Susanna (estratto da omonimo libro)
di
Educatore74
genere
dominazione
Umida di un sudore inatteso, in una buia stanza fredda di clima ma calda della Sua attesa, rifletto su ciò che accadrà nel prossimo futuro. Tra un minuto, un’ ora, o chissà quando, Lui varcherà la porta dietro le mie spalle; non so nemmeno che ore siano, ma non è la mia preoccupazione adesso. Non ho sonno e non ho fame; da quanto tempo sono qui? Non saprei, ma avverto un certo fastidio alle gambe, sono in piedi da un po’; alle caviglie indosso due anelli di ferro, ai quali è legata una catena che è fissata alle pietre del pavimento. Una sbarra di ferro unisce i due anelli, per costringermi a tenere le gambe divaricate. Identica sorte è toccata ai miei polsi, con la differenza che le catene collegate ai braccialetti sono fissate al soffitto. I miei piedi nudi poggiano sulla pietra ruvida, cerco nervosamente di trovare una posizione che sia meno dolorosa possibile, ma invano. Non so quanto ancora lo dovrò aspettare, ma so che non voglio assolutamente deluderlo. È la mia paura più grande adesso. Devo sopportare il dolore; perché mi farà male, già me lo ha detto. È il Suo modo di amarmi, e devo accettarlo, se voglio diventare Sua. Userà la frusta, ne sono certa; per me è le prima volta. Ho letto da qualche parte che i primi 3-4 colpi sono i più duri, perché la pelle è rilassata, ignara di ciò che sta per accadere. Ma forse sono tutte cazzate… e poi dove mai l’ ho letto? In una rivista per masochisti? Ci rido nervosamente sopra, ma non posso mentire a me stessa, sono impaziente, con un respiro irregolare e la testa che mi scoppia. Ma perché quella maledetta porta non si apre mai?! Sarà passata un’altra mezz’ora? Ma poi da quando? Oh porca miseria, calma Susanna, calma! Proviamo a fare dei respiri profondi… Mi rilasso, ma subito i piedi provano irritazione sul pavimento ruvido, non funziona così, è inutile. Non è possibile mettersi a proprio agio nemmeno per un attimo; inizio a pensare che sia esattamente quello che Lui desidera… Rumori di passi in lontananza… mi sembrano i Suoi, per quello che riesco a percepire… la chiave gira nella toppa, emettendo un fastidioso suono metallico, tipico delle serrature obsolete; la porta di apre lentamente, mentre i battiti del mio cuore accelerano… una luce intensa mi avvolge da dietro, proiettando la mia ombra sul muro di fronte a me… un corpo in catene, che genera un’ anima libera di vivere intensamente le proprie emozioni. I Suoi passi inesorabili lo avvicinano alla mia schiena. Credo indossi scarpe nuove, è quello che sento. Vorrei le avesse comprate di proposito per dare importanza a questo NOSTRO momento. Si ferma, dietro di me, senza pronunciare parola. Il cuore mi batte sempre più forte, l’ emozione che provo è talmente intensa che il dolore ai piedi ed il fastidio alle gambe sono evaporati nel nulla. Adesso conta solo Lui. Senza nemmeno sfiorarmi, inizia a camminare compiendo un semicerchio, posizionandosi di fronte a me. Cerco di apparire tranquilla, ma mi sento tesa come una corda di vìolino. Sono nuda, struccata, sudata, spettinata. Lui, invece, è bellissimo. Le scarpe sono nuove, un bel paio di stivaletti neri. Un paio di pantaloni blu, camicia bianca e giacca in tinta con i pantaloni. Elegante, come sempre, fanatico della forma. Mi osserva, dall’ alto della Sua importanza, con sguardo giudicante. Sono costantemente sotto pressione, ed è esattamente quello che la Sua volontà mi impone. Dopo aver squadrato ogni centimetro della mia pelle, cammina verso la parete alla mia destra, afferra dalla parete un qualcosa che non riesco a vedere, e ritorna davanti a me. Mi mostra lo strumento che suonerà sul mio corpo, è una frusta la cui coda è lunga circa 50 cm. Si avvicina verso di me, portando il manico verso la mia bocca, e mi ordina di baciarlo. Eseguo senza dire una parola, sbaciucchiando quel pezzo di gomma come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Dopo qualche secondo lo ritrae, ritenendo sufficiente il lavoro svolto. Riprende a camminare, compiendo un altro semicerchio, questa volta dalla parte opposta, fino a fermarsi dietro di me. Ci siamo, adesso inizierà a marchiare la mia pelle del Suo volere. Adesso proverò la sensazione di soffrire per Lui. Sembra irrazionale, ma non vedo l’ ora di iniziare; le mie mani afferrano forte le catene collegate ai braccialetti con cui mi tiene prigioniera. Percepisco il rumore di un qualcosa che struscia per terra.. è senza dubbio la coda della frusta. Pochi secondi e la sentirò sulla mia schiena; trattengo il respiro, in attesa del primo colpo. Sgombro la mente da qualsiasi altro pensiero, mi interessa solo non sfigurare con Lui. Ancora il rumore della frusta sul pavimento, ed un attimo la sento che taglia l’ aria come burro fuso; chiudo gli occhi di istinto e trattengo il respiro, ma il colpo finisce sul pavimento, provocando uno schiocco spaventoso. Ancora i suoi passi, ancora in semicerchio, ancora davanti a me. Abbasso lo sguardo, so che è ciò che Lui vuole, non sono degna di guardarlo negli occhi; la Sua mano destra si posa sulla mia guancia sinistra, carezzandola dolcemente, mentre il Suo pollice esige strada nella mia bocca. Lo spinge e lo ritrae più volte. Sono in Suo totale controllo, non capisco nemmeno cosa stia succedendo fin quando in un lampo non cambia il pollice con indice e medio; in un attimo mi ritrovo le due dita fin quasi alla gola, e d’ istinto ritraggo la testa all’ indietro, per evitare un conato di vomito. Non gradisce il rifiuto, il suo sopracciglio si inarca, e prima che dica qualsiasi cosa, ammesso che poi Egli ne sia interessato, mi arriva un ceffone del tutto inaspettato che mi gira la faccia di colpo; la saliva sulle sue dita sembra colla al contatto coi i miei capelli, che si attaccano sulla parte sinistra del mio viso, oscurando quasi del tutto la vista da un occhio. Un misto di rabbia e vergogna attraversa la mia anima; riporto lentamente la faccia alla sua posizione originaria, facendo ben attenzione nel tenere basso lo sguardo. Temo il Suo giudizio che implacabile arriva, come una sentenza; un altro atteggiamento ribelle, ed esco dalla Sua vita per sempre, rientrando nella nullità dalla quale Lui mi ha fatto uscire. Vorrei chiedergli scusa per la mia stupidità ed arroganza, ma prima che possa aprire bocca, con voce ferma, mi intima di non parlare. Non è assolutamente interessato ad ascoltare la mia voce. Riprende quindi a girarmi intorno, sbattendo la frusta sul pavimento; ad ogni schiocco il mio cuore accelera il battito. Si ferma di nuovo dietro di me; attimi, secondi, forse minuti, senza che niente accada. Poi i suoi passi verso la mia schiena. Passa la frusta dalla parte del manico sopra la mia spalla destra, e la avvicina alla mia bocca. D’ istinto la apro: pensiero felice; è quello che vuole, posiziona il manico nella mia bocca, e mi ordina di chiuderla: vuole avere le mani libere. Il Suo respiro accarezza il mio orecchio destro, preparando la strada alla Sue parole. Vuole sapere se desidero sempre concedersi a Lui in maniera totale, o se ho cambiato idea. Annuisco, emozionata, qualche lacrima cade dai miei occhi, ristorando i miei piedi. La Sua bocca continua a parlare, il dolore che proverò rappresenta uno dei passi necessari per appartenergli. È la via maestra per arrivare alla Sua totale sottomissione. L’ educazione della mia anima passa anche dal mio corpo. Il mio percorso sarà arricchito da più sessioni, che potranno essere di due tipi: ludiche e punitive. Quella che stiamo per iniziare è del primo tipo; di solito è più leggera rispetto a quella punitiva. È per il Suo puro divertimento. I segni che mi lascerà rappresentano il Suo ego; più mi marchia, più mi sente Sua. Continua a parlare, afferrando da dietro i miei seni. Lo sento sorridere al tatto dei miei capezzoli turgidi. Esige che tenga il conto delle percosse, e che ad ogni colpo che ricevo, lo ringrazi con l’ appellativo che più predilige: “Mio Signore”. I ringraziamenti sono un atto dovuto al tempo che sta dedicando alla mia educazione. Mi ricorda che posso chiedergli di smettere quando voglio, Lui non si opporrà. Questo comporterà la perdita dei miei privilegi. Le sue mani scivolano via dai miei seni, afferrano la frusta dalle mie labbra, i Suoi piedi iniziano ad indietreggiare… i miei respiri si fanno sempre più affannati, stringo le catene tra le mie mani in modo istintivo. Le mi labbra disegnano sul mio viso un sorriso nervoso; “Adesso mi divertirò a capire quanto realmente mi desideri, piccola sgualdrina”; parole dure, ma che suonano in modo così soave; non urla, non perde mai la calma, è totale padrone della situazione. Il rumore della frusta che struscia ancora sul pavimento, pochi attimi di silenzio mentre sale verso l’ alto, poi il taglio dell’ aria che interrompe il mio respiro; l’ impatto sulla mia schiena è la logica conseguenza di tutto ciò. Una striscia obliqua viene disegnata sul mio corpo. L’ urlo che mi esce dalla gola non mitiga minimamente il dolore che provo. Cerco di tenere la voce più ferma possibile quando conto e ringrazio. Subito il secondo colpo che completa la X sulla mia schiena. Conto e nringrazio con la voce rotta dal pianto. Ma che ci faccio qui? Ma chi me lo ha fatto fare? Pensieri confusi si annidano nella mia mente, non so quanto possa sopportare questo trattamento. Posso andarmene quando voglio, ma allora perché non lo faccio? Perché non riesco a staccarmi da Lui? Anche ammesso che riesca a sopportare questa prova, cosa mi chiederà domani?! Il tempo non si ferma, ed il terzo colpo implacabilmente si stampa sulla mia schiena. Sbatto per aria un urlo lancinante, contando e ringraziandolo ancora una volta. Non pensavo fosse così dura, ogni colpo mi fiacca fisicamente ma accresce la mia autostima; è una piccola conquista verso l’ agognato traguardo dell’ appartenenza totale. Nonostante il dolore, i dubbi sono svaniti come neve al sole. Voglio essere Sua. Forza Susanna, puoi farcela! Urlo a me stessa, mentre il quarto colpo, orizzontale, disegna una striscia di poco sopra al mio sedere. La pelle viene letteralmente strappata via, ciononostante trattengo le urla emettendo un gemito contenuto, contando e ringraziando come Lui desidera. Non ho intenzione di cedere anche se il dolore a tratti è insopportabile. Arriva anche il quinto colpo, che disegna un’altra striscia orizzontale di poco sopra alla precedente. Lacrime abbandonano il mio viso per gettarsi sul pavimento, mentre i Suoi passi si dirigono verso di me. Ancora la sua voce che coccola il mio udito, mentre il mio olfatto capta l’ odore della Sua pelle, denso ed eccitante allo stesso tempo. Mai l’ ho sentito così intenso, neanche durante il sesso; è l’ odore che la Sua pelle rilascia quando si eccita, come quello di un lupo selvaggio. Allora tutto sommato non sono andata poi così male.. anche le parole che mi sussurra sono confortanti.. Le coccole con cui stimola i miei sensi, olfatto ed udito, compensano abbondantemente le ferite sul mio corpo, benché il calore della pelle strappata si faccia sentire. Appoggia la frusta per terra, è libera le mie caviglie dalle Sue costrizioni. Si alza per liberare anche i miei polsi, ma non senza aver avvolto il mio corpo prima con un lenzuolo di seta, e poi con una coperta; l’ adrenalina che avevo addosso durante la sessione ha infatti mitigato l’ umidità nella stanza, che adesso però inizia a farsi sentire. Con il braccio sinistro avvolge il mio corpo, tenendolo stretto; mi sussurra che sono in piedi da ore, e che probabilmente una volta liberati i polsi cascherei per terra. Ha sicuramente ragione, le mie gambe tremano… il freddo, l’ emozione, le frustate ricevute… Liberati i polsi, mi alza da terra, come se fossi la Sua sposa. Gli butto le braccia al collo, a costo di prendermi un rimprovero che però non arriva. Resterei in questa posizione per ore, lo adoro quando è così premuroso e si prende cura di me… Mi porta nella mia stanza, mi adagia sul letto e fissa la catena come sempre al mio collare. Poi mi invita a voltarmi di schiena, ed inizia a spalmarmi della pomata bei punti della mia pelle più marchiati dalla Sua volontà. Non so se la pomata sia fredda, o se siano calde le mie ferite, ma non mi interessa. È così dolce e premuroso che la mia mente si abbandona. Per questa notte non mi incatena i polsi e le caviglie al letto, come fa di solito; vuole fidarsi di me. Permane ovviamente il divieto assoluto di darmi piacere da sola; e ne avrei una gran voglia. Mi avvisa che se lo faccio con lui ho chiuso per sempre. Mi ha pazientemente insegnato che le mie fessure sono state create per Lui, non per me. Per dare piacere al suo corpo, non al mio. Per appagare il suo ego, non la mia mente. Non voglio deluderlo, anche se l’ orgasmo mi manca un sacco. Chissà quando mi consentirà di averne un altro… sarà passata una settimana dall’ ultima volta, ed è stato bellissimo. Mi accarezza il viso dolcemente, poi si congeda da me. Aspetta ospiti per cena e si deve preparare. È come una coltellata al cuore; perché non sono invitata? Naturalmente non glielo chiedo; abbozzo un sorriso sforzato. Tornerà fra un’ora esatta, ed esige di trovarmi addormentata. Domani sarà una lunga giornata…
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