Stallo
di
impiegata_piegata
genere
etero
Oramai eravamo in un punto di stallo.
Paese piccolo, solite compagnie, coppie formate da anni e anni, destinate ad un futuro noioso e monotono; no io non ci sto. Come ogni anno, ormai da 10 a questa parte si organizza un evento in giugno dove tutti i quartieri della città si sfidano tra di loro creando un bel momento di condivisone ed allegria. Noi ragazzi iniziamo a prepararci più o meno da fine gennaio - inizio febbraio e anche quest'anno così è stato. Iniziamo a vederci per pianificare le cose da fare, attirare i ragazzi più giovani per partecipare, perchè ormai a 35 anni compiuti ero una delle veterane: infatti oltre a me, ci sono altri 8/9 ragazzi e ragazze che hanno superato i 30, altrimenti parliamo ancora di studenti universitari. Tra i più grandi c'è Davide, che conosco da quando ero piccola, vicino di casa, un 'amico di sempre, per un periodo anche trombamico, ma nulla di più, eravamo entrati in quel vortice, senza riuscire a capire dove volessimo arrivare, non andavamo ne avanti ne indietro, eravamo sempre e solo fermi li.
Sinceramente era qualche mese che non ci sentivamo e tanto meno vedevamo, ma succedeva; con l'inizio della preparazione di questa festa, ci saremo rivisti ed effettivamente così è stato: soliti convenevoli con tutti quanti, compreso Davide, che quella sera, mi rivolge a malapena un ciao.
Ci sta, avrà i cazzi suoi per la testa, mi dico, ci passo sopra e non ci penso più.
Passa qualche giorno, qualche centinaio di messaggi nel gruppo creato per l'evento, dove viene organizzato un aperitivo per conoscere i nuovi partecipanti e io, dato che non amo troppo queste cose, rispondo che ci sarei stata di sicuro, ma poi avrei dato buca all'ultimo.
Quel venerdì, quello dell'aperitivo, aveva iniziato a piovere a dirotto e sinceramente l'unica cosa che desideravo era, si un bicchiere di vino, ma in tuta nel divano con un film, quindi prontamente avviso il gruppo che per un imprevisto sarei stata impossibilitata a raggiungerli.
Vivo da sola, quando ho voglia mi fermo a cena dai miei, altrimenti torno a casa, insomma faccio quello che più mi va quando mi va.
Dal lavoro chiamo mia madre, dicendole che la sera avrei avuto un impegno e ci saremo viste il giorno dopo, e cosi faccio anche con le mie amiche.
Insomma io e il mio divano eravamo vicinissimi.
Arrivo a casa, mi doccio, asciugo i capelli velocemente, e via una tuta, e finalmente posso rilassarmi. Il mio rilassamento era quello stare in tua, ma senza intimo... era un piccolo regalo che mi concedevo di tanto in tanto.
Vado in cucina, avevo voglia di uno spaghetto al pomodoro: la musica di sottofondo, scalza con la mia comodissima tuta mi metto all’ opera. Squilla il telefono, guardo l orologio: Davide.
Rispondo.
s:Pronto?
D:Che imprevisto hai avuto che non sei qui al bar?
S:Come? scusami?
D:Che cosa è successo, hai detto di non riuscire a venire per un imprevisto.
S:Nulla, sono a casa, tutto bene.
D:A quindi era una scusa?
Attacca, senza darmi la possibilità di replica.
Ma era venerdì, non avevo nessuna voglia di pensare a questa stranissima conversazione e quindi continuo a fare quello che avevo lasciato qualche minuto prima; mi dico e mi convinco che al massimo alla prima occasione gli avrei chiesto spiegazioni.
Butto la pasta, anzi no aspetto.
Mi siedo sul divano con un calice di prosecco, molto secco, troppo secco per me, ed inizio a sfogliare la libreria Netflix.
Questo no, questo forse, oppure una serie, questo si.
Citofono
Guardo dall app: Davide . Dentro la mia testa mi chiedo per quale motivo fosse li.
S:Sì chi è ?
D:Io, apri.
S:Davide? Fingo stupita
D:Si, apri.
Sento salire le scale e mi avvicino al portone, apro e lo sento affannato ed anche visibilmente incazzato.
S:Come mai qui?
D:come mai qui? me lo chiedi pure?! Fingi di aver avuto un imprevisto per non uscire, mentre sei qui bella fresca fresca a casa. Non pensi che ci possano essere persone che si preoccupano per te?
S:Davide, veramente sei serio? A parte che non devo rendere conto a nessuno, tanto meno a qualcuno che poteva essere in quel bar stasera, ma poi, scusa devo chiedere il permesso per poter stare a casa a non fare un cazzo?
D:Io mi preoccupo!
S:Sono mesi che non ci parliamo e vediamo, quindi non credo di essere tra i tuoi pensieri principali. Ti giuro, non ti capisco. Ti ringrazio che ti sei preoccupato e che sei corso fin qui, ma come vedi sto bene, ho solo voglia di rilassarmi qui a casa.
Il rumore del silenzio era assordante.
Io mi guardavo intorno, lui pure...ma il primo passo lo dovevo fare io, d'altronde era casa mia.
S:Dai vuoi un bicchiere di prosecco? sei venuto fin qui.
D:Grazie, lo accetto volentieri.
Preparo anche il suo calice e glielo porgo.
Ma questo sicuramente non l'hai comperato tu, è troppo secco, chi te lo ha regalato non ti conosce.
Già, ma avevo solo questa, per stasera me lo farò andar bene.
Beviamo questo bicchiere insieme, e poi mi chiede se fossi voluta andare a cena con lui, una pizza, una cosa semplice.
Lo ringrazio tanto, ma non mi va di cambiarmi e soprattutto stavo già cucinando, lo invito a fermarsi, d'altronde si era preoccupato per me.
Accetta, perchè tanto lo conosco. E così è stato.
D:Perchè non sei volutamente venuta al bar?
S:Te l'ho detto, ho bisogno di stare un po a casa, fermarmi e rilassarmi, e lo sai benissimo cucinare è una di quelle cose che mi mette pace.
D:Allora cucina e io preparo.
Inizio a cucinare ed inizio ad avere anche caldo, tra il vino ed i fornelli, la temperatura si stava alzando... senza contare che senza intimo, li sotto si stava facendo bella calda calda....
D:Ma levati questa felpa no? Sei rossa in viso, stai sicuramente sentendo caldo, per non dire che accusi il vino
S:Eh si si adesso vado di la e me la levo
D:Scusa, è una felpa, levatela qui
S:Non insistere, non posso
D:Eh mica sarai nuda?
Non rispondo, immagino solo di essere diventata più rossa di quanto già lo fossi.
In una frazione di secondo, sento Davide che mi cinge la vita, mi bacia il collo e sale, mi gira verso di lui e mi bacia profondamente, senza fretta. Quasi come se mi volesse chiedere il permetto di poter andare avanti.
Mi siede sul tavolo, le sue mani scivolano sotto la maglia, prendono i miei seni, duri e sodi e inizia a giocare con i capezzoli che ormai sono duri, e continua a baciarmi, incessantemente, senza sosta; la sua vita preme contro il tavolo, chiudo le gambe cingendogliela e di colpo mi alza e mi porta sul divano.
D:Ti desidero troppo, senti il cazzo come preme... vuole la figona.
S:ma la figona lo vuole?
Senza farmi parlare, mi abbassa i pantaloni e si butta a capofitto nella mia figa, lingua e naso che stuzzicano il clitoride e le grandi labbra.
Riesco a liberarmi, gli tocco il pacco, lo guardo chiedendogli il permesso e lo libero.
Ho sempre adorato la sua mazza, larga ma non troppo lunga, che quando ti penetra e stantuffa, la senti bene.
Sono letteralmente in bisbiglio, tra il vino, il caldo e l'eccitazione, ho la figa che è un lago che vuole solo essere scopata. Libero il suo cazzo, lo ammiro mentre se lo accarezza, gli levo la mano e inizio a segare, muovendomi su e giu, con le tette coperte dalla felpa con la cerniera aperta.
D: fatti scopare, sono mesi che non ti fotto, mi sono rotto i coglioni a segarmi e pensare alla tua figa, impilati sul mio cazzo. Dai.
Mi impilo su di lui, ma tra i miei umori e i suoi scivola, un volta avanti e una volta indietro.
riesco a farlo entrare, e mi esce un gemito, cazzo godo. Cazzo come mi fa godere questo cazzo nessun altro.
entro ed esco, entra ed esce, gode, geme, gode.
Godiamo, gemiamo, godiamo.
Godiamo.
Godiamo.
Arriviamo all'orgasmo, mi sento pervadere tutto, lo sento caldo e abbondante.
Lo sento.
Dentro.
Paese piccolo, solite compagnie, coppie formate da anni e anni, destinate ad un futuro noioso e monotono; no io non ci sto. Come ogni anno, ormai da 10 a questa parte si organizza un evento in giugno dove tutti i quartieri della città si sfidano tra di loro creando un bel momento di condivisone ed allegria. Noi ragazzi iniziamo a prepararci più o meno da fine gennaio - inizio febbraio e anche quest'anno così è stato. Iniziamo a vederci per pianificare le cose da fare, attirare i ragazzi più giovani per partecipare, perchè ormai a 35 anni compiuti ero una delle veterane: infatti oltre a me, ci sono altri 8/9 ragazzi e ragazze che hanno superato i 30, altrimenti parliamo ancora di studenti universitari. Tra i più grandi c'è Davide, che conosco da quando ero piccola, vicino di casa, un 'amico di sempre, per un periodo anche trombamico, ma nulla di più, eravamo entrati in quel vortice, senza riuscire a capire dove volessimo arrivare, non andavamo ne avanti ne indietro, eravamo sempre e solo fermi li.
Sinceramente era qualche mese che non ci sentivamo e tanto meno vedevamo, ma succedeva; con l'inizio della preparazione di questa festa, ci saremo rivisti ed effettivamente così è stato: soliti convenevoli con tutti quanti, compreso Davide, che quella sera, mi rivolge a malapena un ciao.
Ci sta, avrà i cazzi suoi per la testa, mi dico, ci passo sopra e non ci penso più.
Passa qualche giorno, qualche centinaio di messaggi nel gruppo creato per l'evento, dove viene organizzato un aperitivo per conoscere i nuovi partecipanti e io, dato che non amo troppo queste cose, rispondo che ci sarei stata di sicuro, ma poi avrei dato buca all'ultimo.
Quel venerdì, quello dell'aperitivo, aveva iniziato a piovere a dirotto e sinceramente l'unica cosa che desideravo era, si un bicchiere di vino, ma in tuta nel divano con un film, quindi prontamente avviso il gruppo che per un imprevisto sarei stata impossibilitata a raggiungerli.
Vivo da sola, quando ho voglia mi fermo a cena dai miei, altrimenti torno a casa, insomma faccio quello che più mi va quando mi va.
Dal lavoro chiamo mia madre, dicendole che la sera avrei avuto un impegno e ci saremo viste il giorno dopo, e cosi faccio anche con le mie amiche.
Insomma io e il mio divano eravamo vicinissimi.
Arrivo a casa, mi doccio, asciugo i capelli velocemente, e via una tuta, e finalmente posso rilassarmi. Il mio rilassamento era quello stare in tua, ma senza intimo... era un piccolo regalo che mi concedevo di tanto in tanto.
Vado in cucina, avevo voglia di uno spaghetto al pomodoro: la musica di sottofondo, scalza con la mia comodissima tuta mi metto all’ opera. Squilla il telefono, guardo l orologio: Davide.
Rispondo.
s:Pronto?
D:Che imprevisto hai avuto che non sei qui al bar?
S:Come? scusami?
D:Che cosa è successo, hai detto di non riuscire a venire per un imprevisto.
S:Nulla, sono a casa, tutto bene.
D:A quindi era una scusa?
Attacca, senza darmi la possibilità di replica.
Ma era venerdì, non avevo nessuna voglia di pensare a questa stranissima conversazione e quindi continuo a fare quello che avevo lasciato qualche minuto prima; mi dico e mi convinco che al massimo alla prima occasione gli avrei chiesto spiegazioni.
Butto la pasta, anzi no aspetto.
Mi siedo sul divano con un calice di prosecco, molto secco, troppo secco per me, ed inizio a sfogliare la libreria Netflix.
Questo no, questo forse, oppure una serie, questo si.
Citofono
Guardo dall app: Davide . Dentro la mia testa mi chiedo per quale motivo fosse li.
S:Sì chi è ?
D:Io, apri.
S:Davide? Fingo stupita
D:Si, apri.
Sento salire le scale e mi avvicino al portone, apro e lo sento affannato ed anche visibilmente incazzato.
S:Come mai qui?
D:come mai qui? me lo chiedi pure?! Fingi di aver avuto un imprevisto per non uscire, mentre sei qui bella fresca fresca a casa. Non pensi che ci possano essere persone che si preoccupano per te?
S:Davide, veramente sei serio? A parte che non devo rendere conto a nessuno, tanto meno a qualcuno che poteva essere in quel bar stasera, ma poi, scusa devo chiedere il permesso per poter stare a casa a non fare un cazzo?
D:Io mi preoccupo!
S:Sono mesi che non ci parliamo e vediamo, quindi non credo di essere tra i tuoi pensieri principali. Ti giuro, non ti capisco. Ti ringrazio che ti sei preoccupato e che sei corso fin qui, ma come vedi sto bene, ho solo voglia di rilassarmi qui a casa.
Il rumore del silenzio era assordante.
Io mi guardavo intorno, lui pure...ma il primo passo lo dovevo fare io, d'altronde era casa mia.
S:Dai vuoi un bicchiere di prosecco? sei venuto fin qui.
D:Grazie, lo accetto volentieri.
Preparo anche il suo calice e glielo porgo.
Ma questo sicuramente non l'hai comperato tu, è troppo secco, chi te lo ha regalato non ti conosce.
Già, ma avevo solo questa, per stasera me lo farò andar bene.
Beviamo questo bicchiere insieme, e poi mi chiede se fossi voluta andare a cena con lui, una pizza, una cosa semplice.
Lo ringrazio tanto, ma non mi va di cambiarmi e soprattutto stavo già cucinando, lo invito a fermarsi, d'altronde si era preoccupato per me.
Accetta, perchè tanto lo conosco. E così è stato.
D:Perchè non sei volutamente venuta al bar?
S:Te l'ho detto, ho bisogno di stare un po a casa, fermarmi e rilassarmi, e lo sai benissimo cucinare è una di quelle cose che mi mette pace.
D:Allora cucina e io preparo.
Inizio a cucinare ed inizio ad avere anche caldo, tra il vino ed i fornelli, la temperatura si stava alzando... senza contare che senza intimo, li sotto si stava facendo bella calda calda....
D:Ma levati questa felpa no? Sei rossa in viso, stai sicuramente sentendo caldo, per non dire che accusi il vino
S:Eh si si adesso vado di la e me la levo
D:Scusa, è una felpa, levatela qui
S:Non insistere, non posso
D:Eh mica sarai nuda?
Non rispondo, immagino solo di essere diventata più rossa di quanto già lo fossi.
In una frazione di secondo, sento Davide che mi cinge la vita, mi bacia il collo e sale, mi gira verso di lui e mi bacia profondamente, senza fretta. Quasi come se mi volesse chiedere il permetto di poter andare avanti.
Mi siede sul tavolo, le sue mani scivolano sotto la maglia, prendono i miei seni, duri e sodi e inizia a giocare con i capezzoli che ormai sono duri, e continua a baciarmi, incessantemente, senza sosta; la sua vita preme contro il tavolo, chiudo le gambe cingendogliela e di colpo mi alza e mi porta sul divano.
D:Ti desidero troppo, senti il cazzo come preme... vuole la figona.
S:ma la figona lo vuole?
Senza farmi parlare, mi abbassa i pantaloni e si butta a capofitto nella mia figa, lingua e naso che stuzzicano il clitoride e le grandi labbra.
Riesco a liberarmi, gli tocco il pacco, lo guardo chiedendogli il permesso e lo libero.
Ho sempre adorato la sua mazza, larga ma non troppo lunga, che quando ti penetra e stantuffa, la senti bene.
Sono letteralmente in bisbiglio, tra il vino, il caldo e l'eccitazione, ho la figa che è un lago che vuole solo essere scopata. Libero il suo cazzo, lo ammiro mentre se lo accarezza, gli levo la mano e inizio a segare, muovendomi su e giu, con le tette coperte dalla felpa con la cerniera aperta.
D: fatti scopare, sono mesi che non ti fotto, mi sono rotto i coglioni a segarmi e pensare alla tua figa, impilati sul mio cazzo. Dai.
Mi impilo su di lui, ma tra i miei umori e i suoi scivola, un volta avanti e una volta indietro.
riesco a farlo entrare, e mi esce un gemito, cazzo godo. Cazzo come mi fa godere questo cazzo nessun altro.
entro ed esco, entra ed esce, gode, geme, gode.
Godiamo, gemiamo, godiamo.
Godiamo.
Godiamo.
Arriviamo all'orgasmo, mi sento pervadere tutto, lo sento caldo e abbondante.
Lo sento.
Dentro.
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Commenti dei lettori al racconto erotico