La Signora Claudia - Capitolo 12

di
genere
dominazione

Tra casa e lavoro vivevo in una continua indigestione di sesso, le mie giornate in banca proseguivano scandite da vibrazioni e orgasmi, e dopo qualche settimana, quella pratica era diventata routine. Al termine della giornata lavorativa il sedile della mia sedia era praticamente zuppo ed io ero sfiancata da tutti gli orgasmi avuti. Fortunatamente il mio ufficio era separato da quello degli altri colleghi che stavano in un open-space.
Il direttore svolgeva il suo compito con sempre maggiore eccitazione e lo si vedeva dal gonfiore della patta dei suoi pantaloni. Mi sentivo un po’ in colpa per averlo trascinato in quel mondo di lussuria e perversione. Così un giorno, quando andai nel suo ufficio per il consueto cambio abiti di fine giornata lavorativa, ipereccitata dalla vibrazione, non resistetti a domandargli se volesse che lo masturbassi per scaricarsi dell’energia sessuale e dallo stress che lo stavano logorando. Non riuscivo a capacitarmi di come quelle parole fossero uscite dalla mia bocca e dove avessi preso il coraggio di aver fatto una simile indecente richiesta. Non lo avevo mai visto così rosso in volto! Non rispose, ma capii che il suo desiderio era massimo. Senza che dicesse qualcosa, mi inginocchiai, abbassai la cerniera dei pantaloni e con un po’ di difficoltà tirai fuori un uccello duro come il marmo. Lo segai lentamente per qualche minuto mentre lui era rimasto con gli occhi chiusi seduto sulla sua poltrona. Non appena sentii il suo respiro affannarsi e una gocciolina materializzarsi sulla punta della cappella, accelerai la masturbazione che culminò in sette incredibili getti di sperma che andarono a depositarsi sul pavimento e sulla scrivania. Non ci dicemmo una parola, ma non appena finii e mi apprestai ad andare via mi disse “grazie” senza alzare lo sguardo dalla scrivania. Ormai ogni residua forma di pudore era stata cancellata e avevamo demolito l’ultimo ostacolo che ci divideva entrando in completa intimità. Infatti, nei mesi successivi la nostra intesa si perfezionò, e almeno tre volte alla settimana, arrivai a svuotarlo con pompini maestosi, ingoiando tutto ed evitando di sporcare ovunque con il suo seme.
Io e il direttore, Gustavo, facemmo tutto il possibile per tenere la cosa nascosta, anche se forse i miei colleghi della banca immaginavano quanto accadeva nel suo ufficio e probabilmente mi detestavano, perché non solo lavoravo meno ore di tutti, ma anche perché talvolta arrivavo in ritardo! Infatti, ricordo che un mattino particolarmente freddo e piovoso, quando mi accingevo a percorrere il viale che divideva il parco circostante la villa per recarmi a lavoro, ebbi qualche esitazione ad uscire seminuda all’aperto. Attirai così l’attenzione di Mario e di un altro inserviente che si offrirono di portarmi in auto fino al recinto esterno dove era parcheggiata la mia macchina. Durante quel breve tragitto i due abusarono di me in ogni modo; mi incularono per una buona mezzora nei sedili posteriori dell’auto, costringendomi a trattenere tutto lo sperma che mi avevano scaricato all’interno dell’ano che poi chiusero con il solito plug. Quel giorno, il cambio di abiti e di plug anale di fronte a Gustavo fu umiliante, perché il liquido biancastro usciva fuori dal sedere e colava lungo le cosce mettendo in perfetta evidenza ciò che era accaduto poco prima.
Durante quell’anno continuai a mantenere i contatti con mio figlio senza mai rivelargli la svolta della mia vita ed evitando di insospettirlo. Dopo un mese dal momento in cui affittai il mio appartamento ripresi contatto con la mia amica Sandra, che avevo tenuto all’oscuro di tutto, non confidandole nulla delle mie vicissitudini: sapeva solo di un mio allontanamento da casa per qualche settimana e per questioni di lavoro.
Portai Sandra a conoscenza della fine della mia relazione con Loris e della mia nuova storia con Carlo, ma non le rivelai della condizione di schiavitù in cui mi trovavo e delle perversioni che stavo vivendo. Poco tempo dopo, Carlo approfittò del mio riavvicinamento con Sandra e un giorno la invitò a cena a mia insaputa; lo scopo sarebbe stato ancora quello di umiliarmi, questa volta di fronte alla mia amica.
Sandra era una bella donna e aveva due anni meno di me. Non aveva mai messo su famiglia, per cui non aveva figli ed era single da qualche anno dopo una storia importante di otto anni. Era di aspetto gradevole con capelli corti biondi, occhi castani, alta 170cm e di fisico alquanto formoso, con un sedere importante e un gran bel seno che rimaneva su anche senza reggiseno. Quel giorno era vestita con una gonna rossa lunga fino alle ginocchia, un paio di scarpette rosse a stivaletto con i lacci alle caviglie e una camicetta in satin bianca, il cui bottone superiore faceva fatica a rimanere nella propria asola vista la spinta del suo imponente seno. Il trucco era perfetto! con qualche anno e qualche kilo di meno sarebbe stata una bomba sexy!
Sarei stata felice di rivederla dopo quasi due mesi dall’ultima volta, se non mi fossi trovata in quella condizione di sottomissione. Rimasi sorpresa quando la vidi, lei invece rimase quasi inebetita nel ritrovarmi seminuda e con un collare al collo.
“Ma Claudia…come cavolo sei conciata?!”
Carlo rispose per me, dicendo che si trattava di una mia scelta volontaria, quella di vivere un anno della mia vita da schiava in condizioni al limite del degrado e della sopportazione fisica.
“…lei è ora per noi solo una cagna, io sono il suo padrone e dispongo del suo corpo nel modo in cui più mi aggrada, concedendolo a chiunque io voglia e abusando sessualmente del suo corpo al quale ha rinunciato firmando un contratto”
“Dio mio!!! Non ci posso credere…ma perché non mi hai raccontato nulla della tua pazzesca decisione?”
Avrei voluto rispondere ma non mi era consentito, in ogni caso Carlo continuava nel suo umiliante discorso.
“...questa mancata condivisione del tuo stato di cagna è senza dubbio una mancanza di rispetto verso una amica! Sandra, ti piacerebbe punirla?”
Io rabbrividii, mentre Sandra si fece rossa dall’imbarazzo.
“Ma…veramente…non mi sembra il caso e poi non sarei capace, ehm …cioè, non credo di avere il coraggio…ma le piace anche questo?”
“Certo cara Sandra! Lascia che ti mostri come si punisce questa troia!”
Carlo prese una racchetta da padel, mi ordinò di mettermi a quattro zampe e iniziò a percuotermi il sedere; cercai di non urlare e riuscii ad emettere qualche grugnito fino a che non raggiunse il settimo colpo e da lì fu un susseguirsi di urla trattenute a malapena. E questo sotto gli occhi di Sandra che guardava sconvolta, in silenzio e sempre più rossa. Quando finalmente finì, stavo prendendo fuoco sia per le percosse che per la vergogna: conoscevo Sandra da oltre quindici anni!
“Ti ha eccitato tutta questa situazione Sandra?”
“Non so se chiamarla eccitazione…e poi urlava… ma lei gode così?”
“Certo! Vuoi provare a sculacciarla anche tu?”
Che pezzo di merda! Prima umiliata davanti alla mia amica ed ora pure sua vittima! Quando vidi che Sandra aveva la racchetta in mano strabuzzai gli occhi incredula che potesse farlo, e invece…PAM!
Il primo colpo fu lieve e non emisi un lamento! Carlo intervenne per incoraggiarla a battere più forte e così il secondo colpo lo sentii con maggiore intensità e mi strappò un urlo. Solo al terzo violento colpo urlai perché veramente sofferente, considerando che le mie povere chiappe erano diventate ipersensibili. A quel punto Sandra lasciò l’attrezzo quasi sentendosi in colpa per quello che aveva fatto.
“Allora? Ti è piaciuto Sandra?”
“Non so, forse un pochino…”
“Ah, ah …non hai ancora visto niente: dovresti vedere come gode questa troia quando sollecitata in modi che neanche immagini …ma adesso direi di sederci e mangiare”
La tavola era apparecchiata per due, io rimasi accucciata per terra vicino alla sedia di Carlo, mentre lui e Sandra cenavano bevendo del buon vino, che dopo qualche bicchiere aveva contribuito a sciogliere Sandra. Chiacchieravano a lungo, divertiti di tutte le perversioni a cui ero stata sottoposta fino a quel momento, utilizzando ormai un linguaggio triviale.
“…e non hai idea di quanta sborra abbia ingoiato quella sera…Ti andrebbe di vedere come la cagna mi spompina fino a chiudersi la gola con il mio cazzo?”
“Siii!! Sono proprio curiosa!”
Ormai Sandra aveva perso il controllo ed io mi accingevo a vivere un’altra esperienza umiliante. Carlo girò la sedia in modo da poter liberare la visuale di Sandra e farle assistere allo spettacolo: dopo pochi minuti sbavavo sulle palle di Carlo mentre lacrimavo e tossivo con il suo uccello bloccato fin in fondo alla mia gola. Più andavamo avanti e più mi eccitavo, tutta quella strana situazione aveva generato piacere e mi stavo abituando anche alla presenza di Sandra, la mia migliore amica alla quale spesso avevo confidato i miei più sporchi sogni erotici; ma quello non era un sogno!
Sandra, che aveva uno sguardo spiritato un po’ per l’alcol e un po’ per l’eccitazione crescente, si era seduta di fianco a Carlo per ammirare il mio pompino profondo.
“Sandra potresti controllare cortesemente se la troia è bagnata?”
Sandra rimase come bloccata prima di scoppiare a ridere, successivamente verificò come fosse la più banale delle azioni. Sentii la sua morbida mano che tastava la mia passera, accarezzandola e penetrandola lievemente con le dita.
“Wow!!! Ancora un po’ e gocciola!”
“Non essere vergognosa Sandra…lo so che anche tu hai bisogno di masturbarti, fallo qui davanti a noi!”
“Ma, io non …ehm, mi vergogno!”
“Non preoccuparti, tempo a tempo e vedrai che lo farai con grande piacere, devi solo accenderti di più! ...perché non ti unisci a Claudia? E tu Claudia non essere ingorda lascia un po’ del mio cazzo alla tua amica!”
Sandra, che era rimasta seduta a mezzo metro, scese dalla sedia per mettersi a terra di fianco a me. Io prontamente sfilai l’uccello dalla mia bocca e glielo porsi:
“Dai leccagli la cappella!”
Dopo un casto bacio sulla punta e uno successivo a labbra semichiuse, Sandra si lasciò scivolare metà glande in bocca. Qualche secondo dopo aveva in bocca tutta la cappella e, insieme a me, iniziava un doppio pompino che stava mandando in estasi Carlo che, a quel punto, dava della troia e della cagna ad entrambe.
Ad un certo punto Carlo bloccò la mia testa sul suo cazzo ben piantato nella mia gola non consentendomi di sollevarmi.
“Ora fammi vedere come ti masturbi Sandra!”
Sandra, senza ormai troppi indugi, si sollevò da terra, si sedette sulla sedia, si sollevò la gonna e aprì le gambe mostrando la sua passera a Carlo che la guardava con aria libidinosa a pochi centimetri di distanza mentre godeva con il suo cazzo nella mia gola.
Sandra aveva perso ogni freno inibitorio e con due dita si stantuffava la passera provocando il tipico sciacquettio.
“Hai voglia di cazzo Sandra?”
“Oh sii!!!”
“Da quanto tempo non ti fai sbattere?”
“Da quasi un anno! Oddio, muoio dalla voglia di scopare!”
“La tua amica succhiacazzi sta preparando per bene la mia mazza e tra poco ti chiaverò come si deve!”
Finalmente Carlo lasciò la presa sulla mia testa consentendomi di liberare completamente la bocca e di respirare a pieni polmoni. Mi accasciai a terra ascoltando quanto Carlo aveva da dirmi:
“Ora vado in camera da letto a scopare Sandra, penso che ci divertiremo parecchio…tu cagna puoi mangiare i resti della cena e rimettere tutto a posto e… non hai il permesso né di guardarci né di masturbarti! Quindi per oggi non ti è concesso godere, ma potrai solo sentire i gemiti della tua amica vacca!”
E fu così! andarono avanti per quasi un’ora, fermandosi svariate volte e riprendendo a fare sesso. Sentii solo i gemiti di Sandra e il turpiloquio di Carlo che di proposito aveva lasciato la porta aperta per farmi partecipe passiva della loro scopata.
Più tardi, prima di andare via, Sandra si avvicinò per salutarmi:
“…mi dispiace Claudia! Ho perso la testa! non so cosa mi sia preso, forse il vino, forse il fatto di vederti in quello stato o forse certamente tutto insieme…”
“Non preoccuparti! Ti dirò che la tua presenza mi ha rallegrato e mi ha dato un po’ di conforto.”
“Ma perché non ti sei confidata con me e non mi hai detto di questa cosa?”
“È capitato così, tutto molto in fretta e poi…mi vergognavo!”
Ci abbracciammo e ci salutammo sperando di poterci ritrovare presto.
Le settimane e i mesi successivi trascorsero di perversione in perversione: difficile quantificare il numero di rapporti sessuali che consumai, il numero delle orge a cui partecipai, o le numerose punizioni e umiliazioni a cui fui sottoposta. Onestamente devo dire di avere anche goduto del mio stato di sottomessa, tuttavia soffrii parecchio di certe situazioni di estremo degrado in cui arrivai a toccare il fondo fino quasi a perdere la mia dignità.
Trascorso un anno da quella controversa decisione si chiuse il contratto di sottomissione, tutto il debito era stato estinto, così lasciai la villa di Carlo che non rividi mai più. Vendetti l’appartamento e lasciai la filiale in cui lavoravo per trasferirmi insieme a Gustavo, in un'altra città. Durante quell’anno io e Gustavo consolidammo il nostro rapporto prendendo coscienza che eravamo fatti l’uno per l’altra. Ricominciai quindi una nuova vita insieme a lui e mi lasciai alle spalle quell’incredibile anno perverso e lussurioso. Di Loris non ne seppi più niente, come fosse scomparso nel nulla; probabilmente il suo maledetto vizio per il gioco lo aveva rovinato. Con Sandra continuai a tenere i rapporti vivi, ma solo a distanza, invece mio figlio Marco non venne a sapere mai nulla di quanto mi era capitato, così la mia reputazione ai suoi occhi era rimasta inalterata. Eppure sono cambiata: ancora oggi sono spesso alla ricerca della totale sottomissione per poter ottenere il massimo godimento, e Gustavo è diventato mio complice, accettando di vivere insieme a me situazioni estreme e frequentando, di tanto in tanto, un club privé specializzato in pratiche sadomaso. E’ stato un anno intenso e difficile ma alla fine ho trovato l’amore e la piena soddisfazione sessuale in una dimensione tutta nuova.
di
scritto il
2023-03-02
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