Pigmei – nuovamente schiava (parte 3)

di
genere
sadomaso

Arrivarono al porto affamate e assetate.
Vennero rinchiuse in un salone con altre donne destinate alle vendite.
Chanel aveva sentito che vi erano anche schiavi ma che li tenevano separati perché, anni dietro, presi da desideri sessuali, gli schiavi avevano danneggiato la merce femminile facendole perdere di valore.
C’erano alcune vergini promesse in vendita a prezzi considerevoli e i maschi le avevano violate facendo loro perdere interesse commerciale.
Prima di entrare erano state vendute al mercante che acquistava ingenti quantità da trasportare sulla nave.
Questo trattava all’ingrosso e non i singoli pezzi.
Era interessato a quel lotto in quanto tutte giovani ed apparentemente forti e sane.
Le volle provare. Le schiave troppo deboli davano solo problemi. Si ammalavano e avevano un mercato limitato.
Harry aveva già trattato con quell’uomo. Era un ladro come gli altri, che, a detta di Harry, si approfittava dei poveri mercanti come loro perché costretti a vendere ai prezzi che lui solo faceva.
Tuttavia, rispetto ad altri, era uno di quelli che pagava di più e sapeva valutare bene la merce offerta.
L’uomo, Mathias, aveva trovato di interesse quel gruppo e, soprattutto, Chanel. Aveva visto che quella ragazza, pur in forma e apparentemente forte, aveva modi delicati e ancora raffinati, nonostante il lungo periodo di schiavitù tra i pigmei.
Riteneva che fosse una apparente alla nobiltà. Era merce abbastanza rara e venduta bene, soprattutto se fosse riuscito a ricostruire l’albero genealogico o almeno il titolo nobiliare.
Aveva deciso subito di acquistare quel lotto anche solo per Chanel.
Se la sarebbe tenuta in cabina e l’avrebbe torturata fino a farla parlare e dichiarare le sue generalità. Era sicuro che da quel pezzo avrebbe guadagnato bene, soprattutto se fosse riuscito a venderla a qualcuno dello stesso ambiente.
Erano ambite tra i nobili le schiave di pari titolo. Era una nuova moda tra quelle ricche persone, spesso annoiate.
Aveva sentito che in Francia, in quel periodo, cominciavano ad esserci alcuni moti di ribellione, ma pensava che presto sarebbero stati sedati e, alla fine, la nobiltà, ricca, bene armata e col potere, ne sarebbe uscita bene.
Tuttavia doveva fare il suo solito gioco e provare la nuova merce per poi fingersi interessato ma non troppo e trattare sul prezzo.
“Dovrei provarle, Harry. Le ultime che mi hai venduto sono solo state una spesa per me. Le ho vendute sotto costo e non voglio rifare lo stesso errore”.
“Non prendermi per il culo Math. Il tuo sotto-costo vuol dire che, forse, le hai rivendute al triplo invece del tuo solito quadruplo, arricchendoti alle spalle di noi poveri veri lavoratori che facciamo il lavoro più duro e sporco”.
“Non metterti a piangere Harry, che mi commuovi. Comunque quando sarai troppo vecchio per godere sul tuo carro mentre ti muovi senza troppa fatica, ti posso assumere ma, ti assicuro, ti pentiresti coi miseri guadagni che quelli come te ci fanno fare con questa merce avariata”.
Le schiave capivano abbastanza questa conversazione in quanto Mathias, nonostante il nome, era francese e i loro rapitori, per farsi capire, parlavano più lentamente del solito.
Mentre trattavano la loro vendita, le schiave erano ancora incatenate e accucciate a terra, spaventate da quanto stava accadendo e dall’incognita del loro futuro.
Avevano paura di quel viaggio in nave, senza sapere come sarebbero state stivate.
Mathias era un uomo brutto, grasso, evidentemente abituato al vino o alla birra.
Aveva però la sicurezza del mercante, di quello che acquista sapendo di essere in condizioni di quasi monopolio e tirava moltissimo sul prezzo.
“Stese a terra, bestie!”.
Una frustata colpì tutte le schiave. Harry era tornato ad usare lo scudiscio, molto più comodo sulle brevi distanze.
Non riuscirono a capire subito cosa intendeva, non era mai molto chiaro nelle spiegazioni, molto più abituato a spiegarsi con la frusta, soprattutto con le schiave di diversa nazionalità che, comunque, alla lunga riuscivano benissimo a capire quel linguaggio universale.
Alla fine, ancora con la frusta e spingendo coi piedi, riuscì a farle stendere tutte a terra, sulla schiena, vicine tra loro.
Solo quando furono ferme, Chanel capì che stavano formando un tappeto umano, di carne bianca, tutta femminile.
I suoi timori vennero immediatamente confermati.
Mathias iniziò a camminare su di loro, per saggiare la forza e la resistenza.
Harry le aveva avvisate di non lamentarsi, qualsiasi cosa fosse successa. Le conseguenze sarebbero state gravissime per loro in quanto una schiava debole aveva un prezzo basso. Nemmeno pensassero di cavarsela perché se non fossero state vendute non sarebbero servite più a nulla.
Mathias camminò sul tappeto umano più volte.
Evidentemente, nonostante gli anni di quel lavoro e le innumerevoli prove delle schiave, quell’attività doveva piacergli sempre perché dal suo sguardo traspariva soddisfazione e piacere.
“Hey stronzo, se intendi divertirti devi pagare”.
“Hai merce scadente e la devo provare bene, altrimenti vendila al mio concorrente che, senza nemmeno provarla, te la paga la metà”.
“Adesso stai attento che mi diventi un benefattore, invece del truffatore che sei”.
“Stai zitto e fammi provare ancora”.
L’uomo, molto pesante, fece ancora due giri. Oltre al piacere, voleva vedere il grado di sopportazione del dolore. Requisito essenziale in una schiava, unitamente alla forza e alla resistenza.
Alla fine fu soddisfatto.
A metà tra divertimento e test, si fermò in piedi su Chanel che, con notevole sforzo, resistette in silenzio pur non riuscendo ad evitare di far vedere il dolore dalle sue espressioni.
“Adesso proviamo con la frusta”.
“Dai che hai visto come le ho frustate. Paga queste bestie e facci andare alla locanda ad ubriacarci, dopo settimane di sola acqua nella foresta.
Le schiave erano ancora stese ai loro piedi.
Harry, per ricordare a Mathias che erano ancora di sua proprietà, mentre parlava pose un piede sulla faccia di Chanel che, accortasi in tempo, aveva girato il viso e la scarpa le era stata poggiata sulla guancia.
Adesso non vedeva più niente, solo il terreno e parte della suola del suo Padrone.
A lei piaceva mettere le scarpe o i piedi in faccia alle serve quando decideva di punirle per inesistenti carenze.
L’uomo schiacciava e le faceva male ma non osava lamentarsi.
Tutto sommato voleva essere venduta a quel mercante perché, almeno, l’avrebbe riportata in Europa, sperando che fosse quella la destinazione dell’armatore.
Tutto sommato la sua famiglia era ricca e potente, molto vicina e amica al Re Luigi XVI.
Aveva sentito Mathias parlare di disordini in Francia ma non si era preoccupata. Il Re era forte e ben armato.
“Smettila di frignare e fammele provare sotto la frusta”.
L’armatore staccò lo scudiscio dalla cinta e iniziò a colpirle.
Harry non aveva tolto la scarpa dalla faccia di Chanel che dovette subire duplice dolore, sia per la frustata, sia per il dolore del piede che schiacciava mentre lei si divincolava a seguito del dolore provato.
Alla fine si misero d’accordo sul prezzo. Durante la contrattazione il piede di Harry era sempre sulla faccia di Chanel.
“Adesso togli quel cazzo di piede dalla mia proprietà”.
Questa fu l’unica frase che Chanel ebbe modo di sentire perché la suola copriva proprio il suo orecchio.
Ebbe la conferma di essere stata venduta e che, almeno, stava tornando a casa, forse.
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scritto il
2024-03-26
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