urlare dal piacere. Dopo un po' si tirò su e sempre stando dietro di me, lo infilò e iniziò a spingerlo avanti e indietro, sempre più intensamente. Io quasi non respiravo dal piacere, il modo in cui mi afferrava le chiappe e mi sculacciava durante quel sesso in piedi era da estasi. Vennì in un orgasmo così inteso che dovetti accasciarmi, frutto della tensione che da due giorni si era creata tra noi. Io a quel punto non resistetti e gli sbottonai i pantaloni della divisa, lui non perse tempo e me lo infilò subito in bocca e continuò a scoparmi. Quanto ero eccitata, quanto stavo godendo! E riuscivo a vedere chiaramente che anche lui si stava divertendo al massimo, d'altronde i pompini mi sono sempre venuti bene. Quasi venne, ma si fermò, si inginocchiò con me e mi mise a 90, a qual punto riprendendo il sesso più forte che mai, non riuscii a fermare i miei gemiti dati dal piacere, e continuò a pompare dentro di me tirandomi i capelli in una di cavallo, mentre con la mano libera mi stuzzicava il clitoride. Venni ancora e ancora, ero un lago tra le gambe. Venne anche lui, sulla mia schiena. Restammo immobili per un po', per riprenderci dal sesso appena fatto. Mi aiutò a pulirmi con quello che trovammo nello sgabuzzino e ci rivestimmo. Nessuno si accorse della nostra assenza, diverse persone erano in pausa per la cena per cui il patronato era mezzo vuoto. La serata di scrutinio fu lunga ed estenuante per me, ma riuscimmo a chiudere il seggio per il meglio. Prima di andarmene e di salutarlo il carabiniere mi accompagnò alla mia bici, mi disse che lo avevo lasciato senza parole e che era stato bellissimo, mi chiese di rivederci, dicendomi che a breve lo avrebbero trasferito in un'altra ragione, mi disse che potevo trovarlo al bar del centro, spesso andava a bere qualcosa lì dopo i turni di lavoro. Io gli dissi di sì che ci saremmo rivisti, ma sapevo che non era così: dovevamo tornare ciascuno alle proprie vite, io al mio fidanzato soprattutto, a cui non raccontai niente.
Dopo aver ricevuto la convoca come scrutatrice alle elezioni mi presentai al mio seggio, un vecchio patronato con molte stanze abbracciato dal un bel cortile. La giornata di votazione iniziò molto lentamente, poche persone si muovono ai seggi di prima mattina. Spesso passava davanti alla mia aula di seggio un giovane carabiniere che spesso mi guardava e mi salutava, era alto, moro e molto simpatico, aveva solo 4 anni in più di me e notai dopo poco che se mi spostavo lui era sempre nei paraggi, ma non mi feci avanti, sono un po' timida e presa dalle mille cose da fare non avrei avuto certamente il tempo di esser di compagnia.
Dopo la mia pausa pranzo, gradualmente e senza neanche accorgercene, iniziammo a chiacchierare nei momenti liberi, fino a ridere e scherzare senza problemi. Notai però che le suo flirtare si faceva sempre più diretto: nel pomeriggio, per esempio, entrò nella mia aula di seggio in un momento in cui ero praticamente sola, mentre parlavamo del più e del meno mi fissava intensamente il seno, tanto che dovetti chiedergli se per caso mi fossi sporcata la camicetta con l'inchiostro dei timbri o delle penne, lui mi disse solo che era rapito dalla mia collana; più tardi passò, e, sempre mentre ero sola, tirò fuori le sue manette per mostrarmele, io gli chiesi se le avesse mai usate e lui mi rispose con sguardo ammiccante che sì le aveva utilizzate, ma non in servizio... io che fino a quel momento avevo retto le sue avances mi scaldai e mi feci rossa.
Tornata a casa dalla mia giornata di seggio pensai tutta la notte a lui, niente mi eccita più del sapere che son desiderata. La mattina dopo arrivai prestissimo, e ad accogliermi davanti alla porta trovai proprio lui, che mi aspettava, e mi aveva preparato un caffè. Per tutta la mattina ci cercammo con gli sguardi e sentivo che era sempre intorno a me, ovunque andassi... e mi piaceva, probabilmente aveva capito che cominciava a divertirmi e ad eccitarmi tutta questa situazione.
Durante una pausa, ormai verso sera, mi misi a cercare il bagno tra i tanti corridoi di quel patronato, avevo bisogno di rinfrescarmi il viso e di togliermi dalla testa quel carabiniere, o di quel passo sarei finita per tradire il mio fidanzato. Ad un certo punto, in un corridoio un po' buio, illuminato dalla luce di un lampione appena fuori sulla strada, mi sentii afferrare il polso, mi voltai, era lui.
"Signorina, va tutto bene?",
"Sì sì, non ti preoccupare sono solo un po' stanca... tu piuttosto? Sei qui in servizio da quasi due giorni", gli risposi.
"Sì ma non è affatto pesante se nel frattempo posso guardare una bella ragazza come te... non riesco proprio a staccarti gli occhi di dosso" disse lui.
Io arrossì in modo ancora più evidente, e iniziai a bagnarmi parecchio. Lui si avvicinò e mi strinse tra le braccia, poi strinse il bacino e mi baciò animatamente, io non mi sottrassi: ormai non potevo fare almeno delle sue attenzioni.
"Ascolta... seguimi, ti voglio in questo istante"
"Non posso disattendere gli ordini di un ufficiale" risposi io, divertita e in un lago di umori.
Mi trascinò in un ripostiglio di questo patronato, era posto nell'ala esattamente opposta ai seggi, per cui non sarebbe passato nessuno.
Lui entrò per primo nella stanzetta, io per seconda, mi voltai per chiudere la porta e non appena mi voltai lui mi bloccò al muro standomi alla spalle, mi tolse i pantaloni e iniziò a leccarmela. Ero al settimo cielo, era difficile non urlare dal piacere. Dopo un po' si tirò su e sempre stando dietro di me, lo infilò e iniziò a spingerlo avanti e indietro, sempre più intensamente. Io quasi non respiravo dal piacere, il modo in cui mi afferrava le chiappe e mi sculacciava durante quel sesso in piedi era da estasi. Vennì in un orgasmo così inteso che dovetti accasciarmi, frutto della tensione che da due giorni si era creata tra noi. Io a quel punto non resistetti e gli sbottonai i pantaloni della divisa, lui non perse tempo e me lo infilò subito in bocca e continuò a scoparmi. Quanto ero eccitata, quanto stavo godendo! E riuscivo a vedere chiaramente che anche lui si stava divertendo al massimo, d'altronde i pompini mi sono sempre venuti bene. Quasi venne, ma si fermò, si inginocchiò con me e mi mise a 90, a qual punto riprendendo il sesso più forte che mai, non riuscii a fermare i miei gemiti dati dal piacere, e continuò a pompare dentro di me tirandomi i capelli in una di cavallo, mentre con la mano libera mi stuzzicava il clitoride. Venni ancora e ancora, ero un lago tra le gambe. Venne anche lui, sulla mia schiena. Restammo immobili per un po', per riprenderci dal sesso appena fatto. Mi aiutò a pulirmi con quello che trovammo nello sgabuzzino e ci rivestimmo. Nessuno si accorse della nostra assenza, diverse persone erano in pausa per la cena per cui il patronato era mezzo vuoto. La serata di scrutinio fu lunga ed estenuante per me, ma riuscimmo a chiudere il seggio per il meglio. Prima di andarmene e di salutarlo il carabiniere mi accompagnò alla mia bici, mi disse che lo avevo lasciato senza parole e che era stato bellissimo, mi chiese di rivederci, dicendomi che a breve lo avrebbero trasferito in un'altra ragione, mi disse che potevo trovarlo al bar del centro, spesso andava a bere qualcosa lì dopo i turni di lavoro. Io gli dissi di sì che ci saremmo rivisti, ma sapevo che non era così: dovevamo tornare ciascuno alle proprie vite, io al mio fidanzato soprattutto, a cui non raccontai niente.
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Commenti dei lettori al racconto erotico