La gladiatrice Episodio 24

di
genere
dominazione

Appena i soldati del colonnello Cartright videro gli schiavi di Sonja arrivare nella loro direzione e benché questi avessero le mani alzate, fecero fuoco. Fu un autentico massacro. Gli uomini di Cartright li avevano accolti infatti con i fucili puntati. Mio Dio! Quei maledetti li avevano trucidati tutti e quattro.
Avevo gli occhi colmi di lacrime ma non avevo tempo per soffermarmi sul dolore
che provavo e dovevo cercare di aiutare la mia donna e il suo aiutante. La mia
donna ... Suonava strano considerando quale fosse il nostro rapporto ma io
la consideravo tale. I due intanto, erano scesi al primo piano
ricongiungendosi con gli schiavi fedeli. Vidi Sonja dare a tutti degli ordini
e poi sparpagliarsi nelle varie stanze. Il primo manipolo degli scagnozzi di
Cartright composto da tre uomini stava intanto salendo le scale, seguiti da
tutto il resto del plotoncino e dopo pochi secondi imboccarono il corridoio.
Li osservavo attentamente per cercare il momento giusto e, appena vidi uno di
loro che stava per entrare nella stanza dove erano nascosti Brian e Joe,
avvertii Alejandro e Sonja che aprì silenziosamente la porta e poi puntò
coraggiosamente l'uomo armato. Il braccio della donna cinse il collo del
soldato che dopo un paio di secondi scivolò inanimato a terra, probabilmente
col collo spezzato, ulteriore dimostrazione della sua potenza. Gli altri due
si erano nel frattempo voltati ma non ebbero il tempo di reagire. Uno di loro
cadde sotto il fuoco della pistola di Alejandro mentre l'altro fu colpito da
un tremendo calcio al volto della stessa Sonja. L'uomo andò a sbattere contro
il muro e Sonja lo raggiunse sferrandogli un pugno tremendo che lo finì prima
ancora che questi ebbe il tempo di replicare una pur minima difesa. Mio Dio
che velocità di esecuzione e che potenza! Non potevo rendermi conto se fosse
ancora vivo o morto ma dubitai immediatamente che con un pugno dato con tale
violenza quell'uomo potesse essere ancora in vita. Alejandro e Sonja
raccolsero quindi i mitra dei soldati e se li misero a tracolla, offrendone
uno anche a Joe. Ora la situazione cominciava a farsi interessante. Ma ormai
tutti gli altri soldati avevano invaso il pianerottolo. Vidi uno di loro far
fuoco e colpire in pieno il povero Brian ma anche Alejandro e Joe fecero
altrettanto eliminando due dei nemici. Poi intervenne Sonja. Uscì da una
delle stanze col mitra che aveva appena raccolto sparando all'impazzata verso un piccolo gruppo di cinque soldati colpendone due in pieno petto e poi, arrivata a stretto contatto con gli altri tre rimasti, li affrontò con le sue armi preferite: mani e piedi. Due soldati caddero colpiti da quella donna dalla forza prodigiosa, il primo colpito da un tremendo calcio e il secondo prima da una gomitata e poi da un pugno che lo fece diventare una maschera di sangue. Era nata per combattere e la guardai ammirato. Sapeva esattamente come e dove colpire e sembrava quasi danzare, facendo ondeggiare il suo caschetto di capelli biondi. Ma l'ultimo rimasto si era allontanato di un paio di metri e stava per premere il grilletto. Rabbrividii al pensiero che sulla traiettoria c'era la donna che amavo. Urlai

" Sonja, a ore dieci" le dissi in gergo militare e lei capì. Si tuffò a
terra evitando la scarica di proiettili e quindi, girando prima su sé stessa
per rimettersi in posizione verticale e poi librandosi nell'aria, colpì il
malcapitato con una precisione millimetrica mandandolo a sbattere
violentemente contro una delle porte che venne distrutta per l'impatto. Sonja
guardo' verso una delle telecamere, sorrise e mi mandò un bacio.

Ormai era vera e propria guerriglia. Si combatteva e si sparava a ogni metro.
Caddero un altro paio di soldati ma cadde anche il povero Liam. Ma Sonja era
una vera e propria macchina da guerra. Grazie alle mie indicazioni, tolse di
mezzo altri quattro degli uomini del colonnello e lo fece a mani nude. Ora la
situazione numerica si era equiparata. Quattro erano i soldati rimasti e
quattro i miei compagni. E in più c'eravamo io e il colonnello che era
rimasto al piano terra aspettando vigliaccamente gli eventi in contatto radio
con i suoi uomini. E le notizie che riceveva erano, per nostra fortuna, poco
incoraggianti per lui, tanto che si guardò intorno con aria smarrita. Si era
messo contro la persona sbagliata e se ne stava rendendo conto. Voleva
scappare, il farabutto. Cosa fare? Sonja mi aveva dato l'ordine di rimanere
incollato ai monitor ma stavolta non potevo obbedirle. Me l'avrebbe fatta
pagare cara, lo sapevo, ma non potevo far scappare l'artefice di tutti quei
morti. I miei compagni avevano ormai la vittoria in pugno e avrebbero potuto
fare a meno delle mie indicazioni. Correndo all'impazzata, scesi dal secondo
piano dove mi trovavo e attraversai il primo, vero e proprio scenario di
guerra. Scavalcai i morti evitando alcune pallottole che mi sibilavano intorno
e rallentai solo quando vidi Sonja nascosta ma pronta a scattare. Il suo volto
era gelido ed ebbi quasi l'istinto di fermarmi. Mi nascosi anch'io dalla parte
opposta del corridoio, proprio di fronte a lei

" Dove stai andando? Ti avevo dato l'ordine di rimanere nella sala dei
monitor" mi rimproverò

" Lo so e so anche che dopo mi punirai, ma Cartright sta scappando e me lo
vado a riprendere" Il viso di Sonja si aprì in un sorriso tanto bello quanto
poco opportuno in quello scenario di guerra

" Quindi, non stai scappando?" Mi voltai e mi fermai un solo istante

" No, mia bellissima padrona. Non scapperò mai da te" le risposi. Ripresi la mia corsa e accelerai ancora di più. Il colonnello non c'era più nella villa e uscii giusto in tempo per vedere la sua sagoma illuminata dalla luna scavalcare la cancellata elettrificata grazie ad una delle scale con le quali lui e i suoi uomini erano entrati. In pochi secondi raggiunsi anch'io la scala ma, appena mi affacciai nella parte esterna della villa, vidi un furgone partire sgommando. Non ci pensai un secondo. Mi gettai sul furgone e atterrai sul suo tettuccio, indolenzito ma ancora integro. Rapidamente, strisciai per qualche metro e poi, tenendomi spericolatamente appeso con le mani alle sporgenze del tettino del furgone, mi feci dondolare e calciai con tutte le mie forze e con entrambi i piedi. Il vetro si ruppe e rifeci la stessa operazione ma stavolta i miei piedi colpirono in piena faccia il colonnello intento alla guida. Rapidamente, scivolai nell'abitacolo cercando di prendere la guida del furgone ormai allo sbando senza più il suo guidatore che ormai ero riuscito a scansare dal suo posto originale. Con la mano sinistra cercai di evitare al furgone di ribaltarsi rimettendolo in carreggiata, mentre con la destra riuscii a colpire con un pugno il mio avversario neutralizzandolo. Ero riuscito nel mio intento. Avevo preso il colonnello che ora si massaggiava il mento indolenzito per il mio pugno e avevo fermato la corsa spericolata del furgone. Afferrai Cartright per il bavero della sua divisa e lo trascinai fuori dall'abitacolo per colpirlo nuovamente in faccia con tutta la forza che possedevo. Era a terra ma aveva
ancora la sua pistola nella fondina e dovetti colpirlo con un calcio per
stordirlo e per poterlo poi disarmare. Mi misi la sua pistola nel retro del
mio pantalone e lo afferrai nuovamente rialzandolo. Era sanguinante e la cosa
mi entusiasmava addirittura. Odiavo quell'uomo ma non ero un assassino. Non
potevo ucciderlo a sangue freddo. Lo guardai. La situazione si era
completamente invertita dall'ultima volta che ci eravamo trovati faccia a
faccia

" Ti ricordi cosa ti avevo detto, Cartright?"

" Non ho buona memoria" rispose sarcasticamente

" Te lo rinfresco io. Ti dissi che avresti dovuto pregare il Signore di non
incontrarmi mai spalleggiato dai tuoi soldati e soprattutto da Sonja" Il
colonnello scoppiò a ridere

" Povero fesso. Credi davvero che Sonja sia innamorata di te? Sei solo un suo
sfizio. Gli piaci, ha un debole per te e forse crede anche di amarti, a modo
suo. Ma lei non è in grado di amare. Io la conosco meglio di tutti. Lei ti
terrà con sé per qualche tempo, ma scommetto che non supererai un mese
insieme a lei. Dopodiche' ti ucciderà. Lei deve farlo. Ha bisogno di uccidere
come dell'aria che respira e senza di me che gli preparo le offerte su un
piatto d'argento ... "

" Le offerte?" ripetei stupito

" Si, le offerte. Voi non siete altro che offerte sull'altare di una dea
sanguinaria come Sonja. Solo io ho potere verso di lei. Solo con me riesce a
chinare la testa. Io rimango il suo colonnello e lei una mia subalterna"

" No, non più e te lo ha dimostrato rifiutandosi di uccidermi"

" Piccole insubordinazioni che sono costretto a sopportare"

" E allora per quale motivo hai assaltato la villa? Se sei così sicuro del
fatto tuo avresti potuto attendere gli eventi"

" Perché Sonja è una femmina, malgrado tutto. E' una sanguinaria assassina
ma è una donna che ha momentaneamente perso la testa per te. E come tutte le
donne è particolarmente debole psicologicamente in questi casi. Tu sei abile,
intelligente e particolarmente furbo. Sei stato in grado di manovrarla e forse
saresti riuscito a farti regalare la libertà, quella libertà che avrebbe
messo in discussione tutto ciò che ho costruito in questi anni. Ho dovuto
agire per evitare che questo accadesse"

" Ma hai fatto male i tuoi calcoli"

" A quanto pare. E adesso cosa vuoi farmi? Vuoi uccidermi con le tue mani?"
Strinsi i pugni. Si, non mi dispiaceva quell'ipotesi

" Vorrei farlo ma non riuscirei a ucciderti a sangue freddo. Fammi un
piacere. Cerca di scappare per darmi la scusa per spararti. Altrimenti stai
buono e ti porto da Sonja. Sarà lei a decidere il da farsi"

" Se speri che lei possa uccidermi, ti sbagli di grosso. Lei a me non farà
mai del male. Ti do un consiglio, Jason. Se vuoi davvero vedermi morto,
uccidimi tu stesso, adesso, perché lei non lo farà. Vuoi scommetterci?"

" Non mi interessa. Io le ho promesso che ti avrei impedito di fuggire e ho
mantenuto la promessa. Andiamo, torniamo nella villa" Ci incamminammo verso la
villa di Sonja distante ormai circa duecento metri. Avrei potuto cogliere
l'occasione di fuggire. Ero fuori dalla villa, avevo addirittura un mezzo di
trasporto e avrei dovuto semplicemente rimontare sul furgone e scappare il
più velocemente possibile. Ma c'era qualcosa che mi impediva di farlo. O
meglio, c'era qualcuno. Sonja. L'avevo lasciata quando l'attacco degli uomini
di Cartright era agli sgoccioli ma non era ancora terminato e mi accorsi di
essere preoccupato per lei. Oh, lei era in grado di sgominare i quattro
rimasti in pochi secondi, eppure sentivo quella stretta allo stomaco che mi
faceva quasi sentir male. Gli spari erano comunque terminati già da alcuni
minuti e questo lasciava presagire che tutto fosse finito. E chi, se non
Sonja, poteva uscire vittoriosa da quella guerriglia?
Ma non ne ero sicuro e accelerai il passo perché dovevo sapere se lei era ancora viva, tenendo la pistola che avevo trafugato al colonnello puntata dietro la schiena dell’ex militare.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
di
scritto il
2024-04-23
6 8 8 visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.