Zio Leo: sordida ossessione
di
Guglielmo Da Baskerville
genere
incesti
Era diventata un'ossessione, un pensiero costante nella mia mente, non riuscivo a non pensarci. Paola la mia migliore amica, molto più spigliata di me riguardo ai ragazzi, me ne parlava con una tale enfasi: - Lo tieni in bocca, lo senti caldo, diventa turgido -, da pregustarmi tramite le sue descrizioni il piacere che avrei provato in quel momento.
La ferrea educazione religiosa: bacchettona e bigotta impressa da mia madre Benedetta, mi faceva raffigurare quei sordidi racconti della mia amica, come cose irrealizzabili, inviolabili e proibiti sogni, che potevo cullare solo con la fantasia.
Infatti, neppure compiuti 18 anni, alla prima storiella amorosa che ho avuto con Luca, un mio compagno di liceo; 'Suor' Benedetta, mia madre, aveva tagliato ogni possibilità di illusione, spedendomi appena finite le scuole al mare, nella casa di famiglia a Monterosso.
Lei era rimasta incinta a 20 anni di mio padre Filippo, uomo dal facile 'sbottonamento dei jeans', per errore, come da grandicella mi aveva confessato, e dopo quattro anni di continui e ripetuti tradimenti l'aveva lasciato. Sebbene di famiglia molto ricca, mio nonno era uno dei più noti avvocati di Milano, dopo lo 'svarione'; che nei salotti buoni della città, aveva provocato anni di turbinose e nefaste dissertazioni, sulla sua lussuriosa e immorale condizione di ragazza madre, pur aiutandola l'aveva quasi rinnegata, non perdonandole mai quella 'colpa'.
Ma lei, già donna in un corpo di ragazzina, del suo sbaglio ne aveva fatto virtù. Trovando redenzione e riscatto in don Marco, un prete, che le aveva inferto forze che neppure lei credeva avere, e crescendomi come una mamma irreprensibile, si era anche laureata in medicina, ed ora a 36 anni lavorava come chirurgo in un ospedale dei più noti della città. Oltre al quel prete, l'unico ad esserle stato vicino era suo fratello Leonardo, di soli due anni più grande di lei.
Infatti è proprio con lui che avrei passato l'estate della mia maggior età, nella grande dimore in Liguria, casa dei nonni, che veniva utilizzata da me e mia madre, e dalla famiglia di Leo.
Sono partita controvoglia, considerando quelle vacanze una carcerazione preventiva, imposta coattivamente, per non commettere quei potenziali peccati, che tra l'altro mi vedevano al mondo. Quindi mia madre sradicando il problema Luca alla radice, credeva facendomi esiliare, di togliendomi, anche, tutte quelle mie erotiche voglie, che ovviamente nessuno conosceva, che sarebbero state chiuse, impacchettate in valigia, e spedite via dal corpo e dalla mente.
Non poteva fare errore più grande.
Le mie sensuali frenesie avevano trovato in Luca l'oggetto tanto desiderato, quello di possibili sperimentazioni, invece, andando il Liguria, mi rimanevano solo insoddisfatte tentazioni. Ancor più, che in una notte di primavera era successo, in maniera quasi fanciullesca, che in un parco avevo perso la verginità. Appena mi aveva penetrata, un lieve dolore mi aveva colto, il fazzolettino si era tinto di un po' di rosso, e noi terrorizzati ci eravamo fermati, convinti di aver commesso un peccato grande come quello di Eva nell'Eden.
Ora quindi, per spegnere la sete dei miei capricci, come un esperta chitarrista, suonavo il mio 'plettro' con più dimestichezza, e ogni tanto usavo il manico in gomma di un pennello per trucco, sondandolo piano tra le mie labbra e questi giochini mi deliziavano sempre più.
Quando ho rivisto Leonardo, mio zio, l'ho trovato molto più attraente dell'ultima volta che ci eravamo incontrati. Portava molto bene i suoi 38 anni, aveva un fisico ben strutturato, tutto il nuoto fatto in gioventù gli aveva lasciato: spalle larghe, pettorali e addominali delineati, le gambe solide ed un viso in cui nessuna ruga era ancora comparsa. Su quel volto poi, dai tratti delicati, belli, molto somiglianti a quelli di mia madre, spiccavano due occhi blu oceano, intensi e vivaci. Il nasino piccolo e le labbra leggermente carnose, erano incorniciate da lunghi capelli ricci castani, che con il sole davano riflessi più chiari. Quell'uomo incarnava in me tutto quello che una figura maschile poteva rappresentare, e me ne rendevo conto molto di più adesso che ero cresciuta, un compendio di: bellezza, stile, classe e sopra ogni altra cosa: di sregolatezza. Si lui, era camaleontico, la sua vita era stata, prima di sposarsi con Alice, un teatro, dove da attore protagonista ne faceva una commedia o un dramma a seconda del suo estro. Oltre ad aver pubblicato due romanzi che avevano riscosso un buon riscontro di critica e vendite, aveva fatto fruttare un prestito fattogli da mio nonno giocando in Borsa, infischiandosene degli scandalizzati commenti di famiglia. Faceva tutto ciò che voleva, assecondando quello che per altri erano solo irragionevoli desideri: il suo gusto per l'arte, la musica, il teatro.
Alice sua moglie era bella come un diamante, come una gemma colorata dalle sfaccettature perfettamente tagliate. 32 anni, mediterranea, scura come un indiana d'estate, con un corpo morbido e sensuale, 'burroso'. Lavorava presso lo studio di mio nonno, suo suocero, ed era proprio ad una cena d'ufficio che si erano conosciuti, innamorati e sposati nel giro di sei mesi. Passato un altro anno avevano avuto Mattia, il mio cuginetto che ora aveva 7 anni.
Se mia madre era felicissima delle mie vacanze, Alice l'aveva presa un po' male, lei e il bimbo, che aveva preferito tenere con se, ci avrebbero raggiunti solo ad agosto, e per qualche weekend, dove anche Benedetta si sarebbe unita a noi.
I primi giorni di pioggia continua li avevo passati un po' depressa, Leonardo era sempre che scriveva, e io nella mia solitudine chattavo per ore con Paola, ricalcando i soliti discorsi, che spesso nel ripensarci in spiaggia, mi facevano vedere i ragazzi dall'ombelico in giù, osservando curiosa le pieghe dei boxer da spiaggia, vagando con le mie, ormai solite, peccaminose voglie. Volevo prendere in bocca un cazzo, a volte me lo sognavo di notte svegliandomi confusa ma eccitata. Volevo sentirlo dentro, non come con Luca che era più imbranato e spaurito di me.
Leonardo aveva con se una valigia piena zeppa di libri, e invitandomi a prendere quello che preferivo , aveva detto: - Sono volumi di scrittori importanti, attenta però a non emozionarti, sono un po' osè, lievemente spinti. Tieni, comincia da questo. - e mi aveva passato "Due" di una scrittrice francese, Irene Némirovsky del 1939. Incuriosita dalle sue parole, che in un certo qual modo mi facevano sentire adulta ai suoi occhi, e questo mi eccitava, ho cominciato avidamente la lettura. Il romanzo raccontava di un gruppo di giovani infiammati dalla voglia di vivere e sperimentare l'amore, nella Parigi degli anni Venti. Scambi di coppia e tradimenti, ed il modo sensuale delle descrizioni dei rapporti, mi faceva arrossire se c'era presente Leonardo, ma nel sottopancia un lieve 'solletichio' mi inebriava.
In pratica eravamo sempre insieme, di giorno in spiaggia, la sera o cucinavamo insieme, oppure mi portava a mangiare fuori, e la gente non capiva se eravamo una coppia, o padre e figlia. Stare a contatto con lui mi piaceva molto, ed ho iniziato un piccolo gioco di seduzione, mi capitava di girare per casa in perizoma e canotta, senza reggiseno, cosicché potesse notare sotto il bianco cotone, le mie aureole e i miei capezzolini che si eccitavano al fatto che sapevo che lui li avrebbe visti. Quando uscivamo, indossavo vestitini corti e aderenti, con le scarpe con il tacco, dandomi il vezzo di essere la sua donna.
Spesso in spiaggia mi mettevo in posizioni provocanti: con il culetto in fuori, o supina mentre leggevo un libro, aprivo leggermente le gambe per fargli notare il tessuto increspato dai miei peletti e il taglietto, che si intravedevano coperti dal costume. La notte sola in camera, immaginandolo nudo, le mie mani ed il mio pennello esploravano la mia 'fichetta' facendomi ansimare e aumentando le mie voglie e la mia libido.
Certa di essere sola, penso che un pomeriggio, mi abbia visto, mentre tra l'indice e il medio schiacciavo e facevo roteare il mio clitoride, e con l'altra mano mi strizzavo i capezzoli, e all'arrivo dell'orgasmo, non ho trattenuto la voce ed ho gridato, sorpirando. Speravo che fosse lì fuori, in quei momenti ho immaginato e sognato di vederlo entrare per giocare con me. Lo volevo, gli avrei fatto di tutto, dovevo essere più spudorata, ma la vergogna, e l'imbarazzo mi bloccavano.
Una sera, dopo la spiaggia, sono andata in bagno a spiarlo, mentre faceva la doccia e si era dimenticato la porta socchiusa. Era proprio un bel uomo, i suoi pettorali, senza un pelo e le spalle erano potenti, una linea di peli scuri partiva da sotto l'ombelico e scendeva fino lì... lì dove il mio sguardo si era paralizzato, sul suo cazzo, che rilassato scendeva lungo la coscia, era grosso, chiaro, ed il prepuzio lo richiudeva tutto, da sembrare un allungato bocciolo di rosa. Smaniavo eccitata e quella vista, immaginata molte volte in spiaggia, e il basso ventre ha iniziato il suo richiamo verso la mia mano. Era come un leggero solletico, un caldo brulichio che mi mandava in confusione la mente. Il corridoio era completamente in ombra e lui non poteva vedermi, così rapida mi sono spogliata e nuda, e mentre con la mano destra mi carezzavo il seno, con la sinistra mi insinuavo vogliosa dentro la mia fica. Il mio corpo preso da lievi scosse e tremori, sussultava di piacere, ed il desiderio era talmente forte da bagnarmi tutta.
Lui, ignaro della mia presenza, ha iniziato a insaponarselo, facendomi vedere la sua rosea punta. Quando mi sono accorta che stava prendendo una dimensione più grande ed una forma più definita, ho capito che qualche pensiero in lui solleticava un capriccio insoddisfatto.
Con la mia stravagante e bizzarra immaginazione speravo che stesse pensando a me, al mio corpo, alla mia bocca, e il mio appetito sessuale si era fatto prorompente e ho inserito due dita dentro me. Lui ha chiuso l'acqua, e aprendo leggermente le gambe si è guardato l'eccitazione, che ora era davvero notevole, 22 cm circa, e alla visione di quel paletto di carne tanto smaniato da me, la mia bocca ha iniziato a secernere saliva, come se avessi l'acquolina in bocca, come prima di mangiare qualcosa di appetitoso; probabilmente anche il mio subconscio sapeva che avrei voluto davvero assaporarlo tra le labbra.
Quando con la mano ha cominciato ad andare avanti e indietro; per la visone di quel cazzo, così bello, così teso da sembrare marmoreo, il mio battito è accelerato: il 'tam tam' rapido del respiro, e l'insana tentazione mi donava spasmi e lievi dolorose contrazioni alle gambe. In quell'eccitamento mentale e fisico, degenerato e perverso, il mollettone che mi raccoglieva i capelli è caduto sul pavimento facendo rumore e d'istinto sono entrata nuda in bagno.
-Scusa zio, pensavo avessi finito. Volevo farmi io la doccia.- che stupida ero stata, l'imbarazzo filtrato dalle mie parole lo avrebbe capito anche un bambino, ero rossa, ansimante, oltretutto completamente svestita. Leonardo colto, comunque alla sprovvista e sul fatto, ha cercato con le mani di non farmi vedere il suo membro teso, e con gli occhi imbarazzati mi ha detto:
- Scusami tu, mi stavo perdendo in pensieri... lascia stare... passami l'asciugamano, per piacere. - il mio sguardo si è posato sulle sue mani che a stento ingabbiavano il mio bramato feticcio. Mi sono girata per prendere l'asciugamano, e dallo specchio ho visto chiaramente che i suoi occhi puntavano fissi il mio culetto, e questo mi ha portato ad osare, ha superare tutti i miei tabù. Rapida le sono passata dietro e ho iniziato ad asciugargli la schiena, appoggiando il mio seno alle sue spalle, e con una mano, accarezzandolo, sono scesa sotto i suoi addominali e l'ho preso in mano. Lui ha tolto le sue, e si è girato a guardarmi, i nostri occhi si sono incrociati facendo incontrare la nostra folle passione. Ci siamo baciati e io muovevo e masturbavo lentamente il suo cazzo, scappellandolo. Mi sentivo umida tra le mie cosce, e un calore avvampava in mezzo la mie gambe. Sono tornata davanti a lui e inginocchiandomi ho tirato fuori la lingua ed ho sfioravo la sua punta, poi vivendo per la prima volta una cosa così tanto desiderata, ho aperto la bocca ed ho accolto i suoi centimetri tra le labbra. Lui però mi ha spostato indietro dalle spalle, ha preso l'asciugamano, si è infilato le ciabatte ed è uscito dal bagno.
Per tre giorni l'ho evitavo per la vergogna, il pudore perso e per il mio sconsiderato gesto, ma dopo imbarazzanti cene dove nessuno apriva bocca, con la scusa dei libri gli ho chiesto di consigliarmene altri.
- "Lolita" di Vladimir Nabokov, potremmo sembrare io e te... - e si è messo a sorridere - ma forse hai visto i film con Jeremy Irons, dato che tu sai tutto di cinema -, in effetti mi ricordavo bene quel film, dove un uomo di mezza età perde completamente la testa per una ragazzina.
- Oppure, però devi essere pronta a tutto, "Storia di O" di Pauline Réage, del 1954.
Dentro me, come un tarlo il legno, quel pomeriggio, quel rapido tocco con la lingua 'lì', mi scavava dentro e non riuscivo a dimenticare.
Una sera Giulio, un suo amico scrittore, uomo di 35 anni, elegante, fascinoso, di bell'aspetto era venuto a cena e avevo capito subito che cercava di 'intortarmi', ed i suoi occhi vorticavano tra la mia 3a, ed il mio culetto vestito da dei leggins grigi. Alla seconda bottiglia di vino bianco, tra un boccone e una chiacchiera, la mia testa inebriata dall'alcol, ricadeva in satanici giochi che avrei voluto fare, a mi sono messa un po' a 'civettare', con lo sguardo di Leo alquanto contrariato. Quando stavo lavando i piatti, e mio zio era in bagno, Giulio mi è comparso dietro e con la mano mi ha accarezzato il culo, con evidente passione. Io gli ho sorriso, e stupidamente non ho detto nulla. Il fatto che un uomo come lui mi trovasse bella aumentava a dismisura il mio ego, e l'ebbrezza etilica si aggiungeva a spazzare via il senso del proibito e i miei tabù. Quando Leo è tornato tutto si era fermato, e siamo andati in salotto per vedere un film. Ancora mi ronzavano in testa le carezze maliziose, e quando mi sono stesa sul divano, ho allungato le gambe sulle cosce di Giulio. Lui seduto non aveva parlato, ma incrociando lo sguardo con Leo aveva capito che proprio non era cosa da fare, e mi ha spostato, facendomi ranicchiare su me stessa.
Ero proprio nel pallone, quella sera avrei fatto di tutto, e visto che lo zio non mi voleva, lo avrei fatto con Giulio. Quando Leo è andato a dormire e siamo rimasti soli, tutta le mie spregiudicate tentazioni sono crollate a terra, avevo un po' di timore di quella nuova situazione.
Giulio aveva colto nei miei atteggiamenti, e nell'essermi fatta palpeggiare in cucina senza una parola, come un via libera, infatti mi si è fatto sotto, e ha cominciato ad accarezzarmi e gambe, sempre più in su, sempre più verso l'inguine. Una parte di me avrebbe voluto gridare, ma l'altra ha lasciato che arrivasse ad abbassarmi i leggins e il perizomino. Con la mano mi ha toccato la fica, già leggermente bagnata, quando in quel momento un voce: - Ma che cazzo state facendo. Giulio ti conviene sparire, e non farti più vedere. E tu puttenella, vai a farti una doccia fredda, così ti togli dalla testa quelle voglie malsane, che ti porti sempre nel cervello. -, al sentire quelle parole l'imbarazzo, l'oscenità di quello che aveva visto, la mia totale vergogna mi hanno portato a scoppiare in un pianto disperato, e tirandomi su i pantaloncini sono corsa in camera
.
L'esaltazione, l'inebriamento dato da vino, si è dissolto in un attimo lasciandomi attorno un alone, una sensazione di sporcizia, di sudiciume. Mi sono lavata e sempre piangendo sono andata sul mio letto. In tutta la casa regnava il silenzio più assoluto, ma volevo scusarmi con Leo, che mi offendesse di più, che mi facesse soffrire perché era quello che meritavo. In un attimo di follia ho raggiunto la sua camera, e con le lacrime che continuavano ad inondare il mio viso, mi sono gettata tra le sue braccia.
- Di vieni qui, stenditi, dormi con me se ti va. E non fare più la sporcacciona con chi non conosci, quello domani lo diceva a tutta Milano, hai capito? - e mi ha stretta anche lui.
- Devi perdonarmi, non so cosa mi sia successo, poi tu non mi vuoi... - la frese mi è uscita con tanta tristezza dal cuore, che mi ha risposto:
- Cosa ne sai cosa voglio o non voglio io? Sei una ragazza stupenda, hai un corpo da favola... dai non mi ci far pensare. -
Sentendo quelle parole mi sono stesa al suo fianco ad ho appoggiato il viso sui suoi pettorali. A vedere lui solo con i boxer, a petto nudo per il caldo, mi sono accorta di indossare una canotierina senza le mutandine, che dopo la doccia non avevo messo. Quando ha preso sonno, la lucetta del comodino dalla sua parte era ancora accesa, e guardando quel torace così tonico, il contatto con la sua pelle mi hanno fatto rapire nuovamente da sordide idee, e piano piano accarezzavo il suo busto, poi con la mano sono scesa, e sono entrata nei suoi boxer, abbassandoglieli cautamente, perché non si svegliasse. Ho baciato lenta la sua pancia, sentendo il salato della sua pelle, ed il sottile aroma di cocco della crema abbronzante, e dentro di me la potenza di un'esplosione erotica mi ha fatto cancellare tutto quello che era successo prima, ammantandomi di una passione e di un desiderio inesprimibile. Mi sono tolta la maglia per sentire di più il contatto con il suo calore, oltre ai suo boxer alle ginocchia eravamo nudi. Mi sono inginocchiata, e dall'ombelico, leccando, sono scesa fino al suo pene che morbido si stendeva sulla sua parte sinistra dell'inguine.
Lo leccavo dolcemente, sentendo piccoli spasmi, piccole contrazioni e mi eccitavo sempre di più. Ero talmente persa che avevo in testa solo quel pezzo di carne, tutto per me. Leo, ha aperto gli occhi, ci siamo guardati e da quel profondo blu ho capito che potevo continuare. Sempre con estrema lentezza, ho preso con la mano la base del suo glande e tirato indietro il prepuzio fino a scoprirne la punta, che ho leccato con avidità, facendo girare la lingua intorno al rosa della sua cappella. Percepivo un sapore più intenso, più 'da uomo', e questo aumentava la sua sensualità.
Il suo, ed il mio appagamento è diventato pienamente visibile, quando la sua erezione è diventata massima in lunghezza e durezza, e chiudendo la mano stretta sulla sua radice ho aperto le labbra ed ho iniziato a ciucciare quel meraviglioso cazzo. Aprivo e chiudevo la bocca andando su e giù, con 'lui' dentro, poi lo facevo sfilare e passando tutta l'asta con la lingua, soffiavo aria fredda sulla mia saliva che lo bagnava, e poi ripetevo il gioco. Volevo che percepisse il cambio di temperatura, dal brivido freddo al dolce tepore dentro la mia cavità orale. Le mie sole fantasie mi guidavano e Leo sussultava con il corpo, e ansimava, sussurrando parole dolci che io neppure sentivo. Giocavo con lui portandolo all'estremo, e quando mi accorgevo che stava per scoppiare, mi fermavo per poi ricominciare. Quasi sofferente, ho capito che era il momento, ho accelerato il movimento della mano e della bocca e mi è venuto tutto in gola, avevo il suo caldo e salato liquido che mi scendeva ai lati delle labbra, ma io proseguivo nel mio farlo entrare e uscire.
Ho alzato lo sguardo, ho visto i sui occhi velati dall'orgasmo, ho ingoiato tutto e l'ho abbracciato sentendo nel suo torace il cuore e i polmoni che tamburellavano all'impazzata. Ho poggiato felice il mio viso sui suoi pettorali. Lui ha solo detto: -Tu sei matta, volevi vedermi morto?- e gustandomi quello strano sapore che mi piaceva,: -E' stato bellissimo, tu sei bellissimo, non mi staccherei mai.- E nudi ci siamo addormentati stretti.
Ho aperto gli occhi sentendo tra le mie cosce Leo che mi baciava, aveva appoggiato il suo naso nei miei morbidi peli, e con la lingua ha iniziato a leccarmi le grandi labbra esternamente, aspirandone i succhi che l'eccitazione sempre più pressante produceva. Erano sensazioni completamente sconosciute per me, nessuno mi aveva baciata lì, era un mondo inesplorato e godevo di ogni emozione, di ogni piccolo spasmo o brivido che il mio corpo sentiva. Delicatamente con le mani mi ha divaricato un po' la vagina e ha leccato a lungo le mie piccole labbra, e dentro la fessura che palpitava forte, quando è arrivato al clitoride, che era pulsante e duro come una nocciolina, ho gridato e rantolando sono venuta. Una pioggia di luci accecanti si sono dipinte, dietro i miei occhi chiusi dall'orgasmo. Poi è venuto avanti, e le nostre labbra si sono baciate lungo, mi ha sorriso, quasi ad avvertirmi di quello che stava per succedere, ha inarcato un po' il corpo ed è entrato dentro me. Non ho sentito alcun dolore, ero completamente lubrificata dai suoi baci, ma ho percepito arrivare i suoi 22 cm in parti inesplorate, e avvertire con piacere un senso di riempimento totale. Quando le nostre membrane avevano perfettamente aderito ha iniziato a spingere più forte, sempre con più vigore. Oramai il mio corpo reagiva ad ogni sua sollecitazione, senza sosta e ho goduto ancora, ancora e ancora ed ho sentito anche la sua esplosione calda dentro me e mi si è steso sopra.
Da metà giugno fino ad agosto, tranne quando c'era Alice, abbiamo fatto tutto quello che due corpi possono fare, godendo fino alla spasimo, fino a star male. Quando i primi di settembre sono tornata a Milano, con un mondo di tristezza nel cuore, mi madre mi ha detto: -Mi pare che ti abbia fatto bene l'aria di mare, ti vedo rifiorita, rilassata. Ti avevo detto che Leo è speciale, che sa calmare ogni tensione è una persona che ti mette a tuo agio, vero? -Altroché mamma, tu non puoi neppure immaginare quanto..- )
(continua)
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