La professionista II

di
genere
incesti

Il cliente di ieri ad esempio è stato proprio buffo.
Era uno nuovo, un uomo sulla cinquantina, panciuto. Abita in una villetta un po’ in collina, di stile moderno, ristrutturata da poco. Di soldi deve averne a pacchi. Bene, mi sono presentata in abbigliamento dimesso come mi aveva chiesto per non dare nell’occhio. Sotto però avevo la divisa al completo: perizoma nero semitrasparente, leggero come un’ala di libellula, reggiseno del tipo che lascia fuori i capezzoli, reggicalze. Sono bionda e mi ero appena truccata con un filo di matita azzurrina tipo fatina. Quando sono arrivata mi ha fatto accomodare in salotto. Si è spogliato completamente mettendo in mostra il suo pancione e il suo pisello floscio e si è sdraiato sul divano. Io mi sono tolta gli abiti di facciata e sono rimasta in piedi davanti a lui in assetto sexy.
Nonostante il mio ancheggiare e il mio carezzarmi non ha avuto nessuna erezione. Si vedeva che si sentiva in colpa. Ma io ho fatto il mio migliore sorriso indulgente e mi sono chinata tra le sue gambe. Ho cominciato a massaggiarglielo dolcemente. Ma nessuna reazione. Questi clienti sono i più difficili. E anche i più pericolosi. Se uno ha l’affare che gli tira fai presto a capire dove vuole arrivare seppur con tante varianti. Ma se uno non ha uno straccio di erezione è possibile che si orienti verso qualche stranezza. Il cliente che avevo davanti era appunto così, e non sapevo dove sarebbe andato a parare.
"Mi vuoi nuda?"gli ho chiesto guardandolo con amore
"Vorrei…vorrei leccarti lì" mi ha risposto e me lo ha indicato col dito. Accetto di buon grado,mi tolgo il perizoma, mi avvicino e gliela premo sulla faccia. Lui comincia a lappare diligentemente. Per fortuna sono rasata, coi peli sarebbe stato un disastro. Le leccate continuano per un bel po’ e lui chiude anche gli occhi assorto in questa operazione. Intanto gli spio il cosettino che è rimasto al punto di partenza.
"Tu per me sei una dea" ha esordito continuando la sua opera di lingua. "E’ giusto che io paghi per poter accedere al tuo ammirevole corpo.”
Non ho saputo fare altro che ringraziarlo, sempre attendendo qualche sorpresa.
Lui ha continuato: " chissà quanti altri hanno sentito il tuo sapore e si sono inginocchiati al tuo cospetto. Sono felice, ora, di poterlo fare anch’io! "E si butta con le ginocchia sul tappeto" Gli ho fatto una carezza sulla zucca pelata e gli ho sorriso.
"No"è intervenuto lui"non devi fingere una tenerezza che non provi. Tu sei qui per un guadagno, null’altro. Ma è il tuo corpo che non mente: il suo calore, il suo odore, il suo sapore, la sua consistenza non possono essere falsi. Essi sono quello che sono, che tu lo voglia o no. Io mi inchino a questa tua verità e omaggio un corpo con un corredo genetico al quale io, senza soldi, non potrei permettermi di avvicinare “
Accidenti che parlantina.
A quel punto devo ammettere che mi sono trovata spaesata. Lui comunicava col mio corpo malgrado me. Uno spunto interessante, non c’è che dire. Restava da capire in quale stranezza si sarebbe concretizzato il suo dialogo.
"Ecco” prosegue lui dal basso" io non apprezzo tutti quegli orpelli di cui sei ornata. Non il reggicalze, non le mutandine, non il reggiseno e le calze. Posso averti nuda di fronte a me?”
Non pongo difficoltà e comincio a spogliarmi. Mentre lo faccio lui mi guarda come se fossi un’apparizione. Tiene la bocca semiaperta come in preda allo stupore o all’estasi.
" Posso leccarti i piedi?"mi chiede dopo che mi sono spogliata del tutto.
“Certo” ho risposto. Ho dei bei piedi, le dita ben formate e meno male che qualcuno se ne accorge.
Per fare l’operazione ho tirato una sedia verso di me. Seduta, in questo modo ho potuto allungare un piede verso la sua bocca senza sbilanciarmi. Ha cominciato a leccarne il dorso arrivando fino alla caviglia devotamente. Poi mi ha leccato in mezzo alle dita, e infine ha cominciato a baciarmi la pianta chiudendo gli occhi in completa estasi mistica.
Ha continuato per un quarto d’ora poi è passato a quell’altro riservandogli lo stesso trattamento. La sola variante è stata che alla fine me lo ha abbassato sul pisello flaccido e ha cominciato a muoverlo in maniera circolare. Nel frattempo mi baciava il ginocchio. A un certo punto ha alzato la faccia verso di me e mi ha detto: "sputami in bocca.
Nonostante la mia esperienza questa richiesta mi risulta sempre ostica. Lui intanto stava in attesa del mio sputo. Mi sono scoperta una timidezza. Sputare all’interno di una bocca mi crea un certo imbarazzo. Ma dovevo assecondarlo. Ho racimolato un po’ di saliva appena dietro le labbra serrate e poi ho sputato. Però è finita dappertutto sugli occhi e la fronte meno che nella sua bocca.
Lui non ha reagito e ha continuato a mantenere la sua postura da pulcino nel nido che aspetta il becco della madre. Allora mi sono ricaricata e mi sono avvicinata di più alla sua bocca, abbastanza da sentirne il caldo del respiro. Ho mollato una bolla di saliva dritto tra le fauci. Gli ho raggiunto la lingua. La sua bocca si chiude poi si riapre un attimo dopo, in attesa di un nuovo venerato mio dono. Probabilmente dal suo punto di vista nemmeno la mia saliva mentiva. Era anche quella indipendente da ogni mia volontà di simulazione.
Come ho detto mi pareva un po’ buffo e mi è parso ormai evidente che nulla mi avrebbe fatto di male.
Tuttavia la situazione si è rivelata impegnativa. Innanzitutto perché minacciava di protrarsi oltre i limiti orari che mi ero imposta e poi perché temevo di finire la saliva. Per fortuna dopo alcuni minuti era pago. Distratta da quella pratica non mi sono accorta che il suo pene si andava trasformando, si era fatto più turgido e rischiava di raggiungere un’erezione utile allo scopo per cui era stata progettata da madre natura.
Mi richiede di leccarmela. Questa volta sono stata io a sdraiarmi sul divano mentre lui si inginocchiava in mezzo alle mie gambe. A questo punto comincia a emettere strani suoni articolati in un linguaggio a me sconosciuto. Seppi poi che era aramaico, lui essendo uno studioso di lingue antiche. Mentre recitava ha incollato la bocca alla mia vagina. Debbo dire che l’aramaico vissuto in quel modo è un’esperienza molto bizzarra per chi la subisce. Le stimolazioni della lingua avvengono secondo schemi imprevedibili. A grappoli. Devo ammettere che il professionale distacco che si deve mantenere coi clienti è venuto un po’ meno. Ho scoperto che la mia foffa si stava irrorando di sangue e si inumidiva. Diavolo di un uomo! Con le sue teorie strampalate e le altrettanto non ortodosse cure è riuscito a causarmi il pizzicorino. L’ho lasciato fare per tutto il tempo che ha voluto. Ha avuto così anche l’occasione di assaggiare un po’ della mia ciprigna. Anche quella, secondo il suo punto di vista, aliena da qualsiasi finzione. Quando si è staccato aveva tutta la bocca bagnata intorno fino al mento. Io lo guardavo divertita.
Lui mi sorride e si fa avanti con una nuova richiesta: " Vorrei scriverti sulla pancia degli ideogrammi giapponesi usando la lingua" che cultura.
Non vedo perché non lo debba fare. Così mi sono sdraiata sul tappeto con lui inginocchiato di lato che piegandosi su di me ha cominciato a disegnare il primo ideogramma di saliva partendo dal seno. L’ideogramma doveva essere grande quanto il petto perchè è andato avanti e indietro sul seno più volte. A un certo punto si è staccato ed è passato al secondo ideogramma. Questa volta mi ha lambito la pancia. Di nuovo c’è stato l’effetto imprevisto. Quella lingua che passava e ripassava secondo schemi complessi cominciò a regalarmi qualche sensazione al basso ventre. Anche quell’ ideogramma fu compiuto con un’ultima leccata all’ombelico. Ora veniva il momento più solenne: si arrivava al pube, che come ho già detto, è depilato. Non so di che ideogramma si trattasse, fatto sta che comprendeva diversi passaggi attraverso le mie grandi labbra e sugli inguini. Ho smesso di oppormi alle sensazioni che ne ricevevo. La mia figa è divenuta francamente bagnata. No, non ci potevo fare niente. Era così.
Anche quell’ideogramma è finito. Nel frattempo vedo che il diavoletto del mio cliente si è rizzato del tutto. Ha preso a masturbarsi strofinandosi rapidamente con la mano:"mia dea, mia dea"farneticava" grazie" è venuto quasi subito schizzando sulla mia pancia. E tutto è finito lì. E’ andato a prendere della carta assorbente perchè ci potessimo ripulire.
"Vuoi farti una doccia?" si è offerto premuroso. Dico no grazie. Mi faccio pagare (non poco) ed esco.
Rincasata sono andata sotto la doccia. Il friccicorino alla foffa era rimasto. L’orgasmo era lì che aspettava. Ho risolto il problema con due dita, punta nell’onore di onesta e imperturbabile professionista del piacere.
Il viaggio in taxi continua.
di
scritto il
2024-03-07
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