Pigmei – nuovamente schiava (parte 1)

di
genere
sadomaso

L’aria notturna aveva un altro profumo per le tre schiave in fuga.
La distanza tra loro e il campo era sempre maggiore ed ogni passo si sentivano più libere.
Avevano imparato molto della vita in quei luoghi e assunte molte informazioni circa la strada da percorrere.
Erano tutte informazioni frammentarie, apprese da altre schiave e dai dialoghi non perfettamente comprensibili dei Padroni.
La sera era limpida e le stelle bellissime. Le avevano studiate e cercavano di orientarsi.
Non avevano mai perso tempo durante la loro schiavitù, sempre attente a tutto quanto potesse essere utile.
La vita al campo le aveva rinforzate anche fisicamente.
Erano troppo eccitate per la riconquistata libertà, fosse pure ancora troppo fragile e basso il numero dei chilometri che le separava dalla tranquillità e dal successo.
Corsero tutta la notte, una corsa leggera ma costante. In questo rendeva meglio Camille, la schiava cavalla, più abituata alla corsa.
Erano riuscite anche a rubare un indumento per ciascuna di loro e quella minima protezione del corpo, alla quale non erano più abituate in quanto sempre costrette a stare nude, come animali, dava loro un senso di euforia e di allontanamento dalla schiavitù.
La distanza percorsa non era loro nota, ma ogni passo era un successo.
Non riuscivano a non voltarsi e ogni volta il sospiro era evidente nel non vedere nessuno. Li immaginavano a cavallo delle altre donne rimaste schiave, costrette a correre sotto i colpi frequenti di un frustino impietoso, per nulla preoccupati dalle condizioni fisiche degli animali da trasporto.
Sicuramente avevano preso le cavalle migliori, le più forti e resistenti.
Non avevano per nulla pensato al cibo in quanto avevano imparato a cercare e a nutrirsi con i frutti e le erbe, sapendo scegliere anche tra le foglie più buone e nutrienti.
La notte successiva dovettero necessariamente fermarsi per riposare, non essendo sufficienti le soste durante il giorno.
Erano state attente a non lasciare segni del loro passaggio, ma i pigmei erano sicuramente più abili a trovare segnali che loro a non lasciarne.
Comunque un'intera giornata di libertà aveva infuso in loro coraggio.
Trascorsero la prima notte abbracciate, non solo per scaldarsi ma, soprattutto, per rincuorarsi.
La stanchezza prevalse sulla tensione. Il senso di libertà era inebriante e il calore che riuscivano a darsi con il contatto dei loro corpi era per loro una iniezione di umano piacere, diverso da quello erotico ma più pieno, forte, tale da entrare nei loro cuori e alimentare quel senso di unità.
Avevano rischiato di essere scoperte poco prima di allontanarsi dal campo. Per un caso fortuito Camille era riuscita a unirsi a loro, fino all’ultimo impossibilitata a muoversi, sapendo che le altre si stavano preparando.
Ci erano riuscite e la fuga è fatta di tanti piccoli successi.
Giunte ad un corso d'acqua, che ricordavano di avere costeggiato, decisero di camminare in esso, anche se questo voleva dire che sarebbero state costrette a rallentare.
Avevano comunque la conferma che la strada era giusta. Quando lo avevano visto si erano inginocchiate a terra e avevano pianto dalla gioia, subito colte dalla paura che non fosse quello che avevano visto all’andata. Dubbio sciolto poco dopo, quando trovarono un punto di riferimento che Chanel aveva memorizzato, assieme a tanti altri che, più avanti, ritrovarono a conferma della correttezza del percorso.
La terza notte, più rassicurate e incoraggiate dagli eventi, si concessero il piacere fisico, del quale erano state private per tutto il tempo della prigionia, fatta eccezione per qualche episodio di masturbazione.
Mancava il calore di un altro corpo da toccare, accarezzare, leccare ed essere leccate.
Le lingue percorsero i corpi e le zone del piacere, i seni ed i capezzoli, le fighe.
Anche le mani e le dita vennero usate per toccare punti erogeni che le avrebbero portate all’orgasmo, momento liberatorio ed altro piccolo successo della libertà guadagnata.
Chanel non aveva mai fatto sesso con altre donne ma trovò il tutto molto naturale e piacevole. Si riservò, tornata a casa, di farlo ancora, anche con le serve, contro il loro volere se fosse stato necessario, cosa che, al pensiero, le dava comunque ulteriore piacere.
Quella fu la prima notte di sonno libero da ansie, complice anche il venir meno delle tensioni che un orgasmo sa regalare.
Apprezzarono anche diversamente le stelle e l’aria, della quale assaporavano ogni respiro fatto nei momenti, sempre più frequenti, di serenità.
Si sentivano la libertà addosso, se la sentivano dentro, se la sentivano loro, si sentivano forti.
Si addormentarono abbracciate, come erano ormai solite fare, mai sazie del senso di unità e del calore umano a loro sottratto per troppo tempo e del quale apprezzarono aspetti prima dati per scontati.
“Guarda che belle cagne”.
Il risveglio fu brusco, causato dai piedi degli uomini che le sovrastavano ancor prima delle parole il cui significato fu assorbito qualche istante dopo.
Chanel aveva la scarpa di uomo sul collo che la schiacciava a terra, ed un piede di altro uomo sul ventre che le faceva male.
Un altro si era seduto si Camille, bloccandola a terra.
Monique, invece, fu colpita con una frusta e, ancora attonita e presa alla sprovvista, subito si ritrovò una corda legata ai polsi.
Erano bianchi, grossi, forti, molto più forti dei pigmei.
Questi avevano anche collari di ferro che subito misero ai loro colli.
Comparvero anche coltelli per minacciarle e costringerle alla resa immediata, come se il peso degli uomini sopra di loro non fosse sufficiente per privarle, nuovamente, della libertà.
Camille e Chanel cercarono di ribellarsi ma si fermarono subito, sia per il peso degli uomini sopra di loro, sia per i coltelli che le spaventarono.
“In piedi, puttane”.
Erano inglesi ma le donne riuscivano a capirli abbastanza, avendo imparato la lingua dalle altre.
“Queste sono schiave scappate”.
“Tranquille belle dame, non vi restituiamo ai vostri Padroni”.
Seguì una gran risata tra gli uomini.
“Anche perché sarete impegnate con altri Padroni”.
Erano mercanti di schiavi.
di
scritto il
2024-03-24
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