Vita da pastori (1)

di
genere
gay

Mio padre fa il pastore, come suo padre prima di lui e suo nonno ancora prima.
Così in estate quando la scuola è chiusa vado ad aiutarlo in montagna con le pecore.
Stiamo via quasi tre mesi, dormendo in una baita isolata che è della mia famiglia da sempre.
La vita è dura e spartana ma a me piace, ci si lava poco, con l’acqua gelida della fonte.
Si mangia il pane raffermo, ovviamente col latte, con formaggio e a volte con carne di pecora.
Sembriamo degli uomini primitivi.
Ci si cambia poco, si dorme vestiti su vecchi materassi luridi.
Nella baita si sente l’odore forte di mio padre, odore di sudore, di uomo e mi piace.
Di notte nel letto lo sento respirare rumorosamente, a volte russa, mi viene duro e mi tocco pensando a quanto sia peloso, pensando al suo grosso cazzo eretto.
L’ho visto nudo diverse volte, quando si lava alla vasca dell’acqua o se capita che si faccia il bagno insieme, in un laghetto che si trova più in alto.
Il suo corpo è simile al mio, ovviamente più grosso e muscoloso, ma soprattutto molto più peloso.
Mi eccito quando lo vedo che si spoglia per lavarsi, o per andare a dormire, cerco di nascondere la mia erezione, ma penso che qualche volta mi abbia visto e me ne vergogno da morire.
Non mi ha mai detto nulla ma sono abbastanza sicuro che abbia capito.
Ha un cazzo grosso e scuro, non circonciso, glielo vedo quando orina contro gli alberi, soprattutto al mattino quando usciamo per pisciare e abbiamo tutti e due l’alza bandiera.
Non riesce a nasconderlo o forse non vuole, ho idea che gli piaccia farmi vedere quanto ce l’ha grosso.
Una volta l’ho anche beccato che si scopava una pecora.
Lo capisco, lontano da casa e da mamma per tutto 'sto tempo.
Nel buio della stalla, la prendeva da dietro come fanno i cani, la pecora stava immobile e lui la scopava ansimando come un animale.
Il suo culo, magro e muscoloso, coperto di peli neri andava avanti e indietro stantuffando senza tregua quel povero animale.
Ero eccitato da morire, l’ho sentito grugnire come una bestia mentre veniva e sono corso via, mi sono nascosto dietro un cespuglio e mi sono masturbato immaginando di essere io la pecora che veniva montata.
L’altra sera l’ho colto mentre mi guardava in uno strano modo, eravamo nella baita, fuori cadeva da ore una leggera pioggerella estiva e l’aria era calda e umida.
Indossavamo entrambi solo le mutande e la canottiera, papà se la sfilò lentamente dalla testa mettendo a nudo il suo petto villoso e con un cenno mi invitò a fare altrettanto, dopo un attimo gli ubbidii, rimanendo anche io a torso nudo.
Lui, sempre guardandomi negli occhi, si infilò le dita tra i peli del petto accarezzandosi. mentre si passava la lingua sulle labbra.
“Vieni qui” mi disse.
Mi alzai come in trance e mi sedetti di fianco a lui sul suo letto.
“Lo vedo come mi guardi sai” Mi disse, posandomi una mano su una coscia, “Ma non devi vergognarti” proseguì, “Anche a me piaceva mio padre”.
“È stato lui, tuo nonno, ad insegnarmi tutto e ora io lo insegnerò a te”.
Mi prese la mano e se la portò sul pacco, “Lo senti come diventa duro?” Mi chiese.
Lo sentivo eccome, era duro e si stava indurendo ancora di più al tocco della mia mano, lo accarezzai percependone il calore traspirare attraverso il tessuto delle logore mutande.
Si alzò in piedi e se le sfilò davanti a me, io guardai affascinato il suo cazzo liberarsi dall’elastico e rimbalzare duro andando a sbattere contro i suoi addominali.
Mio padre mi prese la testa con una mano e la portò a strusciarsi contro i peli della sua pancia, poi giù verso quelli dell’inguine.
L’odore era fortissimo ma a me non dispiaceva affatto, anzi, lo trovavo eccitante da morire.
Scesi ancora fino alle grosse palle, gliele presi in mano e tuffai la faccia in mezzo ai suoi peli annusando a pieni polmoni.
Il suo odore intenso, era come una droga, dischiusi le labbra e gli leccai lentamente un testicolo.
Lui rabbrividì per il piacere e fece un lungo sospiro di voglia repressa.
Allontanai la testa, mi vergognavo come un cane, ma lui mi disse di non preoccuparmi, che sarebbe andato tutto bene e che mi sarebbe piaciuto, come era stato per lui la prima volta che aveva succhiato il cazzo di suo padre.
Mi avvicinai di nuovo, lui mi guardava dall'alto, cominciai a leccarlo lentamente, dal basso verso l'alto e viceversa, non lo avevo mai fatto e non ero sicuro di fare bene, ma lui mi rassicurò ancora: "Bravo Gabriele" mi disse, "Sei bravissimo, vai avanti così che va bene".
Continuai a leccarglielo e poi gli presi in bocca la cappella, era grossa e mi stava dentro a malapena, cominciai a succhiarla, lui mi prese una mano e la guidò in modo che gli stringessi l'asta e che andassi avanti e indietro mentre lo succhiavo.
"Bravo Gabri, sei bravissimo, vai avanti così che manca poco ormai" mi prese la testa con le grosse mani ruvide e cominciò a indirizzare i miei movimenti e il loro ritmo, facendola andare avanti e indietro, più a fondo, lentamente.
Il sol cazzo entrava sempre più in profondità, mi sentivo soffocare ma non volevo deluderlo e cercavo di trattenere la voglia di vomitare.
Pensavo che sarebbe stato il contrario, che avrebbe aumentato il ritmo, invece i movimenti che le sue mani imprimevano alla mia testa divennero sempre più lenti, decisamente più lenti, mi spingeva la testa un millimetro alla volta, ad un certo punto ho capito che stava per venire perché mi ha bloccato la testa, ho sentito il suo cazzo gonfiarsi e pulsare, lui ha gettato la testa indietro sospirando e mormorando tra i denti una imprecazione oscena.
E poi l’esplosione! La mia bocca si riempì del suo sperma caldo, ed era talmente tanto che mi colava dagli angoli della bocca, lo sentivo scendere lungo il collo.
Mi sollevò la testa guardandomi negli occhi con ammirazione e mi disse di nuovo che ero stato incredibilmente bravo. "Lasciami riposare dieci minuti e poi ti renderò il servizio" Disse.
Si appoggiò al cuscino, mi tirò verso di se in modo che appoggiassi la testa sul suo petto e si addormentò in dieci secondi (continua)...
di
scritto il
2023-04-30
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