Piero,il fratello remissivo

di
genere
tradimenti

Storia del fratello remissivo

Ci sono caratteristiche che si sviluppano nelle famiglie come tratti comuni dell’esistenza, poi crescono col tempo o magari si estinguono del tutto . In quella dei miei genitori l’educazione, il rispetto e la cortesia erano doti comuni a tutti i membri del clan. Tra di noi si distingueva mio fratello Piero che univa all’ indole tipica familiare una tendenza alla sottomissione sviluppata , molto più che in tutti gli altri. Questa è la sua storia raccontata dal protagonista con l’ausilio del fratello Martino, di cui forse avete letto nel sito ,con il nick di maritinosemplice.

Mi chiamo Piero, per tutti Pierino, sono il fratello minore di Martino, nella vita sono incorso varie volte in disavventure che cercherò di raccontare. Ovviamente il racconto sarà romanzato con l’aiuto di mio fratello, ma le caratteristiche fondamentali sono reali e realmente vissute. Fin da piccolo ero timido e timoroso, più portato alle buone maniere che a discussioni e litigate, da cui rifuggivo ogni volta. Con questo carattere potete immaginare come mi trovassi male nella scuola. Finite infatti le elementari, già nelle medie ero vittima di compagni più cafoncelli, magari più maneschi. A nulla servivano le sfuriate degli insegnanti contro questi atteggiamenti. Per loro ero una vittima e di quello si divertivano. Ho avuto poi una consolazione negli anni…molti di loro hanno fatto una brutta fine, finendo in qualche caso ospiti delle patrie galere. Ma a quei tempi ero la loro vittima. Tra le cause di questa situazione vi era il mio aspetto fisico. Mentre loro sui 14 erano già sviluppati, con connotazioni da maschi, io ero abbastanza diverso come fisico. Infatti ero alto sui 160 cm, magro, senza peli, poco dotato, con un culetto tutto tondo e liscio. Il viso poi era ancora infantile; rotondo, labbra grosse, capelli castani lunghi, tutto glabro e morbido, occhioni neri. Loro erano già interessati alle ragazze, io invece, per timidezza, restavo in disparte. Questo diede di me l’idea che io fossi una mezza femmina, diceria confortata anche dal mio aspetto fisico. Uno in particolare si divertiva a provocarmi e a sottomettermi ai suoi istinti. Poi si tirava appresso la corte degli altri cretini, lieti di umiliarmi in pubblico. Non vi dico quante volte mi riempivano di schiaffi e di pizzichi ovunque. Volevano che io facessi la femmina con loro e cercavano di spogliarmi per vedere il culetto. Capivo che la cosa non sarebbe durata e li ignoravo. Ma con uno più gentile ero in confidenza. Si chiamava Marco ed era mio compagno di banco: molto scarso in matematica, mi chiese un giorno di andare da lui per aiutarlo. Accettai di buon grado, in fondo lui mi aveva difeso tante volte e quel pomeriggio, informati i rispettivi genitori, lo raggiunsi a casa sua. Andammo nella sua cameretta e ci mettemmo sotto a studiare i teoremi. I suoi sarebbero tornati la sera e avevamo molto tempo per fare un buon lavoro. Notavo che ogni tanto lui mi guardava con un qualcosa di strano e alla fine mi fece una richiesta. Pierino lo sai che ti ho sempre aiutato in classe, non pensi che meriti un premio? Io lo ammisi, ma gli dissi che non avevo monete con me. Non ti chiedo quello, mi disse lui. Voglio solo che mi ubbidisca in ogni cosa che ti dico. Certo gli risposi riconoscente e ingenuo come ero. Bene allora alzati in piedi e mettiti davanti allo specchio. Ubbidii e mi misi di fronte al mobile, girandogli le spalle. Ora togliti i pantaloni mi chiese. Ma io non voglio, mi vergogno protestai. Se fai così, non ti aiuto più, replicò lui. La paura di perdere l’unico alleato che avevo in classe mi fece arrendere ai suoi voleri. Girandogli le spalle mi abbassai i pantaloni, fino alle caviglie, Dallo specchio avevo visto che si era seduto sul bordo del tavolo, poco dietro me. Ora togli anche lo slip, soggiunse. A malincuore mi rassegnai e lo feci scendere a metà coscia. Hai un culo bellissimo, mi disse guardandolo eccitato, sembri una femmina. Io mi vergognavo da matti. Sai a mia sorella lo vedo spesso, quando va in bagno, ma il tuo è più bello e tondo. Poi così liscio è proprio come una donna. Senza dire altro mi poggiò una mano sulla natica e lo palpava carezzandolo. Mi sentivo molto stranito, per il disgusto misto a una sensazione mai provata. Avvertivo una sorta di piacere sentire la sua mano toccarmi, infatti il mio pisellino sembrava eccitarsi. Lui lo esplorava tutto, aprendomi anche le natiche, io ero contratto e timoroso. Lui poi si staccò e da un cassetto tirò fuori un paio di calze rubate alla sorella. Mettile mi disse con la voce improvvisamente roca. Cercai di protestare e di rifiutarmi, ma alla fine mi arresi e le indossai per lui. Sei una femmina perfetta, mi disse, mentre mi guardava e riprendeva a toccarmi il culo. In effetti l’immagine davanti allo specchio era molto eccitante. Lui mi prese per mano e mi portò sullo sgabello dove prima studiavamo: Mi fece sedere dicendomi di spingere il culetto bene in dietro. Rassegnato ad ubbidire lo feci ancora, lui seduto accanto a me si sbottonò i pantaloni ed estrasse un membro durissimo che mi mise nella mano. Mi ordinò di segarlo e appena iniziai lui raggiuse con la sua mano il culo che sporgeva dietro. Lo segavo con delicatezza, ma lui insisteva che lo facessi più forte. Lui giocava con il mio culetto, ne lodava la morbidezza, la tonicità fino a mettermi un dito sul buco. Mi disse di spingere indietro e iniziò a penetrare in profondità. Mille brividi mi risalirono la schiena. Tremavo di piacere! La mia mano lo segava ancora e dopo pochi istanti lui me la riempì di sperma bollente. Allora mi alzai di scatto, corsi al bagno, mi rivestii e scappai dalla casa inorridito. Il fatto passò sotto silenzio con tutti e finalmente la scuola finì. Passarono gli anni, mi cercai un lavoro, dopo la scuola, verso i venticinque. Nel frattempo, mi ero fidanzato con una ragazza carina di nome Cinzia. Ero convinto che i miei guai fossero terminati e che ora le cose volgessero al bello. Entrambi lavoravamo in una grossa concessionaria di auto, lei negli uffici sopra, io nel magazzino dei pezzi di ricambio. Quell’estate, poi eravamo decisi a una vacanza insieme, per festeggiare il nuovo impiego che avevamo trovato. IL vecchio proprietario dell’azienda ci concesse gentilmente i giorni e ci preparammo per un viaggio di una settimana, verso una località di mare. Cinzia era raggiante, io la trovavo bellissima. Infatti, era una ragazza coi capelli neri lunghi, alta 165, un poco formosa, ma non troppo. Comunque si faceva notare per il suo culetto sporgente e il suo seno, entrambi quasi oversize. Era molto femminile nel muoversi e nel vestire, anche se io notavo in lei una forma di esibizionismo in come si presentava. Le piacevano le gonne molto corte, la lingerie , i vestiti aderenti, elasticizzati che ne sottolineavano le forme. Ma alla fine a me piaceva molto e non ci prestavo troppa attenzione a questi dettagli. Finalmente arriviamo un sabato mattina all’albergo sulla riviera che avevamo scelto per le ferie. Alle reception ci accoglie un’impiegata anziana e dietro di lei, si vede un capo personale che la controlla. Gli occhi dell’uomo si posano su noi e mi fissa per qualche istante la mia ragazza. Lui dice alla signora che avrebbe provveduto di persona a sistemarci, quindi la donna si allontana. Dopo le solite pratiche di check-in, prende una chiave elettronica e ci dice di seguirlo. Si tratta di un bell’uomo, sui 45, molto alto, biondo con capelli ricci. Ha occhi celesti, un bel fisico palestrato e evidenzia un’aria di sicurezza. Il suo sguardo si posa spesso sulla mia ragazza, mi sembra come la stesse valutando. Come al solito Cinzia si è vestita molto poco: una mini corta, stretta in vita, ma a pieghe larghe in basso, scarpe decolté con tacchi, perizoma; sopra solo un top aderente senza reggiseno. Dice di chiamarsi Claudio, si dichiara a nostra disposizione per ogni necessità. Nel dirlo fissa lei che lo ricambia con un sorriso. Poi con la mano ci fa segno di salire uno scalone in fondo all’atrio, lasciando i bagagli lì. Qualcuno ce li avrebbe portati subito. Ci avviamo e saliamo i gradini in fila: davanti Cinzia, dietro Claudio ed io a poca distanza. MI rendo conto che salendo, in quella posizione in basso lui vede tutte le gambe di lei. Noto che le fissa con interesse. Inoltre, la mini larga e corta gli consente di ammirare il culetto. Infatti, sembra che la ragazza si diverta a spingerlo indietro, dondolando sui tacchi ed esibendolo a lui. Finita la scala, arriviamo al primo piano, lui ci apre la porta con la card che ha in mano. Ci descrive la posizione particolare della stanza, una delle migliori dell’albergo. Si gira verso di me e mi consiglia di entrare nel bagno per vedere quanti accessori e confort sono presenti. Poi dice a lei di venire in terrazzo per godere della splendida vista del mare. Io mi reco nel bagno, come mi aveva detto. Vedo che in effetti vi è una doccia multi funzione, specchi e ogni genere di accessori, quasi una spa. Sento la voce di lui nel balcone che dice a Cinzia di appoggiarsi alla ringhiera, per notare qualcosa del panorama. Con i gomiti poggiati, piegata in avanti, sui tacchi e con la mini ampia Cinzia espone tutto di lei al maschio che le sta dietro. Dal bagno vedo lui che prima la osserva bene per poi poggiarle una mano nella parte posteriore della coscia, appena sopra il ginocchio. La mano si muove sulla gamba carezzandola. Mi aspetto che lei si ribelli, si metta ad urlare, invece continua a parlare del panorama, con tono indifferente. Mi sento deluso ed adirato dal suo comportamento, comincio a sudare nervoso. La gelosia mi fa stare male. Claudio con naturalezza fa salire la sua mano sulla coscia e tra le cosce, fino a raggiungere il culetto tondo, così generosamente esposto. La minigonna viene spostata delicatamente sulla schiena da lui che continua a palpeggiarla. Bloccato dalla rabbia, nella mia posizione non posso credere ai miei occhi, la mia ragazza si fa palpare da uno sconosciuto, con me presente. Infatti, il maschio tocca con libidine il suo lato b, a volte con l’altra mano le separa le natiche. Eccitato ogni tanto inserisce pure qualche dito sotto il perizoma, per carezzare la fica. Tremo dal nervoso, ho addirittura l’impressione che lei apra le gambe. Come un invito per lui. Decido di intervenire, esco del tutto dal bagno facendo rumore, in tempo per vedere lui ritrarre la mano, abbassare la mini e invitarmi a godere della vista dal balcone….sono furioso


commenti e critiche matcont3@libero.it

di
scritto il
2022-08-28
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